L'arte della mia
generazione
nelle eccezioni più rare
e felici,
credo voglia chiedersi ancora cosa
sia l'arte
piuttosto che passare il tempo
a produrre eleganti articoli
per il mercato.
Qualcuno pretende ancora
il diritto a pensare!
D''altra parte
una buona maggioranza
si trova
ostinatamente
a che fare con la seduzione
contemporanea dei segni,
con la moda delle immagini,
con l'estetica consumistica
della pubblicità
rielaborata solo in maniera più
intellettuale e soggettiva.
Il che equivarrà a un'immagine
provocatoria,
a un nonsense gratuito,
a una retorica collaudata
di immaginario
schock e ossessione
semplicemente espresso,
reso il più estetico e abbellito
possibile fino, a volte,
al limite della decorazione.
Si assiste ad un accumulo
infinito di rappresentazioni;
che siano quadri,
sculture, o video
non importa.
Tutto sommato
alla fine
di tutti i contorcimenti mentali, pseudo
politici,
si vuole piacere,
si cerca di esserci..
La paura
dell'oblio sociale
è sempre una preoccupazione
e una tirannia molto forte
per gli artisti.
Ed è senza tregua.
Mi domando allora:
può esistere
una via concettuale
più libera
che sfrondi
o spazzi via
questo delirio
iper soggettivo
e feticista
che ci sottragga dal rischio
di contribuire
al mercatone
globale contemporaneo?
Immagino l'arte
come un'opera letteraria,
un giallo,
una fiction,
un breve lucido saggio,
che non si consumi,
che ci faccia pensare,
vivere attraverso
una temporalità sospesa,
narrativa e antinarrativa.
Un dialogo fitto
e misterioso
tra noi
e i nostri alterego,
delle
"immagini speculari"
che ci interroghino,
ci parlino,
ci raccontino:
ora di uno
scambio di identità
ora di un
modo impalpabile
di vedere
e ascoltare...
Se incappassimo,
ad esempio,
in un'assenza
improvvisa
che blocchi
il nostro
normale
corso
di pensieri,
in un' immagine
che
ci preceda
osservandoci
da un
profondo
silenzio...
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Federico TanziMira