Venezia. Si va per via d'acqua tra canali e canaletti, o a piedi per calli, campi e campielli, passando per Merceria -zona commerciale-, Frezzaria e Spadaria -vi si fabbricavano armi e frecce, Caselleria -piccoli bauli e valigie dette caselle-, poi: per calli e fondamenta dei fabbri, fuseri, preti, carrettieri, bombardieri, bottéri, cordami, pegola -pece delle gondole-, forno, disegnando una toponomastica che ci rivela l'antica destinazione funzionale dei luoghi. Oggi, la Leonessa dell'Adriatico, ha sostituito e uniformato la sua vocazione di capitale di commerci, porto per e dall'oriente in cui arrivavano e partivano: spezie odorose, stoffe leggerissime di seta multicolore, gemme scintillanti e ori luminosi in sito museografico, meta truristica, bottega di consumo vacanziero, supermercato del tempo libero: trasporto eccezionale di umanità.
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Propone un'opera per Venezia individuando in una delle caratteristiche architettoniche che è il ponte o l'arco il suo punto di interesse. Difatti, Venezia è resa praticabile grazie ai ponti che permettono il suo attraversamento, rendendo possibile la comunicazione tra una fondamenta e l'altra. Ma, Steinbach non pensa al ponte, piuttosto agli archi-contrafforti che, spingendo tra due palazzi, ne permettono la stabilità e ne ammortizzano la pressione. L'artista vuole realizzare uno di questi elementi, anzichè in pietra o mattone, in vetro. Il materiale è legato al luogo, famosi sono i vetri di Murano, ma è anche la sua qualità di trasparenza che renderebbero quasi invisibile l'intervento ad interessare l'artista, che vuole operare con la maggior discrezione possibile in una città così storicamente ed artisticamente stratificata.
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