Nel piano mezzanino nel corridoio che porta all'uscita per il Museo di Storia Naturale possiamo vedere e ascoltare l'intervento di Cesare Viel. Sulle pareti del tunnel, da un lato e dall'altro, saranno visibili una serie di disegni e di frasi trascritte a mano che rimandano a quello che nel frattempo possiamo ascoltare. È infatti possibile ascoltare "Passaggi qui dal sottoterra", storia raccontata e cantata dallo stesso artista.


 

CESARE VIEL

Passaggi qui dal sottoterra
Anno: 1998
Dati tecnici: intervento audio (15'), 70 fotocopie su parete (formato A1), dimensioni determinate dall'ambiente.
Descrizione dell'installazione: nell'intervento audio, diffuso da casse acustiche lungo il corridoio della fermata di Palestro, canto motivi musicali improvvisati e recito un testo scritto in occasione della mostra. Si tratta di un racconto intorno a un personaggio che riferisce velocemente e per frammenti una strana vicenda che gli è capitata. Sulle due pareti del corridoio, inoltre, è incollata una serie di fotocopie (35 per parete) di frasi manoscritte e di alcuni disegni che rimandano al racconto dell'intervento audio.

Passaggi qui dal sottoterra
(Testo dell'intervento audio, registrazione su audiocassetta, 15')

Scusi? Permette il passo? mi spingo sul suo lato per impedirgli di passare, poi mi scosto, così, per gentilezza, ma la cosa fastidiosa è che spostandomi rischio di finire addosso a un tizio di passaggio. E infatti, lui mi chiede: cosa fa? cerca d'incastrarmi? Secco secco mi dice di scansarlo, ma io m'impunto e mi riblocco, fermo fermo sulla strada, così non perdo il passo. L'occasione vuole che di lì a poco arrivi un taxi, io lo prendo penso e alzo il dito, ferma ferma! non scappare! ma quello dice: senza i soldi qui non prendi il mio passaggio. Allora ci ripenso e resto lì, così, ancora un po', intanto cerco i soldi e mi aggiusto i pantaloni. Poi, a un tratto, sento un gran rumore, un fracasso, come di vetri rotti tutti a terra, e mi si para davanti lo stesso energumeno di prima, però ancor più grosso se è possibile. Immaginate adesso la mia sorpresa, o meglio, il mio fastidio nel vedere tutto questo in una botta. No, è troppo! E' troppo! Ehi! gli dico. Ehi! ma lui avanza con gli occhi fissi proprio come se avesse perso il ben dell'intelletto. Ehi! gli faccio, guarda un po' là chi si rivede! e intanto passa un gatto a strisce, un po' sbilenco, un po' perduto. Io dunque sono lì bloccato senza fiato, e allora dico: cosa fai? canta una canzone e poi qualcosa verrà fuori! magari un'idea o un'emozione, che è tanto difficile oggi emozionare qualcheduno anche solo per un po'. Io provo a cantare un motivetto allegro un po' ritmato, lo faccio adesso dico, sì, lo faccio così tutto a un tratto in un secondo.
(canzone improvvisata)
Ahimé, mi dico, ahimé, che brutta storia ti è successa. Devi raccontarla questa storia, presto, molto presto, molto in fretta, se no ti scappa e non la puoi più rimediare; una storia persa è una disgrazia, dico, sì, è una disgrazia! Ahi! ahi! l'energumeno che avanza punta proprio verso me. Sfortuna! che disgrazia mi è successa, altro che storia! La storia passa, e poi in fondo passa anche la disgrazia, così dovrebbe essere, così è sempre stato, la storia è sempre andata avanti, sempre avanti! senza sosta! La disgrazia di questa storia senza sosta è che prendi per vero quel che passa, e non hai il tempo di riflettere o pensarci, che roba questa storia senza meta!
(canzone improvvisata)
Che cosa ti è successo? dimmi: che cosa ti è successo? Io ti rivolgo parole per comprendere e tu mi rimandi una canzone! che cosa ti è successo? dimmi: che cosa ti è successo? Basta! mi ripeto, è la volta di finirla, gìrala di sotto! prova un sentimento! senza la storia non c'è la soluzione. Tu che mi fissi con gli occhi così fermi cerchi di dirmi parole per comprendere? Energumeno che ascolti e avanzi senza idea annullati nel fare quello che non vuoi! Dimmi: ascolti qualche cosa che ti faccia un po' commuovere? Dimmi: ti ricordi un passo della vita in cui cercasti di trovarti rinnovato? Dimmi: a volte perdi il passo e ti confondi? Dimmi la tua storia stupido elefante! Cerca un po' di qua e vienimi in aiuto! Dimmi: che cosa ti è successo? Dimmi e parla senza angoscia della tua come della mia vicenda! Dimmi ancora e ancora senza angoscia dei tuoi numeri e vestiti! Ascolta: non ci sto a vederti silenzioso, assorto, amareggiato. Tra un mucchio di macerie e di domande sul cappello attaccato alla tua testa non vedo che il mio pensiero preferito. Vedi? ecco il taxi che ho fermato prima, è già tornato, io provo ad alzare il dito, ma quello mi ridice: senza il soldo qui non c'è passaggio. Lui mi conosce, questo sì. Ma io m'impunto e mi riblocco, ah se mi riblocco! sto qui seduto senza fiato, mi fanno male persino le caviglie da tanto sto seduto. Mi fanno male pure i polsi, gli occhi e le ginocchia, ma non smetto e mi rialzo perché oltre te, stupido elefante, io vedo sorgere il mio taxi, giallo d'imbarazzo e incauto. Sbarazzino il tizio che ho scontrato, anche lui torna ed è sul taxi perché ha il soldo lui e il permesso del passaggio. Ah che storia questa storia! tutta da vedere! strana come strana è la tua faccia incastrata nel tombino!
(canzone improvvisata)
Ascolta: mi è rimasta ancora una risorsa. Ascolta se ne hai voglia: prendi le misure, conta i passi, i metri son cinquanta, coi palmi della mano li hai contati, cinquanta sono i metri di questo corridoio. Ascolta e osserva in lungo e in largo perché ho provato a buttar giù qualche pensiero. Poco mi è rimasto, davvero poco, ma lo spazio è questo e io non posso andarmene. Senza la storia non c'è l'evoluzione, e io non posso andarmene. Inutile pensare ai troppi passi falsi, al passo a due, a tre e a quello del cavallo. Permette il passo? e mi metto sul suo lato per impedirgli di passare, poi mi scosto, così per gentilezza, ma la cosa dolorosa e disgraziata è che spostandomi rischio di sbattere di nuovo contro un tizio di passaggio. Ah che disgrazia ripetuta questa vita senza uscita! non finisce questa storia! sempre tutti a darci dentro, a destra, a manca, a spintonate! Ora c'è una folla esagerata, tutti a chiedere chi è stato. Tutti a chiedere: dimmi che cosa gli è successo? Ma io non so, ero solo di passaggio, non volevo fare questo, ho perso il taxi giallo, nient'altro che abbia fatto, solo ho perso il taxi giallo, perché non mi credete? Qui nel sottoterra tutto è più difficile, la gente vuole una risposta, questa è la vicenda, perché non mi credete? Troppa confusione è stata fatta: il taxi giallo, l'energumeno demente, lo stupido elefante, il tizio contrariato.
(canzone improvvisata)
Poi, qualcosa esplode e scoppia un grande incendio, una paura inverosimile, un fumo che non ci vedi né davanti né didietro. E' una bomba nel cestino, pare, di quelle fatte in fretta, così, per spaventare. Ah ecco dunque l'energumeno era per questo che era qui! Un fuggi fuggi generale. Ma dove scappi se non vedi niente? dove scappi? dove vai? Sbatto contro un altro che non si vuole muovere perché, dice, muoversi è sbagliato in questi casi, è meglio stare fermi. Ma perché star fermi in questa confusione? con tutto questo fumo che sale dal cestino? Mi manca poco che non riesco a respirare e io fermo non rimango, mi dirigo lesto lesto verso fuori, dunque, e vedo una lucetta pallida e lontana. Io cerco di salire, cerco di salire, manca ancora poco ma una mano mi risbatte indietro, di nuovo sotto, in mezzo a tutto il fumo! A questo punto perdo la coscienza ed entro in una zona buia e calda, molto calda e molto buia, una zona dove sento il mio respiro e il rumore dei respiri degli altri, di tutti gli altri, e poi anche qualche colpo, qualche scossa, una fune tirata, trascinata via a fatica, uno stridore, un affanno, un ansimare di corde tirate via, qualcuno che si allontana con fatica...
Sono io, mi dico, ad esser preso via da questa fune? Sono io che respiro così male? Sono io che non vedo niente in questo corridoio? Sono io a spegnere la luce? Sono io che perdo i sensi e mi faccio toccare da qualcosa? Sono io? sempre io laggiù?
(canzone improvvisata).