Una particolare macchinetta per fototessere è il lavoro che Luca Pancrazzi ha collocato nel piano treni della stazione. Si tratta di mettere a disposizione di chiunque una macchinetta a cui è stata tolta la parete anteriore che normalmente fa da fondale neutro. Questa parete impedisce alla macchina fotografica di leggere l'esterno cioè il luogo alle nostre spalle e i passanti che lo stanno attraversando. Togliendo questa parete lo sfondo dei volti immortalati è prodotto dalla combinazione del luogo fisso e dei passanti che lo attraversano istante per istante.


 

LUCA PANCRAZZI

Per la serie: Sotto-Espongo, "Sotto-Fondo"
Delle fototessere che mi sono fatto, conservo la sequenza che il tempo ossessivamente ha costruito, di un'identità fuori dai luoghi, immersa nel tempo e nella luce riflessa del fondale. Eppure mi sono fatto quelle fototessere un po' ovunque.
Cerco nei vestiti tracce rivelatrici di una stagione, nel rapporto tra me ritratto e il luogo fuori dalla saletta di posa, trovo un'identità stampata su carta e la fissità di occhiate che si somigliano, come perni fissi su cui attorno prende forma la faccia o il resto.
Il resto non c'è, non c'è mai, il paesaggio, il fondo che distrae, che non aggiunge niente all'identità, per legge è stato eliminato. Forse già sapevano che, chi è ritratto, si fa lui stesso paesaggio, in cerca di un'identità metafisica che condivide il tempo come legante tra le diverse identità dell'originale, della copia e del fondo assente.