Nel sottopassaggio di via Orefici, nelle vetrine agli angoli dell'incrocio tra P.zza Duomo a Via Torino sono esposte quattro immagini di Alessandra Spranzi. Si tratta di fotografie scattate dall'artista a porte aperte o semiaperte di una casa in cui si intravedono gli ambienti delle stanze retrostanti o si individuano delle sagome sfuggenti. Il senso è quello di trapiantare in uno spazio pubblico, come l'incrocio tra due tunnel di passaggio nella metropolitana, uno spazio privato, il territorio domestico.


 

ALESSANDRA SPRANZI

Lo spazio della casa l'inverso dello spazio esterno: non si passa direttamente da uno spazio all'altro, c'è da attraversare una porta, aprire, chiudere, lasciarsi dietro. Entrando o uscendo si spezza la superficie che separa la casa dal fuori, che si ricompone subito dietro di noi.
La città contiene, come una scatola che scoppia, un'infinità di spazi privati (le case di ognuno) e il mondo di fuori, che avvolge le case, le assedia, frantumato ma compatto, indecifrabile.
La città ripete le sue forme, funziona per moltiplicazione: tante strade, persone (le persone nella città sono diverse dalle persone a casa), macchine, palazzi, marciapiedi.
La riconosciamo nella quantità, per la ripetizione.
La casa seleziona, riduce : una porta, una stanza da letto, un forno, l'armadio, delle finestre.
La casa esiste, miracolosamente, e si regge su un unico elemento: la porta. Togliendo la porta, gli spazi si mischierebbero, un'onda gigante cancellerebbe ogni cosa, lasciando legni e mattoni: il mondo esterno inghiottirebbe quello interno, minuscolo, fragilissimo.
La porta regge il peso del mondo intero, che vorrebbe cancellare le separazioni, tornare ad essere spazio aperto, disteso, percorribile, sempre presente.
Il tempo della casa e quello del mondo di fuori non corrispondono, stanno uno prima dell'altro, uno dopo l'altro. Dentro e fuori, è come un prima e un poi.
La casa che vediamo camminando nei passaggi della metropolitana è il prima, quando eravamo ancora a casa, o il dopo, quando torneremo a casa: quello che vediamo non puo' corrispondere al momento presente, perche' guardiamo attraverso la porta, da un altro pianeta.