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Materiali inorganici differenti possono produrre lo stesso paesaggio. La scena naturale è nelle nostre teste, possiamo replicarla anche utilizzando materiali impropri. L’impressione del mare è ancora forte, è sufficiente accennare lo spazio, il resto lo riconosciamo.
“…E il mare e la terra non avevano più alcun confine; tutto era mare; al mare mancavano anche le spiagge. Uno occupava il colle; un altro siede su una barca ricurva e rema dove poco prima aveva arato. Quello naviga sopra i massi e i tetti sommersi della città, un altro prende i pesci in cima all’olmo; l’ancora si conficca sul verde prato, se la sorte lo comprende, o le chiglie ricurve sfiorano i vigneti sommersi e, dove poco fa le tenere caprette brucavano l’erba, ora le foche deformi pongono il loro corpo.”
Le nature morte - paesaggi di Flavio Bonetti (una dei temi che spesso ha affrontato nel suo lavoro) racchiudono gli oggetti della natura e della cultura nello stesso tempo, ugualmente riprodotti, ri-creati e compenetrati di artificialità. “Con il procedere della civiltà, l’uomo ha sovrapposto all’ordine della natura il suo ordine mentale, spostando progressivamente il paesaggio da uno stato di “naturalità” a un stato di “artificialità”.
Flavio Bonetti vive e lavora a Milano. |