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  Beautiful Nature (le premesse)


"So che la natura non ha nulla di verde né di grigio e che rappresenta, anzi, una gamma infinita di colori. E' per noi l'idea che comprende tutte le strade possibili, nel tempo, tra il caso e la necessità. Perché questa diffidenza nei confronti della natura? Questa idea non ha bisogno di essere precisa per esprimere una realtà"
Serge Moscovici, Sulla Natura, 2002


Probabilmente l'idea della natura fa sorridere come se appartenesse a un vocabolario oramai superato. O preoccupa perché appare ancora contrapposta al concetto di sviluppo sociale, tanto che la politica dei governi da sempre si limita a occuparsi della società disinteressandosi all'ambiente. Inevitabile conseguenza, la città subisce un processo di massificazione e deteritorializzazione che la allontana progressivamente dagli individui che la abitano. Ecco allora le nuove città, con le loro zone commerciali o industriali, i parchi che raggruppano i centri economici e di ricerca... e poi le zone abitative relegate alle periferie residenziali o a quelle in costruzione, che portano all'estremo il principio abitativo dello spazio. Spesso questo insieme è circondato da favelas in cui vivono quelli fuggiti dalle campagne o i rifugiati provenienti dalle città, villas miserias, le chiamano in Argentina, ma le ritroviamo in tutto il mondo. Los Angeles, la città che non ha nessun luogo, spezzettata dalle autostrade e Rio de Janeiro, la città di qualche luogo, mosaico di quartieri in violenta lotta fra di loro. Queste potrebbero essere i prototipi delle nuove città e, per rimanere nei confini nazionali, vale la pena ricordare il caso di Milano e di Roma. Stefano Boeri in un suo recente articolo analizza un nuovo fenomeno che si sta svolgendo nella capitale lombarda, "Milano -afferma- è straordinaria nel connettersi con reti lunghe nel mondo, ma misera nel prendersi cura dello spazio pubblico", quindi indifferente a quella immensa ragnatela di retri che abita la città e ai 10.000 cittadini che non hanno una casa, ma che vivono e lavorano nella città. Una città chiusa nei suoi "interni" preziosi e localmente disconnessi (dalla Fiera alla Triennale, dagli showroom ai loft, dalle stanze degli uffici alle salotti) e chi è "fuori", là negli spazi esterni della città "non perde solo la voce, non ha presenza". Poi Roma su cui si sta abbattendo una melassa di cemento, la cubatura, infatti, prevista dal Piano Regolatore è pari a circa il 10 per cento dell'intera capitale. Un attentato alla città come bene comune, ma anche un attacco alle forme dell'abitare e quindi alle relazioni sociali che le determinano. Bruciando intere parti del territorio si mettono in discussione gli stesi elementi di identità collettiva. E su questo è utile citare Antonio Cederna, padre dell'ambientalismo italiano e teorico di un'urbanistica come disciplina capace di "assicurare gli interessi collettivi contro i privilegi dei pochi". Partire dallo spazio pubblico per affrontare la "questione naturale" significa ripensare e ri-inventare i rapporti tra corpo individuale e corpo sociale. Da queste premesse prende forma Beautiful Nature un progetto in progress che si propone di attivare un'analisi non restrittiva del ripensamento dell'ambiente. La prima azione di Beautiful Nature è l'individuazione di diverse pratiche artistiche impegnate nel ridefinire i bisogni e le produzioni della società in funzione delle sue risorse. La natura quindi come spazio d'azione, reale o immaginario, che può innescare un processo di cambiamento della struttura sociale in un organismo generatore di creatività. Ripensare quindi alla storia e ai rapporti umani nell'ambiente, porre la "questione naturale", assumendosi la responsabilità della "nuova natura" che gli uomini generano continuamente. Alla Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Castel San Pietro Terme di Bologna inizia il primo screening. Due gli strumenti di lavoro: la raccolta di progetti, documentazione, immagini, video, azioni... presentati nello spazio di rappresentazione, quello espositivo, utilizzato come un vero e proprio contenitore, e la realizzazione del catalogo, un quaderno concepito come un vero e proprio erbario. Due mezzi di ricerca che attraversano e organizzano diversi ambiti tematici: da una natura "invisibile" nella progettazione dello spazio urbano da parte delle amministrazioni pubbliche alla nuove forme di autoproduzione architettonica individuale; dalla campagna "Power Switch" per la sostituzione del petrolio con le energie pulite e rinnovabili alla costruzione di uno sviluppo sostenibile, responsabile e collettivo; da una natura intesa come spazio di immaginazione e di utopia, dove poter realizzare un'alternativa al già esistente, alle forme della sua rappresentazione dove poter riconoscere i segni di una memoria collettiva...

Alessandra Poggianti


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