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Una 'dilatazione' dello spazio vivibile avviene soprattutto attraverso una moltiplicazione esponenziale di immagini con cui muoversi...(con il mouse, con lo sguardo, con il corpo). Con un semplice click, la possibilità di "scalare" dimensione è immediata: si può passare dall'interno della struttura di una cellula del corpo alla superficie terrestre in tempo reale. Zoom-in, zoom-out: non è solo una funzione/possibilità del programma, ma un movimento mentale, uno spazio 'intermedio' che diventa d'un tratto visibile e a 'disposizione' di usi, gadget, e funzioni (comunicazioni satellitari, GPS, palmari).… Cosa succede di fronte a questi nuovi spazi mentali a disposizione? Un overload di immagini, o forse più semplicemente la necessità di trovare altri modi per mettere insieme frammenti, per 'collegare' persone e luoghi, per "animare" queste relazioni (micro e macro, lontano e vicino, spazio fisico e digitale) che sembrano rendere il suono uno dei materiali preferiti per creare senso. Il suono - quello usato dagli artisti visivi- diventa il 'collante' della realtà per le sue qualità di 'immediatezza' ed estrema manipolabilità, per la sua capacità di adattamento allo spazio e di coinvolgimento emotivo, perché mezzo invisibile e potente allo stesso tempo.
L'impiego del suono come 'strategia di territorializzazione', come processo di appropriazione di uno spazio-tempo allargato, può avvenire secondo le modalità più varie.
Se consideriamo i lavori che si misurano in modo diretto con la Natura, troviamo da un lato opere che ripropongono suoni 'naturali' in un contesto 'altro' -artificiale/abitativo/espositivo-, e che trovano senso proprio in questo 'slittamento' e nella modalità di occupazione del nuovo spazio. (Penso per esempio al progetto "Radio Astronomy-The Space Station" del collettivo australiano Radioqualia, in cui vengono trasmessi on-line e on-site i suoni dello spazio, ma anche alla ricerca dell'artista svedese Henrik Hakansson. Hakansson organizza dei viaggi esplorativi nelle foreste per registrare il suono di uccelli in via di estinzione, come il Pitta Gurney, o la Mynah del Bali. Li ripropone poi sotto forma di installazioni in combinazione con registrazioni video(film) e mappe geografiche, o da soli, sotto forma di dischi che distribuisce gratuitamente).
In altri casi, il suono viene utilizzato come modalità di attraversamento dello spazio naturale. E' quanto accade, per esempio, per le audiowalks dell'artista canadese Janet Cardiff (qui, il paesaggio è parte di una trama 'fiction' creata dall'artista per lo spettatore, e il suono è impiegato per coinvolgere intimamente chi ascolta, "Louisiana Walk" 1996, "Villa medici", 1998), o per le installazioni sonore ambientali di un'altra canadese, Teri Rueb. (Nel suo caso il suono viene utilizzato per ricucire i diversi livelli che compongono la realtà di un paesaggio naturale: in "Trace", la sua prima opera 1996-1999, invitava il pubblico a percorrere i ritrovamenti fossili all'interno dello Yoho National Park, e ad ascoltare - con l'uso di cuffie e di un sistema gps- le varie storie, canzoni e versi, raccolti precedentemente dall'artista e legate a quel determinato luogo. L'obiettivo, anche nelle sue opere successive, è quello di avvicinare e 'legare' i movimenti del visitatore nello spazio ai vari livelli che compongono l' 'immagine' di quel posto – miti, leggende, ricordi o impressioni degli stessi abitanti - ed espressione, in ultimo, dell'esperienza umana).
La ricerca di Hakansson -che si avventura nelle foreste sperdute della Thailandia per registrare il suono di uccelli in pericolo di estinzione- e i progetti di Terri Rueb –la quale, al contrario, ricerca i diversi 'livelli' storici, culturali e mediali dei luoghi in cui invita a passeggiare gli spettatori - rappresentano forse gli estremi opposti di una ricerca sulla Natura, i suoi paesaggi, i suoi abitanti, i suoi ritmi, che trova nel suono la principale forma di espressione. La Natura è sempre mediata, o meglio 'mediatizzata' e la misura di tutto è ancora l'uomo', con la sua memoria, le tecniche e le sue abitudini. |