Behind ospita interventi, riflessioni e interviste per seguire da vicino progetti e iniziative attraverso la voce dei protagonisti. Behind coglie e trasmette segnali, reazioni e tendenze nell'ecosistema dell'arte contemporanea.
a cura di Dario Bonetta



27/02/2007

 
TRANSMISSION.06/Mimesis  
 
 
Strategie dell' (In)Visibilità

 
   
Un saggio di Jean Paul Martinon 
 
   
Cayetano Ferrer, City of Chicago - Chicago, U.S. 2004




Progetto Colletivo, "You Are Beautiful", luoghi vari




Road-Sworth, Canada, 2005




Slinkachu, "Little People", London, UK, 2006




SPY, Madrid, 2006




Progetto Colletivo, "You Are Beautiful", luoghi vari




Space Hijackers, "100% Governement Support", London, U.K., 2006



 
Strategie dell' (In)Visibilità

Gli artisti contemporanei e gli attivisti politici al fine di mostrare le loro azioni hanno recentemente intrapreso quello che definirei Strategie Invisibili. Queste strategie includono tattiche segrete, anonime, clandestine; ed hanno principalmente quattro obbiettivi:
assicurarsi che le azioni risultino efficaci; salvaguardare gli attivisti e le identità degli artisti da chi al potere; rimanere riconoscibili agli altri; sfidare i processi di rappresentazione e di commercializzazione.
Recenti esempi di queste strategie includono Graffiti Work, Guerrila Gardening (da progetti di impianto di alberi, a improvvisa organizzazione d’attività agricola). Se pensate al termine Graffiti inserito nel contesto Guerrilla Art, tentativo di reclamare spazi pubblici attraverso clandestini e spontenai interventi di graffiti sui muri, allora potrete facilmente capire di cose parliamo quando citiamo la Guerrilla Gardening. Un' idea parallela dove le bombolette spray vengono sostituite dai semi e i muri dal suolo vergine.), Culture Jamming (cioè il tentativo di distruggere o comunque di modificare i messaggi dei media producendo commenti negativi al riguardo. É una forma di attivismo sociale. Solitamente è un movimento che si pone contro ai principi del commercio nella sua più ampia definizione.), Independent Web Network (ad esempio Indymedia), Impromptu Stand-Ins (quando qualcuno finge di agire come temporaneo sostituto di qualcosa), Sit-Ins (quando gli attivisti occupano un edificio pubblico o uno spazio pubblico e si rifiutano di lasciarlo fino a che le loro richieste non siano state soddisfatte o negoziate.
Considerando questa nuova direzione tra gli artisti e attivisti si dovrebbero prendere in considerazione due punti d'inizio per poter analizzare queste strategie.
Il primo è di andare al di là della solita noi/loro, divisione fra artisti e attivisti da una parte, e le istituzioni/mercato globale dall'altra.
Il secondo punto è di permettere ad ognuno di mantenere un approccio rigorosamente romantico a queste strategie.
Secondo il primo metodo d'analisi l'idea che una attività debba rimanere invisibile o clandestina al fine di essere efficace non deve essere più vista all'interno della dualità economia interna/esterna, clandestino/istituzionalizzato.
Optare per una strategia di (In)visibilità (notate l'importanza delle parentesi) non è lavorare in relaziona allo spazio: io, qui, senza privilegi, e tu la, all'interno delle istituzioni, al potere che mi impedisci di avere una identità o di realizzare i miei obbiettivi. Al contrario una strategia (In)visibile è ciò che opera in relazione al tempo. Il segreto è di posizionare questa strategia in relazione a ciò che deve venire. In altre parole, quando qualcuno dice che si deve operare in modo clandestino, che si deve mantenere un certo indice di segretezza al fine che un'azione sia efficace, questo non si sta confrontando con l'”Altro” (qualsiasi sia la definizione di altro), ma si relaziona al tempo e più precisamente ad un tempo futuro, che altro non è che una forma di “Altro”. La spiegazione di questo è semplice. Al di là dell'effettiva intenzione, tutte le strategie, visibili ed invisibili, implicano divulgazione. Non c'è scappatoia dalla divulgazione o comunque dall'esposizione ai media. Dal momento che un'attività cessa di essere personale, clandestino o invisibile, entra a far parte del mondo della visibilità in rapida dissolvenza.
Quando qualcuno combatte contro IMF (International Monetary Fund) o il mondo delle banche, sia in un contesto artistico che attivista, la lotta può solo finire con l'esposizione della lotta stessa : se un certo tipo di pubblico è stato raggiunto o i media riportano la protesta.
Articolare una strategia dell'Invisibilità non secondo divisioni spaziali (noi/loro, dentro/fuori, clandestino/istituzionalizzato); ma secondo la temporalità della divulgazione ha due scopi finali: il primo è quello di ammettere il fatto che non c'è cosa migliore della visibilità, un orizzonte di chiarezza dove il linguaggio si mostra a pieno. Questo non significa che si possa giacere solo nell'oscurità o che quello che c'è è pura invisibilità. Portare avanti l'idea che non ci sia un orizzonte di chiarezza dove il linguaggio è esposto apertamente è il volere portare avanti due idee. La prima, e più veloce, è che possa esistere solo una apparenza di visibilità ed invisibilità, cioè, un esitante stato fra due assoluti, fra qualcosa di radicalmente passato o futuro e qualcosa che può solo essere esposto in chiaroscuro, nel mezzo. Uno stato di assoluta visibilità e invisibilità o invisibilità è al di là di qualsiasi categoria linguistica. Non diversamente dalla morte, la visibilità o invisibilità può solo essere raffigurata con una metafora, o con un gesto decostruttivo che può solo mostrare l'abisso presente fra i termini stessi.
Di conseguenza dire che non esiste nulla come qualcosa di visibile, vuol dire che vi è solamente il chiaroscuro, uno stato non abbastanza visibile ma neppure invisibile.
La seconda idea è di stabilire una variazione o una gradazione fra le nostre varie credenze/convinzioni riguardo il mondo e tra quanto investiamo in cosa questa apparenza di visibilità possa portare al mondo.
Il politico (e questo include anche i portavoce dei movimenti no-global come George Monbiot o Naomi Klein per citare nomi conosciuti)che lavora nell'area pubblica crede che il cambiamento politico può solo aver luogo in assoluta visibilità, in parlamento e nei media. Il politico crede nella vita pubblica. Lui o lei crede nel suo ruolo nella storia. Da un lato i politici son accecati dal loro credo nel linguaggio, dal loro confidare nel senso del mondo, visibili attori di eventi drammatici e autori riconosciuti di importanti leggi. Al contrario, l'operatore clandestino, l'attivista o l'artista si posiziona in una situazione dove la visibilità non è da prendere per scontato. Questo non significa che lui o lei sappia che non c'è cosa pari alla visibilità, significa solo che la strategia elude la possibilità di credere nella visibilità. Se si decidesse di organizzare un improvviso piano di piantumazione nella piazza del parlamento nel centro di Londra, la preparazione sarà invisibile, ma il risultato finale sarà li per tutti da vedere. Un progetto di piantumazione (soprattutto se parliamo di cannbis) non durerà ovviamente a lungo.
Un'azione perciò implica che l'operatore clandestino sia più interessato all'azione in sé ed al suo immediato impatto rispetto allo stabilire una visibile e duratura legge. Mostra che lui o lei sanno che il linguaggio non è qualcosa di affidabile e duraturo; questo è assolutamente visibile e non necessariamente efficace. Da qui in poi la cosa che più un operatore clandestino può sperare è di raggiungere un audience locale o comparire sulle prime pagine dei giornali , cioè , avere il permesso di provocare o partecipare velocemente a conversazioni pubbliche dalle quali lui o lei sei sentono esclusi.
In questo contesto, quello che la segreta strategia dice anche è che il linguaggio può rimanere nella sua dimensione performativa, proprio alla base della parola o della protesta, senza necessariamente costituire u archivio. Lui o lei ci dicono che si può mantenere il linguaggio in un permanente stato di rivelazione, esposto e formulato senza cadere nelle trappole della commercializzazione, istitualizzazione o legge scritta.
Dopo tutto viviamo in un mondo della post-produzione, dove non vi è più necessità di fingere di dover produrre qualcosa di nuovo. Adesso sappiamo che possiamo solo riformulare, rivedere, rifare quello che è già stato prodotto, che è già archiviato e che qs modo d'agire, creare queste rotture, sono un processo di creazione a loro volta. L'idea che si cerca di proporre è di vedere l'obbiettivo di queste strategie , in chiaroscuro, come un tentativo di mantenere la lotta su un piano di combattimento, tenere la strategia fra l'invisibile e il visibile proprio quando questa si apre e si confronta con l'altro, e qui l'altro ne percepisce la valenza temporale.
Lo scopo finale di queste strategie di (In)visibilità non è di ambire ad un mondo ideale, ma di presentare il mondo come ideale.

Questa traduzione è parte del riassunto di un documento dato alla conferenza sulle Strategie dell'(In)visibilità, al Camden Arts Centre di Londra il 3-4 Febbraio 2005. Il tema di questa conferenza è stato originariamente formulato da Anna Harding. É stato seguentemente rivisto e ristrutturato da Celia Jameson e Jean Paul Martinon. Quest'ultimo ringrazia per la collaborazione nello scrivere questo testo Gavin Butt, Celia Jameson, Susan Kelly, Stephen Nock e Gerald Raunig.

Versione integrale in inglese http://www.progettozeropiu.com/mimesis/essays_pdf/(In)visibility.pdf

http://www.progettozeropiu.com
http://www.progettozeropiu.com/mimesis


Traduzione a cura di Silvia Guizzi.
Silvia Guizzi, fotografa e web designer, ha studiato fotografia presso l'Istituto Europeo del Design, attualmente collabora con Noknockroom.com.

     
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