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a cura di Dario Bonetta



24/01/2008

 
Dissertare/Disertare 
 
 
Il ventre e la ragnatela: la network society

 
   
di Antonio Tursi (testo dal libro dissertare/disertare) 
 
   
Koroo, Big joint, 2005, olio,grafite, acquarello su tela




Monika Stemmer, Calciatrici, 2006, monotipe su carta




Moira Ricci, 20.12.53-10.08.04, 2004-05-06, serie di 16 fotografie




Anna Rossi, Senza titolo, 2006, installazione



 
Alcuni sociologi, quali per esempio Jan van Dijk e Manuel Castells, definiscono la nostra come una network society. Castells, al volgere del millennio, propone con forza la tesi della società in rete: “le reti costituiscono la nuova morfologia sociale delle nostre società e la diffusione della logica di rete modifica in modo sostanziale l’operare e i risultati dei processi di produzione, esperienza, potere e cultura”. Volendo caratterizzare la network society e in particolare la sua incidenza sul paesaggio delle forme espressive, crediamo si possa fare riferimento ad alcuni elementi principali che caratterizzano la logica delle reti.

1) Le reti accrescono la propria incidenza in maniera esponenziale rispetto al numero di nodi che ne entrano a far parte. Oltre a svolgere differenti funzioni, non tutti i nodi hanno lo stesso peso, ma ciò che più importa è l’inclusione o meno nella rete. Essere connessi o non esserci: questo è il dilemma della network society. Solo se si è connessi si può agire, si può a buon diritto reclamare il ruolo di attori sociali. I nuovi poteri (perché i poteri si formano anche sulle reti telematiche) sanno bene che la loro forza deriva dall’inclusione degli esclusi. D’altro canto, una volta connessi, gli esclusi non sono giocoforza emarginati.

2) La logica delle reti si contraddistingue anche attraverso termini quali: flessibilità, apertura, dinamicità, riconfigurazione, malleabilità. Le reti di per sé sono a geometria variabile proprio perché tendono a includere continuamente l’altro da sé. Ma l’ingresso di un corpo estraneo rimette in gioco gli equilibri precedentemente raggiunti. Le reti sono naturalmente virali e perciò soggette a continue metastasi. Sono luoghi del conflitto ri-creativo. Conflitto che, nella forma dell’impiego sociale delle tecnologie, incide sulla stessa configurazione delle reti.

3) La logica delle reti porta non all’individuazione dell’elemento più semplice, ma alla consapevolezza della complessità mutevole di ogni rete. Complessità che impedisce qualsiasi ipostatizzazione di un assetto definito, di un ordine totalizzante. Complessità che si lega invece a un endemico disordine dal quale emergono di volta in volta strutture parziali. La società in rete, nel bene e nel male, è una società sempre emergente che non riesce a consolidarsi. Tutto si liquefa, ma non tutto è liquidato. La società in rete è quella che più richiede la cura politica, il progetto che permette di abitare le sue sparse rovine.

4) La logica inclusiva di cui abbiamo detto ha un-non-so-che di costrittivo: costringe a comunicare, a mettere qualcosa in comune, a creare legami sociali. Sul valore e la tenuta di questi legami è opportuno dubitare, sulla loro incessante ri-creazione si può ormai essere sicuri. Così come sulla loro tendenziale orizzontalità, essendo le reti telematiche piattaforme per comunicazioni many-to-many. Una delle metafore più in voga per descrivere le reti telematiche è quella della "ragnatela", il web di cui si dice nella formula www - world wide web. Una ragnatela che copre il globo, la navicella Terra. Una ragnatela di nodi e di connessioni che mette in comunicazione punto a punto i cibernauti. Mettere in comunicazione, cioè generare quel calore che fonda le relazioni sociali. I media digitali e reticolari ci coinvolgono proprio perché ci mettono-in-contatto. Percorrere la ragnatela significa lasciarsi coinvolgere nell’incontro con l’altro.

5) Questi legami sociali si formano dunque sulla base di emozioni connettive. Se Pierre Lévy ha imposto il sintagma “intelligenza collettiva” e Derrick de Kerckhove quello di “intelligenza connettiva”, crediamo, da parte nostra, che la formula emozioni connettive meglio descriva la base empatica che sostiene l’attuale elaborazione condivisa del ciberspazio. Non sono infatti eludibili le modalità attraverso cui i media ci coinvolgono. Il prodotto-libro è assai diverso dal processo-elettricità. Il primo stimola la vista e l’astrae dagli altri sensi; in tal modo stacca l’autore e il lettore: così è emerso l’individuo moderno. L’elettricità ci coinvolge in profondità, stimolando una risposta tattile; in tal modo ci mette in comunione che l’altro, ci permette di condividere uno spazio comune, come Marshall McLuhan si è sforzato di mostrare. I media digitali e reticolari rappresentano l’apice di una tradizione ben diversa dal binomio alfabeto-stampa tipografica.

6) Le reti mostrano che il paradigma della comunicazione come trasmissione di un messaggio preordinato da un emittente ad un ricevente non funziona. Le reti mostrano con tutta evidenza che la comunicazione riguarda innanzitutto la temperatura, l’intensità di una relazione comunicativa che non è trasmissione di un messaggio, ma comunione tra corpi desideranti, piacere di stare insieme che segna irrimediabilmente l’emergere di qualsiasi significato. I media sono il messaggio, sono i soggetti che si mettono in gioco nel processo comunicativo, che mettono in gioco le proprie emozioni, i propri sensi, i propri corpi. Senza calore non vi è comunicazione: senza incaricarsi dell’altro non si avvia alcuna dinamica comunicativa. Le reti offrono nuovi spazi, “nuovi ventri” (espressione che prendiamo dal titolo di un libro di Maria Luisa Palumbo, dedicato al rapporto tra corpo, architettura e nuovi media - Nuovi ventri. Corpi elettronici e disordini architettonici, Torino, Testo & Immagine, 2001) che grazie alla loro visceralità, al loro calore, alle loro contrazioni permettono di comunicare.

7) Le reti telematiche segnano l’emergere e la diffusione pervasiva del ciberspazio, uno spazio di flussi informativi. Uno spazio che decreta l’affermazione di un unico valore, quello del codice - come ci ha insegnato Jean Baudrillard. Con l’affermarsi del ciberspazio si afferma completamente il valore dell’informazione e, ancor più esattamente, il valore dell’informazione sull’informazione. Sin dalla logica informatica che permette i flussi, ciò che ha valore solo le etichette dei pacchetti di informazione più che i pacchetti medesimi. Le etichette sono di gran lunga più necessarie degli oggetti su cui sono apposte. La network society è segnata dalla fine della referenza o meglio del sogno della referenza. Puri segni si addensano nell’aria che respiriamo.

8) L’immenso ipertesto globale generato dal linguaggio digitale tollera una pluralità di forme espressive. Forme in continua metamorfosi, forme deformate. Ma non l’assenza di forme. Nel vortice dei dati, bisogna saper riconoscere le forme emergenti e non affidarsi a quelle tradizionalmente riconosciute. Un passaggio dall’opera alla varietà dei processi. Con la consapevolezza che la liquidità della network society ha bisogno di esprimersi e superare qualsiasi chiusura solipistica in spazi inespressivi e incomunicanti.

9) Fare network è il modo proprio di fare società nell’epoca dell’informazionalismo. Fare network è uno di quegli elementi che più caratterizza le poetiche degli artisti soprattutto di quelli che lavorano con il digitale, che usano le nuove piattaforme espressive per installazioni interattive, net art, architetture liquide, ibridazioni corporee. Fare network che può essere, a sua volta, declinato sia in quanto capacità degli artisti di creare la rete, di sperimentare artigianalmente nuovi usi delle tecnologie disponibili, in modo da offrire sempre maggiori possibilità di connettività ai cibernauti; sia in quanto disponibilità degli artisti di entrare nella rete, di aprire le loro opere ai fruitori consentendo loro di mettere mano a quei processi creativi non conclusi che possiamo ancora riconoscere come espressioni artistiche.

Il lavoro svolto dall'Associazione Start nel progetto Dissertare/Disertare riguarda nel contenuto e nella forma l'espressione e insieme l'attualizzazione di nuovi ventri che hanno funzionato da una parte come connettori di alterità e dall'altra come vettori di uno sguardo rivolto alla modalità femminile di operare nell'arte.
Interagire con l'arte al femminile dando il via e nello stesso tempo inserendosi in un network significa, dunque, stimolare non più soltanto "opere" ma "processi" in grado di coinvolgere l’altro e stabilire con lui profonde relazioni emozionali. "Ventri" di artiste sono entrati in relazione e, sviluppando calore, hanno creato legami, hanno tessuto una ragnatela.
Questo processo ha così dato nuova linfa alla connettività sociale: al rapporto tra artisti, al rapporto tra l’artista e il fruitore, e ancora al rapporto tra fruitori dal momento che il confine tra questi e l’artista è ridefinito dall’interattività e dall’intercreatività permessa dai nuovi media.

     
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