Behind ospita interventi, riflessioni e interviste per seguire da vicino progetti e iniziative attraverso la voce dei protagonisti. Behind coglie e trasmette segnali, reazioni e tendenze nell'ecosistema dell'arte contemporanea.
a cura di Dario Bonetta



24/01/2008

 
Dissertare/Disertare 
 
 
Cosa nasce da una provocazione linguistica: i risultati di un’esperienza che ha preso forma nel suo farsi

 
   
di Caterina Iaquinta (testo dal libro dissertare/disertare) 
 
   
Elena Cologni, Mettere ogni significato sotto sopra, dietro-davanti,alto-basso, 2006. Performance e installazione video




Marcella Vanzo, Magma, 2003, video 5'




Gruppo Motaria, Guardaspaddi, 2006, video-performance 10'




Mariana Ferratto, Autoritratto, 2007, video




Atrium Project, I mulini macinano lentamente, episodio 7 "Ti cerco", 2006, video (loop)



 
Il testo proposto come invito di partecipazione alle associazioni e ai curatori per prendere parte al progetto Dissertare/Disertare, per un monitoraggio sull’arte contemporanea, riporta una citazione da un celebre testo di Luce Irigaray “Allora… Mettere ogni significato sottosopra, dietro-davanti, alto-basso. Scuoterlo radicalmente, riportarvi, reintroducendovi quelle convulsioni che il suo “corpo” patisce impotente com’è a dire ciò che lo agita. Insistere inoltre e deliberatamente su quei vuoti del discorso che ricordano i luoghi della sua esclusione, spazi bianchi che con la loro silenziosa plasticità assicurano la coesione, l’articolazione e la coerente espansione delle forme stabilite. […] Sconvolgere la sintassi”.
Questo primo lancio di dadi porta con sé un’ambiguità, che ha alimentato la dissertazione e la disertazione in quanto azioni pensate come presupposti dell’intera operazione.
Tale ambiguità risiede nel fatto di aver forzato un’analisi strutturata con grande finezza e abilità teorica sul “pensiero della differenza” e sul significante femminile della “donna”, in una provocazione innanzitutto linguistica che ha guardato a quest’apertura del linguaggio come ad un dispositivo da cui prendere avvio per pensare ad una norma il cui compito però non fosse quello di “normalizzare”, appiattendo in un risultato stabile i termini del discorso o produrre comportamenti condivisi, ma quello di modulare in una ricerca e in uno studio “sul campo” alcune questioni inerenti al panorama di quanto si produce attualmente nell’arte.
E’ stata, dunque, messa letteralmente in piedi una metafora scivolosa, una provocazione che ha funzionato in termini concettuali e operativi producendone delle altre, che hanno ampliato, sviluppato e indotto non soltanto delle pratiche del proporre e produrre arte, quanto un dialogo-dissertazione artistico.
Innanzitutto il progetto cosa si propone: di realizzare una mostra di sole artiste? Di mostrare quali temi sceglie la produzione artistica femminile oggi? Se c’è tra la generazione delle giovani artiste memoria storica del loro passato? Inizialmente ha voluto proporre una modalità operativa che deviando da procedimenti auto-celebrativi e auto-referenziali, seppure assestandosi in altri, senza farsi vetrina si presentasse invece come discorso continuo, variamente argomentato e intriso di significati. Il risultato conclusivo, di fatto è stato quello di un’ampia panoramica sulla situazione artistica della giovane arte femminile in Italia, che ha messo in luce degli aspetti inerenti a determinate potenzialità in atto nel sistema artistico e ha delineato alcune prospettive più o meno legate ad una memoria storico-artistica. Superato l’aspetto più manifestamente politico della produzione artistica “femminista” relativo agli anni ‘70, oggi questa eredità si è trasformata in un’espressione giocata invece sulla necessità del desiderio narrativo, in cui gli elementi che emergono con maggiore evidenza sono quelli della relazione, dell’ ”alterità”, del racconto e una rinnovata e meno spettacolare attenzione al corpo recuperato e riordinato entro gli schemi di una generazione che ne coglie le insidie estetiche insieme alle tracce, assenze significanti di identità in costruzione.
In seconda battuta, in questi ultimi anni un clima di rinnovato stupore ha segnato con cadenza più o meno regolare il mondo artistico: gran parte delle Biennali, mostre, premi, libri, convegni, si proponevano di far uscire dalla clausura, mostrando quello che mai sembrava si fosse mostrato: l’ “arte delle donne”. In quel momento, mentre l’impegno e la responsabilità sostenevano la nostra operazione, si è presentato fondamentale il compito di seguire l’evolvere della produzione delle artiste coinvolte nel progetto cercando di mantenere intatta la coerenza, la spontaneità e il vigore non solo dei lavori proposti ma anche dei progetti curatoriali dei soggetti coinvolti dando a tutto ciò un’unità, cercando di allontanare in tempo il rischio di “riempire” i vuoti e “saturare” gli spazi bianchi, atteggiamento che avrebbe ancora una volta confermato un rimando speculare, un "gusto” interpretativo, poiché, proprio grazie a questi, come sottolinea Irigaray, è data la coesione delle “forme stabilite”. In realtà cercando di tenere ben saldi i nostri presupposti non abbiamo voluto riempire o saturare, abbiamo guardato nella ciclicità, nella fluidità, nella connessione dei legami, abbiamo toccato la patina del tempo e ne abbiamo rilevato le tracce, abbiamo saltato le binarie opposizioni oggettive e contrarie per riappropriarci del nostro presente con un’opposizione che puntasse invece all’azione e che inglobasse al suo interno anche l’immediatezza dell’esperienza.
Nel guardare obliquamente abbiamo guardato vicino a noi in quello che si svolge e come si svolge del giovane, del nuovo, dell’inedito, del più produttivo e del più noto ma anche a ciò che ancora continua a misurarsi con la storia e con la memoria.
Tutto ciò assume un suo valore e una sua credibilità se, in ultima analisi ci chiediamo come si sviluppa dall’interno un prodotto/progetto artistico? Attraverso quali fasi si svolge e come mette in luce le problematiche proposte? In questo senso la scelta della modalità operativa adottata, quella del networking, nasconde delle insidie se pensiamo a cosa vuol dire oggi fare networking. L’abuso di parole correlate a questo concetto (piattaforma, mappattura, ragnatela, …) fuorviano talvolta dai caratteri che ne dimostrano l’efficacia poiché tra l’uso che se ne fa e ciò che effettivamente si manifesta si crea talvolta una lacuna.
Il web, com’è ovvio, ne è lo strumento d’eccellenza ma è facile caderne vittime inconsapevoli: nel caso di Dissertare/Disertare utilizzare il web come strumento ha fornito i mezzi tecnici e stabilito partecipazioni per dare voce, spazio e concreta visibilità ad un sistema artistico in cui un flusso continuo di immagini, informazioni, rimandi, fa saltare continuamente i termini del dialogo, in cui i ruoli si spostano e oscillano e le modalità operative si restringono e si dilatano attorno a soggetti artistici che cambiano sempre. Tale sistema da noi adottato si è mostrato attento ad alcune tipologie di realtà artistiche e culturali e ottimizzando le risorse spazio-temporali ha reso possibile il simultaneo svolgersi di un dialogo a più voci, lasciando comunque sempre aperta la possibilità di un lavoro in progress che potesse moltiplicare di volta in volta il suo raggio d’azione.

Dunque, cosa è un lancio di dadi? Cadere nell’inganno che tutto sia possibile e plausibile, tentare la sorte catalizzando l’attenzione nel risultato? O è invece tutto in quel movimento convulso, imprevedibile e preparatorio che ne è alla radice, il rumore ovattato delle traiettorie che si scontrano?
Un momento, quest’ultimo, in cui è ancora possibile guardare diversamente, prendersi il lusso di valutare ogni prospettiva e raccontare qualcosa mentre accade: la storia di movimenti, di pratiche, di operazioni, di voci e di azioni facendo sì che lo stimolo iniziale non travolga la coscienza e l’occhio del protagonista e dello spettatore nel risultato e che la conclusione non solo siano gli spazi riempiti e i vuoti colmati ma le figure e le forme di movimenti e sistemi autonomamente funzionanti, una prima risposta, preparatoria anch’essa, al lancio successivo.

     
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