7/04/2005

 
Chiarastella Campanelli 
 
 
The Townhouse gallery

 
   
Una galleria in down town al Cairo 
 
   
























 
Negli ultimi cinque anni, il contesto artistico egiziano ha subito una netta evoluzione: una spinta dinamica. Si è andata delineando una generazione di artisti, che attraverso i nuovi mezzi di espressione, porta avanti un tipo di arte indipendente e sperimentale. I loro lavori non sono più strettamente legati alla nozione di identità egizana, come lo erano i loro predecessori, artisti come Salah Enani, Hassan Soliman e Sabri Mansur.
I nuovi artisti cercano di porsi all’interno di un dialogo internazionale e attuale, sviluppando delle tematiche che molte volte sono simili a quelle di artisti europei. Dicendo questo, penso alla rappresentazione attraverso l’arte di temi quali la violenza, l’incomunicabilità, la distruzione. Temi che ormai sono sentiti, anche se in modo diverso, da una popolazione globale.
Questo nuovo movimento è presente sia nelle arti figurative, che nel teatro e nella danza, in misura minore nella musica e nel cinema.
Per rispondere alla crescente domanda di ricerca artistica, hanno aperto negli ultimi anni diverse gallerie private, sopratutto a Down Town, Zamalek e Mohandissen (i quartieri più ricchi e centrali). Iniziano a circolare un gran numero di brochure, poster e cataloghi d’arte, che prima erano completamente assenti.
Rimangono comunque dei limiti strutturali gravi e persistenti, come la mancanza di spazi pubblici e fondi destinati all’arte.

In una via poco trafficata, del grande e caotico down town (centro città), tra meccanici e caffé locali, si trova la Townhouse: concretamente la migliore galleria del Cairo.
Al piano terra del palazzo c’è una sala per la preghiera islamica, e non lontano si erge la grande e abbandonata villa di Champollion, (l’archeologo che scoprì la stele di Rosetta).
La galleria, nata nel 1998, dall’idea del canadese William Wells (che n’è ancora il direttore), si colloca nelle viscere della città, in un’area abitata prevalentemente da egiziani di ceto medio-basso, con l’intento di avere un effetto dinamico sull’intero quartiere. I suoi visitatori vanno, infatti, dal personale diplomatico al meccanico del negozio accanto.
Il programma è molto vario, comprende esposizioni di arte figurativa, proiezioni di film, rappresentazioni teatrali, concerti e diversi progetti educativi, usando l’arte come uno strumento per interagire con il sociale. In questo contesto sono stati fatti vari workshop per i bambini di strada, e alcuni progetti con i rifugiati (presenti in gran numero in Egitto, sopratutto dal Sudan).
Gli obiettivi di questo spazio espositivo sono da una parte offrire un luogo dove sia possibile esprimersi liberamente: dare uno spazio alla nuova arte sperimentale e indipendente; dall’altra fungere da strumento educativo, cercando di creare delle dinamiche positive, di scambio e circolazione d’idee. Al proposito ci sono due progetti interessanti, che invitano al dialogo e al confronto tra artisti locali e stranieri sono il progetto ”open studio”, attivo dal 2002 e il progetto “residency”, attivo dall’apertura della galleria. Il primo è un incontro di venti artisti, dieci egiziani e dieci stranieri, ai quali vengono offerti degli spazi di lavoro e creazione per dieci giorni. Il secondo da la possibilità ad artisti stranieri di qualsiasi nazionalità, debitamente valutati, di essere ospitati per un mese da Townhouse e inserirsi nel contesto sociale del Cairo per sviluppare la propria creatività, molti artisti al termine del periodo di “residency” hanno esposto negli spazi di Townhouse.
Negli ultimi anni la galleria si è ingrandita, nel 2001 ha acquisito l’annesso, e nella primavera del 2002 un grande padiglione “Factory” di 650 metri, entrambi i locali si trovano di fronte al palazzo dell’originaria galleria che consta di tre piani. La “Factory” è utilizzata sopratutto per performance teatrali e musicali, e per la programmazione cinematografica, quest’ultima comprende film e documentari, ogni proiezione avviene alla presenza degli autori, per incoraggiare il pubblico al dialogo. Per la fine di marzo sono in programma tre corti di Mohammed Soueid, regista libanese che racconta il punto di vista di un artista durante i terribili anni di guerra e sofferenza.
Il primo piano della galleria è destinato alle esposizioni, tutte di arte contemporanea. Gli artisti che espongono sono per la maggior parte egiziani, ma c’è una grande apertura anche al resto del mondo arabo e non; tutte le opere sono ovviamente in vendita. Le prossime esposizioni in programma sono di Wael Shawky e Lamia Joreige, entrambi gli artisti presenteranno delle istallazioni di video arte e fotografia.
Il secondo piano è pensato come luogo d’incontro, si riunisce qui due volte al mese il Consiglio degli studenti, il Consiglio raggruppa tutte le facoltà artistiche del Cairo e qui discute le varie iniziative degli studenti. Il rapporto della galleria con l’università si limita ad offrire degli spazi, creando un punto d’incontro, dialogo, stimolo, questo perseguendo il suo intento formativo. Agli studenti viene anche data la possibilità di allestire una mostra al termine dell’anno scolastico.
Il terzo piano è dedicato alla libreria, in fase di completamento, ma che è già aperta al pubblico; questo spazio nasce per cercare di coprire il gran vuoto che c’è in Egitto per quanto riguarda la documentazione e la ricerca artistica.
Townhouse è una galleria privata che vive principalmente con i fondi d’istituzioni locali e straniere, come la Ford Foundation, il British Council, il Centro Culturale Francese e il Goethe Institut. Nei suoi locali lavora un personale prevalentemente egiziano, rispettando i principi della galleria, che sono appunto cercare di creare un circolo autonomo e locale d’arte e idee, dando la possibilità all’Egitto di affacciarsi e confrontarsi con un ambiente internazionale. La galleria ha dei saldi legami con Olanda, Germania, Libano, Svizzera, inoltre cerca di introdurre gli artisti in diversi eventi internazionali, tra cui ultimamente anche la Biennale di Venezia.
La Townhouse Gallery non è solo un polo di diffusione artistica, ma vuole essere con i suoi progetti educativi e la sua libreria, veicolo d’informazione sopratutto per un pubblico locale, quasi tutti gli eventi della galleria (proiezioni di filmati, conferenze ecc) sono in arabo con un’eventuale traduzione in inglese e tutte le pubblicazioni e i libri hanno una traduzione in arabo. Il suo approccio antropologico sottolinea la volontà di interazione con il contesto sociale a diversi livelli. Tutto questo ne fa una galleria indubbiamente all’avanguardia, anche considerando la zona geografica in cui nasce.

The Townhouse gallery
10 Nabrawy street, Cairo
Egitto
+202 5768086
www.thetownhousegallery.com
info@thetownhousegallery.com

Nelle immagini: l'esterno e interno della galleria (sul fondo della foto della rampa delle scale si intravede la sala di preghiera) e una foto della strada della galleria dall'alto.




     

 
 

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