24/07/2006

 
Stefania Meazza 
 
 
La Station

 
   
come paradigma di autodeterminazione nell'arte contemporanea 
 
   
Amelie Laurence Fortin, Royal Pine, 2005. Installazione. In mostra a La Station fino al 1 ottobre 06




Bettina Samson, Ed's PROUN Rush, 2006. Disegno a muro con microbiglie di vetro; in mostra




Bettina Samson – Julien Tiberi, X-ray 3 echo, 2006. Installazione sonora e visiva




Caroline Gagne', L'occupant des lieux, 2006. Installazione sonora e visiva. 12/5 – 11/6/06




Caroline Gagne', L'occupant des lieux, 2006. Installazione sonora e visiva. 12/5 – 11/6/06




Jeroen De Rijke – Willem De Rooij, Bouquet II, 2003. Courtesy Galerie Daniel Buchholz, Koln.




Dustin Larson, Haystack, 2004. Installazione (foto di Jean-Baptiste Ganne). 24/2 – 16/4/06




Emilie Perotto, Sans Titre (Flashpoint n 2), 2005. Compensato, colla; in mostra




Emilie Perotto, Sans Titre (Flashpoint n 2), 2005. Compensato, colla; in mostra




Emilie Perotto, Wood World (condensé de pratique), 2006. Installazione; in mostra




Eve Cadieux, Cabinet d'un imposteur sincere, 2006. Installazione



 
La Station compie quest'anno dieci anni. In un panorama artistico fluttuante, come quello di Nizza, che ha conosciuto momenti di gloria e periodi di bonaccia, La Station ha rappresentato una vera e propria istituzione capace di animare il clima artistico nelle avverse vicende che hanno interessato la città durante poco più di dieci anni.

Il nome di questo gruppo di artisti, tutti usciti dalla prestigiosa Villa Arson (all'inizio degli anni '90), proviene da una vecchia stazione di servizio in una zona centrale della città, primo dei luoghi che ne accolse le attività. Dal 1999, anno in cui la prima sede fu demolita, La Station fu ospitata in altri locali, prima in un appartamento all'1 di boulevard Clemenceau fino ad approdare nel 2003 all'odierna ubicazione, in una villetta dei primi del Novecento nel quartiere Libération, dove resterà fino alla fine del 2008.

Alla metà degli anni '90, La Station fu tra i primi spazi autogestiti dagli artisti a vedere la luce, in un periodo in cui essi stavano conoscendo un'ampia fioritura (basti pensare all'Hôpital Ephémère e a Glassbox a Parigi). In controtendenza con il periodo precedente, infatti, che aveva visto la formazione di un numero altissimo di centri di arte contemporanea istituzionali, durante il decennio 1990 - 2000 si è assistito alla nascita e allo sviluppo in Francia del collezionismo privato e, tra gli artisti, ad una tendenza al raggruppamento (è l'epoca delle coppie di artisti, come Petra Mrzyk e Jean-François Moriceau o i gemelli Franck e Olivier Turpin).

Alla sua nascita, quindi, la Station rispondeva all'esigenza particolarmente sentita da parte dei suoi fondatori (Cédric Teisseire, Pascal Broccolichi e Florence Forterre) di trovare un luogo che unisse le attività di una galleria a quelle di un vero e proprio centro per l'arte contemporanea, provvisto di atelier dove gli artisti potessero dedicarsi alla produzione delle opere. L'agonia nella quale si trovava il mercato dell'arte a Nizza e la chiusura di molte delle gallerie che avevano animato la vita della città durante gli anni '80 (per esempio Art:Concept o Air de Paris) accrescevano la sensazione di abbandono e d'indifferenza nel quale versava il panorama artistico nizzardo.

Nonostante i numerosi spostamenti dovuti alla mancanza di spazi propri, le attività della Station continuarono ad essere vivaci e mantengono ancora oggi l'eclettismo delle origini, accostando diverse manifestazioni culturali che vanno dalle mostre di arte contemporanea o di fotografia, agli incontri di poesia, alle proiezioni di video, ai concerti di musica. In questa città dove, malgrado l'esistenza di un Museo di arte contemporanea con una nutrita collezione (il MAMAC), le occasioni di dialogo tra gli artisti e la possibilità stessa di mettere in mostra le loro opere languono, un luogo come questo diventa una sorta di punto di incontro tra diverse esperienze, dove s'intesse una ricca rete di contatti e di relazioni.
Essa disegna quindi una nuova modalità di intervento all'interno del sistema: nel panorama ricco e variegato delle istituzioni francesi che si occupano di arte contemporanea, La Station costituisce un esempio quanto mai originale di commistione di pratiche e di autogestione.

Ma poiché La Station è prima di tutto un'associazione di artisti, è interessante analizzare il fatto che dalla sua creazione i suoi componenti sono stati impegnati sia in progetti in loco che hors les murs: fuori dei loro spazi. Attraverso la rete di conoscenze che hanno sviluppato, gli artisti della Station hanno esposto in molti paesi d'Europa, come la Svizzera, la Germania, la Croazia, l'Austria e anche l'Italia (a Roma, Napoli, Torino e Bologna). A loro volta hanno accolto nei loro locali artisti provenienti da diversi paesi europei (e non solo), segno che la loro aspirazione non è puramente nazionale, ma si allarga alla scala internazionale.
La collettiva El albergue olandés (23 febbraio - 14 aprile), il cui titolo parafrasa il celebre film di Cédric Klapisch, ha riunito, per esempio, cinque artisti provenienti da diverse aree geografiche (USA, Olanda, Croazia, Inghilterra) accomunati da un'esperienza di residenza ad Amsterdam. La sua concezione è in perfetta linea con la gestione del programma alla Station, in quanto è basata su una “similarità di pratiche” (nelle parole del suo ideatore, Jean-Baptiste Ganne) e non su un'idea preconfezionata applicata a delle pratiche artistiche. La mostra successiva (Eve Cadieux, Amélie-Laurence Fortin, Caroline Gagné) mette a confronto i lavori delle tre artiste, originarie del Quebec, che hanno sviluppato i loro progetti durante un breve periodo di residenza alla Station nel mese di maggio.
L'approccio curatoriale del gruppo è uno dei nodi critici più interessanti da affrontare. La Station non dispone infatti di un comitato scientifico costituito dai suoi componenti, che hanno tutti una solida formazione plastica. In controtendenza con la diffusa specializzazione delle competenze dei professionisti dell'arte, La Station dimostra che l'arte contemporanea è un campo di attività in costante innovazione, dove la creatività non è solo apparente, ma strutturale.

E non si possono nemmeno indicare temi precisi o correnti artistiche: la volontà del collettivo è quella di dare voce non ad un preciso indirizzo artistico, ma ad una pluralità di forme d'espressione che caratterizza la vitalità creativa della città e della regione. La mostra tuttora in corso (Certains travaux doivent etre accomplis à la surface du sol mais ils peuvent l'etre par des machines supervisées de l'intérieur sombre de bars terrestres, fino al 1 ottobre) è infatti uno sguardo sull'opera di quattro giovani artisti della zona: Emilie Perotto, Bettina Samson, Julien Tiberi e Sarah Tritz. L'esposizione nasce dalla collaborazione di questi artisti e si presenta come una riflessione sulla scultura e l'installazione. La modalità collettiva di affrontare il lavoro artistico, nell'ambito del dispositivo espositivo, getta una nuova luce sulla percezione e l'apporto di ciascuna opera, arricchendola di contenuti che vanno al di là della semplice preoccupazione estetica.

Tutt'altra atmosfera si respirerà poi nella prossima mostra (che inaugurerà il 14 ottobre), che sarà dedicata a Ludovic Lignon, artista nizzardo che ha già esposto alla Station nel 1996, noto per i suoi interventi minimi nello spazio, che tuttavia ne modificano ampiamente la percezione da parte del visitatore. La rarefazione nell'uso dello spazio e la centralità del vuoto si sostituiranno quindi alla materialità dell'oggetto artistico e all'evidenza del visibile proprie dell'odierna esposizione.

La creazioni di luoghi come La Station, dove si incontrano aspetti differenti del sistema dell'arte contemporanea, mi sembra una risposta forte ad una situazione di disequilibrio nazionale, dove la legittimazione e la consacrazione artistica avvengono solo nella città di Parigi. Una risposta valida ad una volontà accentratrice che lascia le “province” nell'impossibilità di esprimersi sia pur attraverso il circuito tradizionale. A mio avviso si tratta della realtà più dinamica sulla scena nizzarda, un luogo di incontro di pratiche artistiche e di relazioni umane, capace di unire in sé dei linguaggi estetici e delle esperienze creative.

Durante l'ultimo trimestre dell'anno (dal 30 settembre al 20 dicembre), gli artisti della Station saranno impegnati a Le Confort Moderne, il Centro di arte contemporanea di Poitiers, dove svilupperanno una programmazione ricca di appuntamenti come concerti, mostre, performance, letture, lungo un periodo di tre mesi. La formula è inedita rispetto alle passate esperienze hors les murs: si tratta di un vero e proprio “sistema” (il titolo della mostra sarà infatti L'Egosystème) nel quale le opere dei suoi componenti saranno accompagnate da quelle degli artisti che da dieci anni gravitano intorno al collettivo.

Gli artisti che oggi compongono la Station sono Cédric Teisseire, Marc Chevalier, Jean Robert Cuttaïa, Jean-Baptiste Ganne, Maxime Matray, Natasha Lesueur, Julien Bouillon, Marion Orel, David Ancelin, Emilie Pérotto, Ingrid Luche.

La Station
10, rue Molière – 06000 Nice (France)
http://www.lastation.org (in francese)
Per consultare i book di alcuni degli artisti della Station: http://www.documentsdartistes.org (in francese e in inglese)

Stefania Meazza

Versione francese---------------------

LA STATION, PARADIGME D'AUTODETERMINATION DANS L'ART CONTEMPORAIN

La Station a eu dix ans en 2006. Dans un panorama artistique fluctuant qui a connu des moments de gloire et des périodes de calme, La Station a répresenté une véritable institution capable d'animer le climat artistique de Nice dans les vicissitudes que la ville a traversé pendant dix ans.

Le nom de ce groupe d'artistes, tous issus de la prestigeuse Villa Arson (au début années '90), vient d'une ancienne station service dans une zone au centre-ville, premier lieu qui en abrita les activités. Depuis 1999, quand la station service fut démolie, La Station fut logée dans des autres locaux, des appartements au 1er de bd. Clemenceau, jusqu'à parvenir en 2003 à l'actuel emplacement, dans une villa du début du XXème siècle du quartier Libération, où elle restera jusqu'à la fin de l'année 2008.

Au milieu des années '90, La Station était entre les premiers à voir le jour parmi les espaces autogérés par des artistes, qui fleurissaient dans ces années-là (par exemple Glassbox à Paris ou l'Hopital Ephémère). A l'opposé de la période precedente, qui avait vu la formation d'un bon nombre de centres d'art contemporain institutionnels, les années à cheval entre 1990 et 2000 voient la naissance et le devéloppement en France de la collection privé, qui sort de son silence, et d'une tendance au regroupement des artistes (on assiste en fait dans cette période à une multiplication des duos d'artistes, comme Petra Mrzyk et Jean-François Moriceau ou les jumeaux Franck et Olivier Turpin).

A sa naissance, donc, la Station répondait à un besoin particulièrement ressenti de la part des ses fondateurs (Cédric Teisseire, Pascal Broccolichi, Florence Forterre) de trouver un lieu qui reliait les activités d'une galerie à celles d'un véritable centre d'art contemporain, pourvu d'ateliers où les artistes pouvaient se dédier à la production de leurs œuvres. L'agonie dans laquelle se trouvait le marché de l'art à Nice et la fermeture de plusieures galeries qui avaient animé la vie culturelle de la ville pendant les années entre 1980 et 2000 (par exemple Art:Concept ou Air de Paris) augmentaient la sensation d'abandon et d'indifférence dans laquelle se trouvait le panorama artistique niçois.

Malgré les deplacements, les activités de la Station continuèrent à etre vivaces et gardent jusqu'aujourd'hui l'éclectisme des origines, en abordant différentes manifestations culturelles, voir des expositions d'art contemporain ou de photographie, des rencontres de poésie, des projections vidéo, des concerts de musique. Bien qu'il y ait un Musée d'art contemporain avec une très ample collection (le MAMAC), il y a peu d'occasions, dans cette ville, de dialogue entre les artistes et la possibilité de montrer leurs œuvres dans des bonnes conditions. Un lieu comme La Station devient une sorte de point de rencontre entre différentes experiences, où l'on peut créer un riche réseau de contacts et de relations.

Elle dessine une nouvelle façon d'intervention au cœur du système: dans le panorama riche et varié des institutions françaises qui s'occupent d'art contemporain, elle constitue un exemple on ne peut plus originale de mélange de pratiques e d'autogestion.

Comme La Station est avant tout une association d'artistes, il est intéressant de rémarquer que, depuis sa création, ses protagonistes se sont engagés soit en projets in loco soit hors les murs. A travers le réseau de relations qu'ils ont tissé, les artistes de la Station ont exposé dans nombreux pays d'Europe, tels que la Suisse, l'Allemagne, la Croatie, l'Autriche, et aussi en Italie (à Rome, Naples, Turin et Bologne). A son tour, ils ont accueilli dans leurs locaux des artistes originaires des plusieurs pays européens (pas seulement), prouvant que leurs aspirations ne sont pas uniquement nationales, mais s'elargissent à l'échelle internationale.

La collective El albergue holandés (du 24 février au 16 avril 2006), dont le titre paraphrase le celèbre film de Cédric Klapisch, a regroupé, par exemple, cinq artistes en provenance des différentes zones géographiques (USA, Pays-Bas, Croatie, Angleterre) qui ont partagé une expérience de résidence à Amsterdam. Sa conception est dans l'esprit du programme de la Station, puisqu'elle est basée sur une “similarité des pratiques” (dans les mots de son organisateur, Jean-Baptiste Ganne) et non pas sur une idée preconçue appliquée à des pratiques artistiques. L'exposition successive (Eve Cadieux, Amélie-Laurence Fortin, Caroline Gagné) a reuni les projets des trois artistes québecoises, venues partager une brève période de residence à La Station au mois de mai, se terminant par une exposition de travaux produits sur place.

L'approche curatoriale du group est un des nœuds critiques les plus intéressants à traiter. La Station n'a pas en fait un comité scientifique constitué de ses membres, bien qu'ils aient tous une solide formation artistique. A l'opposé de la généralisation des specialisations professionnelles de l'art, La Station montre que l'art contemporain est un champ d'activité en constante innovation, où la créativité n'est pas seulement apparente, mais structurale.

Et on ne peut pas à proprement parler de thèmes precis ou de courants artistiques: la volonté de la Station n'est pas de donner voix à un seul courant artistique, mais à une pluralité de formes d'éxpression qui caractérise la vitalité creative de la ville et de la region. L'exposition en cours (Certains travaux doivent etre accomplis à la surface du sol mais ils peuvent l'etre par des machines supervisées de l'intérieur sombre de bars terrestres, jusqu'au 1er octobre) est en fait un regard sur les oeuvres de quatre jeunes artistes de la région: Emilie Perotto, Bettina Samson, Julien Tibéri et Sarah Tritz. L'exposition naît de la collaboration de ces artistes et se présente comme une réflexion sur la sculpture et l'installation. La façon collective d'affronter le travail artistique en s'intéressant au dispositif d'une exposition, projète une lumière nouvelle sur la perception et la contribution de chaque oeuvre, en l'enrichissant de contenus qui vont au delà de la simple préoccupation esthétique.

On respirera toute autre atmosphère dans la prochaine exposition (vernissage prevu le 14 octobre), consacrée à Ludovic Lignon, artiste niçois qui a déjà exposé à La Station en 1996, connu pour ses interventions minimales dans l'espace, qui toutefois en modifient la perception aux yeux du visiteur. La raréfaction de l'utilisation de l'espace et la centralité du vide se substitueront donc à la materialité de l'objet artistique et à l'evidence du visibile ii, qui caracterisent l'exposition actuelle.

Les créations des lieux comme celui-ci, qui croisent diffèrents aspects du système de l'art contemporain, me paraît une réponse puissante à une situation de désequilibre national, où la validation artistique est concentrée dans la zone de Paris. Une réponse possible à une volonté centralisatrice qui laisse les “provinces” dans l'impossibilité de s'exprimer autrement qu'à travers le circuit traditionnel. A mon avis, il s'agit de la realité la plus dynamique sur la scène niçoise, un lieu de rencontre de pratiques artistiques et de relations humaines, capable de relier des languages artistiques et des éxperiences créatives.

Pendant le dernier trimestre de l'année (du 30 septembre au 20 décembre), les artistes de La Station seront engagés au Confort Moderne, le Centre d'Art de Poitiers, où l'opportunité leur est offerte de proposer une programmation, où se meleront concerts, expositions, performances, lectures sur une période de trois mois. La formule est inédite par rapport aux expériences passées hors les murs: il s'agit d'un véritable “système” (d'ou le titre de l'expo L'Egosystème) dans lequel les oeuvres des ses members seront accompagnées par celles des artistes qui, depuis dix ans, gravitent autour du collectif.

Les artistes composant actuellement La Station sont Cédric Teisseire, Marc Chevalier, Jean Robert Cuttaïa, Jean-Baptiste Ganne, Maxime Matray, Natacha Lesueur, Emilie Pérotto, Marion Orel, Julien Bouillon, Ingrid Luche, David Ancelin.

Stefania Meazza

La Station
10, rue Molière – 06000 Nice (France)
http://www.lastation.org (en français)
Per consulter les dossiers de quelques artistes de La Station: http://www.documentsdartistes.org (en français et anglais)

     

 
 

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