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31/03/99

 
Guido Belli 
 
 
TRA I DUE LITIGANTI IL TERZO NON GODE

 
   
A quando una politica culturale per la creazione artistica? 
 
   

 
 
Il fronteggiarsi di sostenitori del valore economico dei beni culturali e della necessità di un approccio imprenditoriale al loro sfruttamento da una parte, e sostenitori del primato della conservazione dall'altra sta polarizzando il dibattito.
Pur non negando la validità di questi approcci, e la necessità di tenere conto delle rispettivi punti di vista, sembra sempre più necessario allargare gli orizzonti della discussione includendo anche altri fattori, che sembrerebbero essere di uguale importanza.
In particolare sembra significativamente problematica l'assenza di una politica culturale dichiarata che, ad esempio, sancisca la positività e la necessità del sostegno diffuso e pubblico alla creatività artistica. Tale mancanza è ancora più colpevole visto l'esistenza in Italia, comunque e nonostante tutto, di un diffuso interesse verso l'arte contemporanea. Essa è testimoniata dalla presenza di importanti collezionisti e galleristi, di associazioni e di artisti, punte alte di sensibilità ai fenomeni artistici contemporanei, nel campo delle arti visive come in quello dello spettacolo dal vivo.
Dal mancato rinnovo del disegno urbano a seguito dei radicali mutamenti dell'economia produttiva dell'ultimo decennio, fino alla non facilmente comprensibile censura tout court nei confronti dei graffiti hip-hop, percorrendo l'intera scala delle espressioni culturali che ci sono tra un fenomeno così articolato come il primo ed uno così spontaneo come il secondo, tutto sembra indicare la scarsa propensione verso una politica culturale delle pubbliche istituzioni che si spinga coraggiosamente verso il sostegno delle arti e della cultura per il loro valore intrinseco.
Il dibattito tra conservatori ed imprenditori del patrimonio sembra del tutto interno ad un'unica dimensione, sostanzialmente conservatrice per non tenere abbastanza in conto la complessità e l'evoluzione delle espressioni artistiche e culturali.
Sembrerebbe dunque opportuno, pur con tutte le cautele del caso, iniziare a spostare l'angolo di visuale dando anche spazio ad una politica culturale a sostegno dell'innovazione e della creazione di nuovo capitale culturale, e non solo puntare alla gestione e/o alla protezione dell'esistente.
Questa disattenzione sta sempre più decisamente spostando i centri dell'innovazione, dello sviluppo e della creatività artistica fuori dall'Italia.
Una semplice scorsa alla lista dei finanziamenti accordati dall'Artrs Council of England alle arti.
Tra i tanti, colpiscono le 598,000 sterline (più di 1,7 miliardi di lire)assegnate alla Whitechapel Gallery di Londra.
La Whitechapel è una delle più affermate gallerie dell'Est End, attive non solo nell'esporre artisti contemporanei, ma anche nell'organizzare una intensa attività educativa per il quartiere.

Cos'è il capitale culturale?

Riprendo qui la definizione data da David Grogan e Colin Mercer nel loro "The cultural planning handbook - An essential Australian guide", pubblicato da Allen & Unwin nel 1995.
Per maggiori informazioni:
http://www.allen-unwin.com.au/INDEX.HTM

Il capitale culturale è l'insieme dei valori che caratterizzano l'identità culturale della comunità locale.
Ne fanno parte:
* la struttura di pensiero quale si è stratificata nel tempo - la religione, le credenze e le tradizioni, i valori che determinano lo stile di vita della gente e il suo costume sociale;
* i medium usati per esprimere questa cultura - non solo le arti e la letteratura, ma anche il disegno urbano o il modo in cui la gente si riunisce;
* i prodotti dalla cultura - istituzioni, edifici, libri o produzione di strumenti di comunicazione di massa come televisione e film, ma anche, ad esempio, la cucina locale.
Fanno dunque parte del capitale culturale la pratica delle arti visive, dello spettacolo e la letteratura, le industrie e il commercio culturali, l'artigianato artistico, le manifestazioni della diversità culturale, il patrimonio artistico e culturale, le strutture pubbliche destinate alle arti, le organizzazioni culturali e religiose, i festival, il turismo culturale e ambientale, i landmark, i costumi, la mentalità e gli atteggiamenti legati alla cultura locale.