Attraversare le contingenze allargando le prospettive

26/01/2009
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Primo appuntamento di Ţuică


Ecco un progetto trasversale, ideato e curato da Eleonora Farina in collaborazione con UnDo.Net, che nei prossimi mesi indagherà la realtà artistica contemporanea in Romania: si parte dalla presentazione delle riviste d'arte.
Il profondo coinvolgimento nella dimensione socio-politica, cifra della quotidianità dei romeni, si rispecchia pienamente nel modo di fare, di intendere, di studiare l'arte. Come per tutti i Paesi che hanno subito una dittatura, anche per la Romania bisogna parlare di un prima e di un dopo; ed ecco un excursus che va da "Arta" strumento di regime, ad "Artelier" che oggi vuole un Paese non subordinato al mondo dell'arte occidentale, non "Ghetto-ized", ne' "clichè-ized" come dice Ruxandra Balaci.
Voci locali e internazionali in "Vector > magazine - art and culture in context" e "Pavilion - contemporary art and culture magazine", interdisciplinarietà in "Omagiu - remix culture magazine", fino all'importante "Idea. Arts + Society" e, su web, "E-cart.ro" di Raluca Voinea. Tutti molto difficili da reperire...



OMAGIU, copertina del N.3 "Trash Chic". Courtesy Omagiu




PAVILION, copertina del N.11: Dan Perjovschi, "The Right Socialism", 2008. Courtesy Pavilion




IDEA, copertina del N.11, 2007. Courtesy Idea




Vector>, copertina del N.4: Lavinia German, "Replacing Space", 2007. Courtesy Vector>




OMAGIU, copertina del N.5 "Problems". Courtesy Omagiu




OMAGIU, copertina del N.9 "Stars". Courtesy Omagiu




PAVILION, copertina del N.8: Maurizio Cattelan, "Mini-me", 1999 (detail). Courtesy Pavilion




IDEA, copertina del N.27, 2007. Courtesy Idea




Vector>, copertina del N.1. Courtesy Vector>




Revistă de artă din România

di Eleonora Farina

‘Pochi ma buoni': con questo saggio detto della nonna si può, a ragion veduta, iniziare la presentazione delle riviste d'arte in Romania. Si contano sulle dita di una mano; non per questo sono di second'ordine, anzi.
La stampa locale è sempre un ottimo punto di partenza per imparare a conoscere, a vivere una nuova realtà. Io quindi partirò proprio da questa per il mio progetto Ţuică, col fine di monitorare la scena artistica romena.

Rispetto all'Italia, dove il dilagare di art magazine e free press sta invadendo ogni spazio ma dove alcune volte ci si chiede se sia un bene o un male, in Romania il numero è ridotto all'essenziale (il minimo per creare un dibattito serio e costruttivo!), ma il lavoro di queste poche redazioni è decisamente - nella maggior parte dei casi - fatto con criterio.
Non si tratta infatti di fanzine d'arte (termine che ho sentito usare in più occasioni riguardo alle nostre riviste) ma al contrario di veri e propri propilei dell'arte contemporanea: propilei che caratterizzano una volontà di ricerca, di approfondimento, di riflessione della e sulla scena artistica locale e internazionale.
Fondamentale è l'aspetto socio-politico che l'arte contiene ed esplora: da ciò la rilevanza degli interventi di esperti in differenti campi di interesse. Intendiamoci bene: non sto certo parlando di riviste simili a Vogue (e non lo dico in tono spregiativo), nelle pagine della quale si trova un po' di tutto (moda, musica, arte, società e chi più ne ha più ne metta…). Il profondo coinvolgimento nella dimensione socio-politica, cifra della quotidianità dei romeni, si rispecchia pienamente nel modo di fare, di intendere, di studiare l'arte.
Il magazine non è quindi un mero raccoglitore di recensioni, informazioni, eventi, news, gossip e avvenimenti del mondo dell'arte (badate bene, del mondo dell'arte e non dell'arte!).
Non è un press da leggere in bagno, ma, invece, uno strumento di critica (in senso etimologico, dal termine greco κρíσις -krisis- che deriva dal verbo κρíνω -krino-: separare, dividere, decidere e quindi “analizzare”), di approfondimento, di studio, di aggiornamento, di conoscenza. Uno strumento che aiuta a porre e porsi domande, ad analizzare, a far riflettere.

Certamente l'approccio delle riviste in Romania evidenzia un retaggio importante di dittatura nel Paese - non è interessante, in questo contesto, definirne la matrice ideologica (valga quale esempio Bucarest, dove a Piazza della Stampa Libera - Piaţa Presei Libere - si trova l'edificio della stampa che, secondo Ceauşescu, doveva essere il più alto della città sia in senso fisico che simbolico).
Un lungo periodo in cui è stata repressa ogni libertà di espressione personale, in una Nazione nella quale non si poteva parlare di politica, questa era però presente nella vita quotidiana delle persone, nel problema di trovare il cibo ogni giorno come in quello di avere l'acqua calda. L'inevitabile coinvolgimento diretto, continuo nelle questioni, nei fatti della vita pubblica non poteva essere espresso. Da vent'anni a questa parte la Romania ha riconquistato la propria libertà e sta cercando di imporsi sul mercato europeo, anche quello artistico, o almeno di trovare una propria posizione, una propria identità. Per far questo la carta stampata è forse il mezzo prioritario.
The aspirations of those who would isolate art from the social world are analogous to those of Kant's dove which dreamed of how much freer its flight could be if only were released from the resistance of the air. If we are to learn any lesson from the history of the past fifty years of art, it is surely that an art unattached to the social world is free to go anywhere but that it has nowhere to go.” (1) (Victor Burgin)

Come per tutti i paesi che hanno subito una dittatura, anche per la Romania bisogna parlare di un prima e di un dopo il 1989. Partiamo quindi dal prima.

Per decenni l'unico giornale per l'arte contemporanea del periodo comunista, della dittatura di Nicolae Ceauşescu (1965-1989), è Arta (arte, appunto). Rivista ufficiale dell'Unione degli Artisti Plastici e del Ministero della Cultura, il primo numero esce nel 1954. Nei suoi quasi cinquant'anni di vita più volte cambia nome, formato, layout; rimane sempre e comunque la rivista del Partito Comunista Romeno, la rivista che propone la pittura figurativa del Realismo Socialista (tra gli artisti più significativi Sabin Bălaşa, 1932-2008, e Corneliu Baba, 1906-1997). A testimonianza di ciò si può prendere da esempio il numero 11 del 1984, interamente dedicato al 13° congresso del partito durante il quale avvenne la rielezione di Ceauşescu a segretario generale. Interventi che vanno da Il senso del patriottismo nell'arte romena (2) (completo di citazioni del dittatore) a quelli scritti in cirillico: questo il modo di lavorare dell'unica rivista possibile durante la dittatura!

Nel 2001 Arta, lontana da qualsiasi interesse, con uno stile ormai obsoleto, quasi ostile ai cambiamenti che stavano avvenendo nel mondo, lascia il posto a un progetto artistico, di pochi numeri in realtà, portato avanti dall'attuale direttrice artistica del Museo Nazionale d'Arte Contemporanea (MNAC) di Bucarest, Ruxandra Balaci: Artelier – contemporary art magazine.
Il magazine è una collaborazione del MNAC e dell'ICCA (International Center for Contemporary Art della stessa città, oggi non più attivo). E' con questa rivista che la ormai invecchiata e antiquata Arta si appresta a passare il nuovo millennio, nel segno di un forte cambiamento nel modo di intendere l'arte in Romania. Nonostante il magazine si interrompa già nel 2003 (numero 8), Artelier rappresenta per due anni un intento di ‘svecchiamento' dell'arte romena, o meglio si presenta quale rappresentante di un nuovo modo di vederla: nuove persone sono a capo di esso, sottolineando la fine della vecchia intelighenţia; nuovi artisti vengono presentati; nuove tecnologie entrano a far parte degli interessi artistici; nuovi progetti sono proposti (ad esempio la creazione del MNAC); nuove tematiche che vanno in direzione di un'apertura europea dell'aerea balcanica (uno sguardo va dato all'ultimo numero, l'8 del 2003: Balkans & Balkanness. Pros & Cons).
Artelier sponsorizza quindi una Romania artistica non più subordinata al mondo dell'arte occidentale ma invece, come giustamente sottolinea la Balaci: “'Ghetto'-ized or not, 'cliché-ized' or not, approaching this area is surely approaching another valuable area of art.” (3) Una rivista quindi pronta a parlare del futuro, aperta alle nuove sfide che si presentano al Paese in previsione anche dell'entrata nell'Unione Europea.

Tra i ‘propilei' il posto d'onore va a Vector > magazine – art and culture in context, dell'Associazione culturale Vector di Iaşi. Simile per dimensioni al nostrano UOVO, è una vera e propria summa di arte locale, posta in rapporto con quella internazionale.
E per questo è stato scelto a rappresentare l'Europa dell'Est nel progetto Magazines di Documenta XII (2007). E' infatti un affidabile termometro per quanto riguarda l'arte nei paesi del Sud-Est Europa e del Medio Oriente.
Il magazine, scaricabile dal sito internet, è una piattaforma di lavoro che esce a intervalli non regolari. L'Associazione Vector (fondatore l'artista Matei Bejenaru) è anche l'organizzatrice della più importante Biennale d'arte contemporanea della Romania: Periferic. Arrivata quest'anno alla sua ottava edizione - nata quale festival annuale di performance -, Periferic è uno dei tasselli fondamentali di una città artisticamente e intellettualmente già molto attiva qual'è Iaşi, un crocevia di studenti al confine tra la Romania e la vicina, ma non ancora europea, Repubblica di Moldova. La stessa Associazione è stata l'ideatrice del primo dipartimento di New Media all'Università delle Arti della città (c'è da evidenziare che esistono solamente quattro università d'arte in tutto il Paese!).
Risulta quindi chiaro perché la rivista Vector, date queste premesse, sia un ineludibile punto di riferimento per il dibattito culturale della Romania. Per chiudere con questo magazine vorrei consigliarne una lettura: Resistance through Small Corruption in Communist Romania di Sorin Bucancea (4).

Di Cluj è invece la redazione di Balkon Cluj – contemporary art magazine. Nonostante il progetto originario sia stato importato lo scorso decennio dall'Ungheria (Balkon Magazine di Budapest), il magazine è riuscito a costruirsi il proprio spazio in terra romena. Pubblicato dal 1999 con cadenza trimestrale dalla casa editrice Idea di Cluj, è diventato un riferimento imprescindibile per una mappatura completa e di qualità della scena artistica romena, sia di quella presente nella Nazione sia di quella all'estero.
Balkon Cluj chiude i battenti con il numero 14, trasformandosi in modo camaleontico nell'attuale rivista per eccellenza per l'arte contemporanea in Romania: IDEA. Arts + Society.
Ormai un vero must, IDEA è oggi il figlio più che maggiorenne di Balkon Budapest. Ogni nuovo numero potrebbe senza problemi costituire una sezione di un buon manuale di critica d'arte. Edito anch'esso dalla casa editrice nonché fondazione IDEA, offre testi di spessore sulla realtà romena (e non solo), dando ampio spazio a progetti artistici e ad approfondimenti. Intorno alla redazione di IDEA a Cluj ruota un circolo di intellettuali che non ha pari in Romania: anche per questo la città risulta una delle più vive nel settore. Ogni numero è suddiviso in rubriche: tra queste un ‘archive', una ‘gallery' con progetti artistici, una ‘scene' con le proposte attuali, un ‘insert', un ‘verso' dedicato a testi critici internazionali tradotti in romeno (un vero e proprio avviamento consapevolizzante all'arte contemporanea).
Generally speaking, the magazine doesn't mean to be a neutral, passive media channel, simply re-presenting already existing, more or less visible, cultural events. On the contrary, it programmatically relies on initiative, on engaged in regard to the exigency of the social-political relevance of the image, meant to create visibility for a more than necessary artistic practice” (5) : questo l'intento di ‘gallery'.

A Bucarest invece la redazione di Pavilion – contemporary art and culture magazine (il nome allude alla struttura temporanea dell'arte contemporanea). Progetto semestrale iniziato nel 2001, oggi non è più solamente un giornale ma una piattaforma artistica per lo sviluppo di numerosi progetti legati soprattutto alla capitale (forse la città più bisognosa di sostegno e di aiuto dal punto di vista culturale). Pavilion, iniziato da Razvan Ion ed Eugen Radescu, è infatti promotore della Bucharest Biennale (nel 2008 alla sua terza edizione) e del Pavilion Unicredit, uno spazio indipendente, un work in progress per l'arte contemporanea, per le arti audio-visive e performative, che verrà inaugurato all'inizio del 2009.

In chiusura è da segnalare OMAGIU – remix culture magazine di Bucarest (nato nel 2005, con cadenza trimestrale), un magazine dedicato all'arte contemporanea quanto al fashion, alla musica, al design. Ogni numero affronta un tema scelto, approfondito nel corso delle pagine secondo numerosi punti di vista. Decisamente un'ottima presentazione grafica. Tra gli aspetti positivi sono da evidenziare, in aggiunta, le numerose libertà che la rivista è solita prendersi: a differenza dei magazine di settore italiani infatti, OMAGIU si ‘permette' di presentare dei numeri particolarmente forti, tali da essere addirittura vietati ai minori di 18 anni. OMAGIU è forse la più simile alla produzione del nostro Paese: propone infatti un melange di situazioni e interessi, tra i quali anche un'abbondante pubblicità (e se ora anche gli artisti si mettono a fare pubblicità… (6)!

Concluderei con uno dei più importanti web art magazine di Romania, E-cart.ro. In formato esclusivamente elettronico, E-cart.ro, fondato nel 2003 da Raluca Voinea (già collaboratrice per Idea) quale iniziativa - web - non profit per l'arte contemporanea, si sta concedendo un lungo momento di pausa in attesa di far uscire il numero 9. Collaboratori sono Catalin Gheorghe dell'Associazione Vector, l'artista Dan Perjovschi e l'Associazione non profit H.Arta di Timişoara. La stessa Voinea è stata inoltre coordinatrice del progetto di arte pubblica Public Art Bucharest 2007 (il primo in Romania di questa portata) con artisti romeni quali Daniel Knorr, Mircea Cantor, i coniugi Perjovschi.

Come si può notare, dunque, le redazioni di quasi tutte queste riviste sono fucine creatrici di punti di incontro, di idee, di progetti. Non è infatti usuale pensare che due delle riviste più importanti del paese organizzano anche due delle tre biennali esistenti in Romania; o ancora, che sono promotrici di spazi per l'arte contemporanea, di residenze, di associazioni, di gallerie, di progetti di arte pubblica...
Questo da un lato può essere imputabile al numero ristretto di persone che lavorano nel settore artistico in questa Nazione, soprattutto in quello contemporaneo (come si suol dire: si vedono sempre le stesse facce!); dall'altro denota comunque una grande ricchezza di progettualità e di voglia di fare, di costruire, di realizzare (anche se si è o, forse, proprio perché si è in pochi).

Altro aspetto che accomuna e rende diversi i magazine romeni dai nostri è il fattore pubblicità: difficile trovare - come invece nella maggior parte degli art magazine mondiali - pagine e pagine che pubblicizzano indifferentemente una mostra o un profumo (segno forse che si può fare a meno di tutto questo advertising, considerato anche che la maggior parte delle riviste è in vendita a un costo non propriamente economico?).

Quando ho esposto ai miei colleghi romeni la volontà di presentare una panoramica delle riviste del loro Paese mi è stato risposto coralmente: “e quali sono le riviste d'arte in Romania?”. Certo, è proprio nella reperibilità il primo e vero problema: ad esempio, nella stessa capitale è difficile trovare questi pochi magazine locali. Neanche le librerie cosiddette specializzate li hanno nei loro scaffali. Per non parlare poi della stampa di settore internazionale. Questo dovrebbe far riflettere sull'importanza della carta stampata (ricordiamoci di Citizen Kane) e sulla fortuna che invece abbiamo noi in Italia (sembra strano dirlo)...


Note:

1) In IDEA. Arts + Society, nr. 29, Cluj-Napoca 2008, seconda di copertina.
2) In Arta. Revistă a uniunii artiştilor plastici din Republica Socialistă România, anno XXVI, nr. 4, Bucarest 1979, p. 1.
3) In R. Balaci, “Foreword”, in Artelier 8. Balkans & Balkanness. Pros & Cons, nr. 8, Bucarest 2003, p. 6.
4) S. Bucancea, “Resistance through Small Corruption in Communist Romania”, in Vector > magazine, nr. 3, Iaşi 2006, pp. 92-98.
5) In IDEA. Arts + Society, nr. 27, Cluj-Napoca 2007, p. 32.
6) Vedi OMAGIU, nr. 10, Bucarest 2008, p. 111.


Link utili:
Poiché tutti gli art magazine romeni sono corredati da un'attenta traduzione in lingua inglese, auguro a tutti voi buona lettura!
www.periferic.org/vector_publication.html (è possibile scaricare i quattro numeri del magazine)
www.ideamagazine.ro
www.pavilionmagazine.org
www.omagiu.com
www.e-cart.ro/8/8/index_8.html (ndr: oggi il sito è momentaneamente irraggiungibile)

Revistă de artă din România fa parte del progetto Ţuică sulla situazione artistica della Romania, a cura di Eleonora Farina in collaborazione con UnDo.Net. Informazioni generali su Ţuică

Eleonora Farina è laureata all'Università di Roma La Sapienza in storia dell'arte contemporanea. Ha curato il progetto di arte pubblica “Imperceptible Vision” con l'artista Marina Fulgeri. Dopo un anno di lavoro a Berlino, attualmente vive in Romania e lavora presso il Museo Nazionale d'Arte Contemporanea di Bucarest. Collabora con UnDo.Net e con la rivista “Arte e Critica”.

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