Attraversare le contingenze allargando le prospettive

06/04/2009
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Matteo Lucchetti

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“Gli artisti di oggi non aggiornano gli strumenti di un’arte politica. Non sfidano i nuovi media a beneficio della collettività. E nemmeno iniziano progetti di impronta sociale che vadano oltre le pareti delle gallerie. Gli artisti di oggi non rischiano nemmeno la loro stabilità partecipando ad attività (artistiche o meno) che non aiutino le loro carriere. E posso capirli. E´difficile fare arte e la rivoluzione allo stesso tempo. Richiede grande sacrificio.” (Gunnar Krantz).
Queste le parole di un artista svedese che negli ultimi anni ha dato vita ad un progetto chiamato Breaking the Silence con Kamilla Rydahl. Un progetto che nasce dalla constatazione del ruolo di minoranza, all'interno dei processi di produzione culturale, della figura dell'artista. Questa riflessione è stata uno degli spunti iniziali per la costruzione della piattaforma di “The Power of the Artist”: un progetto pensato come contenitore flessibile di alternative possibili, ancora capaci di esercitare un potere critico ed intellettuale, che non ha paura di perdere vantaggio o posizioni. Una temporary autonomous zone che si fa display espositivo per declinarsi ogni volta su questioni chiave della produzione artistica contemporanea.
Da sempre interessato alle dinamiche socio-politiche che si giocano sul crinale tra spazio pubblico e spazio privato ho seguito, per tutto il 2007, il progetto “Cities from Below – zone della trasformazione e costruzione urbana” per la città di Pisa (a cura di Marco Scotini, commissionato dalla Fondazione Teseco), dove si sono intercorsi, tra gli altri, i progetti laboratoriali di Chto Delat, Maria Papadimitriou, Flying City e Oda Projesi. Un'esperienza dalla quale ho sviluppato un interesse per la città letta come effettivo campo di verifica dei dispositivi di potere che si incrociano nella griglia urbana. Le forme e le prassi che quotidianamente qualificano lo spazio pubblico infatti si rivelano costantemente utili a definire la mutevole natura della dimensione politica dello spazio della città. Comprendere questa dimensione significa quindi accedere agli altrettanto instabili rapporti che legano l’abitante – in tutte le possibili declinazioni – al suo spazio di relazione quotidiano, oggi sempre più privato della sua valenza collettiva.
Tra le altre ricerche teoriche che sto seguendo, “Relation-shifts” indaga le relazioni di senso possibili tra le seconde avanguardie teatrali del Novecento e l'arte relazione così come descritta da Bourriaud e Claire Bishop.
Uno degli esiti più crudeli che ha visto l'adagio del rapporto tra arte e vita è stato descritto da Debord come la dissoluzione dell'arte, espropriata del suo potenziale trasformativo, del suo poter essere arte del cambiamento. In questo senso “Relation-shifts” vuole ripercorrere tutte quelle esperienze a cavallo tra l'anarchismo, l'attivismo politico e la creazione di isole utopiche, che trovano un corrispettivo nelle pratiche artistiche dell'oggi e del recente passato.

Biografia

Matteo Lucchetti  (1984) è un giovane curatore laureato in Storia dell'arte contemporanea all'Università degli studi di Firenze. Attualmente frequenta il biennio specialistico in Visual Arts and Curatorial Studies presso la Nuova Accademia di Belle Arti a Milano, dove collabora alla didattica seguendo visiting professors come Jens Hoffmann e Maria Papadimitriou. Si interessa da diverso tempo alle dinamiche e ai processi dell'arte pubblica e dell’arte relazionale, portando avanti, a livello teorico, le proprie ricerche relative alle connessioni tra le seconde avanguardie teatrali del novecento e le pratiche relazionali; mentre da un punto di vista curatoriale segue progetti come Impossibile sites. Collabora dal 2006 con Marco Scotini, con il quale dal 2006 al 2007 segue il progetto Cities from below presso il Laboratorio per l’Arte Contemporanea della Fondazione Teseco a Pisa; e dal 2008 il progetto Disobedience Archive, curandone l'archivio on line e assistendo occasioni espositive come in Salon of the Revolution presso l’HDLU di Zagabria. Tra i propri progetti curatoriali: The Power of the Artist #1 presso Spazio Dinamico P.M.E., all’interno del Cantiere Provinciale per la Cultura Contemporanea di Pisa; Altri Discorsi, presso Careof, Milano; Milanopoli - un’indagine sulla città di Milano presso NABA, Milano; Emergenze 5 e Massaccesi Mullstadt di John Massaccesi alla Spezia. Nel settembre 2008 è invitato al Laboratorio di interpretazione per curatori, con 14 giovani curatori italiani, progetto speciale di Manifesta7, all'interno della mostra di Bolzano. Scrive periodicamente su riviste e pubblicazioni di settore tra cui Rd'A-Rivista d'arte; è caporedattore per la rivista NO ORDER - Art in a post Fordist Society; collabora al portale di cultura contemporanea SuccoAcido.net e porta avanti alcuni progetti con la piattaforma per l'arte contemporanea UnDo.net.

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