Attraversare le contingenze allargando le prospettive

02/04/2009
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Giacomo Bazzani

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Il mio percorso professionale inizia nella città di Prato (IT) nel 2003, nel corso della prima importante crisi economica del nuovo secolo che la città ha attraversato. Prato, dall’essere modello di crescita economica come distretto produttivo tessile, si è trovata in quel periodo, di fronte ad una imponente crisi economica che si andrà poi ad intensificare con gli anni. Un processo di de-industrializzazione noto nelle società tardo-capitaliste, ma che, al suo manifestarsi, genera nuove disuguaglianze sociali e nuove paure e tensioni nella vita collettiva. Venendo ad essere, con il passare con gli anni, la città italiana con la più alta presenza di cittadini con passaporto cinese, si è poi assistito alla diffusione di pregiudizi e stereotipi contro questa fascia di popolazione. Sebbene la relazione causale tra presenza dei migranti e crisi economica sia facilmente confutabile da un punto di vista scientifico, l’immaginario locale si era andato gonfiando di paure e ipotesi “invasorie” e persecutorie a danno degli autoctoni. Questo clima trovava una violenta verifica nelle difficoltà delle seconde generazioni di sentirsi parte della propria città: dall’alto tasso di abbandono scolastico registrato nelle scuole, ai racconti di vita di una generazione che subiva su di sé innumerevoli episodi di razzismo diffuso. In questo clima sociale la fondazione del gruppo Renshi.org fu una decisa scelta di campo per il ruolo che le pratiche artistiche dovevano avere in questo contesto. Quel preciso ambito di tensione sociale che la città stava vivendo divenne il luogo di azione del gruppo, individuando un obiettivo di lungo periodo nella possibilità di ridefinire un immaginario locale meno escludente e discriminatorio. Per far questo furono sviluppate numerose metodologie di intervento che hanno cercato di cortocircuitare contraddizioni latenti del sistema: dalla possibilità di immaginare una nuova centralità urbana orientata al cambiamento con Prato Chinaguide, fino all’idea di destrutturare la retorica identitaria di un territorio entrando nella complessità delle sue mitologie con, ad esempio, il progetto Malaparte Celebration.
Ma, facendo propria la metafora della doppia sconnessione spaziale e temporale nel descrivere il rapporto contemporaneo tra individuo e società, può essere individuata una nuova forma di critica istituzionale, che vede nella capacità delle pratiche artistiche di produrre soggettività, un terreno fertile per una nuova caratterizzazione dell’attivismo sociale. Con il progetto Integration and Conflit ho cercato di costruire un percorso di interazione tra pratiche artistiche e contesti territoriali in cui potessero emergere nuove forme di protagonismo sociale, e possibilità di immaginare nuovi conflitti come forme di cambiamento costruttive. In ognuna delle sette città che l’evento ha coinvolto ho cercato di orientare il progetto verso un’emergenza locale, strutturando un metodo di lavoro tra gli attori in campo adeguato agli obiettivi territoriali del progetto ed alla sua capacità ridescrittiva più generale. In questo orizzonte si è sviluppato il progetto Postfordist reality che ha coinvolto gli operai dell’azienda Piaggio di Pontedera nella costruzione di un archivio cittadino sulla trasformazione dei conflitti nel mondo del lavoro; si è poi sviluppato il workshop tenuto dal gruppo di alcolisti in trattamento nella città di Seravezza; oppure il laboratorio per l’elaborazione di progetti attivisti tenuto da The Yes Men nella città di Firenze. Il percorso complessivo ha cercato di raccogliere possibili forme per agire un nuovo conflitto sociale, forme in cui l’agente, trova nuove possibilità di azione non a partire dal suo ruolo sociale, ma nel valore posizionale del suo agire.
Un ulteriore scenario di azione ho cercato di descrivere con Tools for Revolution or Just for Sale, progetto pensato a partire dalla dimensione territoriale e urbana di Firenze, ma all’interno di un quadro di riferimento storico e macrosociale legato all’idea di “libertà” e di “liberazione”. Risalendo a ritroso l’idea di libertà di scelta, è stato individuato lo slittamento di questa in molti casi dal politico all’economico, sovrapponendo sfere di azione sociale e soffocandone alcune conosciute ma, potenzialmente, aprendo anche nuovi spazi alla capacità di interposizione e ridescrizione delle pratiche artistiche. Uno scenario in cui trovano forma progetti collettivi legati a realtà urbane di frontiera come Le Piagge, oppure codificazioni di nuovi linguaggi ad uso di immaginari locali gentrificati (es. il progetto Prodotto Interno dello Spazio Pubblico). L’attività curatoriale cerca di collocarsi in questo caso in un ennesimo luogo ibrido, in cui la capacità di caratterizzazione di micro dinamiche sociali va di pari passo con la possibilità di una loro generalizzazione e con la continua necessità di ridefinire un contesto dell’agire delle pratiche artistiche. Un contesto, che non può esimersi dal confronto con i molteplici e nuovi livelli di disuguaglianza sociale e dalla compartecipazione alla costruzione di un immaginario collettivo non escludente.

Biografia
Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Firenze con tesi in Estetica delle arti contemporanee con relatore Prof. Massimo Carboni, ha proseguito gli studi in Sociologia presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze.
La sua attività professionale inizia nel 2003 fondando a Prato (IT) il gruppo il Renshi.org. Il gruppo nasce in diretta relazione con le tensioni che la città di Prato viveva per l’espandersi della crisi economica nell’industria tessile cittadina e per il diffondersi di pregiudizi e stereotipi nei confronti dei cittadini con passaporto cinese (10% della popolazione). Con un processo di stereotipizzazione ben descritta nei processi di discriminazione razziale, si individuava un nesso causale inesistente tra la crisi industriale e i processi migratori. Alla paura e alla chiusura identitaria Renshi.org ha contrapposto pratiche, progetti e forme di relazione nuove e fondate sulla partecipazione diretta della popolazione. All’idea di identità ha contrapposto quella di appartenenze, mutevoli, sincroniche e diacroniche; alla definizione dei confini ha preferito il loro attraversamento. Tra i progetti sviluppati si ricorda la collaborazione a Wan Li, il primo giornale italiano bilingue italo-cinese di informazione locale; le celebrazioni dello scrittore Malaparte nella parte della città con il maggior numero di negozi gestiti da cittadini con passaporto cinese; la guida alternativa alla città di Prato Prato Chinaguide (vedi www.renshi.org).
Tra i recenti progetti curatoriali ricordiamo nel 2007-2008 la curatela della quarta edizione del progetto Networking dal titolo Integration and Conflict. Il progetto, che ha visto coinvolte sette città toscane in altrettanti workshop e laboratori territoriali, ha visto la partecipazione di oltre settanta giovani artisti locali assieme a tutor quali The Yes Men, Jens Haaning, Social Impact e Mario Rizzi. I laboratori si sono concentrati ognuno su uno specifico “luogo di conflitto contemporaneo” (dalla migrazione, all’identità all’attivismo sociale) cercando di costruire complessivamente una mappatura generale ed una ipotesi costruttiva dei nuovi conflitti a venire, e del ruolo che le pratiche artistiche possono agire all’interno di questo scenario (vedi www.integrationandconflict.net).
Nel 2009 cura il progetto Tools for Revolution or Just for Sale presentato presso Villa Romana a Firenze (www.villaromana.org). Il progetto ha visto coinvolti oltre ventotto artisti e gruppi che hanno confrontato le proprie pratiche con l’idea contemporanea di “libertà” e “liberazione” sperimentano nuovi spazi di azione nella città contemporanea. La maggior parte dei progetti sono state azioni e progetti site specific realizzati per la città di Firenze, ma sono state presentati anche progetti realizzati in differenti ambiti geografici: da Kabul a New Orleans a Belgrado. Tra gli artisti coinvolti ricordiamo Mark Brogan, Leone Contini, Andrea Geyer, Mariam Ghani, Ashley Hunt, Jacopo Miliani, Naeem Mohaiemen, Benjamin Yavuzsoy, etc..
I suoi progetti sono stati presentati tra gli altri luoghi anche presso il CCCS Strozzina – Palazzo Strozzi di Firenze, l’Espai Cultural Caja di Madrid, il Museo Pecci di Prato, il Museo d’arte contemporanea Villa Croce di Genova, la Stazione Leopolda di Firenze, Isola Art Center di Milano, etc.
È docente di Studi Curatoriali presso il Biennio Specialistico all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Ha tenuto conferenze presso Macn, Monsummano Terme; CCCS Palazzo Strozzi, Firenze; Cango, Firenze; Museo Pecci, Prato; Università di Ferrara; Giardino Futuro, Verona, Università di Firenze.
Il suo lavoro è stato pubblicato su riviste e quotidiani tra i quali: Flash Art, Work, Segno, Repubblica, Il sole 24 ore, Diario, Mousse, Arte Critica, Espoarte, Juliet Art Magazine, Millepiani.
È autore dei seguenti progetti editoriali: Prato Chinaguide, Regione Toscana, Prato 2006; Coming Conflicts. Artistic Practices in Conflict Places, Networking, Firenze 2008; Freedomism. Artistic Practices After the Naturalization Market, Ed. Polistampa, Firenze 2008.


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