6/07/2000

 
Alessandra Galasso 
 
 
Il pensiero creativo : un antidoto al processo di McDonaldizzazione

 
   
 
 
   
 
Una delle più gravi calamità che oggi affliggono il pianeta è costituito dal processo dilagante di 'mcdonaldizzazione'. I principi di efficienza, calcolabilità e prevedibiltà, originariamente applicati ai processi produttivi, vengono oggi utilizzati come parametri valutativi in tutte le sfere della vita umana: dall'informazione alla scuola, dal sistema sanitario a quello del
tempo libero, dallo sport fino ai fenomeni di nascita e morte. A metà Ottocento fu il filosofo tedesco Max Weber ad identificare per primo questi principi applicati al processo di 'burocratizzazione' della società. Negli anni 20 l'americano Frederick W. Taylor ideò la cosiddetta "organizzazione scientifica" del lavoro. Taylor 'vivisezionò' i gesti compiuti da ciascun operaio al fine di razionalizzare (=minimizzare) i movimenti, e quindi gli sprechi e conseguentemente massimizzare la produttività (=i
guadagni).
Il suo sogno era quello di trovare 'the one best way', un modo prestabilito per ciascun segmento del ciclo industriale (inutile precisare che fosse lui a determinarlo) ai quali i lavoratori avrebbero dovuto in seguito adattarsi. Successivamente i principi elaborati da Taylor vennero applicati all'industria automobilistica da Henry Ford. La catena di montaggio venne considerata un formidabile passo in avanti nella razionalizzazione del lavoro industriale. George Ritzer, un professore americano che insegna sociologia all'università del Maryland, ha brillantemente analizzato gli effetti di questo processo nel suo saggio "Il Mondo alla McDonald's" 1.Ritzer utilizza la catena di fast food McDonald come un paradigma per analizzare l'intera società capitalistica contemporanea. Le ragioni principali del successo del paradigma sono numerosi. Innanzitutto il principio di efficienza si iscrive nella tradizione scientifica del pensiero occidentale. La ricerca del mezzo ottimale in vista di un dato fine è implicito in tutto il pensiero razionalista fin dai tempi di Cartesio. 'Mezzo ottimale' non significa risultato migliore; la quantità non si accompagna necessariamente alla qualità. L'efficienza è necessariamente legata alla calcolabilità, una nozione che assilla l'uomo dai tempi della rivoluzione industriale. Il terzo, e ultimo, elemento determinante all'interno di questo processo è la prevedibilità. E' chiaro che più si applicano i primi due principi il terzo risulta essere un 'naturale' compendio. Se ci fermiamo ad analizzare la trasposizione di questi principi a tutta la società non possiamo che ammettere che ormai siamo tutti vittime di un delirio 'McDonaldiano'. Tutto è sottoposto al diktat del di più, più veloce, meno caro e meno imprevedibile possibile. Mangiamo cibo precotto, vogliamo che i media ci diano informazioni succinte e senza troppi commentari; le diagnosi mediche devono essere sempre più veloci, affidate ad analisi di laboratori più che al parere dei dottori; per il tempo libero milioni di persone scelgono viaggi 'compresse': un weekend a Parigi, Londra o Praga; una settimana per 'il coast to coast' negli Stati Uniti, o (soprattutto per i clienti giapponesi) l'Europa in 10 giorni incluso l'adorato shopping nelle principali capitali europee. Tuttavia se oggi c'è un'area in cui tali principi stentano ancora a mettere le radici, questa è proprio quella delle discipline creative: la danza, la poesia, il teatro, la musica, l'arte. Arti creative non vuole dire industria dello spettacolo che invece è un ennesimo esempio di McDonaldizzazione. Proprio perchè così scarsamente efficienti, calcolabili, e prevedibili ma al contrario aleatori, voluttuari, individualisti, capricciosi e fondamentalmente inutili, secondo i criteri valutativi della società fast food, le discipline creative, prima fra queste l'arte, hanno un'enorme responsabilità: quello di porsi come antidoto. Invece di sentirsi incompresi, emarginati e lontani dai proiettori del circo della società dello spettacolo, tutti coloro che operano in questi settori dovrebbero rivendicare il proprio ruolo di elementi di disturbo. Persone che hanno come scopo principale quello di invertire e scombinare i luoghi comuni, sfidare le credenze preaquisite e svelare le incongruenze,
le irrazionalità del sistema, l'alienazione dell'essere umano vittima della McDonaldizzazione.
L'inutilità opposta alla massimizzazione dei risultati, la qualità anziché la quantità, l'imprevisto anzichè il déja vu. Sapevate che i medaglioni di carne bovina che compongono gli hamburger McDonald devono pesare 1,6 once, misurare 3,875 pollici di diametro, mentre il panino deve fare 3,5 pollici di diametro (in modo che la carne fuoriesca per dare una sensazione di quantità), e la carne non deve contenere più del 19% di grassi (più grassi farebbero ridurre l'hamburger in fase di cottura) ? Ah dimenticavo, buon appetito ! Alessandra Galasso 1 RITZER, George, The McDonaldization of Society. An investigation into the changing Character of Contemporay Social Life, Pine Forge Press, 1996 (trad. ital. Il Mondo alla McDonald's, Il Mulino, Bologna, 1997

     

 
 

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