24/11/2004

 
Vegetali Ignoti 
 
 
Quale spazio per la pittura? Dibattito sul senso della pittura oggi

 
   
Un progetto di Alessandra Gagliano Candela 
 
   
Bill Viola




Bill Viola




Nicola De Maria




Casaluce-Geiger




Casaluce-Geiger




Luca Scarabelli




Luca Scarabelli




Riccardo Paracchini




Riccardo Paracchini




Giorgio Vicentini




Arianna Carossa




Arianna Carossa




Alessandro Baricco, dipinge con le parole




Carmen Consoli, dipinge con la voce



 
Due incontri fortuiti hanno generato l'idea di proporre un dibattito sul senso della pittura oggi, il primo e' avvenuto in una galleria d'arte di Genova ormai piu' di un anno fa: un pittore molto noto che vive a Roma dialogo' a lungo con me sulla pittura, sul significato dell'uso di questo mezzo, sulla necessita' di conoscerne la tecnica. Si trattava di uno di quegli artisti che alla pittura erano tornati una trentina d'anni fa e la conversazione, non troppo polemica, si insinuo' come un tarlo nella mia mente, alimentando altre domande, l'idea di proporre un progetto che indagasse su questo tema e che non fosse solo una mostra.
Il secondo incontro e' stato con un libro, il romanzo di Tracy Chevalier ''La ragazza con l'orecchino di perla'' che ho letto nello stesso periodo. La giovane ragazza che va a servizio nella casa del pittore Vermeer, finisce con l'appassionarsi alla pittura, al macinare i colori, anche al pittore che le fara' il ritratto. La coincidenza davvero fortuita ha contribuito a rafforzare il progetto iniziale, del resto discusso con gli artisti, in primo luogo Riccardo Paracchini, che si e' interessato subito a questa idea.
In realta', non era un discorso chiuso, assiomatico sulla dignita' della pittura che volevo proporre, ma un dialogo, una forma aperta che cercasse di disegnare una traccia su quel che poteva essere fare pittura oggi, una considerazione che prescindesse dalla rivendicazione della dignita' di un mezzo espressivo antico, per analizzare l'idea della pittura hic et nunc. Troppo facile sarebbe stato ricorrere al pensiero del ''ritorno'', troppe volte la pittura e' stata data per morta, troppe volte e' resuscitata, ma la sua rinascita apparente ha spesso evitato di approfondire le sue trasformazioni, di interrogarsi sul concetto stesso del dipingere.
Era, d'altro canto, interessante condurre la riflessione in maniera aperta, lasciando chiunque libero di intervenire. Di qui la scelta di avviare il dibattito su Internet, in blog, proponendo una serie di domande sulle quali orientarsi.
Ha un senso usare la pittura come mezzo espressivo oggi? Il suo essere un linguaggio di grande tradizione la favorisce, o la penalizza? Che cos'e' pittura, solo quella che si fa con pennelli e colori sulla tela? In quale relazione e' la pittura con la tecnologia?
Fare pittura significa ammettere la distanza fra il ss' e l'altro, accettare una sfida con il vuoto, o e' il modo piu' semplice per essere riconosciuti come artisti, alimentando il circuito del mercato? Quanti oggi usano la pittura come linguaggio unico, quanti mediano con altre forme espressive? Che cos'e' davvero pittura oggi?
Gli interventi che pubblichiamo di seguito [{raccolti attraverso il blog www.vegetalignoti.splinder.com}] offrono un primo sguardo, ma il dialogo prosegue con il contributo di tutti coloro ai quali interessi un rapporto con l'arte che esuli da ogni facile schematizzazionie per recuperarne il senso.
Alessandra Gagliano Candela


INTERVENTI

La parola ''pittura'' divisa in verbi come ''dipingere'' e ''pitturare'' (in inglese semplicemente ''paint'') mostra l'inadeguatezza del concetto artistico che essa esprime nelle societa' del cosiddetto Occidente. Infatti, dobbiamo specificare cosa si dipinge: un muro o un quadro.
La ''pittura'' in senso moderno origina da una frattura, un distacco e un allontanamento graduale dei pittori rinascimentali dal concetto bizantino di ''icona''.
Per la cultura bizantina la parola icona non include nessuna metafora. Essa e' esclusivamente e autenticamente l'IMMAGINE di ciò che viene raffigurato sul legno e attraverso i colori. Credo che il monaco iconografo non avesse nessun dubbio e nessuna incertezza sull'importanza e sul significato del suo operato. I dubbi nascono quando la dimensione trascendentale diventa rarefatta, negata, nascosta dalla mente razionale dell'artista pittore.
La crisi e' indispensabile, le domande e le incertezze sono inevitabili finche' non si trova quella dimensione in cui si possa trascendere il legno, la tela, il colore, la concretezza insostenibile della spazialita' dell'opera d'arte. Cosi', io penso che la crisi della pittura, assieme a altre crisi parallele contemporanee, era gia' iniziata quando il rinascimento si staccava dal Bisanzio.
Fatos (http://albellenic.splinder.com)
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Le regole esistono per essere conosciute e rovesciate... a nostro piacere. Finche' ci sara' anche una sola creatura ad aver bisogno di questo mezzo espressivo... questo medium avra' un senso. Ad ognuno la liberta' di dare un proprio significato, oltre il tempo, lo spazio... l'uomo nel suo cammino, ha delle costanti... delle eterne domande. Ogni aiuto e' complementare all'altro. Io sono per le contaminazioni, ogni mondo non esclude l'importanza dell'altro : - )
casaluce-geiger (http://www.casaluce-geiger.net)
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Dicono che il concetto tempo sia relativo. Contemporaneo e', anche, un atteggiamento di apertura, rispetto... per le varie esigenze espressive. Pensiamo alla pittura digitale: cambia la forma ma resta il contenuto. Esiste una mutazione in atto, ma questa non puo' cancellare ogni traccia del passato. Ma ribadisco, io amo lavorare sul concetto di contaminazione e la natura mi da molti esempi validi...
casaluce-geiger (http://www.casaluce-geiger.net)
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L'esistenza di una esigenza espressiva non dovrebbe, a priori, essere considerata migliore,etc... decidere questo a tavolino implica il rischio di un una forma di razzismo concettuale, espressivo... se mutazione e' in atto - cosa inevitabile e fisiologica - deve avvenire in modo naturale... una certa speculazione da parte del sistema dell'arte potrebbe riguardare ogni forma espressiva... anche quella piu' tecnologica. Contemporaneita' e' soprattutto liberta', curiosita', voglia di confrontarsi con ogni forma di linguaggio espressivo... ho sempre dubitato di chi crede di aver trovato una grande verita'. Preferisco sempre e comunque un atteggiamento di umilta' intellettuale. Ad ognuno le proprie domande... il proprio metodo di trovare delle risposte. Le sue risposte.
casaluce-geiger (http://www.casaluce-geiger.net)
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Una volta chiesi a Dave Hickey se aveva senso dipingere o no. Lui, al Bellagio Hotel di Las Vegas dove stavamo guardandone la collezione di Picasso e Rembrant mi rispose che si, la pittura ha un passato ampio come la letteratura e che e' importante continuare a svilupparla; e' un corpus che puo' continuare ad estendersi.
anonimo
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La pittura è vita! io ora vivo cosi': dopo strenue sperimentazioni su ogni tipo di superficie opaca, tela, ferro, legno, zinco, ardesia, alluminio, incontro fatalmente la mia materia-luce: il poliestere. ''Con gesto ieratico adagio, su un grande tavolo quadrato rivestito di gomma nera, un foglio di polifoil (140x100) di 180 micron di spessore, sul quale stendo in gesti morbidi e sinuosi una serie analitica di minuscoli coni di colore; poi sovrappongo delicatamente una seconda lastra di poliestere. Raggiunta con uno stratagemma la coesione ideale tra le due parti, con l'ausilio di un prisma ricoperto di velluto nero, esercito, muovendo principalmente da nord a sud, una fortissima pressione sulla superficie. Sotto l'infinitesimo film trasparente, i colori, come in apnea, si scontrano, si sovrappongono, slittano verso il perimetro, come alla ricerca di un nuovo statuto di luce per poi aderire definitivamente tra i due piani del poliestere. Con estrema attenzione, separo poi le due valve di poliestere dipinte e le abbandono nel loro reciproco languore bidimensionale. Dopo un giorno e una notte d'asciugatura, riconnetto le due isole dipinte. La sovrapposizione della loro natura gemellare compone la visione unitaria ed intoccabile di Colore Puro''.
Giorgio Vicentini
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Proprio oggi su Radio24 Matteo Garrone in una intervista parlava di come, per lui, esista un rapporto profondo tra cinema e pittura. Lui viene dagli studi artistici, e il suo approccio al cinema e' per accumulo, pittorico.
paracchini (http://www.paracchini.splinder.com)
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''La pittura non e' scomparsa dal mondo dell'arte'' perche' fa molto comodo al sistema dell'arte, spacciarla. Opere eseguite con queste tecniche (gia' negli anni '60 si consideravano gli strumenti pittorici obsoleti, non in grado di arricchire il linguaggio dell'arte le espressioni che la utilizzassero come tramite) hanno la possibilita' di esprimere mondi poetici personali ma non qualcosa di innovativo come ''linguaggio''. Consideriamo poi la mancanza di memoria storica (e' funzionale all'omerta' del sistema) nel contesto attuale dell'arte, la pittura ripropone - in piena malafede - solo se stessa sotto un'abito piu' o meno leggero a seconda delle stagioni e della convenienze.
Carlo Buzzi (http://www.carlobuzzi.it)
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La teoria di Carlobuzzi.it e' interessante. E in certa parte vera. MA io ad esempio non faccio pittura perche' fa comodo agli ''spacciatori'' dell'arte. Faccio pittura, anche, in quanto LINGUAGGIO anacronistico rispetto alla nostra epoca. Mi sono spesso domandato a cosa serva fare pittura oggi. Mi interessa l'uso diverso che se ne puo' fare di questo linguaggio. Il valore che puote dare alla realta'.
paracchini (http://www.paracchini.splinder.com)
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Considero la pittura (sott'intendendo anche il disegno) come la base da cui scaturiscono tutte le altre forme di espressione visiva. Per secoli la pittura ha espresso la visione che ha l'uomo del mondo sia esteriormente che intimamente. Mi piace pensare che sia come un patrimonio genetico, qualcosa che rimane scritto nella mente e nella percezione umana, anche andando tecnologicamente oltre i mezzi tipici della pittura.
millaemonnez (http://millaemonnez.splinder.com)
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Ancronismo... quale termine piu' contemporaneo di questo... Senza essere retorici, alla velocita' della luce con cui corrono mode e opinioni, si cancellano verita' lampanti o si rifanno volti che si tramutano in maschere di cera opaca... credo che l'anacronismo sia tutto cio' che non e' mondano, 'cosmopolitamente' vendibile e appartenga alla sfera privata. La pittura? Rifletto mentro parlo, ma se mi guardo attorno, qui a Parigi dove vivo parte dell'anno, vedo circolare desiderio di pittura. Forse lavorata, sporcata e arricchita da discipline diverse, piu' tecnologiche, ma non per questo necessariamente piu' attraenti e feconde. Siamo attratti dall'ibrido come dall'essenziale e la pittura puo' soddisfare, oggi piu' che ieri, entrambe le necessita' (se di necessita' si tratta). La pittura e' ancora espressione; l'anacronismo sta nel genere piu' che nel mezzo, nel limitarsi nell'inventiva piu' che nella scelta del materiale. Il tempo e' uno dei grandi misteri dell'universo (uno dei miei preferiti...) e la pittura un minuscolo punto reiterabile all'infinito. Scritto senza troppo pensarci su.
Emanuela Genesio
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La pittura puo' essere anche un mezzo espressivo come un altro ma e' superato e fuori tempo. Un artista dovrebbe essere in grado di capire la contemporaneita', l'epoca in cui vive la pittura e' lo strumento che ancora oggi permette di alimentare il circuito: artista/galleria/museo/mercato. E' il supporto piu' riconosciuto dal mercato, il piu' facile da comunicare in termini economici. Chi cerca di comunicare attraverso una produzione artistica ha bisogno di questo circuito?
anonimo
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Il senso della pittura nella contemporaneita' non c'e'. Non c'e' per il semplice motivo che il senso non e' mai dato dallo strumento usato ma bensi'dal suo superamento. Cio' che determina il senso non e' lo strumento usato ma la riuscita verso un risultato, verso l'opera attraverso lo strumento. Quindi il fine e' l'opera e non lo strumento. Io uso la pittura perche' e' lo strumento che mi conviene meglio per raggiungere l'opera,che se e' tale, annulla lo strumento stesso. Alla pittura in se non do' nessuna importanza, se mi conveniva di piu' usare un altro strumento, come il video o un violino o una ruspa meccanica, avrei usato uno di questi strumenti. Quindi in definitiva il compito di un artista e' quello di fare l'arte e ognuno la faccia come vuole, con lo strumento che meglio preferisce. Se ci riesce.
Gianni Asdrubali
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La pittura e' uno strumento, come tanti altri. Nella nostra cultura gli strumenti non si annullano, bensi si sommano (avete notato che oggi si vendano molte piu' penne stilografiche che in passato? O come non si siano mai vendute tante candele come oggi?).
anonimo
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Ogni volta che dipingo mi rendo conto di come la pittura sia inutile. Perche' la pittura non e' il linguaggio ne' lo strumento del nostro tempo. La pittura e' solo una facile comodita', perche' certi ''effetti'' di materia e colore riescono a sortire ancora una certa presa su una buona fetta dei sentimenti umani. La pittura e' uno strumento che non ti fa pensare. Non ti fa riflettere su cosa sia la societa' oggi (non che questo sia fondamentale) ne' su cosa sia l'arte. Si accetta e si sceglie la pittura perche' e' uno strumento il cui codice segreto e' gia' stato disvelato, e' conosciuto, accettato. Quindi nessuna fatica a farsi accettare. Ad esempio, se eseguiamo una pennellata di colore non facciamo fatica a fare accettare che sia arte. Anzi, basta l'associazione colore+pennello=arte. Se invece prendiamo un'arancia diremo solo che e' frutta. E da questo possiamo comprendere anche il perche' un quadro costera' sempre di piu' di un'arancia o di un'anguria (allargare la riflessione sull'arte concettuale). Quindi, scegliere la pittura e' come restare ancorati ad una facile tradizione. E' troppo facile affermare "la pittura è solo un mezzo come tanti". La pittura, ripetendo quanto sopra, è una facile comodità, un non volersi superare, cercare, capire, crescere.?Va beh, il discorso mi pare chiaro.Ora c'è il sole. Il colore s'è asciugato. Torno al mio dipinto. Sta venendo molto bene.
Riccardo Paracchini (http://www.riccardoparacchini.it)

     

 
 

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