2/03/2005

 
Chiarastella Campanelli 
 
 
Tra le due rive.

 
   
Intervista a Mohammed Habla 
 
   














 
L'Egitto vuole darsi l’immagine di Paese democratico. Si avvicinano le prossime elezioni dove molto probabilmente verra' rieletto Hosni Mubarak per il quinto mandato consecutivo. L'elezione avviene con una designazione da parte del parlamento, formato per l'80% dal PND (Partito nazionale Democratico), di fatto il partito del Presidente, caratterizzato da un atteggiamento conservatore, che non lascia spazio all'opposizione e al dialogo; nonostante il suo intento di darsi un’immagine liberale. Tutto lo staff governativo rappresenta un’elite ormai vecchia che mantiene il potere e non sembra neanche esitare verso un passo in avanti.
Questa chiusura e democrazia di facciata si riflettono nella cultura e nel contesto sociale. Sottolineando una basilare mancanza di liberta' d’espressione, di cui specialmente gli artisti risentono molto.
Le nuove generazioni di creativi egiziani che si avviano verso un modo di fare arte sperimentale, non ricevono nessun aiuto, nessun appoggio, sia esso economico o di promozione.
I pochi musei pubblici: il museo Mahmoud Kalil, il Palazzo dell'Arte o il Museo di Arte Moderna Egiziana (nel terreno dell'Opera house) presentano collezioni permanenti o delle esposizioni temporanee che spesso denotano scelte poco accurate, quasi lasciate al caso.
Gli unici spazi in cui l'arte vive sono le gallerie private, o per strada. Nei caffe', dove gli artisti parlando tra loro cercano di trovare un modo per svincolarsi, liberarsi.
L’unico modo per superare questa mancanza di liberta' sembra in alcuni casi allontanarsene completamente, guardando come via di fuga all'Europa. Altre volte la rassegnazione si trasforma in forza positiva, un’energia che e' tensione verso il cambiamento: forza vitale di cui l'Egitto ha bisogno.


''Il Cairo e' come un bazar: un continuo mescolarsi di persone e colori in movimento, e' il movimento che mi piace e amo rappresentare nelle mie opere, le dinamiche che attraversano questa grande megalopoli''. M.H.

Mohammed Habla ha studiato in una scuola d'arte ad Alessandria e ha fatto diversi viaggi–permanenze in Europa: Spagna, Francia, Svizzera, a Zurigo ha frequentato una scuola di specializzazione.
Usa le tecniche piu' varie, dagli acrilici al video passando per la scultura, ha appena finito il montaggio di un filmato che presentera' al Festival di Media Arte in Oman. Nelle sue opere si percepisce l'Egitto, paese natale e principale fonte d'ispirazione.
Ci incontriamo all’Opera house e da li' con la sua jeep ci avviamo nel traffico cariota, sventando un’incidente, sorride: ''questo e' il Cairo''. Habla abita su una piccola isola a sud del centro, ''tra le due rive'', per arrivarci bisogna imbarcarsi su di una povero e piccolo mezzo, il trasferimento costa 25 piastre (5 centesimi di euro).
Sull’altra sponda l’ambiente e' suggestivo. La vita qui e' molto povera, semplice, verde, bucolica. Passiamo davanti a fattorie, gente che lavora, mi dice che e' da questo contesto che trae la maggior parte delle sue ispirazioni, ''dalle scene di vita quotidiana che mi si presentano davanti agli occhi quando passo in questi luoghi, quando cammino in citta', e soprattutto dalla vita nei caffe'. Mi siedo al caffe' sorseggiando il mio the e fumando una chichia (narghile'), parlo con la gente, guardo la vita che scorre di fronte ai miei occhi e aspetto che l'ispirazione mi venga incontro.
Le mie idee sono astratte, traggono stimolo dalla musica, dal movimento, dall’emozione di un momento, mi piacerebbe che l’osservatore guardando le mie opere ne percepisse un suono, una melodia. Sono stato contento quando alcune persone mi hanno detto che attraverso le mie opere sono riuscite a vedere l'Egitto, il Cairo con occhi diversi, sono riuscite ad amarne anche gli aspetti negativi: il caos, il rumore assordante delle strade.''
Ci avviciniamo ad una casa di mattoni di fango su due piani con un piccolo orto, e’ qui che abita Mohammed Habla, lontano dal fragore del centro, la sua e' una casa-studio-fattoria, come lui la definisce. Al primo piano c’e’ l'abitazione, al secondo lo studio. Lo studio e' luminoso con due grandi finestre che si affacciano sul verde dei campi, di fronte lo studio c'e' un grande balcone con un pupazzo di cartapesta seduto in riflessione mi dice che questa e' la tranquillita' di cui ha bisogno per lavorare. Appeso al muro un vecchio abito da sposa che si muove e gonfia nel vento, che pensa di usare per una delle sue opere.

Quali sono le problematiche che gli artisti egiziani incontrano nel loro lavoro?
Prima di tutto in Egitto non ci sono giornali d'arte, non ci sono critici e noi artisti siamo obbligati a farci delle critiche l'un l'altro. Un altro grave problema e' la generale mancanza di liberta' politica e d'espressione, prima di realizzare un’opera bisogna riflettere molto in modo da urtare il meno possibile lo stato e la societa'. Ma sento che le cose stanno cambiando anche se molto lentamente, ''shuaia shuaia'' (pian piano).

Lo stato da’ un sostegno e un supporto all’artista? Che ruolo sociale ha l’artista in Egitto?
In Egitto l'azione sociale dell’artista e' molto limitata. Il governo egiziano aiuta pochissimo, non incentiva l’arte e la cultura, non ci sono finanziamenti ne' spazi pubblici ben gestiti ed organizzati. Spesso l’artista si aiuta da solo, per esempio abbiamo un ministro della cultura (Hosni Faruk) che e' pittore ed attraverso la sua carica piu' che aiutare la cultura e gli artisti aiuta se stesso.

Come reagisce il pubblico alle tue opere? Le capisce? Le apprezza?
Il pubblico apprezza le mie opere, e' sempre piu' un pubblico egiziano che compra le mie opere, non piu' stranieri come fino a qualche tempo fa, gli egiziani amano l’arte. Sto notando che apprezzano molto anche il video, non tanto il messaggio ma l'immagine. Alla gente piace il movimento, forse perche’ e' simile alla TV e gli egiziani amano molto la TV.
Per me comunque l’arte e' una comunicazione spirituale.

Mi allontano, il paesaggio suggerisce serenita', nel mio percorso all'inverso mi gusto questa vita campagnola, povera, cosi' diversa dal centro citta', prendo la barca e sono di nuovo nel caos.


Biografia di Mohammed Habla:
1953 nasce a Mansoura (basso Egitto)
1977 si diploma alla Facolta' di belle arti di Alessandria, presenta per la prima volta i suoi lavori in un'esposizione al centro di cultura spagnolo al Cairo
1978 inizia una serie di viaggi studio in Europa
1979 personale al ''Hohmann Gallery'' (Germania)
1981 studi di grafica e scultura a Zurigo (Svizzera)
1982 lunga permanenza in Austria (studi di grafica)
1985 vince il premio ''Cairo visto dagli artisti''
1989 esposizione alla ''Gallery Ewat'' (Olanda)
1991 esposizione all’Accademia Egiziana a Roma
1995 video esposizione a el-hanager (Cairo)
1996 Biennale d’arte del Cairo. Primo premio alla biennale d’arte in Kuwait
1997 Premio alla biennale d'arte di Alessandria
1998 esposizione ''Il Nilo'' al Goethe Institut (Cairo)
1998 visita al Vermont Center (USA)


Chiarastella Campanelli e' laureata in Scienze Politiche all'Università di Roma La Sapienza. Risiede al Cairo dove sta seguendo una scuola intensiva di lingua araba e storia del pensiero islamico, si occupa di tematiche relative al mondo arabo-islamico, di arte e in particolare di fotografia.


     

 
 

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