Attraversare le contingenze allargando le prospettive

02/04/2009
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Eva Fabbris

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Sono profondamente interessata al rapporto tra arte e architettura, in particolare alle tematiche del residuo architettonico, del paesaggio industriale, del terrain vague e della “rovina contemporanea”. In questo e in altri ambiti tematici prediligo la ricerca da artisti che pongono l’accento sulla dimensione esperienziale, partendo da essa per affrontare la questione della forma e non viceversa. Mi interessa in particolare il fascino ambivalente che esercitano le grandi utopie politiche del Novecento su una generazione di artisti nati tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, la cui attenzione si focalizza spesso sulle vestigia architettoniche di questi imperi caduti.
Parallelamente a questo, la ricerca che sto conducendo sull’attività di Marcel Duchamp come curatore è per me una fonte preziosa di riflessione sulla natura della pratica curatoriale contemporanea.
L’artista che più di chiunque altro nel secolo scorso ha rivoluzionato il concetto di spazio espositivo con l’invenzione del ready-made e che per ha esplicitato a livello teorico la partecipazione dello spettatore alla “creazione” dell´opera (L´opera d´arte la fa chi la guarda), ha svolto durante tutta la sua carriera artistica un’attività che oggi definiremmo curatoriale,allestendo numerose mostre collettive e personali di artisti che riteneva affini. Lo studio di ricostruzione storica che sto conducendo sta svelando legami disseminati e precisi tra mostre e opere (che, come è noto, sono legate in modo talmente organico per temi trattati da poter essere lette come un corpus unitario).
La fase di indagine documentaria di questo studio vuol essere la base di una riflessione aperta al contemporaneo. Da un punto di vista di confronto storico, queste mostre rappresentano esempi non ancora abbastanza discussi di modalitá avanguardistiche di esporre. Il tema “artista come curatore” continua ad essere attuale e a stimolare il dibattito sulla pratica curatoriale, come accade, per esempio, con la fortunata rassegna Carte Blanche del Palais de Tokyo. La pratica curatoriale di Duchamp, inoltre, è strettamente legata alla sua riflessione sul rapporto tra le sue opere e il loro contesto espositivo, e puó essere considerata una vera e propria verifica da parte sua di questa riflessione.

Biografia
Mi sono dedicata per parecchi anni alla didattica dell’arte contemporanea, collaborando con istituzioni come la Peggy Guggenheim Foundation, La Biennale di Venezia e Palazzo Grassi.
Dopo essermi laureata con una tesi sulle mostre curate da Marcel Duchamp, ho seguito il Laboratorio di Allestimento tenuto da Carlos Basualdo al CLASAV di Venezia. In seguito ho trascorso tre mesi al Philadelphia Museum of Arts con un internship che mi ha permesso di lavorare e continuare a fare ricerca su quanto avevo iniziato a studiare per la tesi. Recentemente ho ripreso il mio progetto di studio su Duchamp curatore.
Ho tradotto le sezioni dedicate agli anni Ottanta e Novanta di Arte dal 1900 di Bois, Buchloh, Foster e Krauss.
Sono stata una dei cinque vincitori del “Call for Papers” dedicato a storici e critici d’arte sotto i trentacinque anni istituito dal Castello di Rivoli in occasione della mostra di Bruce Nauman “A Rose Has No Teeth” (maggio-settembre 2007), con un testo sull’uso del calco nell’opera di Nauman, intitolato “Più da Picasso che da chiunque altro”.
Ho scritto per la rivista free-press Mousse articoli su Isa Genzken, Helio Oiticica, Renata Lucas, Leonor Antunes e Angela Ferreira; per la stessa testata ho intervistato Marine Hugonnier e Florian Slotawa. Attualmente collaboro con la rivista free-press europea The Kaleidoscope.
In collaborazione con il festival letterario“Azioni Inclementi” ho curato le due collettive Sottozero (2005) e Senza fine (2006) a palazzo Fogazzaro di Schio (Vicenza). In entrambi i casi l’idea della mostra e gli artisti sono stati scelti in sintonia con il tema annuale del festival.
Da settembre 2007 collaboro con Museion, Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano, prima in veste di assistente curatoriale e ora di consulente curatoriale. In questo contesto ho affiancato Corinne Diserens e Letizia Ragaglia nella realizzazione della mostra inaugurale della nuova sede del museo, Sguardo periferico e corpo collettivo (maggio-settembre 2008), e sto ora preparando una rassegna intitolata Nocturnes, una selezione di video di giovani artisti italiani che saranno proiettati sulle facciate dell’ edificio.


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