Attraversare le contingenze allargando le prospettive

02/04/2009
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Stefano Taccone

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La mia attuale posizione curatoriale, nonché l’intera, benché ancora relativamente esigua, attività svolta in questi ultimi tre anni, risulta dalla convergenza di due percorsi differenti che, avendo per diverso tempo proceduto in parallelo, ad un tratto si sono incontrati. Da una parte il percorso propriamente storico-artistico, che va da una formazione universitaria di stretta osservanza menniana, dalla quale mi deriva l’estrema attenzione per l’analisi degli strumenti linguistici dell’opera, ad una esperienza sul campo in una città che in questi ultimi anni ha visto sorgere ben due musei dedicati alle arti visive contemporanee e moltiplicare le gallerie di rilevanza internazionale, ma che sembra incapace di accogliere proposte al di fuori delle istituzioni o del mercato. Dall’altra un percorso pienamente politico, strettamente legato alle ragioni dei movimenti anti-globalizzazione emersi a Seattle nel novembre del 1999 e condotto all’insegna dello studio e della riflessione, ma anche, di una, sia pure alquanto trasversale e discontinua, militanza.
La sintesi più compiuta tra questi due percorsi di cui sopra è per me a tutt’oggi incarnata da una figura come Hans Haacke, alla cui ormai quasi cinquantennale attività ho dedicato la mia tesi di laurea in corso di pubblicazione. L’artista tedesco ha perseguito, a mio parere, un integrazione delle istanze di denuncia al sistema (a partire da quello dell’arte, correttamente identificato come una ingranaggio tra gli altri di cui si compone la megamacchina del capitalismo) con quelle proprie del linguaggio artistico che non ha uguali.
Un arte ed una pratica curatoriale che si confrontino con le articolazioni della situazione mondiale non al fine di una vieta analisi o, peggio ancora, di una neutra documentazione (che poi neutra non è mai) delle cosiddette “emergenze”, bensì preventivamente quanto dichiaratamente schierate su un fronte ben preciso, quello dell’antagonismo rispetto al sistema vigente, eppure, parafrasando Baudelaire, capaci di schiudere i più vasti orizzonti. Questa è la direzione verso la quale sento sempre più veementemente l’impulso a dirigermi, pur perfettamente cosciente dello stato di grave agonia in cui versa attualmente il pensiero critico e, di riflesso, l’arte che entro il suo alveo si situa. Ma una radicale evoluzione di tale arte, che assuma Haacke come maestro indiscusso, ma altrettanto indiscutibilmente come un maestro da “uccidere”, mirando al perseguimento di un’autentica decolonizzazione del proprio immaginario, potrebbe costituire un prezioso punto di partenza in vista del rilancio dell’intero pensiero critico stesso.

Biografia
Laureato nell’anno accademico 2004/2005 in Conservazione dei Beni Culturali (indirizzo beni mobili ed artistici, area contemporanea), con tesi in Storia dell’Arte Contemporanea (relatore Ch.ma Prof.ssa Stefania Zuliani) dal titolo Hans Haacke: il contesto politico come materiale (in corso di pubblicazione), presso l’Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli, è critico d’arte e curatore indipendente.
Dal 2006 ad oggi ha curato numerosi eventi espositivi. Tra essi le collettive Visione sociale (Casina Pompeiana, Villa Comunale, Napoli, 2006-2007), ove artisti appartenenti a diverse generazioni e provenienti da diversi territori, ma accomunati da una “visione sociale” dell’esistente, sono chiamati a rendere percepibile quest’ultima tramite il loro lavoro, ed Europa Presente – identità, differenza, relazione (Chiesa di Santa Maria dell’Incoronata, Napoli, 2008), tesa ad analizzare il processo di ibridazione che, a causa dei sempre più ingenti flussi migratori, coinvolge di giorno in giorno l’identità della popolazione europea, nonché le nuove relazioni quotidiane che tali mutamenti epocali determinano, e (insieme a Pina Capobianco) il ciclo di personali Corrispondenze di frontiera (Centro Alberto Hurtado, Scampia, Napoli 2007-2008), nel cui ambito ogni artista è chiamato, sulla scorta della poetica di Hans Haacke, ad assume il contesto, ovvero l’estrema periferia nord di Napoli, considerata in quanto tipica “zona di frontiera”, come materia prima.
Attualmente sta curando il progetto espositivo e seminariale in quattro tempi Comincia adesso! (Ventre, Napoli, 2009), una piattaforma in cui gli artisti, affiancati da attivisti legati ai movimenti dell’universo post-Seattle, riflettono sul presente da un osservatorio dichiaratamente critico nei confronti del sistema mondiale vigente, e (insieme a Stefania Russo) il ciclo di personali Teatro Minimo (Teatro Instabile, Napoli, 2008-2009), nel cui ambito ogni artista è chiamato a concepire l’anfratto retrostante le gradinate come una sorta di teatro in miniatura, declinando il proprio discorso in termini metateatrali.
Collabora stabilmente con le riviste “Segno” e “Titolo”.


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