Attraversare le contingenze allargando le prospettive

11/05/2011
stampa   ::  




L'altro continente


Transeuropa Festival è un'iniziativa che si è triplicata da un anno all'altro, un evento sfaccettato e densissimo che si sta svolgendo contemporaneamente in 12 città europee. Una di queste è Bologna con sede all'Urban Center, ma anche al MAMbo, Raum o in spazi aperti. Però questo è un progetto organizzato dal network European Alternatives ed è transnazionale per natura; temi come immigrazione, parità di diritti, nuove prospettive dopo la crisi economica e libertà dei media, sono quindi affrontati in chiave europea. Il programma artistico si affianca a dibattiti, proiezioni, workshop, spettacoli... Ce ne parla Sara Saleri.



Biciclettata alla scoperta della dimensione europea di Bologna, 15 maggio, Partenza da Piazza Maggiore




Biciclettata Tragitti migranti. Itinerario condotto da migranti e rifugiati, 8 maggio, Bologna




La Casa del Festival a Bologna




La Casa del Festival a Bologna




Rom e Sinti, cittadini d'Europa. Incontro del 7 maggio nella Sala Borsa dell'Atelier Urban Center, Bologna




Rom e Sinti, cittadini d'Europa. Incontro del 7 maggio nella Sala Borsa dell'Atelier Urban Center, Bologna




Conversazioni d'Europa. Orto in Piazza 'Dai diamanti non nasce niente...', 8 maggio, Piazza Re Enzo, Bologna




Un'altro stage è possibile. Dibattito del 9 maggio nell'aula dei Poeti, Facoltà di Scienze Politiche, Bologna




Comune Spazio Problematico, uno spettacolo di Fiorenza Menni, 14 maggio, Raum




Space, Motion & Emotion, 8 maggio, Praga. Copyright European Alternatives




Can Altay, 'The Church Street Partners' Gazette, 2010




Transeuropa Festival a Londra. Copyright European Alternatives




Massimo Marchetti: Transeuropa Festival è alla sua seconda edizione ed è quindi ancora un'iniziativa giovane. In che cosa consiste?

Sara Saleri: Si', è molto giovane però punta molto in alto. L'anno scorso nella primissima edizione il festival Transeuropa ha inaugurato con quattro città: Bologna, Londra, Parigi e Cluj-Napoca (in Romania). È stato un tentativo nato dalla voglia di creare uno spazio di discussione comune tra diverse città europee, uno spazio di dibattito che si aprisse per circa dieci giorni attraverso attività incrociate.
L'anno scorso è andata molto bene e nel frattempo 'European Alternatives', l'associazione che ha promosso l'iniziativa e di cui faccio parte, ha ampliato ulteriormente il proprio network. Si tratta di un'associazione già di per sé transnazionale, diramata in tutta Europa. Agli uffici già esistenti in Italia, Inghilterra, Francia e Romania negli ultimi mesi si sono aggiunti attivisti, curatori, artisti e collaboratori. Si sono moltiplicate le iniziative così come i luoghi, fino ad arrivare alle 12 città coinvolte quest'anno: Amsterdam, Berlino, Bologna, Bratislava, Cardiff, Cluj, Edimburgo, Londra, Lublino, Parigi, Praga, Sofia.

Questo festival vuole essere un evento unico. Non si tratta di 12 festival separati che si svolgono in 12 città diverse, ma di un vero e proprio unico festival, con attività che semplicemente si svolgono in modo diramato. Si forma una rete di iniziative incrociate fra di loro ma unite da una concezione comune, queste fanno emergere l'attività del network che le ha concepite insieme.
E' un festival transnazionale perché c'è un circuito di persone che si muovono e che portano esperienze da diverse città in giro per l'Europa, ci sono proiezioni in streaming, vari utilizzi dei social-network e connessione skype, per fare in modo che la comunicazione sia il più possibile viva. Inoltre c'è un programma artistico che dà una traiettoria comune e che fa da sfondo a tutto il festival.

M.M.: Quindi si tratta di un progetto che ha una preparazione piuttosto complessa...

S.S.: Diciamo che siamo interessati soprattutto al processo che porta al festival e a quello che poi segue. Questo è un momento che a noi serve, che a noi piace per manifestare, per far conoscere, per ampliare ulteriormente il network. Però quello a cui European Alternatives veramente lavora è la sperimentazione continua di nuovi modi di comunicare, di lavorare, di collaborare, di creare reti a livello transnazionale quindi superando quei confini di stato che, diciamo, ci chiudono all'interno di questioni locali ma che, appunto, non ci permettono di far spaziare lo sguardo e la mente in una direzione che veramente rende la complessità della contemporaneità.

Durante l'anno il network Transeuropa, che è alla base di questa iniziativa, lavora tematicamente su alcune questioni. Quelle fondamentali che quest'anno abbiamo trattato e che quindi emergono nel festival sono: immigrazione, diritti di Rom e Sinti, nuove prospettive dopo la crisi economica e libertà dei media. Quindi il lavoro comune di questo network - che si incontra mensilmente, che lavora online, che organizza incontri e dibattiti in tutta Europa - porta alla costruzione di questo festival.
Questo evento apre ulteriormente le attività, cercando di fare in modo che chi condivide con noi i principi di democrazia, eguaglianza e cultura a livello europeo - nel senso di 'andare oltre i confini' - possa unirsi nello stesso sforzo.

M.M.: Anche dal punto di vista della fruizione è possibile partecipare virtualmente agli eventi che si svolgono nelle varie città?

S.S.: Si'. Il nostro sito internet offre la possibilità di seguire una serie di incontri, la maggior parte in streaming, che vengono registrati e si possono rivedere selezionando le diverse città. In più c'è la possibilità di interagire con gli eventi ponendo domande e questioni con modalità interattive, simili a quelle dei social network.
C'è quindi la possibilità di partecipare ai dibattiti e a tutti gli incontri nelle altre città, sentire che cosa è successo o cosa sta accadendo. Proponiamo anche a una sorta di quotidiano che si chiama 'Transeuropa Daily' su cui si trovano i titoli principali del festival del giorno precedente in tutte le 12 città, proprio per mostrare questo continuo legame e continuare a rimanere in contatto.

M.M.: Passiamo al programma artistico. Ci puoi illustrare un po' più nel dettaglio le caratteristiche dei tre eventi che si svolgeranno, toccando anche Bologna?

S.S.: Il programma artistico è stato curato e coordinato da Emanuele Guidi con la collaborazione di altri curatori, in particolare di Tobias Hering per il progetto 'On-board programme for the modern traveller' e Lorenzo Sandoval per 'Visualizing Transnationalism'. Il programma presenta una riflessione critica sulla pratica artistica intorno al concetto di transnazionalismo.
I progetti principali sono tre e partono tutti da un approccio multidisciplinare, partecipativo, di sperimentazione di nuovi format, di nuovi modi di lavorare insieme tra diversi artisti, curatori, operatori culturali. Tutto quello che presentiamo nel corso del festival sia dal punto di vista del dibattito che da quello artistico è un work-in-progress. Mostriamo un processo che stiamo portando avanti, fatto di sperimentazioni, di tentativi, di prove con cui ci vogliamo anche confrontare.

Per prima cosa c'è quella che abbiamo chiamato 'la casa del transnazionalismo', un'istallazione dell'artista turco Can Altay intitolata "The ground was divided, we jumped", situata nelle quattro città iniziatrici del festival: Bologna, Londra, Parigi e Cluj-Napoca. Nella sede principale del festival in queste città, l'istallazione riprende alcune strutture architettoniche e concetti comuni costruendo una sorta di spazio che interagisce con il luogo fisico e con chi partecipa agli eventi e costituendo una sorta di varco spazio-temporale sulle altre città. Qui a Bologna la sede principale è alla Sala Borsa (Urban Center) e l'installazione è composta da alcune linee colorate che riproducono diverse attività e pratiche, si intersecano tra di loro e "trasgrediscono", diciamo, le previsioni dell'artista provocando situazioni di negoziazione continua nell'interazione con il pubblico. E un ambiente vario, che si modifica continuamente.

Il secondo progetto si intitola 'Visualizing Transnationalism', è un progetto partecipativo condotto attraverso tre workshop che si sono tenuti a Berlino, Londra e Cluj-Napoca negli scorsi mesi. I workshop hanno coinvolto artisti, curatori e operatori culturali nell'intento di dare una visualizzazione del concetto di transnazionalismo attraverso tre diverse strategie di mappatura. L'idea alla base era quella di evitare di pensare semplicemente all'Europa come un'entità burocratica o un'entità economica, ma ripensarla piuttosto a partire dai flussi che la attraversano nelle pratiche quotidiane:
dall'immigrazione, dalla pratica artistica ed educativa, dalla questione di genere fino ad altri flussi che a volte vengono messi in ombra dall'immagine un po' statica, un po' asfittica di Europa che spesso prevale. Parte delle ricerche in corso, iniziate in questi workshop sono presentate durante il festival attraverso una serie di poster e cartoline presenti in tutte le città in forma di giornale 'take-away'. Ci sono quindi una serie di poster che il pubblico potrà vedere e portare a casa, o farne quello che vuole.
A Bologna ci sarà un incontro con uno dei collettivi che ha partecipato alla costruzione di questi poster, GenderArtNet che l'11 maggio presenterà un progetto di mappatura attraverso la prospettiva di genere.

Il terzo è lo screening di una selezione di video d'arte scelti comunemente da diversi collaboratori in tutta Europa e che a Bologna verrà presentata al Mambo il 12 maggio. Anche in questo caso il processo è stato collaborativo, vari curatori si sono trovati a selezionare video artistici e film che andassero nella direzione di 'una riflessione critica' sul concetto di transnazionalismo e concetti collegati, prioritari nel festival. Ciascun gruppo di curatori ha costruito un programma ad hoc, a partire anche dalle urgenze, dalle necessità e dalle priorità locali.
In Italia la curatela è di Martina Angelotti ed Elvira Vannini, che saranno presenti al Mambo con uno degli artisti: Marcelo Exposito. In particolare il loro progetto è un tentativo di riflessione su come le pratiche artistiche possano operare una rottura, dal punto di vista del linguaggio, nella pratica artistica stessa. E' anche una riflessione sul concetto di lotta. Al Mambo, oltre alla proiezione-dibattito, i video saranno visibili tutto il giorno.

M.M.: Mi sembra un progetto molto ricco e molto interessante, anche perché la 'sfera' artistica viene ospitata dentro una sfera più ampia, dentro un format più ampio. C'è un tentativo di collegare il linguaggio artistico a quello politico-sociale della realtà che ci circonda. Volevo chiederti un parere sul momento storico in cui si colloca questo festival, quello in cui l'idea istituzionale di Europa è entrata in crisi. Certamente questa idea di transnazionalismo non manca tra i popoli ma è carente invece a livello centrale.

S.S.: E' assolutamente vero quello che dici. Non è affatto un caso che noi nasciamo in questo periodo storico. L'associazione si chiama European Alternatives proprio perché di fronte ad una situazione europea che ci lascia insoddisfatti siamo portati a cercare delle alternative. Tutto il progetto nasce da una frustrazione, cioè dal fatto di vedere come l'Europa unita sia assolutamente una grandissima necessità, per uscire dai confini dello Stato e riuscire a dare complessità a tutte le questioni prioritarie della contemporaneità, ma vedere d'altra parte che queste potenzialità non sono sviluppate, anzi spesso sono ostacolate a livello istituzionale.
Di fronte a questa crisi cerchiamo di rilanciare la posta, cerchiamo di sfidare il concetto stesso di Europa e di inventare nuove categorie, di provare a ripensare un'Europa diversa. Sfidiamo l'immagine della fortezza Europa cercando di proporre una riflessione sui fenomeni migratori chiedendo un'Europa più inclusiva, portiamo agli estremi il concetto di diversità chiedendo che ci siano eguali diritti per tutti.
Di fronte alla crisi economica cerchiamo di sperimentare nuovi modi di fare economia, di pensare ad una Europa più equa. Questo lo facciamo non soltanto pensando ma cercando di mettere in pratica queste riflessioni. Il festival è soltanto uno dei momenti in cui cerchiamo di praticare questa Europa che noi abbiamo in mente e che è evidentemente diversa da quella che abbiamo di fronte.

Cerchiamo di continuare una pratica attiva e concreta che proponga alternative a quello che c'è. Lo facciamo anche interagendo con le istituzioni europee; è importante unire la carica di desiderio e utopia con la concretezza, per cui, a partire dagli obiettivi che ci poniamo, cerchiamo di portare avanti le nostre istanze anche a livello istituzionale. Cerchiamo di fare pressioni sul Parlamento Europeo perché vengano adottate delle direttive che seguano quello che proponiamo. Cerchiamo di fare in modo che il nostro lavoro sia il più possibile stratificato, perché un'iniziativa che parte dal basso non si fermi lì. Non è affatto facile: è una continua sperimentazione.

M.M.: C'è un effettivo riscontro? C'è un momento di ascolto rispetto alle vostre istanze a livello istituzionale?

S.S.: Per fare un esempio, l'iniziativa che sta avendo un certo successo e su cui stiamo riuscendo a dialogare anche a livello istituzionale è quella sulla libertà di pluralismo dei nuovi media.
E' una iniziativa che conduciamo da qualche mese attraverso una serie di consultazioni cittadine a livello europeo in cui abbiamo cercato di far emergere i problemi che minacciano il pluralismo dei media. A partire da questo abbiamo cominciato a fare pressione anche sul Parlamento Europeo perché l'Unione Europea intervenga nel rendere vincolante la carta dei diritti che definisce quello all'informazione libera un diritto fondamentale. Stiamo cercando anche di trovare soluzioni giuridiche per far procedere questa nostra istanza.
Abbiamo avuto a fine marzo un incontro al Parlamento Europeo cui hanno aderito alcuni gruppi del parlamento; alcuni dei 'follow-up' di quell'incontro - che andava proprio verso una direzione pratica del cercare gli strumenti che a livello europeo garantiscano la libertà dei mezzi d'informazione - verranno portati ad un nuovo congresso che faremo proprio qua a Bologna nel corso del festival il 13 maggio. Si incontreranno diverse associazioni e diversi media, diversi soggetti a livello europeo, per creare una vera e propria piattaforma che lavori per costruire un osservatorio sulla libertà dei media e che agisca quindi in modo concreto, anche sfruttando le possibilità che le istituzioni europee offrono, come ad esempio raccogliere firme nelle città per fare in modo che il Parlamento legiferi su alcuni temi importanti.

M.M.: Come vi sostenete?

S.S.: Questa è sempre una risposta complicata. Noi, come associazione no-profit ci sosteniamo con fondi dell'Unione Europea. Possiamo avere dei finanziamenti che ci permettono soprattutto di far muovere persone, di farle viaggiare e quindi di creare, anche attraverso il contatto, un lavoro e una riflessione transnazionale.
Ci sono anche alcune fondazioni private di livello europeo, come la 'European Cultural Foundation', che erogano finanziamenti specifici per alcuni progetti, come ad esempio nel caso del programma artistico.
L'associazione si basa interamente su finanziamenti esterni, non abbiamo altre fonti di sostentamento; anche a livello locale, essendo giovani, nuovi, non siamo ancora riusciti ad avere sostegno.
Riusciamo a portare avanti queste iniziative, per ora, soprattutto basandoci sul lavoro volontario. Questo è importantissimo sottolinearlo, tutto questo non sarebbe possibile se non ci fossero tantissime persone che fanno attivismo aderendo ai principi dell'associazione European Alternatives.


Maggiori informazioni su Transeuropa festival


Quest'intervista è tratta da Voices, archivio sonoro di interviste in progress un progetto del network UnDo.Net realizzato in collaborazione con Humus, programma radiofonico di approfondimento culturale condotto da Piero Santi su Radio Città del Capo. Ogni settimana alcuni dei protagonisti della scena artistica contemporanea sono intervistati da Annalisa Cattani e Massimo Marchetti.
Voices è un attraversamento random tra le contingenze del contemporaneo che offre un'istantanea - ovviamente parziale - del dibattito intorno al display, le pratiche artistiche e curatoriali, i protagonisti delle fenomenologie attuali.
Ogni intervista viene trasmessa in radio e viene pubblicata su UnDo.Net per essere diffusa attraverso la rete, in relazione con tutte le altre fonti presenti nel network riguardo eventi culturali, autori e progetti.