Attraversare le contingenze allargando le prospettive

15/01/2008
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ARGOMENTI

Il nuovo Museion di Bolzano
Intervista a Corinne Diserens, direttrice di Museion - Museo d'arte Moderna e Contemporanea Bolzano









UnDo.Net: La tua storia...

Corinne Diserens: Dopo il Whitney Indipendent Study Program in Curatorial Study a New York, ho lavorato per alcuni anni negli Stati Uniti collaborando a progetti di mostre per musei con programmazioni di arti visive, performing art e cinema. Poi sono andata a lavorare all'IVAM di Valencia al momento della sua apertura: erano gli anni '80 ed era un momento estremamente vitale in Spagna nello sviluppo di musei d'arte moderna e contemporanea. Un momento devo dire veramente eccezionale, con un'energia straordinaria, un grande desiderio di costruire e una grande apertura alla cultura contemporanea.

Cosi' abbiamo sviluppato il progetto dell'IVAM (Instituto Valenciano di Arte Moderna), ho lavorato con Vicente Todoli' per alcuni anni a Valencia fin dall'apertura del museo e poi per 4 o 5 anni, non mi ricordo; dopo sono andata a lavorare come direttrice per un'associazione culturale che ha sviluppato molti progetti a Bilbao: si chiamava Associacion Cartablanca. Era la Bilbao prima del tempo del Guggenheim, una citta' post industriale in totale trasformazione che cercava di ridefinire la sua identita'. Qui ho lavorato per 2 anni con architetti, artisti e filosofi su progetti di mostre e conferenze sullo sviluppo di questa citta'.

In seguito sono andata a Marsiglia come direttrice dei Musees de Marseille dove ho lavorato principalmente nel campo dell'arte moderna e contemporanea.
Marsiglia e' una citta' estremamente particolare nel sud della Francia... ma si tratta di una storia lunga perche' avevo gia' realizzato progetti in coproduzione con i Musees de Marseille quando ero all'IVAM di Valencia, quindi e' stata una sorta di continuazione di un lavoro gia' iniziato.
Infine sono andata a sviluppare il Museo di Nantes... Cosi' dopo gli Stati Uniti ho passato 7 anni in Spagna e 10 in Francia.

Museion in passato ha avuto un nucleo tematico molto forte nel rapporto tra parola e arte visiva, arte e linguaggio. In futuro?

Proseguiremo assolutamente, ma senza che questo diventi un limite, ci sara' una continuazione ma anche un'apertura.
Museion ha in deposito la collezione eccezionale di Paolo Della Grazia, ha comprato anche altre opere in relazione a questo campo d'indagine e senz'altro continueremo in questa direzione, pero' creando corrispondenze con altri ambiti delle arti visive per aprire maggiormente agli sviluppi della ricerca piu' attuale. Sara' una continuazione e anche uno sviluppo della collezione.

Che intenzioni aveva l'iniziativa Solo24Ore24Stunden del 14 e 15 dicembre 2007 ?

Siamo molto contenti perche' penso che sia stato un momento eccezionale e abbiamo realizzato quello che volevamo: aprire questa nuova realta' architettonica, sia del tessuto urbano di Bolzano che dell'Alto Adige, come momento di presa di possesso da parte degli abitanti. Una presa di possesso e insieme un'esperienza artistica, qualcosa di gia' dentro il dialogo con le arti visive e performative.
Non e' stata affatto una mostra tradizionale, ma piu' una 'partizione' con ritmi e con punti che abbiamo sottolineato attraverso proposte artistiche, opere e performances in un'architettura vuota, che ancora non aveva ricevuto la sua funzione d'uso e la sua conseguente suddivisione degli spazi, e che quindi si poteva vedere e vivere nella sua struttura piu' pura.
Questo e' stato un momento unico, perche' in futuro entreremo dentro quest'architettura con il progetto del museo, con la biblioteca, con i depositi della collezione, con gli uffici, con la didattica, ecc.
Questa architettura si riempira' quindi delle sue funzioni: oggi non e' ancora arrivata a questo stadio. L'idea era proprio quella di far vivere, conoscere e sperimentare la struttura 'prima' dell'architettura tramite un progetto artistico.

In futuro collaborerete anche con curatori esterni ?

Si', ma in equilibrio con quello che elaboreremo internamente, ci saranno collaborazioni con curatori, con altri musei e istituzioni ed anche coproduzioni.
E' molto importante non essere chiusi e isolati, e' necessaria la produzione di progetti collaborativi per le mostre, per la collezione e con artisti in residenza. Stiamo dando vita ad un network per residenze d'artista, anche per autori che dall'Alto Adige vogliono andare all'estero...
Si', saremo assolutamente in relazione con altre persone e istituzioni.

In che modo Manifesta 7 coinvolgera' Museion e il territorio ?

Noi inaugureremo il 24 di maggio e Manifesta aprira' a luglio, quindi non sara' esattamente lo stesso periodo, noi gia' saremo aperti quando Manifesta inaugurera'.
Siamo pero' in stretto contatto con i curatori di Manifesta e con i responsabili - sia con Andreas Hapkemeyer per l'Alto Adige che con Fabio Cavallucci per il Trentino - come con la Fondazione Manifesta.
Qui a Bolzano e' il gruppo Raqs Media Collective che organizza Manifesta presso lo stabilimento Alumix e con loro abbiamo avviato il dialogo.
Diciamo che e' molto chiaro tra noi che rispettiamo l'identita' e l'indipendenza di ognuno, ma con il desiderio di collaborare, di stimolarci a vicenda, con un'attenzione comune al progetto di Manifesta e di Museion e grande interesse alla sensibilizzazione del territorio verso l'arte contemporanea.
Penso che la Provincia si sia impegnata molto per la sensibilizzazione all'arte contemporanea di tutta la popolazione e questa e' una cosa che dobbiamo sviluppare e organizzare insieme tutti. E' un occasione quasi unica quella di avere due momenti cosi' d'impatto quasi nello stesso momento.

Museion mediatore tra produzione artistica e societa'. Quali difficolta' nel rapporto con il territorio ?

Da alcuni mesi abbiamo gia' avviato un progetto che si chiama Museion Mobile, e' un programma di nuove collaborazioni su tutto il territorio con diverse strutture, da quelle piccole alle piu' grandi: biblioteche, associazioni, Universita' ecc.
L'idea non e' solo di organizzare un programma culturale e didattico e diffonderlo, ma di dialogare, strutturando e progettando una programmazione insieme. E' molto importante che ci sia spazio sufficiente per trovare le iniziative giuste per i nostri partners. L'apertura di Museion accentuera' il programma di Museion Mobile con una struttura che dara' piu' forza a queste iniziative in tutto il territorio. Questo e' centrale per noi perche' avremo una programmazione internazionale con la collaborazione di artisti locali, con una riflessione sullo sviluppo sociale ed economico che puo' derivare dall'evoluzione di una nuova istituzione come Museion. Non dobbiamo dimenticare tutto quello che influisce sul tessuto reale del territorio. Vogliamo essere molto sensibili a questa relazione.

Museion contribuira' a costruire una nuova identita' europea all'Italia o si rifara' maggiormente allo stile dei musei "internazionali" statunitensi? Esiste secondo te una differenza?

Prima voglio dire una cosa piccola ma molto importante: che per me l'internazionale e' fatto di tanti locale. Non vedo opposizione tra locale e internazionale. Ci sono tante realta' locali che compongono l'internazionale, credo che cominciando a pensare cosi' si guarda in maniera diversa all'internazionale.
In secondo luogo: Bolzano, la regione dell'Alto Adige, sono assolutamente affascinanti perche' la loro storia e' europea, e la natura europea della loro storia e' fondamentalmente al centro del loro sviluppo, particolarmente nel XX secolo. Quindi siamo in un certo senso un laboratorio europeo per la natura stessa della nostra regione, siamo realmente nel cuore di un dibattito europeo. Questo si sente fortemente qui, e dobbiamo assolutamente sottolineare questo carattere del territorio potenziando la relazione con l'Europa di oggi. Un aspetto che non abbiamo sottolineato e' che Museion e' e sara' sempre piu' anche uno strumento di ricerca nel campo dell'arte contemporanea e del pensiero contemporaneo, e questi devono essere internazionali. Speriamo quindi che Museion diventi per l'Italia un motore di sviluppo di relazioni europee e internazionali.

Ma esiste una differenza...

Io penso di si', perche' non credo all'"over identity" che puo' anche essere molto pericolosa, ci sono davvero aspetti specifici che costituiscono propriamente un'identita', questo e' certo.
I musei americani per esempio, hanno una storia molto diversa dai musei europei. C'e' una cultura del privato, dello sponsor, del finanziamento, nel loro funzionamento economico sociale. Tutto questo li rende molto differenti dai musei europei e io penso che dobbiamo difendere assolutamente l'istituzione pubblica, dell'ambito pubblico, che e' troppo debole negli Stati Uniti. C'e' una mancanza di partecipazione pubblica negli Stati Uniti che e' molto negativa sotto certi aspetti.
In Europa al contrario abbiamo una grande tradizione di responsabilita' pubblica nello sviluppo della cultura per la popolazione e dobbiamo difenderla. Poi certamente e' necessario sviluppare e sensibilizzare il privato in relazione al pubblico, pero' con un giusto equilibrio, senza creare illusioni. Mi piace molto una frase di Gordon Matta-Clark che dice semplicemente: "to substain art is at the same necessity than to have a good sewage in the city". Penso che si tratti di un punto di partenza, di una necessita'; il diritto alla cultura, all'educazione artistica, alla ricerca, deve essere un impegno pubblico. Io vengo dal pubblico e difendo totalmente la necessita' di politiche forti in campo culturale.
Poi c'e' la questione dell'amministrazione e della gestione, e qui dobbiamo inventare nuovi strumenti: noi oggi siamo una Fondazione, e questo e' un primo modo per rispondere, per cercare di creare un equilibrio, anche se siamo ancora molto giovani...

"Sguardo periferico e Corpo collettivo" sara' il titolo della mostra inaugurale, ce ne puo' parlare ?

Fino a febbraio non nel dettaglio. Posso dire pero' che la mostra comprendera' totalmente la realta' di Museion, della sua architettura, del suo progetto istituzionale, e nell'ambito di questo organizzeremo una mostra temporanea che includera' una parte della nostra collezione. Cosi' si creera' una relazione articolata tra progetto espositivo e collezione.

Riguardo al titolo ?

Questo e' ancora un titolo di lavoro...
"Sguardo periferico" e' una definizione utilizzata in neurologia, e' una cosa molto precisa legata alla percezione del mondo al di la' dello sguardo prospettico tradizionale e soggettivo. E' tutto un altro modo di percepire il mondo esteriore quello che chiamiamo 'sguardo periferico'; usando questo punto di vista si possono creare link fra le esperienze di artisti e architetti e la danza, si puo' pensare a come si sono sviluppate diverse strategie per costituire "corpo collettivo" uscendo dalla prospettiva tradizionale. Il corpo collettivo e' riferito all'esperienza, si puo' pensare a Meyerhold (Vsevolod Emilevitch Meyerhold 1874-1940), quando verso la fine delle sue sperimentazioni teatrali pensava che forse il palcoscenico non fosse piu' il posto possibile dove costituire un corpo collettivo in grado di produrre un atto artistico nella societa'.
Si possono attraversare molte tipologie di creazione di corpo collettivo nel XX e XI secolo, fino ad arrivare alle esperienze dei giovani artisti di oggi.


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Le immagini:

Museion durante la mostra evento Solo24Ore24Stunden, 14/15 dicembre 2007. Foto Ivo Corra'

Museion, interni durante Solo24Ore24Stunden

Duo extrait de Con Forts Fleuve. Coreografia Boris Charmatz con Boris Charmatz, Christophe Ives. Courtesy the artists. Foto Ivo Corra'

Mike Meire', Mortal Life, 2007. Courtesy the artist. Foto Ivo Corra'

Elena Kovylina, Human Unconscious, 2007. Courtesy the artist. Foto Ivo Corra'

Pietro Roccasalva, L'uomo formatore di Mondo, 2006. Collezione My Private, Milano. Foto Ivo Corra'

Cesare Pietroiusti, Consegna all'artista una tua banconota, 2007. Courtesy Cesare Pietroiusti. Foto Ivo Corra'

Per informazioni :
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