Attraversare le contingenze allargando le prospettive

22/04/2008
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ARGOMENTI

Una Vienna molto in vena
Diffusosi in tempi relativamente recenti, grazie all'affermazione e all'uso intensivo delle nuove tecnologie anche in campo artistico-culturale, il concetto di Creative Industries identifica "tutte quelle attivita' che hanno origine a partire dalla creativita' individuale, dalle capacita' e dal talento personale, e che racchiudono un potenziale per la creazione del benessere sociale e del lavoro attraverso la produzione e lo sfruttamento della proprieta' intellettuale"; questa e' la definizione che ne da' il Creative Industries Task Force fondato nel 1997 nel Regno Unito.
Vienna ha puntato sulle Creative Industries e sulla realizzazione di un enorme distretto culturale nel cuore della citta': il MuseumsQuartier e' infatti il piu' ambizioso progetto intrapreso dalla citta' nel corso degli ultimi anni e uno dei dieci piu' grandi complessi culturali al mondo...

Su UnDo.Net la rubrica Making Culture, a cura di Tafter, indaga il valore economico degli eventi culturali insieme alle loro implicazioni sociali.










Vienna, una città a caccia di creatività
di Vittoria Azzarita

Con l'allargamento dell'Europa ai paesi dell'Est e l'importanza crescente rivestita dalla cultura nei processi di rigenerazione urbana, la città di Vienna ha dovuto cogliere la sfida lanciata dalla creatività, in un contesto economico nel quale la ricchezza e la varietà del proprio patrimonio storico e artistico non sono più garanzia di unicità. Puntando sulle "Creative Industries", e sulla realizzazione di un enorme distretto culturale nel cuore della città, la capitale austriaca mostra oggi diverse identità...

In un Occidente segnato dalla crisi del capitalismo e dagli effetti collaterali dello sviluppo, inteso come il raggiungimento di standard di vita sempre più elevati attraverso livelli di produzione e consumo sempre più alti, il passaggio da una società industriale ad una postindustriale ha indotto un ri-pensamento degli equilibri e dei rapporti di forza esistenti tra le componenti economiche, politiche e sociali, riscontrabili all'interno delle comunità.
Il modello produttivo incentrato sulla grande fabbrica e sulla produzione di beni materiali di largo consumo, tipico del mondo industriale, è stato sostituito da un nuovo paradigma, che gli economisti sono soliti definire economia della conoscenza o dell'informazione.
La rilevanza assunta dalle risorse immateriali e la consapevolezza che determinati prodotti siano caratterizzati da una componente identitaria facilmente riconoscibile, ha posto la cultura e le potenzialità insite in interventi di tipo culturale ai vertici dell'agenda politico-economica di molti stati europei.
L'attenzione crescente dedicata al settore delle "Creative Industries", unita ad una gestione innovativa delle città, luogo simbolo della contemporaneità, sono segni tangibili di tale tendenza. Una sapiente combinazione di questi aspetti è riscontrabile, oggi, nelle dinamiche politiche e culturali che attraversano la città di Vienna.
Oscurata da casi di fama internazionale, come quelli che hanno portato alla rigenerazione dei contesti urbani di Bilbao, Berlino, Barcellona, segnati da situazioni di profondo degrado e di abbandono, Vienna è nota più per il suo passato imperiale e per la ricchezza del suo patrimonio storico-artistico, che per la sua volontà di divenire un importante punto di riferimento per l'Europa Centrale ed Orientale.
Con i suoi 1,66 milioni di abitanti, Vienna è il più grande bacino insediativo dell'Austria, dove si concentra un quinto della popolazione nazionale, e dove il settore delle Creative Industries, insieme al turismo, rappresenta uno degli asset principali dell'economia cittadina.
Diffusosi in tempi relativamente recenti, grazie all'affermazione e all'uso intensivo delle nuove tecnologie anche in campo artistico - culturale, il concetto di Creative Industries ha sostituito quello di Culture Industries, identificando "tutte quelle attività che hanno origine a partire dalla creatività individuale, dalle capacità e dal talento personale, e che racchiudono un potenziale per la creazione del benessere sociale e del lavoro, attraverso la produzione e lo sfruttamento della proprietà intellettuale", secondo la definizione che ne da il Creative Industries Task Force - ente fondato nel 1997 nel Regno Unito per la promozione dei molteplici e variegati settori che necessitano della creatività, quale input fondamentale per la realizzazione dei propri prodotti e servizi.
Il comparto delle Creative Industries - che racchiude al suo interno realtà appartenenti ai mondi dell'architettura, dell'arte, dei musei, dell'audiovisivo, della musica, della pubblicità, del design, della moda e delle nuove tecnologie - nella città di Vienna vede impegnate 120.000 persone nelle 17.948 realtà attive in tale ambito, rappresentando circa il 14% dell'intera forza lavoro della capitale. Dal 1998 al 2002 le imprese della creatività viennesi - soprattutto di piccole dimensioni, con una media di 6,7 lavoratori - hanno fatto registrare un incremento del tasso di occupazione pari al 6%, superando, così, di due punti percentuali la media nazionale, e trovando conferma di questo trend positivo nel secondo rapporto sulle Creative Industries in Austria.
Da tale documento si evince come nel corso del 2004 le realtà private appartenenti a questo settore abbiano fatto registrare entrate pari a 18,3 miliardi di euro, con un incremento di circa il 2% rispetto allo stesso dato relativo al 2002. Il valore aggiunto prodotto dalla vendita dei beni e servizi finali è aumentato del 4% - sempre nel passaggio dal 2002 al 2004 - rappresentando il 5% del valore aggiunto generato all'interno del mercato austriaco, considerato nella sua totalità.
Dati questi che mettono in evidenza l'importanza del potenziale creativo di una regione per la sua crescita economica, e il ruolo giocato dalle nuove idee e dalla loro implementazione per la sopravvivenza all'interno di contesti ad alta competitività ed innovazione.
Ma Vienna, in quanto città, ha anche delle responsabilità nei confronti di coloro che la abitano e di coloro che vi transitano in qualità di turisti e visitatori. Decidere di investire parte delle proprie risorse in interventi culture driven - che puntano sulla cultura quale fattore strategico per una migliore gestione delle problematiche relative alla collettività - significa intraprendere azioni volte a rafforzare il senso di appartenenza e di inclusione sociale, che ne fanno un luogo capace di emancipare e non solo di emarginare. Significa non limitarsi a considerare solo l'aspetto urbanistico, ma porre la giusta attenzione alle componenti economica, antropologica, estetica, orientando le proprie scelte secondo una prospettiva organica ed evolutiva.

La realizzazione del "MuseumsQuartier" nel centro storico di Vienna è un esempio di un processo di rigenerazione urbana in cui gli interessi di tipo politico si combinano con motivazioni di carattere sociale, estetico ed emozionale. Questo vasto complesso ospita due importanti musei - il Leopold Museum, che racchiude la più vasta collezione di opere di Egon Schiele, e il Museum of Modern Art Ludwing Foundation Vienna (MUMOK) - , spazi dedicati a mostre d'arte contemporanea, festival e rassegne - come il Vienna Festival, il Viennale Film Festival, l'ImPuls Tanz Festival -, e numerose istituzioni culturali e centri per la danza (il TanzQuartier), l'architettura (l'Architekturzentrum Wien), per i servizi educativi rivolti ai bambini, negozi, ristoranti e il distretto dedicato all'arte digitale, al design e alla moda, denominato "quartier21" - con studi di produzione per i nuovi media, e residenze d'artista.
Il MuseumsQuartier risulta essere il più ambizioso progetto intrapreso dalla città di Vienna nel corso degli ultimi anni, e uno dei dieci più grandi complessi culturali al mondo.
L'idea della sua costituzione risale alla fine degli anni settanta del secolo scorso, quando all'interno di un dibattito parlamentare il governo federale austriaco avanzò la proposta di trasformare le vecchie scuderie imperiali - ubicate nel centro storico della città, di fronte al Naturhistorisches Museum (il museo nazionale di storia naturale) e al Kunsthistirisches Museum (la galleria nazionale d'arte), e utilizzate fin dagli anni '20 del novecento come spazi espositivi per manifestazioni di carattere fieristico - in un complesso destinato ad ospitare musei e numerose istituzioni artistiche e culturali, suscitando un accesso dibattito politico. Le questioni sorte intorno alla nuova destinazione d'uso degli antichi spazi, e intorno al loro significato simbolico e identitario, in ragione della loro valenza storica e sociale, si sono protratte per lungo tempo, accompagnando le diverse fasi di ideazione e realizzazione del progetto.
A partire dal 1980 la gestione dell'intero progetto di riconversione è stata affidata ad un'agenzia di sviluppo di proprietà pubblica - appartenente per il 75% al governo federale nazionale e per il restante 25% alla Città di Vienna -, la quale ha indetto due concorsi di architettura - il primo nel 1986, ed il secondo nel 1989 - per la trasformazione delle antiche stalle imperiali in un distretto culturale multifunzionale.
Nel 1990 il parlamento federale austriaco ha approvato il progetto vincitore, presentato dallo studio viennese di architetti Ortner & Otner, che ha visto la sua completa realizzazione nel 2001, dopo varie interruzioni e modifiche strutturali al progetto originale, con la conseguente apertura e inaugurazione degli spazi del MuseumsQuartier durante il mese di giugno dello stesso anno.
Il progetto è costato in tutto 2 miliardi di vecchi scellini austriaci - di cui 1,6 miliardi stanziati dal governo federale austriaco e i restanti 400 milioni dalla Città di Vienna - ed ha faticato ad essere accettato sia dalle contrapposte forze politiche che dall'opinione pubblica e dalla comunità locale, in quanto portava e porta in auge questioni ancora attuali legate alle presunte o reali dicotomie tra la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico; tra l'antico ed il contemporaneo; tra i fasti dell'impero asburgico e le eredità politiche e sociali lasciate dalla fine della seconda guerra mondiale; tra una visione elitaria della cultura ed una più partecipativa e relazionale; tra la commercializzazione dell'arte e la sua spettacolarizzazione, e l'austerità e la sacralità dei suoi valori universali; tra la conservazione della propria identità e l'apertura al confronto internazionale e globale.

Oggi, a quasi sette anni dalla sua realizzazione, il MuseumsQuartier di Vienna è riuscito a vincere una sfida importante, presentandosi come un luogo capace di offrire una pluralità di servizi e iniziative, con una ricca offerta culturale e interessanti opportunità di crescita e sperimentazione per le realtà che operano nei settori legati alle Creative Industries, attirando ogni anno 3,4 milioni di persone.
Come messo in evidenza da Monika De Frantz, nel suo lavoro di ricerca sul caso del MuseumsQuartier di Vienna come simbolo del cambiamento e del processo di rigenerazione culturale, "aprendo le decisioni di progettazione urbana alla controversia politica, il capitale culturale della città [di Vienna] è divenuto un asset politico prioritario, che ha invitato a riflettere sul ruolo della città, sulla sua storia e sul contesto spaziale di riferimento.
Sebbene questo possa essere dovuto alla specifica rilevanza politica e simbolica della città di Vienna, in quanto capitale, supporta l'ipotesi che lo spazio pubblico urbano, ed in particolare i grandi interventi architettonici all'interno di spazi fortemente simbolici, riflettano molteplici e sfaccettate identità".

Riferimenti:
Creativwirtschaft Austria (2006), Second Austrian Report on Creative Industries, Vienna
Department of Culture, Media e Sports [DCMS] (2001), Creative Industries Mapping Document 2001
Kulturdokumentation, Mediacult, Wifo (2004), An analysis of the economic potential of the creative industries in Vienna, Vienna
Monika De Franzt (2005), From cultural regeneration to discursive governance: Constructing the flagship of the "MusuemsQuartier Vienna" as a plural symbol of change, in International Journal of Urban and Regional Research, Volume 29, March 2005, pag. 50-66

Immagini tratte da www.mqw.at
MuseumsQuartier Wien, facciata principale. Foto Rupert Steiner, MQ E+B GesmbH
Cortile principale con il Leopold Museum. Foto Rupert Steiner
MuseumsQuartier Vienna, MQ Opening 2001. Foto Martin Gnedt
Foyer Kunsthalle wien/Hall E+G, (C) Gregor Schweinester
MUMOK (Museum of modern Art Ludwig Foundation Vienna). Foto Rupert Steiner
Esposizione al MUMOK. Foto Rupert Steiner
ZOOM Kindermuseum. Foto Rupert Steiner
Bookshop Prachner, Pictures Born/H. Nessler, Bookshop Prachner
Cafè-Restaurant "milo". Foto Rupert Steiner


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La selezione dei contributi di Making Culture è curata da Tafter, la rivista online che opera nel campo dell'economia della cultura, e che si presenta come punto di incontro per la ricerca sul rapporto cultura-impresa, sullo sviluppo locale, sulle possibilità offerte dalle nuove tecnologie in campo culturale, sulle modalità di interazione tra l'arte contemporanea e i suoi fruitori.



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