Attraversare le contingenze allargando le prospettive

01/12/2009
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Facciamo l'Appello nelle città


Dopo la risposta della Presidenza della Repubblica all'Appello firmato da un insieme indipendente di esponenti del mondo dell'arte visiva e della cultura, l'iniziativa procede e si stanno organizzando gruppi di discussione in diverse citta' italiane con l'intento di arrivare ad un incontro nazionale nel 2010. Queste riunioni, in fase di definizione, tratteranno argomenti differenti anche coerentemente con le realta' locali. Ogni situazione nasce con l'obiettivo di attivare il dibattito in merito alle politiche culturali in Italia: un Paese che ha bisogno, piu' di altri, di pensare la cultura come strumento di democrazia, come patrimonio collettivo e diritto di tutti. L'Appello e' nato dall'urgenza comune di tornare a parlare di cultura e non piu' e solo delle strategie della cultura. Per promuovere una riflessione in merito al sempre maggior isolamento della cultura contemporanea italiana rispetto alla scena internazionale sono state anche realizzate alcune interviste a figure diverse che si sono trasferite all'estero, ve ne proponiamo alcune invitandovi a partecipare al Numero zero degli incontri programmati che si svolgera' a Torino sabato 5 dicembre.

Caterina Riva, curatrice, co-fondatrice dello spazio FormContent a Londra
"...cercavo un paese meritocratico, un contesto dove non conta come ti chiami, chi conosci o quanti soldi hai in banca, ma dove conta come lavori."

Giuliana Setari, Presidente Dena Foundation for Contemporary Art a Parigi
"Avendo vissuto la maggior parte della mia vita all'estero, conoscevo bene le lacune del sistema italiano..."

Luisa Rabbia, artista a New York
"conosco la situazione italiana interna e penso sia attualmente drammatica, ma si puo' fare qualcosa per il futuro."



Caterina Riva




Sefer Memişoğlu, Rendering Rome, still da video, courtesy l'artista. Dalla mostra "The Filmic Conventions", FormContent project space, Londra, 2009




Gintaras Makarevicius, Testament of Sibiria, 2008. Courtesy Galerie schleicher+lange, Parigi. Dalla mostra "The Filmic Conventions", FormContent project space, Londra, 2009




Giuliana Setari




Stanislao di Giugno, No way out, (item of video), 2004. Vincitore della "Dena at ArtOmi 2005 Scholarship"


Ryan Gander, Time Capsule, 2006. Vincitore del Dena Foundation Art Award 2006




Angelo Sarleti, Not Here, 2006. Vincitore della borsa di studio "Dena at Récollets 2006"




Luisa Rabbia, A pillow to talk to yourself, 1997. Silicon




Luisa Rabbia. Being staring at something, 2004. Penna blu e matita su diversi materiali, 63x56x58 cm. Collezione privata, Asti




Luisa Rabbia, la sala degli Specchi, 2003. Veduta dell'istallazione a Palazzo Bricherasio, Torino




Torino, quartiere di San Salvario




 

Il testo dell'appello al Presidente Napolitano e l'ambito in cui e' nato...

La risposta della Presidenza della Repubblica all'appello

Qui, in ordine alfabetico, tutte le firme ad oggi ricevute:


Se siete interessati a seguire lo sviluppo di questa iniziativa firmate l'appello e iscrivetevi alla newsletter di UnDo.Net - network di cultura contemporanea

Come firmare:
inviate una email a: appelloalPresidente@undo.net con il soggetto: "sottoscrivo"
indicando il vostro nome e cognome, ruolo o carica, eventuale ente di riferimento, città dove vivete.

Intervista a
Caterina Riva, curatrice, co-fondatrice dello spazio FormContent a Londra


Per la tua formazione di curatrice quali studi hai seguito? dove?


Dopo una laurea in Lettere Moderne sono stata ammessa al Master di Comunicazione e Organizzazione delle Arti Visive organizzato dall'Accademia di Brera di Milano finanziato con fondi europei; terminato il master ho fatto diverse esperienze lavorative in Lombardia per circa un anno e mezzo. In seguito mi sono trasferita a Londra, dove sono stata ammessa al MFA Curating del Goldsmiths College che ho frequentato per due anni, durante questi studi lavoravo. Vivo ancora a Londra, nonostante il mio corso sia ormai terminato.

Puoi brevemente raccontare l' attivita' di FormContent?

FormContent e' un project space fondato nell'Est di Londra all'inizio del 2007 da tre curatori: Francesco Pedraglio, Pieternel Vermoortel ed io; e' un’esperienza nata dalla volonta' comune di sperimentare in prima persona e offrire uno spazio di dialogo, di creazione e crescita per artisti e curatori. Un progetto mosso da una nostra esigenza ma che si inscriveva anche in quella che ci sembrava un'urgenza di molti per fare qualcosa senza compromessi.

Perche' avete scelto Londra come sede operativa?


Proveniamo dall"Italia e dal Belgio ma abbiamo studiato tutti e tre a Goldsmiths, dopo il master abbiamo deciso di rimanere. A Londra, nonostante fossimo senza particolari capitali iniziali, abbiamo trovato l'apertura mentale per ideare un project space e crearci un pubblico. Fare qualcosa di simile nei nostri paesi d'origine non sarebbe stato altrettanto semplice.

Operate solo a Londra?

No, manteniamo rapporti con i nostri paesi d'origine e cerchiamo di lavorare sia a livello nazionale che internazionale.

Perche' hai lasciato l'Italia? quando?

Come dicevo prima, ho lasciato l'Italia nel 2006 per frequentare Goldsmiths; cercavo un paese meritocratico, un contesto dove non conta come ti chiami, chi conosci o quanti soldi hai in banca, ma dove conta come lavori.

Quali pensi siano le principali carenze delle politiche culturali sul contemporaneo in Italia rispetto alla Gran Bretagna?

La lista e' lunga. Non esiste una reale infrastruttura né un reale appoggio pubblico in Italia; i centri di arte contemporanea scarseggiano e troppo spesso si abbassano a logiche biecamente clientelari dettate dalla classe politica. Non esistono né una cultura né una volonta' di investire economie e risorse in una crescita ed educazione all'arte contemporanea. Molti si definiscono 'curatori' senza avere un'idea di cio' che questo comporti. In Gran Bretagna, il pubblico e il privato funzionano in maniera complementare: il pubblico garantisce il funzionamento delle piccole attivita' (come FormContent) fino a quello delle grandi istituzioni museali; esiste poi uno spirito di collaborazione che non ritrovo nel tessuto italiano.

Perché, anche da fuori, hai comunque scelto di firmare l'Appello al Presidente della Repubblica?

Perché sono italiana e seguo, spesso con preoccupazione, le vicende del mio paese. Mi sta a cuore la liberta' di pensiero e il poter lavorare in condizioni dignitose e rispettose.


Intervista a
Giuliana Setari, Presidente Dena Foundation for Contemporary Art, Parigi e Presidente Cittadellarte Fondazione Pistoletto, Biella


Qual'e' il tuo ruolo all'interno del sistema dell'arte contemporanea?

Sono collezionista appassionata da piu' di trent’anni e da questa posizione ho avuto il privilegio di conoscere grandi maestri: le loro parole e il loro insegnamento mi hanno ispirato e sono stati da guida nell’esercizio delle mie funzioni in seno alla Dena Foundation, da me fondata a New York nel 2000, e alla Cittadellarte Fondazione Pistoletto.

Da quanto tempo ti sei trasferita a Parigi?

Da nove anni.

Vedi delle differenze tra il sistema italiano e quello francese nella promozione della cultura e dell'arte contemporanea? Quali?

Molte e di rilievo. In questo momento in Francia é molto animato il dibattito sull’efficacia dell’azione condotta dal governo per la promozione della scena artistica; vengono promossi studi ed analizzati dati per una verifica che promuova nuove forme di sviluppo. Eppure i vari organismi preposti, CNAP, FRAC, FNAC, Culturesfrance, per citare i piu' noti, svolgono gia' un’azione ad ampio raggio e soprattutto fanno parte del tessuto operativo del sistema, i loro rappresentanti sono competenti, partecipano in diretta e in maniera continuativa alla vita culturale. Una simile iniziativa in Italia é impensabile; quand’anche non si discutesse piu' della legittimita' dell’arte contemporanea, l’investimento che lo Stato vi dedica e' poca cosa. Certo, in anni piu' recenti sono apparse anche nel Ministero dei Beni Culturali figure piu' attive, ma la loro azione é poi legata all’avvicendamento dei ministri le cui posizioni conosciamo bene.

Nell'attivita' della Dena Foundation e della Fondazione Pistoletto, una delle priorita' e' la formazione di giovani artisti; a tuo avviso, quanto e perche', e' importante la formazione legata alla cultura contemporanea?

Perché attraverso la formazione, lo studio e la conoscenza i giovani acquisiscono coscienza di se stessi, della propria vocazione, della loro forza e dei loro limiti, nel confronto da una parte con la storia e i maestri, dall’altra con le figure professionali che con le loro riflessioni e opere anticipano e interpretano i movimenti della societa' contemporanea, il suo evolversi. Sono queste figure che possono accompagnare i giovani nello svolgersi del loro percorso artistico; entrare in contatto diretto con loro attraverso programmi specifici costituisce un’esperienza incommensurabile. Avendo vissuto la maggior parte della mia vita all’estero, conoscevo bene le lacune del sistema italiano, e ho voluto promuovere un Programma di Residenze per giovani artisti e curatori ai quali dare l’opportunita' di confronto con la scena artistica di New York e di Parigi. Sono stata sostenuta da citta' che perseguono politiche per i giovani, da fondazioni bancarie, dal GAI; il nostro programma di Parigi e' stato selezionato quest’anno per la Borsa che da due anni anche il Ministero e la Presidenza del Consiglio promuovono; ne sono fiera.

Perché hai scelto di firmare l'appello?

Perché condivido l’iniziativa. Confido che il nostro Presidente, che e' degnissima persona, vorra' trovare il tempo di leggere le nostre righe. Amo molto il mio paese, oggi in acque cosi' torbide, ai cui pregi e difetti la distanza mi consente di guardare con lucidita'. Ritengo che l’arte mi abbia dato molto, in termini di formazione personale, e' un legame che rimane forte e il lavoro che svolgo con i giovani attraverso la Dena Foundation é anche un modo per ricambiare i molti doni ricevuti.


Intervista a
Luisa Rabbia, artista a New York

Quando ti sei trasferita a New York? perche'?

Nel 2000, in seguito ad una mostra collettiva a cui ero stata invitata a esporre. Durante la mostra il direttore dell'ISCP mi ha proposto uno studio nel suo programma e per me si e' presentata l'occasione di stare qui per otto mesi, che poi si sono estesi fino a oggi.

In America che ruolo hanno le realta' e gli spazi indipendenti, altre realta' al di fuori dell'attivita' museale istituzionale?

Sono luoghi espositivi vivi e pulsanti, che si collocano fra l'artista, il collezionista, il critico e il museo. Permettono all'artista di esporre e vivere della propria ricerca, al collezionista e al pubblico di conoscere il lavoro, al critico di conoscere l'artista e fare viaggiare il lavoro. Creano quindi una fitta rete di comunicazioni che genera e offre nuove possibilita' di crescita al singolo e alla comunita', se il lavoro e' fatto bene.

Un artista contemporaneo come si mantiene a New York, oltre all'attivita' espositiva tradizionale, ci sono altre possibilita' di finanziamento per progetti specifici?

Gli artisti che non si mantengono con il proprio lavoro sono obbligati anche qui a inventarsi ogni sorta di lavoro per sopravvivere, e le spese a NY sono veramente incisive. Oltre a questo pero' esistono molte borse di studio per progetti specifici, a cui si puo' fare domanda in diversi periodi dell'anno.

A tuo avviso la presenza degli artisti italiani in mostre di eco internazionale o fiere e' equilibrata rispetto alla produzione attuale? se no perche'?

Non e' certamente equilibrata sopratutto rispetto alla ricerca, invece molto interessante, che secondo me molti artisti Italiani portano avanti. Non e' equilibrata perche' siamo un paese poco supportato dall'interno sia dal punto di vista economico che critico. Siamo un paese che non rischia, che fatica a fare le proprie scelte e quindi a difendere il proprio punto di vista.

Quali pensi siano i ritardi delle politiche culturali sul contemporaneo in Italia rispetto agli Stati Uniti?

Penso che non si sia ancora capito che investire sulla cultura e' fondamentale per creare un paese forte e ricco, sia intellettualmente che economicamente. C'e' bisogno di musei che possano investire in mostre contemporanee sia di italiani che di stranieri, di collezionisti che vengano incitati a supportare le istituzioni pubbliche, di borse di studio e residenze che aiutino gli artisti nella loro ricerca e li mettano in contatto con realta' internazionali; fondamentalmente di capire che questo e' un lavoro a tutti gli effetti che si fa con passione ma senza i soldi, il tempo e le energie vengono disperse. Il paese deve uscire da una posizione chiusa- sia intellettuale che economica - altrimenti non si potra' mai parlare di internazionalita' e le energie investite continueranno a consumarsi all'interno.

Perché, anche da fuori, hai comunque scelto di firmare l'appello?

Perche' conosco la situazione Italiana interna e penso sia attualmente drammatica, ma si puo' fare qualcosa per il futuro. Avrei comunque firmato a favore della cultura per qualsiasi paese al mondo.

 

Interviste realizzate da Lisa Parola, a.titolo

 

 


Numero Zero
Il primo incontro a Torino

 

Sabato 5 dicembre 2009 alle ore 14,30 a Torino, in via san Anselmo 20-c (Ag. per lo sviluppo locale di S. Salvario) nell'ambito dell'iniziativa Facciamo l'Appello promossa da un gruppo indipendente di operatori della Cultura, si riunira' un primo gruppo di discussione.

Tra dicembre e gennaio 2010, altri incontri sono previsti a Roma, Venezia, Milano, Bologna e Firenze con l'intento di organizzare un incontro nazionale nel corso del 2010.
A Torino, l'inizio dei lavori prevede la lettura dell'Appello spedito il 3 ottobre - Giornata del contemporaneo - al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, alla Ministra dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca Mariastella Gelmini e al Ministro per i Beni e le Attivita' Culturali, Senatore Sandro Bondi, e che ha avuto risposta il 3 novembre scorso.

L'appello e' stato sottoscritto attualmente da 1187 esponenti del mondo dell'arte visiva e della cultura; firme provenienti da tutte le regioni del Paese e altre, molte, di operatori italiani che hanno scelto di trasferirsi in altri Paesi europei. Artisti, curatori, fondazioni, spazi non profit, ricercatori, operatori culturali e liberi cittadini hanno deciso di firmare il documento per prendere parola e sottolineare la necessita' di aprire un dibattito in merito alle politiche culturali di un Paese che ha bisogno, piu' di altri, di pensare la cultura come strumento di democrazia, come patrimonio collettivo e diritto di tutti; in particolare per le nuove generazioni e per le nuove cittadine e i nuovi cittadini italiani.

A partire dalla necessita' e dall'urgenza di un'attenta riflessione in merito a un sempre maggior isolamento della cultura contemporanea in Italia rispetto alla scena internazionale, in questo caso la discussione si sviluppera' principalmente sul ruolo, la posizione e la funzione dell'opera in questi ultimi decenni sempre piu' caratterizzati da una radicale trasformazione del sistema culturale vincolato a un'accelerazione globale a scapito talvolta, dell'analisi approfondita del lavoro e della progettualita'.

Si chiede ai partecipanti di portare documentazione di lavori (arte visiva, testi critici ma anche letteratura, video, etc) che a loro avviso riescano ad attivare una riflessione su una o piu' delle seguenti parole chiave: responsabilita', politica, consapevolezza, senso.
Nella prima parte dell'incontro i partecipanti presenteranno il materiale raccolto con l'intento, nella seconda parte dei lavori, di individuare alcune linee di riflessione da condividere con gli altri firmatari attraverso UnDo.net