Attraversare le contingenze allargando le prospettive

04/05/2012
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Temi che si respirano

Pubblico inteso come spazio o bene comune, ma anche pubblico come fruitore di un evento. Pubblico considerato un interlocutore e mai solo valutato come quantità... Tra azioni simboliche, interferenze e comunicazione, ecco i progetti dei Lungomare, che anziché di arte pubblica e artisti preferiscono parlare di interdisciplinarietà.



Luna Maurer e Roel Wouters, Proposte di cambiamento. Nell'ambito del progetto espositivo 'Place it', Bolzano, 2008




Alexander Egger, Expansion of combat zone. Nell'ambito del progetto espositivo 'Place it', Bolzano, 2008




Presentazione del progetto 'Jederland'. Lungomare-Bozen-Bolzano, 08.07.2011




Presentazione del progetto 'Jederland'. Lungomare-Bozen-Bolzano, 08.07.2011




Azioni simboliche per il nostro presente, Terreno II, Ongoing project




Le relazioni danno vita a uno spazio invisibile. Wohngemeinschaft di Franca, Jan e Max (casa di Via Druso), all'interno di 'Vicinato Elettivo', progetto parallelo di 'Azioni simboliche per il nostro presente'




Preferisco per le mie esperienze lasciarmi al caso. WG di Guido, Santija e Mirk (canile Sil), all'interno di 'Vicinato Elettivo'




Osservatorio urbano # 4, Sette per Sette. Mostra collettiva, 2010. Villa Romana, Firenze




Anna Borralho & Joao Galante, performance 'Meatphysics'.All'interno di 'Partecipanti, connessi e in-dipendenti', Lungomare, Bolzano, 2008




Luigi Coppola & LOSS, performance 'Atti di Ordinario Esercizio Democratico'. All'interno di 'Partecipanti, connessi e in-dipendenti', Lungomare, Bolzano, 2008




Anna Borralho & Joao Galante, performance 'Mistermissmissmister'. All'interno di 'Partecipanti, connessi e in-dipendenti', Lungomare, Bolzano, 2008




Intervista ad Angelika Burtscher e Daniele Lupo, a cura di Katia Baraldi.

Nella definizione che date di Lungomare si legge che è uno spazio per la cultura e la progettazione, due concetti forti che affrontate in modo interdisciplinare: partite dal design, dalla progettazione urbana e architettonica e attingete alla sociologia.
Volete raccontarci com’è nato Lungomare e parlarci della vostra metodologia di lavoro?


Angelika Burtscher: Lungomare è uno spazio non profit, nato a Bolzano nel 2003 che io e Daniele gestiamo contemporaneamente al nostro lavoro di designer.
Molto spesso i nostri progetti partono dal design della comunicazione e del prodotto. Le prime mostre di Lungomare erano degli esperimenti su come il design del prodotto poteva entrare in una galleria, non con l’intento di presentare singoli prodotti da acquistare ma per parlare della cultura della progettazione, e quindi evidenziare la fase di ricerca e le pratiche lavorative dei diversi designer.
Allo stesso modo abbiamo lavorato con il design della comunicazione, come è stato nel caso di Place_it per il quale avevamo invitato quattro designer a confrontarsi con il contesto urbano di Bolzano. In quel caso abbiamo sperimentato come gli strumenti del design si possano applicare ad un contesto geografico specifico riflettendo sulla storia, sul presente e su possibili futuri.
Nei progetti di Lungomare queste due discipline sono un volano per sperimentare metodologie e strumenti che sono alla base della comunicazione. Questi i presupposti dai quali partiamo per creare relazioni con altre discipline come l’arte contemporanea e con persone che arrivano da vari ambiti teorici.
Azioni simboliche per il nostro presente, tra i progetti più recenti che abbiamo realizzato, ha coinvolto designer, artisti e architetti, tutti di provenienze diverse, a confrontarsi con il tema dei monumenti, dei simboli e dei beni comuni coniugando pratica e teoria.
Attraverso conferenze pubbliche e workshop intensivi le varie persone coinvolte hanno confrontato punti di vista e modi di lavorare ad un progetto corale condiviso. Come dicevi inizialmente ci interessa il confronto e lo scambio tra diverse discipline.

Molto spesso il vostro lavoro si concentra sulle stesse tematiche dell’arte pubblica e in una dinamica di cambiamento sociale che riflette sugli strumenti della democrazia. L’ultimo lavoro che avete realizzato Azioni simboliche per il nostro presente è nato con l’intenzione di concentrarsi sulla comunità di Bolzano ma vi ha condotto a toccare il discorso del bene comune, poi da lì vi siete spostati sul concetto di proprietà…

Daniele Lupo: Sicuramente sono i temi sociali quelli che ci coinvolgono maggiormente.
Tutti i temi che hai elencato prima nascono dall’osservazione di ciò che si vive quotidianamente ed è da lì che molto spesso scaturiscono le prime riflessioni che poi approfondiamo nei progetti di Lungomare. Non sono solamente temi sociali ma quelli che hanno una rilevanza per l’ambiente in cui si vive oppure sono di particolare attualità: la crisi economica, il common, lo spazio pubblico, … temi che in qualche modo respiriamo e che quindi meritano un approfondimento.
Il nostro approccio è cercare di sviscerare questi argomenti attraverso collaborazioni molto ampie e diversificate, cercando delle risposte, delle definizioni, o degli sguardi che possano aiutarci a comprenderli, rivederli o ripensarli.

Ho infatti notato che tutti i vostri progetti nascono dalle domande, dai perché e molte volte si risolvono senza fornire risposte ma formulando invece altre domande.
Ad esempio in Azioni simboliche per il nostro presente, avete creato un’associazione per acquistare un terreno e ridonarlo alla comunità, ma il progetto non si è concluso con questa azione...


D.L.: La riflessione sui beni comuni è ancora in corso, mentre nel 2011 si è in parte chiusa l'esperienza di collaborazione con sette progettisti che hanno sviluppato un’azione comune.
Abbiamo lavorato molto a lungo per fare in modo che quest’azione potesse concretizzarsi, ma durante il lavoro ci siamo accorti che prima di realizzare il progetto concretamente era necessario, come lo è tutt’ora, lavorare sulle sue premesse, quindi abbiamo dovuto ridefinire gli intenti e le dinamiche del gruppo. Il gruppo originale si è appunto sciolto, ma il tema dei beni comuni sarà sicuramente affrontato attraverso altri progetti.
L’azione simbolica di per sé non è stata realizzata, ma tutto il discorso che c’è stato attorno - di approfondimento, di ricerca, di dialogo e di coinvolgimento degli abitanti e di altri interlocutori - è stato e resta molto importante.
La necessità di creare l’azione non è nemmeno prioritaria, piuttosto è importante tematizzare l’idea del bene comune, cioè pensare a un luogo che non abbia amministratori o proprietari, cosa che nella nostra quotidianità non siamo più abituati a considerare.

Osservando da vicino la vostra produzione sembra che ogni progetto o azione trovi il suo posto all'interno di un puzzle…

D.L.: Si ogni progetto è un tassello che man mano forma un quadro, ma senza alcuna definizione a priori, è un quadro che si definisce lungo il percorso e che appunto è sempre aperto ad ulteriori modifiche e possibili ripensamenti e variazioni.

A. B.: Quello che è importante in questi progetti è l’intenzione di aprire spazi di pensiero e di riflessione. Spesso non si arriva ad una risposta definitiva, cerchiamo piuttosto di approfondire ed analizzare i temi per trovare nuovi spunti che possano poi sfociare in altri progetti, coinvolgere altre persone e portare in altre direzioni.
Lungomare è uno spazio aperto alla sperimentazione, dove non è importante arrivare a un risultato da vedere, a una mostra.
Per noi è importantissimo il tentativo e magari anche il fallimento, sperimentare e riprovare, andare avanti e ripensare.

In questo periodo assistiamo a un crescente interesse nei confronti dei concetti di partecipazione e di pubblico. Che tipo di ricezione hanno i vostri progetti e che definizione dareste al concetto di pubblico?

A.B.: E’ una domanda difficilissima a cui ognuno prova a rispondere quando lavora in un ambito culturale rivolto ad un pubblico. Secondo me ciò che si può fare è portare degli stimoli alle persone e forse grazie a questi stimoli riuscire a coinvolgere altre persone.
Per noi è molto importante non limitare i nostri progetti al solo pubblico dell’arte. Per esempio mentre svolgevamo il progetto sul bene comune ci siamo inseriti nel dibattito pubblico italiano e in alcuni network inerenti aprendo così nuove prospettive. Poi durante la nostra partecipazione ad Artissima Lido (Torino, novembre 2011) abbiamo invitato Ugo Mattei a confrontarsi con il nostro progetto Azioni simboliche per il nostro presente.
Molto spesso le nostre iniziative partono dal contesto locale in cui siamo inseriti ma poi si sviluppano in un dialogo continuo tra regionale, nazionale e internazionale.

D.L.: Proprio di recente sul tema del pubblico siamo stati invitati a partecipare come studio grafico alla mostra "The New Public" curata da Rein Wolfs presso Museion.
Il pubblico può essere considerato in due modi distinti e forse contrapposti: come interlocutore o come massa. Nel secondo caso è posta un’eccessiva attenzione sulla quantità, su un numero in grado di giustificare la particolare attività culturale di un museo o di un'associazione.
Questo è un modo pericoloso di intendere il pubblico, che va invece considerato come un interlocutore a cui proporre dei temi o delle questioni specifiche. Nella mostra “The New public” abbiamo proposto in forma di domande agli utenti e ai passanti delle riflessioni sul tipo di pubblico che ognuno crede di rappresentare e a cui ognuno si sente più affine, erano una sorta di provocazione nata per far prendere coscienza del proprio ruolo.

E’ un tema molto attuale, infatti, se si intende il pubblico come interlocutore lo si vede anche come riattivatore del pensiero critico, ma se invece si legge il pubblico come quantità di partecipanti sufficiente a giustificare un sostegno economico, si rischia di negare quella formazione dell’opinione pubblica teorizzata da Habermas, di per sé dialogica e argomentativa.

A. B.: Ma purtroppo la quantità di visitatori o utenti diventa sempre più la misura della qualità di ciò che viene prodotto in ambito culturale e non solo.
E’ necessario stimolare una riflessione collettiva, proporre delle criticità, degli attriti che diano da pensare in un momento in cui l’informazione è una presenza costante nella nostra vita, ma la sua fruizione diventa superficiale e perde di profondità.

Sì abbiamo una mole notevole di informazioni ma non abbiamo ancora gli strumenti per selezionarle e spesso non sappiamo distinguerne veridicità o falsità. Siamo costantemente informati su quello che succede ma non lo comprendiamo.
In proposito mi viene in mente il progetto di Thomas Grandi di cui vi siete occupati di recente, potete illustrarcelo?


D.L.: Si tratta di un progetto che abbiamo avviato l’anno scorso dal titolo "Interferenze", con cui abbiamo voluto aprire a diversi progettisti uno spazio nella homepage del nostro sito Lungomare.org
Per un mese il progettista ha a disposizione un blog da gestire autonomamente con i contenuti o le ricerche che sta seguendo. Thomas Grandi è stato il primo, è un artista bolzanino che vive a Pietrasanta e che durante il mese dell'interferenza era impegnato a lavorare come rilevatore per il censimento 2012 a Bolzano.
Sul blog di Lungomare ha tenuto un diario di osservazioni degli spazi privati e delle persone che ha censito. A metà marzo Thomas Grandi ha presentato il lavoro conclusivo che consiste da una parte in un'installazione sviluppata sulla base di una statistica meticolosa del colore degli abiti che le persone portavano durante la sua visita di rilevatore, dall'altra ha rielaborato criticamente il modulo da compilare per la dichiarazione di appartenenza linguistica per il calcolo della proporzionale in Alto Adige.


Katia Baraldi è curatrice d'arte indipendente dal 2007, con una formazione storico-sociale. Il suo lavoro indaga in particolare le relazioni esistenti tra le pratiche artistiche e le dinamiche di sviluppo e trasformazione della società occidentale. Tra gli eventi curati: "Transition. A private matter", Roaming, Praga; "Front of Art. Esperienze di arte pubblica. Il paesaggio e la comunità" , Nervesa della Battaglia (TV), il progetto collettivo "Flaktowers", per il progetto d'artista Bateaurouge, di Alejandra Ballon, Usine Kluger, Ginevra / Vienna.