Attraversare le contingenze allargando le prospettive

11/07/2013
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Curare il curatore

Curare il curatore è un dibattito in forma di progetto in progress iniziato dall'artista Virginia Zanetti nel dicembre 2011.
La sua attuale mostra da riss(e) è un nuovo step con un allestimento che raccoglie ritratti e materiali, nonché la presentazione di un “testo polifonico” scaturito dall’invito di Virginia a rispondere ad alcune domande sulla relazione artista-curatore, poste in un file di condivisione, in cui sono stati raccolti molteplici contributi.
Da questi scritti ha preso avvio una tavola rotonda che si è sviluppata sabato 22 giugno durante l’opening della mostra. Eccone un estratto.



Virginia Zanetti (in collaborazione con Hans Ulric Obrist), Han Ulrich Obrist, 2011. Acquerello, 25,5 x 17,5 cm. Courtesy Galerie Eletto, Bern




Veduta della mostra di Virginia Zanetti "Curare il curatore". Fino al 25 luglio 2013, riss(e), Varese




Un momento della tavola rotonda di 'Curare il curatore', sabato 22 giugno 2013, riss(e), Varese




Virginia Zanetti (in collaborazione con Hans Ulric Obrist), Lucy Lippard, 2011. Acquerello su carta, 25,5 x 17,5 cm. Courtesy Galerie Eletto, Bern




Un momento della tavola rotonda di 'Curare il curatore', sabato 22 giugno 2013, riss(e), Varese




Virginia Zanetti (in collaborazione con Hans Ulric Obrist), Harald Szeemann (part.), 2011. Acquerello, 25,5 x 17,5 cm. Courtesy Galerie Eletto, Bern




Un momento della tavola rotonda di 'Curare il curatore', sabato 22 giugno 2013, riss(e), Varese




Cara Virginia,
come sai, sono contento di ospitare a riss(e), nel mio studio di Varese, questa tua mostra che credo tocchi una questione ormai nevralgica: quella del rapporto artista-curatore, dei suoi equilibri e dei suoi squilibri.
Infatti si tratta di una mostra che rappresenta un’occasione di riflessione sulla curatela attraverso l’opera, invertendo i termini usuali del processo critico. E in un momento in cui si assiste ad un protagonismo sempre più marcato degli “attori” della curatela, mi piace che un’artista provi a rovesciare il rapporto, “prendendosi cura dei curatori” attraverso la sua personale visione e con un medium tradizionale che vuole essere la sintesi di un grande archivio fotografico realizzato soprattutto attraverso il web.
Si tratta di un gioco delle parti che attraversa i territori di una relazione complicata, resa sempre più complicata dall’equivoco che attribuisce ad una pratica le valenze di una professione. E che si tratti di una nota dolente è testimoniato dalla “polvere di stelle” che avvolge in misura crescente la figura del curatore e, d’altro canto, dall’esigenza non più rara che gli artisti esprimono nell’esercitarsi direttamente nella pratica curatoriale.
In realtà forse la questione si gioca non nell’antinomia artista-curatore ma proprio nell’assenza di questa antinomia, vista come un rapporto di odio-amore che se non si esercita nel pieno della sua capacità oppositiva perde la forza che deriva dalla pariteticità naturalmente presupposta e con essa perde la sua fecondità. …
Ermanno Cristini

Caro Ermanno,
finalmente le voci che formano il testo polifonico sul google drive che ho aperto lo scorso settembre hanno preso vita nel tuo spazio. Uno scambio eterogeneo e ricco, impossibile da rinarrare per chi non c’era, visto che la memoria personale è sempre partigiana, quindi né oggettiva né esaustiva.
Vorrei però prima di tutto ricordare le “premesse”, ovvero alcuni di quei contributi che hanno generato la discussione da te. E’ molto difficile per me fare una selezione degli interventi, ma posso tentare una sorta di patchwork che suggerisca gli argomenti poi orchestrati da Matteo Innocenti durante la tavola rotonda, o meglio il “divano rotondo”.
Si tratta di una successione di spunti, idee, visioni critiche, disposte in libertà e necessariamente disorganici e che per “forza di spazio” escludono altre voci non certo meno pertinenti e feconde.
“Indipendente, internazionale, istituzionale (legato, appunto, ad una istituzione ben precisa). Operaio-allestitore, ancora. E poi esecutivo. Termine, quest'ultimo, messo in campo da Achille Bonito Oliva per mantenere le distanze dall'ideativo o dal creativo.
Alla figura del curatore sono associati tutta una serie di aggettivi [(a volte un po' strani o buffi, altre rimbombanti o imponenti), utili a definire il suo ruolo all'interno di un meccanismo mercantile – e naturalmente di potere] che ne declassano o ne elogiano gli operati.
Apparso approssimativamente negli anni Novanta del XX secolo come conseguenza di una frammentazione del lavoro e di una qualificazione accademica sempre più delimitante, il curatore è, certo, uno dei volti più complessi dell'ultimo ventennio.
Un volto il cui ritratto – indefinito o appena abbozzato – lascia discutere. E apre, spesso, forti e feroci dibattiti su eventuali piani operativi, su metodologie d'allestimento, su organizzazioni di mostre o di grandi eventi legati a spazi pubblici e privati. Dibattiti che investono, via via, i territori della critica, della teoria dell'arte, dell’istituzione museale o delle grandi rassegne internazionali.
Di un sistema in cui lo spettacolo – e con lui tutti i suoi primi attori (collezionisti, curatori appunto, galleristi, direttori di musei e di fiere internazionali) – si pone come il movens di una macchina economica ben collaudata, solida e robusta.”
Antonello Tolve

“[…]Così idealmente; ma abbiamo ancora il modo e la capacità di fare sopravvivere l'ideale nell'arte contemporanea? Le dinamiche di potere e di speculazione economica che condizionano spesso fino al dominio il sistema aggravano il libero scambio tra artista e curatore del peso della necessità, del profitto e dell'edonismo, distorcendolo in opportunismo reciproco.
Accade che una figura possa avere bisogno dell'altra non tanto per arricchimento personale, ma per finalità strumentali alla propria carriera. E bisogna rilevare, per il modo in cui si sono sviluppate le pratiche espositive nel periodo recente, che è proprio il curatore, con la sua attività di selezione, a detenere un controllo maggiore.
La generalizzata ricerca di comprensione che si avverte riguardo ai meccanismi della curatela non è che il bisogno di darle dei margini, il tentativo di bloccare una situazione estrema un attimo prima di dover ricorrere a rimedi altrettanto estremi: poiché dinanzi a un ulteriore crescita dell'influenza di questa figura, contro al rischio della sua elezione a giudice esclusivo del gusto – comunque in sottomissione alle esigenze del mercato - l'artista dovrebbe ritornare a una completa auto-gestione di sé.”
Matteo Innocenti

[…] Lo “sfiorire del teorico” che Angelo Trimarco, senz’altro lo studioso italiano più attento alle vicende della critica contemporanea, addita fin dall’aprirsi degli anni ottanta.
[…] Sovente i curatori, specie i più giovani appunto, paiono così sempre più connotarsi come inventori di nuovi “format” che se non di rado generano esiti interessanti, tra le poche note di originalità e di freschezza nelle secche dell’ “eterno ritorno dell’uguale” che notoriamente connota il paralizzante territorio del “post“ - dal quale, con buona pace del così detto New Realism, non possiamo ancora dirci fuori e lo stesso carattere innegabilmente quanto inconsapevolmente epigonale di tale tendenza sta a dimostrarlo -, troppo spesso rischiano di scadere in nebulosità che pure rendono ahimè ancora una volta chiaro, anziché nasconderlo, un solo fattore: quello “sfiorire del teorico” di lenta ma ormai pluridecennale gestazione che peraltro sussiste in stretto rapporto con un’accezione prettamente burocratico-manageriale della curatela.
Quella che propongo – ed avverto con urgenza – è dunque una sorta di “rifioritura del teorico” nel campo della curatela – e non solo -, che peraltro può costituire l’autentico discrimine tra quello che è un semplice rapporto di do ut des sul piano del potere che può instaurarsi tra un artista ed un curatore che identificano la crescita del loro percorso prettamente con l’accumulo delle gratificazioni standard che offre il sistema ed il memorabile, longevo e dinamico sodalizio all’insegna del continuo ed inesausto confronto sul piano intellettuale e morale che può invece instaurarsi tra questi due soggetti, coscienti di essere del resto ahimè accomunati, nel contesto dell’attuale sistema dell’arte, innanzi tutto dalla loro impotenza, giacché ormai nel suo firmamento anche quando essi realmente brillano non è mai di luce propria, ma sempre un ricevere luce dalla stella del mercato.[…]”
Stefano Taccone

“Artista e curatore prima di essere l’uno-artista e l’altro-curatore sono due esseri umani. E come tutti gli esseri umani possono avere aspetti complessi, modi di fare contraddittori, caratteri spigolosi e difficili e caratteri gentili e facili, simpatie, antipatie, debolezze, frustrazioni, insicurezze, ecc, che li rendono, però, affascinanti e interessanti.”
Cecilia Guida

“La relazione artista-curatore è una relazione di amore, di passione, di intelletto e di scoperta del nuovo in se stessi e degli altri.”
Yari Miele & Corrado Levi

“[…] Quindi, a volte, io e il curatore ci troviamo nello stesso appartamento, dall’altro capo del mondo a cucinarci una carbonara, come fossimo entrambi i pescatori della stessa balena bianca. Entrambi la vogliamo catturare. Io ne sento l’odore, l’altro sa aiutarmi a guidare la nave. E così affrontiamo l’ennesimo alto mare.”
Gian Maria Tosatti

“[…] il prendersi cura, il curare, nel momento in cui necessariamente si esercita nel rapporto con l’altro, è il parlare, Sprechen.
E non c’è cura di sé fuori dal rapporto con l’altro, il riconoscimento del quale implica la coscienza di sé.  E non c’è cura di sé che essendo cura dell’altro non sia parlare.
Detto altrimenti, se non si può essere artisti senza parlare così come non si può essere critici senza parlare, esercitarsi nella cura diventa la condizione per essere tanto critici quanto artisti.
Quindi il tema del rapporto artista-curatore rimanda a quello del dialogo dove il dialogo non può che essere da pari a pari e apertamente inconcludente, per essere dialogo, e per ritrovare forse quella sollecitazione affettuosa di cui ci dice l’etimo della parola cura.
Così una pratica, quella curatoriale, diventa luogo di una fluidità dialogante che esercitandosi nello specifico dell’arte lo travalica per investire la vita, come metafora e come progetto.”
Ermanno Cristini

“I need more time to figure out the thing. I’m at the studio and the hurricane is kicking ny. The Crescent Ballroom is waiting for us. I should go.”
Giancarlo Norese



Curare il curatore è un contributo di dibattito nella forma di un progetto in progress iniziato da Virginia Zanetti nel dicembre 2011, con i ritratti per il libro A Brief History of Curating di Hans Ulrich Obrist e con la mostra a Berna integrata da una tavola rotonda con Chistian Herren, Hans Ulrich Obrist e Fabrice Stroun alla Kunsthalle di Berna, proseguita nel 2012 con un intervento al Forte Militare di Chillon, a Montreaux, e con la partecipazione ad Arspolis a Lugano.
La mostra concepita per riss(e) è un nuovo step con un allestimento che raccoglie nuovi ritratti e materiali, nonché la presentazione di un “testo polifonico” scaturito dall’invito di Virginia a rispondere ad alcune domande sulla relazione artista-curatore poste in un file di condivisione in cui sono stati raccolti molteplici contributi.

Le domande erano:
Cosa significa per te la pratica della curatela?
Come vivi il rapporto di dipendenza artista/curatore: chi dei due ha più bisogno dell'altro o come ne ha bisogno?
Che tipo di relazione c’è nella coppia artista-curatore?
Artista-curatore o curatore-artista?


Allo stato attuale sono state raccolte le opinioni di (in ordine di apparizione): Antonello Tolve, Emilio Fantin, Matteo Innocenti, Ermanno Cristini, Pietro Gaglianò (con Elena El Asmar), Giancarlo Norese, Pier Giorgio De Pinto, Stefano Taccone, Ambra Pittoni, Emanuele Serafini, Luca Scarabelli, Valerio Deho, Pierfabrizio Paradiso, Angel Moya Garcia, Al Fadhil, Daniela Spagna Musso, Cecilia Guida, Yari Miele & Corrado Levi, Lisa Mara Batacchi, Francesco Lauretta, Francesca Longhini, Controcarretta della Speranza (Simone Ialongo & Tony Fiorentino), Massimo Marchetti, Gian Maria Tosatti, Alice Pedroletti, Vénera Kastrati, Studio ++, Davide Quadrio, Jean Marie Reynier, Alberto Zanchetta, Marcella Anglani, Katia Baraldi, Elena Bellantoni, Alessandro Laita, Alessandro Castiglioni. Sergio Racanati, Anna Stuart Tovini (UnDo.Net), Riccardo Lisi, Alessandro Di Pietro, Valentina Briguglio..., i quali in parte sono stati presenti sabato 22 giugno, durante l’opening, per proseguire la discussione nella dimensione “semidomestica” di riss(e).



Maggiori informazioni sulla mostra Curare il curatore


La seconda puntata di Curare il curatore