Biblioteca delle Oblate
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Dresda e i suoi architetti
dal 9/5/2010 al 30/5/2010
lun 14-22, mart-sab 9-24

Segnalato da

Maria Pia Pellerito




 
calendario eventi  :: 




9/5/2010

Dresda e i suoi architetti

Biblioteca delle Oblate, Firenze

Correnti e tendenze 1900-1970. La mostra indaga gli sviluppi e i nessi dell'azione degli architetti nella storia di Dresda del ventesimo secolo: Gottfried Semper, Hans Erlwein, Wilhelm Kreis ed altri ancora.


comunicato stampa

Il canone corrente nella recente storia dell’architettura di Dresda è caratterizzato da un lato dall’attenzione rivolta prevalentemente all’ultimo scorcio dell’ ’800, dall’altro da un’utilizzazione quasi codificata dei nomi dei singoli architetti: Gottfried Semper, Hans Erlwein o Wilhelm Kreis, nomi familiari ai più; Lossow & Viehweger, Emil Scherz o Paul Wolf, già meno noti. Chi conosce però Ludloff & Stieger, Kurt Bärbig o Wolfram Starke? Il ventesimo secolo, per quanto sia stato variamente trattato nelle riviste specializzate, sembra avere uno spazio piuttosto indefinito nella consapevolezza del più vasto pubblico.

L’identificazione unilaterale dell’idea di “Dresda” con il periodo antecedente al ’900 ha una precisa storia e continua ad avere ancor oggi un peso rilevante. Accanto a pochi architetti noti ne troviamo altri in larga parte sconosciuti, ma che non possono per questo essere considerati minori.

La mostra, coprendo un arco di tempo che va dall’ultima fase dello storicismo fino all’architettura industriale della DDR, intende contribuire a colmare questa lacuna. Essa mira, attraverso numerose testimonianze architettoniche del periodo tra il 1900 e il 1970 (di regola sottoposte a tutela), a far emergere la personalità degli architetti che le hanno prodotte e a richiamare l’attenzione sulla loro opera.

La mostra non propone una panoramica completa, offre piuttosto la possibilità di un avvicinamento progressivo capace di far acquisire contorni più nitidi a tendenze, sviluppi e nessi dell’azione degli architetti nella storia di Dresda del ventesimo secolo. Le sezioni tematiche seguono approcci metodologici diversi che rispecchiano sia la complessità della storia dell’architettura, sia i differenti modi di rapportarsi ad essa. Ci auguriamo che possano anche essere un invito e uno stimolo a ulteriori ricerche sull’argomento.

Dresda – Realtà e mito

Tanto nella percezione che la città ha di sé quanto nell’immagine che se ne ha dal di fuori esiste per Dresda uno stretto legame tra un habitus sensoriale e una idealizzazione mitizzante. Se da un lato il formarsi di un paesaggio culturale della città, lo svilupparsi di una metropoli caratterizzata da una pluralità di modi di intendere e di realizzare l’arte, infine il sorgere di un centro della tecnica e delle scienze evidenziano una vivace dinamica storica a tutt’oggi in corso, dall’altro una peculiarità di Dresda è data da una tendenza a conservare (se non addirittura un fissarsi su) un presunto unicum. Questo si manifesta nell’uso di semplificazioni concettuali o in una forte riduzione nella percezione di determinate epoche. Invece di obiettivizzare, si interiorizza utilizzando codificazioni e icone.

Nel dopoguerra l’esaltazione dell’immagine e di un’idea di sé destoricizzata rappresenta una vera e propria strategia da parte degli strati portatori della cultura anteriore ancora attivi, contro possibili innovazioni. Sul piano ideologico e attraverso una “seconda distruzione” si vuol far propria la città, fortemente distrutta e nel frattempo diventata socialista. Questa forza, venuta formandosi nel corso di una lunga serie di conflitti con le autorità, si disvela in particolare con la svolta politica dopo il 1989, quando importantissimi progetti nell’ambito del risanamento e della ricostruzione della città, soprattutto nel centro storico, sono segnati dall’icona della vecchia Dresda. Un molteplice valore simbolico lo ha in questo senso la ricostruzione della “Frauenkirche” – ultimata alla fine del 2005 – che, pur essendo in definitiva un edificio nuovo, riconsegna alla città il suo richiamo centrale.

L’inserimento della Valle dell’Elba di Dresda tra i beni facenti parte del patrimonio culturale dell’umanità da parte dell’UNESCO è d’altro canto un riconoscimento che evidenzia un chiaro consenso al paesaggio culturale trasmessoci dal passato, tuttora in permanente evoluzione, e un invito a proseguire in questa direzione.

Edifici sacri

Il rinnovamento verificatosi tra ’800 e ’900 non si è fermato neppure di fronte agli edifici sacri.
Innovazioni nell’organizzazione dello spazio, nelle costruzioni e nel modo d’intendere l’architettura evidenziano il distacco dallo storicismo. Architetti come Lossow & Viehweger o Schilling & Gräbner si incamminano adesso su sentieri “più moderni”, a Dresda tuttavia lo si farà con una certa prudenza, restando sempre fortemente legati alla tradizione. Robert Bernhard Witte o Rudolf Kolbe ne danno una testimonianza eloquente nelle loro opere: St. Paulus, Plauen e la Heilandskirche a Cotta.

Il classico appalto edile “chiesa”, soprattutto ai tempi della DDR, ha largamente perso l’importanza di una volta. Non soltanto le distruzioni della guerra, bensì in primo luogo il mutamento sociale in direzione di una areligiosità ha come conseguenza la marginalizzazione della chiesa come edificio. Per questo motivo, ma anche in ragione di qualità di carattere storico-architettonico, meritano una speciale attenzione le edificazioni del dopoguerra, così la Friedenskirche, ricostruita nel quartiere di Löbtau da Otto Bartning come chiesa provvisoria a carattere seriale, o la Bethlehemkirche di Wolfgang Rauda e Fritz Steudtner nel quartiere di Tolkewitz.

L’università

Gli edifici universitari, come pochi altri, sono contrassegnati al tempo stesso da pluralità di contenuti, dinamica storica e particolari necessità legate alla loro funzionalità e ad esigenze di rappresentanza. Abbiamo istituti, aule, sedi dell’amministrazione, biblioteche, case dello studente. Da un lato l’evoluzione architettonica rispecchia il progresso delle scienze, il modificarsi del quadro politico e sociale, non in ultimo anche l’evoluzione della città stessa. Dall’altro le espressioni architettoniche e urbanistiche evidenziano punti di vista estetici e possibilità costruttive e di tecnica edile. A Dresda, dalla fine dell’ ’800 in poi, si affidò la progettazione di nuovi edifici universitari a personalità della facoltà di architettura del posto. Ne è risultato un impressionante insieme di edifici di alta qualità, con un concentrato delle più importanti stazioni dello sviluppo dell’architettura del ventesimo secolo, frutto del lavoro di architetti come Karl Weißbach, Martin Dülfer, Karl-Wilhelm Ochs, Walter Henn, o Fritz Schaarschmidt.

L’architettura moderna del dopoguerra

L’architettura degli anni sessanta e settanta sta vivendo oggi una riscoperta, dopo che - a partire dal 1990 - per un certo periodo un atteggiamento tra il rifiuto e l’indifferente aveva condotto a demolizioni diffuse e a rimodellamenti. Questo vale non tanto per i complessi di prefabbricati costruiti alla periferia della città, quanto per alcune isolate unità architettoniche e urbanistiche di rimarchevole qualità: pur contrassegnando l’immagine della città, restano architetture fino ad oggi quasi del tutto senza nome, e questo nonostante i loro artefici appartengano al nostro tempo. La scoperta di queste testimonianze – vedi il Kulturpalast o il Rundkino – porta a nomi come Leopold Wiel, Wolfgang Hänsch o Gerhard Landgraf, noti ad architetti e urbanisti, probabilmente sconosciuti invece ai più.

Edilizia abitativa

Per la cultura edile di Dresda l’edilizia abitativa è stata da sempre un compito centrale, che nel corso dell’’800 ha acquisito un peso sempre maggiore. La costruzione di ville e di abitazioni in affitto, grazie a una precisa legislazione edilizia e ad alti standard di forma, ha contribuito in maniera determinante a creare l’habitus urbano e architettonico della città. La tipologia costruttiva della villa si protrae fin nel corso del ventesimo ed è legata a nomi come Hermann Pietzsch, Hermann Muthesius o Bruno Paul. L’architetto Emil Scherz lavorò, al pari di altri, in entrambi i settori. Il parallelismo, almeno in parte, tra tipologie tradizionali e nuove tendenze architettoniche dopo il 1900 rende l’evoluzione dell’edilizia abitativa un avvincente caleidoscopio e produce i suoi effetti fino alla metà del ventesimo secolo.

Innovazioni furono determinate dal passaggio da città a metropoli e dalla diffusione di insediamenti abitativi di massa a prezzi sostenibili, in parte in forma cooperativa. Accanto a utopie sociali come quella di Hellerau vennero realizzati progetti residenziali pragmatici come a Briesnitz. Architetti come Curt Herfurth, Otto Schubert e Paul Beck portarono avanti con forza negli anni venti e trenta sia sul piano funzionale sia su quello formale l’idea dei complessi residenziali sviluppata prima del 1914.

Trasporti e industria

Edifici per il settore dei trasporti e dell’industria sono paradigmatici dello sviluppo da città a metropoli, come pure del progredire della scienza, della tecnica, della mobilità e dell’approvvigionamento. Aspetti economici, sociali e demografici hanno qui la stessa rilevanza della tecnica costruttiva e degli obiettivi estetico-architettonici perseguiti. Così il nuovo ponte di Augusto – realizzato tra il 1907 e il 1910 da Wilhelm Kreis e Hermann Klette – evidenzia da una parte modalità costruttive del tutto moderne, dall’altra sul piano formale l’influenza del predecessore storico.
Edifici come la stazione della Neustadt di Osmar Dürichen uniscono con abile pragmatismo la problematica dei trasporti a una costruzione moderna e a forme rappresentative. Per la Dresda metropoli del periodo antecedente alla prima guerra mondiale una figura chiave è Hans Erlwein, la cui molteplice azione si impose soprattutto nelle costruzioni del settore dell’approvvigionamento. Erlwein diede inoltre vita a un nuovo linguaggio delle forme in cui i tratti regionali non vengono imitati, bensì modificati e trasposti nella nuova epoca: un fenomeno che anticipa l’architettura moderna dei decenni successivi. Uno dei primi esempi dell’architettura moderna del dopoguerra è la sede amministrativa del VEB Strömungsmaschinen del 1957/58 su progetto di Axel Magdeburg.

La mostra è stata promossa dalla Città di Dresda in collaborazione con il Comune di Firenze.

Inaugurazione 10 maggio ore 17:00
Saranno presenti:
Helma Orosz (Sindaco di Dresda) e Matteo Renzi (Sindaco di Firenze).

Biblioteca delle Oblate
via dell’Oriuolo, 26 Firenze
Orario: lunedì dalle ore 14.00 alle 22.00, da martedì a sabato dalle 9.00 alle 24.00
Ingresso libero

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Filippo Milani
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