Federico Rui Arte Contemporanea (vecchia sede)
Milano
via Appiani, 1 (c/o Spazio Crocevia)
392 4928569
WEB
Il canto degli alberi
dal 11/5/2010 al 10/6/2010
mar-ven 15-19; sabato su appuntamento

Segnalato da

Federico Rui arte contemporanea




 
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11/5/2010

Il canto degli alberi

Federico Rui Arte Contemporanea (vecchia sede), Milano

Il progetto espositivo prende vita da un brano di Hermann Hesse del 1919 incentrato sugli alberi e la loro allegoria. Ogni artista e' affiancato a un testo letterario, da Pasternak a Rilke, da Pessoa a Yeats. Alcuni artisti, tra cui Mariconti, Marchi, Perazzoli, Vignato, Maggini, Savi hanno espressamente lavorato sul tema, in altri, invece, si sono trovati degli accostamenti che esprimessero il concetto di fondo dell'esposizione.


comunicato stampa

Mercoledì 12 maggio si inaugura la mostra di Il Canto degli alberi presso Federico Rui Arte Contemporanea, via Appiani 1, Milano, con opere di C. Bonichi, G. Ferroni, P. Maggini, G. Marchi, A. Mariconti, C. Mattioli, M. Mazzoni, G. Modica, f. Perazzoli, T. Pericoli, A. Sassu, E. Savi, E. Vignato.

Il progetto espositivo prende vita da un brano di Hermann Hesse del 1919 e si muove con una duplice visione: da una parte il possibile paragone tra la vita dell’uomo e quella di un albero, sia in forma individuale che in forma collettiva (città/bosco), dall’altra il pensiero del percorso all’interno di un bosco come percorso dell’uomo alla ricerca di se stesso.

Ogni artista è affiancato a un testo letterario, da Pasternak a Rilke, da Pessoa a Yeats. Alcuni artisti, tra cui Mariconti, Marchi, Perazzoli, Vignato, Maggini, Savi hanno espressamente lavorato sul tema, realizzando espressamente le loro opere sulla base del testo prescelto. Negli altri casi, invece, si sono trovate i lavori più idonei che esprimessero il concetto di fondo dell’esposizione.

Testo di Hermann Hesse: “Gli alberi sono sempre stati per me i più persuasivi predicatori. Io li adoro quando stanno in popolazioni e famiglie, nei boschi e nei boschetti. E ancora di più li adoro quando stanno isolati. Sono come uomini solitari. Non come eremiti che se la sono svignata per qualche debolezza, ma come grandi uomini soli, come Beethoven e Nietzsche.

Tra le loro fronde stormisce il vento, le loro radici riposano nell'infinito; ma essi non vi si smarriscono, bensì mirano, con tutte le loro forze vitali, a un'unica cosa: realizzare la legge che in loro stessi è insita, costruire la propria forma, rappresentare se stessi. Nulla è più sacro, nulla è più esemplare di un albero bello e robusto.

Quando un albero è stato segato ed espone al sole la sua nuda ferita mortale, dalla chiara sezione del suo tronco e lapide funebre si può leggere tutta la sua storia: negli anelli corrispondenti agli anni e nelle escrescenze stanno fedelmente scritti tutta la lotta, tutta la sofferenza, tutti i malanni, tutta la felicità e la prosperità, anni stentati e anni rigogliosi, assalti sostenuti, tempeste superate. E ogni contadinello sa che il legno più duro e prezioso ha gli anelli più stretti, che sulla cima delle montagne, nel pericolo incessante, crescono i tronchi più indistruttibili, più robusti, più perfetti.

Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, conosce la verità. Essi non predicano dottrine o ricette, predicano, incuranti del singolo, la legge primordiale della vita. Un albero dice: in me è nascosto un seme, una scintilla, un'idea, io sono vita della vita perenne. Unico è l'esperimento e il disegno che l'eterna madre con me ha tentato, unica è la mia forma e la venatura della mia epidermide, unica la più piccola screziatura di foglie delle mie fronde e la più piccola cicatrice della mia corteccia. Il mio compito è - nella spiccata unicità - dare forma ed evidenza all'eterno.

Un albero dice: la mia forza è la fiducia. Io non so niente dei miei padri, non so niente degli innumerevoli figli che ogni anno nascono in me. Vivo fino al termine il segreto del mio seme, non mi preoccupo d'altro. Confido che Dio è in me. Confido che il mio compito è sacro. Di questa fiducia vivo. Quando siamo tristi, e non possiamo più sopportare la vita, un albero può dirci: sta calmo! Sta calmo! guardami! Vivere non è facile, vivere non è difficile. Questi sono pensieri puerili. Lascia parlare Dio in te e questi pensieri taceranno. Tu sei angosciato perché il tuo cammino ti porta via dalla madre e dalla casa. Ma ogni passo e ogni giorno ti portano nuovamente incontro alla madre. La tua casa non è in questo o quel posto. La tua casa è dentro di te o in nessun luogo. (...)

Chi ha imparato ad ascoltare gli alberi non brama più di essere un albero. Brama di essere quello che è. Questa è la propria casa. Questa è la felicità.”

Inaugurazione mercoledì 12 Maggio 2010, ore 18.30

Federico Rui Arte Contemporanea
Spazio Crocevia
Via Appiani 1, Milano
Orari: da martedì a venerdi dalle 15 alle 19
sabato su appuntamento
Ingresso libero

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