Numerodue Arte Contemporanea
Trento
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Rafael Pareja
dal 25/5/2010 al 30/7/2010

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Numerodue Arte Contemporanea




 
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25/5/2010

Rafael Pareja

Numerodue Arte Contemporanea, Trento

The Same Voice. Disegni, pittura ad acrilico e incisioni. Le immagini di Pareja, puntualmente accompagnate da nomi calzanti quanto puramente casuali, sono transcodificazioni visive di enunciati linguistici, come lo sono le mappe topografiche o come le cosiddette immagini-tassonomia, ovvero quelle rappresentazioni tendenti ad unificare un certo numero di dati e conoscenze attraverso dei rapporti spaziali, prima fra tutte l'albero di Darwin. (Silvia Colaiacomo)


comunicato stampa

Testi di Silvia Colaiacomo

In un celebre saggio su Galileo, Panofsky si chiede perché si dia modernamente per scontato che l’approccio logico- matematico dello scienziato abbia influenzato le sue valutazioni di carattere estetico, mentre si esclude che la sua attitudine estetica, ampliamente documentata, abbia viceversa influenzato le teorie astronomiche.

Umilmente giro la domanda, in occasione e alla luce di questa ultima serie di lavori, indirizzandola all’opera di Rafael Pareja; considerato dall’apparato critico che fino ad ora lo ha accompagnato un esploratore di interiorità su mezzi di varia fortuna e accertata precarietà, ma forse – a parere di chi scrive – sondatore di codici comunicativi attraverso e grazie alla capsula protettiva dell’irrequietezza passepartout dell’io.

In The same voice il messaggio si compatta e radicalizza ma l’intento indagatore rimane inalterato e il mezzo lo serve. Qualcosa sembra cambiato, ma solo ad un occhio ingenuo ed inesperto. Le immagini di Pareja, puntualmente accompagnate da nomi calzanti quanto puramente casuali, sono transcodificazioni visive di enunciati linguistici, come lo sono le mappe topografiche o come le cosiddette immagini-tassonomia, ovvero quelle rappresentazioni tendenti ad unificare un certo numero di dati e conoscenze attraverso dei rapporti spaziali, prima fra tutte l’albero di Darwin.

Rischioso dire che le immagini parlino da sole; qualsiasi rappresentazione, proprio in quanto simulacro di un oggetto o un’idea astratta, è socialmente costruita e tale è la sua interpretazione, per quanto varia, soggettiva, mutevole e possibilmente contraddittoria. Diagrammi vagamente informativi, pur se risultanti da mezzi antichi e tradizionali – come l’incisione, l’incisione altrui salvata da un destino di dimenticanza (I saw someone commit suicide here), il disegno e la pittura ad acrilico, confermano la trasversalità di un discorso imperante e capillarmente diffuso, di cui l’assegnazione accidentale dei titoli è un’esemplificazione di smagliante efficacia. Parametri di efficienza e velocità, elevati a valori fondanti dell’era contemporanea, prendono forme contingenti e parimenti ingannevoli. Casuali sono i colori – determinati da palette disponibili on-line - i nomi, le forme di un intento costante di credibilità scientifica e accesso istantaneo alle informazioni, chiamate nella beata indifferenza delle magnifiche sorti e progressive: conoscenza. Non casuale, ma cifra dell’artista, resta lo stile sinuosamente inquietante che da sempre caratterizza l’opera di Pareja, qui scarnificata, privata delle sue accoglienti morbidezze pittoriche dell’era digitale e per questo più discretamente matura e sintetica.

Non c’è interesse alla critica sociale o di costume, neppure nella serie If the kids are united, dove i curatori riconosciuti come i più influenti nel mondo dell’arte contemporanea potrebbero senza particolari fratture lasciare la scena ai loro colleghi cuochi, finanzieri (tale la forza dell’oblio), o a qualsiasi espressione professionale categorizzante presa a modello esplicativo di successo. Infioccati in figure geometriche non fanno che amplificare se stessi. Non si attacca il sistema, se ne offre una chiave interpretativa, per altro lapalissiana, ma abilmente dissimulata nel cosidetto mondo reale. Vero che opere come I live in a selfish city built by selfish people o Karl took me riding on his beloved horse richiamano visivamente la bella mappa destrutturata di Parigi di Guy Debord, The Naked City, ma non è di Pareja l’accusa di disparità sociale che invece permea i lavori del Situationist International. L’intento è altro e più profondo. Queste immagini minute e circoscritte minano l’accettazione di valori semantici fondanti su cui si basa l’intero sistema di pensiero che fa dire giusto o sbagliato a seconda dell’input che si riceve.

Pareja è un linguista prima ancora che un visionario e la comunicazione è un gioco di cubi componibili flessi alla trasmissione di un numero minimo di direttive di pensiero. Fondamentale però il presupposto in base a cui il linguaggio non descrive una realtà ad esso esterna ma è parte essenziale della creazione di quella stessa realtà; come il linguaggio settoriale di un laboratorio chimico non descrive semplicemente le azioni che in esso prendono atto, ma è strumentale affinché queste vengano realizzate in primo luogo e secondo specifiche direttive. Le mappe dell’artista procedono in questo senso ad assumere un valore inizialmente esplicativo ma successivamente per sé, come rappresentazione riassuntiva e simultanea di una forma mentis che è a sua volta plasmata dal riflesso stesso che la continua fruizione di queste rappresentazioni genera.

The same voice è in questo senso un lavoro massimamente contemporaneo e inseribile in un discorso filosofico e cognitivo di discourse analysis che non a caso domina gli studi di scienze sociali in questo frangente storico. Pareja ha trovato se stesso e il corpus che presenta è un coerente invito alla lettura dell’interazione comunicativa in termini di significati autentici, presunti, attribuiti o candidamente interpretabili.

Huck Finn sorvolando gli Stati Uniti in mongolfiera in un romanzo di Mark Twain non riesce a riconoscere la Pennsylvania perché la Pennsylvania se l’aspetta rosa, la mappa ritraendola così. The same voice è un dito puntato sul valore generativo di un testo pittorico che decontestualizzato diventa punto di riferimento assoluto. È il simbolo visivo di una storia raccontata per immagini.

Silvia Colaiacomo

Immagine: Your very existence is a joke, man, 2010, acrilico e inchiostro su carta cm 57x76

Inaugurazione Mercoledi 26 Maggio 2010 ore 19.00

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largo Carducci, 26A Trento

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