Centre international d'art et du paysage
Ile de Vassiviere
+33 (0)5 55692727 FAX +33 (0)5 55692931
WEB
Marisa Merz
dal 13/7/2010 al 25/9/2010

Segnalato da

Frederic Legros


approfondimenti

Marisa Merz
Chiara Parisi



 
calendario eventi  :: 




13/7/2010

Marisa Merz

Centre international d'art et du paysage, Ile de Vassiviere

Le opere in mostra sono caratterizzate dall'uso del silenzio e della sottrazione con cui l'artista ha saputo realizzare un repertorio di forme tanto intense quanto evanescenti. Il percorso espositivo e' scandito da pitture e sculture realizzate appositamente e con materiali diversi. Figura importante dell'Arte Povera a partire dagli anni '60, Marisa Merz ha sviluppato un lavoro ispirato alla dimensione femminile e caratterizzato da un pensiero introspettivo. Mostra a cura di Chiara Parisi.


comunicato stampa

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a cura di Chiara Parisi

Il Centre international d’art et du paysage de l’île de Vassivière presenta, dal 15 luglio al 26 settembre 2010, la mostra personale di Marisa Merz, una delle più grandi artiste del nostro tempo, un evento che si impone tra i più importanti appuntamenti della stagione espositiva internazionale.

Le opere in mostra sono caratterizzate dall’uso sapiente del silenzio e della sottrazione con cui Marisa Merz ha saputo, negli anni, realizzare un repertorio di forme tanto intense quanto evanescenti.

Il percorso espositivo è scandito da pitture e sculture realizzate con materiali diversi com’è caratteristico della sua arte. Si tratta di opere inedite, nuove produzioni realizzate appositamente per il Centre international d’art et du paysage, opere circonfuse di una grazia profondamente intima che parla direttamente allo spettatore.

Marisa Merz esplora attraverso le grandi tele con ritratti femminili e le fragili sculture di argilla i legami misteriosi che uniscono l’arte e la vita, in un percorso che trova il suo inizio nel vuoto assoluto nella forma conica, verticale, maschile, del faro di Aldo Rossi, che si contrappone a quella femminile, orizzontale e vibrante del lago di Vassivière.

Figura maggiore dell’Arte Povera, a partire dagli anni Sessanta, Marisa Merz sviluppa, un lavoro originale solitario e profondamente ispirato alla dimensione femminile, caratterizzato da un’unicità di pensiero il cui carattere introspettivo ha portato alla formulazione di un lavoro prezioso, unico, in cui gli elementi del quotidiano diventano quasi fantasmi domestici, apparizioni evocatrici di spazi intimi e di antiche sapienze.

Internazionalmente riconosciuta come una delle artiste più importanti degli ultimi cinquant’anni, il suo lavoro è stato presentato nelle più grandi manifestazioni e istituzioni internazionali, dalla Documenta di Kassel nel 1992, alle personali del Centre Pompidou nel 1994 e della Tate Modern nel 2001. Marisa Merz ha conseguito il premio speciale della Biennale di Venezia nel 2001, come riconoscimento dell’unicità della sua esperienza e dell’apporto straordinario della sua carriera al panorama artistico contemporaneo.

Dagli anni Settanta, la presenza di Marisa Merz è stato come un respiro continuo e appartato, capace di evocare apparizioni minimaliste, figure parziali, frammenti di corpi o di oggetti, reliquie realizzate in materiali molli come cere, argille, esili superfici di metallo e fili tessuti di rame: "Nel mio immaginario, quello che scopro, non lo chiamo conoscenza, per me, è la felicità. Appena diventa conoscenza, la felicità è perduta. D’accordo, non riesco sempre a fare in modo che non diventi conoscenza, ma qualche volta ottengo quest’istante di felicità. E’ la felicità legata al contatto con me stessa e al contatto con il mondo, e al rapporto tra i due. La trasformazione in conoscenza è quasi simultanea, inevitabile. Non so se la conoscenza contiene del dolore. Credo che sia la ripetizione, una cosa che conosci già. A differenza della felicità che è una sorpresa, uno stupore, quell’instante preciso, ecco. Ma io ho uno spirito bizzarro".

Avvicinarsi al lavoro di Marisa Merz, fare l’esperienza delle sue presenze pubbliche, rare e intense, spesso sofferte, piene di nuove riflessioni, significa accettare il cambiamento radicale del concetto di tempo così come lo intendiamo comunemente, un tempo diverso che diventa necessario per entrare in rapporto con il suo lavoro. Tutto in lei, gli scambi con il mondo dell’arte, il suo atteggiamento nei confronti delle inaugurazioni, degli inviti, dei titoli da dare alle mostre, alle opere, ai rapporti con le gallerie, con i curatori, è rivisto in scansioni temporali che rivelano necessità diverse, inusuali e dirompenti.

Il percorso all’interno del Centre international d’art et du paysage diventa un paradigma di questo tempo inverso, variato, tanto che si può dire che tutta l’isola sia la mostra, il grande lavoro corale e silente di Marisa Merz.

Carichi di slanci e di energia, i misteriosi e potenti lavori di Marisa Merz presentati in mostra diventano un frammento che partecipano alla costituzione di una grande opera, in cui la capacità naturale della sensibilità di ognuno di meravigliarsi, diventa lo strumento di lettura dell’intero percorso.
Il visitatore è portato a confrontarsi con una materia magmatica, intensa e magica, in una tensione continua che si dispiega da un'opera all’altra come in un ininterrotto dialogo.

L’ingresso alla prima sala del Centro d'arte, la Navata, immette immediatamente nell’universo visionario dell’artista, che concentra e visualizza in questo spazio, le energie che caratterizzano e animano l’isola di Vassivière.
Un prato si è introdotto, occupandola, nell’architettura postmoderna di Aldo Rossi. L’edificio è forzato dolcemente ad aprirsi all’elemento naturale e lo spazio espositivo diventa il luogo di un’ideale passeggiata dove i visitatori si muovono sorpresi ed emozionati degli incontri e dalle sensazioni che possono nascere, da questa intima fusione di natura e vita.

Con lo schermo verde e vivo, che è anche una macchia di colore deciso, entra la pittura. Marisa Merz poggia, sul fondo della sala, un grande quadro realizzato su carta giapponese e illuminato da una cornice con trame di rame. Da questa fragile superficie azzurra, dove delle figure femminili sembrano prendere forma, si sviluppa un’impressione di dolcezza e calma, inestricabilmente legata ai fili d’erba del pavimento. La pittura dagli andamenti lineari sembra seguire gli intrecci degli elementi vegetali, costituendo un gioco di rimandi e di possibili legami tra lo spazio interno ed esterno.
L’instabilità del divenire è incerto tanto per la tela che per il prato dove il contrappunto di una forma ovale azzurra, in cera, rivela la presenza del colore.
Marisa Merz continua a tessere dei legami stretti tra la pratica della sua arte e certi principi nati negli anni Sessanta, come l’uso di materiali ordinari, con l’idea di invertire il carattere sacro dell’oggetto d’arte e ripensare al ruolo stesso del processo creativo.

Il visitatore prosegue il percorso nelle sale successive del Centro d’arte dove la meticolosità delle opere lo invitano a penetrare gli spazi intimi della propria vita. Le opere che seguono sono profondamente legate all’introspezione e alla questione primordiale dell’identità e dell’ascolto. Per Marisa Merz i volti sono "un vuoto, un’emozione"’, schizzati al centro della tela, sul dittico incurvato esposto nella Sala degli studi, essi sono solo accennati, l’artista vi è tornata più volte, in tempi diversi, forse dopo anni, composti e ricomposti lentamente, incessantemente. Il processo termina quando un qualche equilibrio ideale traspare, quando l’artista decide che il quadro è completo, quando vede emergere qualcosa che diventa visibile. Ogni traccia di colore è lasciata lì sulla superficie della tela e non potrà mai più essere cancellata, anzi potrà diventare più intensa o magari sparire. Dai grovigli di linee ondulate e sottili, eterei volti femminili appaiono lentamente con un’infinita delicatezza. Una figura, quasi sempre la stessa, ma nello stesso tempo mai identica, emerge da queste composizioni di linee e colori. Questi segni evanescenti sembrano prendere corpo nel loro doppio ideale, una testina d’argilla, silenziosa e vellutata, è posata ai piedi della tela, su di una lastra di ferro, dove la polvere sembra aver stampato un quadrato perfetto.
La sala è colma di tratti graziosi di volti ostentati e spirituali che si svelano e si materializzano da un inestricabile disegno dai delicati segni di colore, l’idea è sempre quella di realizzare una forma che puo’ accoglierne delle altre. Ogni traccia, ogni linea, testimonia del passaggio del tempo, tutto è concepito nella sua opera per essere disposto in strati successivi, come si susseguono le ere del mondo, come si stratificano le concrezioni geologiche.
In Marisa Merz, il processo di creazione è nello stesso tempo lungo e lento e l’immagine del ‘senza fine’ è la più prossima alla sua opera, un’immagine che non è mai completamente conclusa o terminata, vicina alla metafora dell’infinito o di una forma finale sempre differente.

Nella testina, esposta nella sala del Piccolo teatro, i tratti del volto sembrano siano stati definiti secondo un modello da cogliere davanti agli occhi dell’artista. La forma e i tratti paiono evolversi nello tempo stesso in cui vengono disegnati, mentre mutano velocemente. Il lavoro di Marisa Merz ci allena a essere attenti alle minime variazioni, a individuare i nodi stabiliti e le zone di trasformazione della sua opera, impegna ed estenua la nostra pazienza e la nostra capacità di attenzione. L’artista concepisce la sua arte ‘tutto come la vita’, vede il mondo come soggetto a un continuo cambiamento, un passaggio di stato chimico e alchemico, una progressiva evoluzione, che è sottintesa a tutte le forme che portano dentro la loro struttura, la possibilità di diventare un’altra forma.

Marisa Merz è l’immagine di una potente e grande femminilità, di un’energia primordiale. La fragilità che in un primo momento sembrerebbe dominare tutta la sua opera, altro non è che l’apparenza da cui emerge progressivamente la forza e la grande trasgressione della sua opera.

Ipod
Le audio-guide, proposte sotto forma di Ipod, contengono riflessioni, perplessità, storie, visioni e testimonianze sul lavoro di Marisa Merz, grazie alla partecipazione inedita di Danilo Eccher, Barbara Gladstone, Marian Goodman, Jan Hoet, Francesca Pasini, Remo Salvadori, Dieter Schwarz e Denys Zacharopoulos.

Marisa Merz
Riferimenti ed elementi biografici
Nata nel 1931 a Torino, Marisa Merz vive e lavora tra Torino e Milano.

Mostre monografiche (selezione):
2007, Museo d'Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli, Italia 2006, Gladstone Gallery, New York, USA 2004, Barbara Gladstone Gallery, New York, USA 2003, Kunstmuseum Winterthur, Svizzera 2002, Marian Goodman Gallery, Parigi, Francia 1998, Villa delle Rose, Galleria d’Arte Moderna, Bologna, Italia 1996, Stedelijk Museum, Amsterdam, Paesi Bassi 1995, Kunstmuseum Winterthur, Svizzera 1994, Centre Georges Pompidou, Parigi, Francia; Barbara Gladstone Gallery, New York, USA 1993, Galleria Christian Stein, Milano, Italia 1984, Jean and Karin Bernier Gallery, Atene, Grecia 1980, Galleria Tucci Russo, Torino, Italia 1979, Jean and Karin Bernier Galleria, Atene, Grecia 1975, Galleria l'Attico, Roma, Italia 1969, Galleria l'Attico, Roma, Italia 1967, Galleria Gian Enzo Sperone, Torino, Italia.

Esposizioni collettive (selezione):
2008, 55th Carnegie International, USA 2001, Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, Tate Modern, Londra, Inghilterra; Walker Art Center, Minneapolis, USA; Museum of Contemporary Art, Los Angeles, USA; Hirschhorn Museum, Washington, USA; Biennale di Venezia, Italia 1998, Galleria Christian Stein, Milano, Italia 1995, Die italienische Metamorphose, 1943-1968, Kunstmuseum Wolfsburg, Germania 1994, The Italian Metamorphosis, 1943-1968, Guggenheim Museum, New York, USA.

Contatto stampa:
Frédéric Legros tel.: +33 (0)5 55692727 fax: +33 (0)5 55692931 communication@ciapiledevassiviere.com

Inaugurazione il 14 luglio 2010, alle ore 18

Centre international d’art et du paysage
Ile de Vassivière – 87120 Francia
Aperto tutti i giorni dalle ore 11 alle ore 19
Biglietto: intero: 3 euro/ridotto: 1,5 euro
+12 anni, studenti, in cerca di occupazione/ gratuito: -12 anni, persone in situazione di handicap e accompagnatori, Amici del Centre international d’art et du paysage de l’île de Vassivière, abbonati dell’Artoteca.

Il Centre international d’art et du paysage beneficia del finanziamento del Ministère de la culture et de la communication/Drac Limousin e del Conseil régional du Limousin e riceve il sostegno del Syndicat mixte «le Lac de Vassivière», Mademoiselle bio e Pro Natura.

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Marisa Merz
Curator Chiara Parisi

Open to the public from 15 july to 26 september 2010

The Centre international d'art et du paysage de l'île de Vassivière hosts from july 15th to september 26th 2010, a solo exhibition of Marisa Merz, one of the greatest artists of our time, an event that will certainly be one of the high points of the international art season.

The works on exhibit are characterized by the wise recourse to silence and substraction, elements with which Marisa Merz has throughout the years known how to use in a repertoire of forms as intense as they are evanescent.

The exhibit is set up so as to highlight paintings and sculptures made from various materials so characteristic of the artist. These are original works, new productions entirely conceived for the Centre international d’art et du paysage, works endowed with a deeply intimate charm that speak directly to the spectator.

Through her large canvases, feminine portraits and fragile clay sculptures, Marisa Merz explores the mysterious links that join art to life. This display of her work is anchored in the absolute void of the conical, vertical and masculine shape of the Aldo Rossi’s lighthouse, in contrast with the feminine, horizontal and vibrant shape of Vassivière lake.

An unmistakable figure of Arte Povera since the sixties, Marisa Merz has developed an original, solitary work that is deeply marked by femininity. A work that features a uniqueness of thought and introspection that has generated precious, singular pieces in which the elements of daily life take on the allure of domestic ghosts: apparitions that evoke intimate spaces and ancient teachings.

Internationally acclaimed as one of the leading artists of the last fifty years, Marisa Merz has shown her work in the foremost international shows and institutions, including the Documenta Kassel in 1992, individual exhibits at the Centre Pompidou in 1994, and the Tate Modern in 2001. Marisa Merz was awarded the Special Jury Prize at the Venice Biennal in 2001 for the uniqueness of her experience and the extraordinary contribution of her career to the scenario of contemporary art.

Since the seventies, Marisa Merz’s presence has uniquely and continuously convoked minimal apparitions, incomplete figures, fragments of bodies or objects, relics made from soft materials such as wax, clay, frail metal surfaces and copper-woven wires: "In my imagination, what I discover is not knowledge, for me it’s happiness. As soon as knowledge steps in, happiness is lost. It is true that I don’t always manage to prevent it becoming knowledge, but at times I do succeed in relishing that instant of happiness. This is my own happiness and the happiness of being in touch with the world, but it also comes from the rapport between the two. Transforming this into knowledge is almost simultaneous and unavoidable. I don’t know if knowledge implies pain. I think it’s more like wear-and-tear, like something we already know so well. Just the opposite of the happiness that is surprise, stupor, this precise instant, there it is! I am something of a bizarre spirit".

Approaching Marisa Merz’s work, enjoying the experience of her public appearances, which are so rare and intense, often tormented and full of new reflections, means accepting the radical change of the concept of time as we usually understand it, a different time which is necessary in order come into contact with her work. Everything within her - the exchanges with the art world, her opinion about openings, invitation cards, titles to be given to the exhibitions or the works, dealings with the galleries, the curators - is the result of a timely process that reveals different and unusual needs that are breaking away with how things are normaly done.

The work displayed at the Centre international d’art et du paysage evokes the paradigm of this inverted and varied time, to the point that one can say that the exhibit stretches over the whole island, with the large work – equally choral and silent - created by Marisa Merz.

Charged with impetus and energy, the powerful and mysterious works presented here by Marisa Merz bring together so many fragments that make up a large work to enable each spectator’s natural sensibility to marvel and become an instrument for reading the whole exhibit. The viewer is led to confront some indefinite material, an intense and magical magma endowed with a continuous tension that grows from one work to the other like some uninterrupted dialogue.

The entry to the Nave, the first room of the Centre d’art, plunges us immediately into the interior of the artist’s visionary universe, a concentrated visualization of the energies that characterize and animate Vassivière island.

At present, a meadow inserted here occupies Aldo Rossi’s post-modern architecture. Gently the building is made to open up to this natural element and the space of the exhibit becomes the place for an ideal walk where visitors can stroll, surprised and moved by the encounters and sensations produced by this close merging of nature and life.

Painting comes to the fore with a brilliant green screen that is also a stain of pure color. At the back of the room Marisa Merz has installed a large picture painted on Japanese paper and lit up by a copper-mesh frame. From this fragile blue surface where feminine figures seem to take shape, an impression of sweetness and calm develops that is inextricably linked to the grass on the lawn. The painting with its linear rhythms seems to follow the interlaced figures of the vegetal elements, in this way recalling games of hitting the ball back and forth and hypothetical ties between inner and outer space.

Transformation is unstable and uncertain both for the canvas and the meadow where the counterpoint of a sky-blue oval shape in wax reveals the presence of color.

Marisa Merz continues to weave close ties between practices and certain principles born during the sixties, such as the use of ordinary materials, the idea being to invert the sacred character of the art object and to rethink the role of the creative process.

The visitor continues his stroll through the next rooms in the Centre d’art where the meticulous dimension of the works is an invitation to penetrate into the intimate corners of his life. These works are profoundly linked to introspection and to the primordial question of identity and listening. Marisa Merz sees faces as "a void, an emotion". Traced in the middle of the picture, on the incurved diptych exposed in the Study, these faces are barely sketched. The artist has caught the subject several times at different moments, perhaps years later, slowly, endlessly composing and recomposing. The process comes to an end when an ideal balance is reached, when the artist decides that the painting is finished, when she sees something orderly emerging from the visible. Each trace of color is laid on the surface of the canvas, it can no longer ever be erased, it can grow more intense or else eventually become extinguished. Ethereal feminine faces appear slowly wearing an infinite delicateness, all tangled up in fine waving lines. A figure, almost always identical yet at the same time different, emerges from these line-and-color compositions. These evanescent signs seem to take shape through their ideal double. A small clay head, silent and velvet-like, sits on a copper plate at the bottom of the picture where the dust seems to have imprinted a perfect tableau.

The room is filled with the charming features of these spiritual and affected faces that reveal themselves and materialize in an inextricable design of delicate touches of color. The idea is always to create a form that can embrace another one. Each trace, each line witnesses the passage of time, everything in Marisa Merz’s work is conceived to be set in successive strata in the way that eras of history follow after one another, in the same way that geological layers lie stratified.

In Marisa Merz the creative process is both long and slow. The image of something "endless" best corresponds to her work, an image that is never quite finished, close to the metaphor of the infinite or some ever-different final form.

On the head exhibited in the room of the Little theater, the traits of the face seem to have been perceived by the artist’s eyes in some model. As they are in movement, the shape and the traits appear to evolve as they are drawn. Marisa Merz’s work teaches us to be attentive to the smallest variations, to identify the established bonds and zones of transformation in her work, which involves and puts to the test our patience and sense of observation. The artist conceives art "just like life" and sees the world as liable to constant change, a passage from the chemical and alchemical state, progressive evolution that is implied by all the forms that bear within their structure the possibility of becoming another form.

Marisa Merz is the image of an immense and powerful femininity, an energy that is primordial. The fragility that at first seemed to dominate all her work is only a cover behind which the force and trasgression vision of her work progressively emerges.

Ipod
The audio guides proposed in the form of iPods contain reflections, various admissions of perplexity, stories, visions and statements concerning Marisa Merz’s work, thanks to the original contributions made by Danilo Eccher, Barbara Gladstone, Marian Goodman, Jan Hoet, Francesca Pasini, Remo Salvadori, Dieter Schwarz and Denys Zacharopoulos.

Marisa Merz
Bibliographical references and elements
Born in 1931 in Torino, Marisa Merz lives and works in Torino and in Milano.

Solo exhibits (selection):
2007, Museo d'Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli, Italy 2006, Gladstone Gallery, New York, USA 2004, Barbara Gladstone Gallery, New York, USA 2003, Kunstmuseum Winterthur, Switzerland 2002, Marian Goodman Gallery, Paris, France 1998, Villa delle Rose, Galleria d’Arte Moderna, Bologna, Italy 1996, Stedelijk Museum, Amsterdam, Netherlands 1995, Kunstmuseum Winterthur, Switzerland 1994, Centre Georges Pompidou, Paris, France; Barbara Gladstone Gallery, New York, USA 1993, Galleria Christian Stein, Milano, Italy 1984, Jean and Karin Bernier Gallery, Athens, Greece 1980, Galleria Tucci Russo, Torino, Italy 1979, Jean and Karin Bernier Galleria, Athens, Greece 1975, Galleria l'Attico, Roma, Italy 1969, Galleria l'Attico, Roma, Italy 1967, Galleria Gian Enzo Sperone, Torino, Italy.

Group exhibits (selection):
2008, 55th Carnegie International, USA 2001, Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, Tate Modern, London, Great Britain; Walker Art Center, Minneapolis, USA; Museum of Contemporary Art, Los Angeles, USA; Hirschhorn Museum, Washington, USA; Venice Biennal, Venice, Italy 1998, Galleria Christian Stein, Milano, Italy 1995, Die italienische Metamorphose, 1943-1968, Kunstmuseum Wolfsburg, Germany 1994, The Italian Metamorphosis,1943-1968, Guggenheim Museum, New York, USA.

Press contact
Frédéric Legros tel.: +33 (0)5 55692727 fax: +33 (0)5 55692931 communication@ciapiledevassiviere.com

Opening 14 july 2010 at 6pm

Centre international d’art et du paysage
Ile de Vassivière – 87120 France
Open everyday from 11am to 7pm
Admission: full: 3 Euros/half: 1,5 Euros - children over 12, students, unemployed/free: under 12, handicapped and their companions, Amis du Centre international d’art et du paysage de l’île de Vassivière, subscribers to the Relais Artothèque.

Le Centre international d'art et du paysage is sponsored by the Ministry of Culture and Communications/Drac Limousin and the Regional Board of Limousin, receives the support of the Syndicat mixte "le Lac de Vassivière", Mademoiselle bio and Pro Natura.

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Reto Pulfer
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