Museo Carlo Bilotti
Roma
viale Fiorello la Guardia (Arancera di Villa Borghese)
06 0608
WEB
Filippo Marignoli
dal 14/9/2010 al 20/11/2010
mar-dom 9-19

Segnalato da

Scarlett Matassi




 
calendario eventi  :: 




14/9/2010

Filippo Marignoli

Museo Carlo Bilotti, Roma

Vertigo. Le opere in mostra ricostruiscono la carriera dell'artista in un'ampia antologica che va dal momento dell'Informale alla Pop Art, fino al periodo francese, in cui Marignoli si concentro' su paesaggi radicalmente verticali: la rappresentazione pittorica dell'idea e della sensazione della vertigine. Esposizione a cura di Enrico Mascelloni.


comunicato stampa

a cura di Enrico Mascelloni
contributi critici di Luca Bradamante, David Gothard, Duccio Marignoli, Enrico Mascelloni, Fabio Sargentini, Bruno Toscano, Robert Perez

Si inaugura il 15 settembre 2010 al Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese la mostra "Filippo Marignoli. Vertigo" (aperta al pubblico dal 16 al 21 novembre 2010) un'ampia antologica dedicata a questo pittore (1926-1995) , che fu artista fuori dagli schemi tanto nel linguaggio che nella carriera.
L'esposizione, promossa dal Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione - Sovraintendenza ai Beni Culturali, ha il patrocinio del Comune di Spoleto. Servizi museali ed organizzazione sono a cura di Zètema Progetto Cultura.

Sul piano della carriera basterà ricordare che, dagli esordi alla scomparsa, ha esposto regolarmente con due tra le maggiori gallerie europee del dopoguerra: L'Attico di Bruno Sargentini a Roma e Denise René a Parigi e che di lui si vollero occupare i critici più in auge del tempo: da Arcangeli a Carluccio, da Calvesi a Crispolti, senza considerare alcuni prestigiosi contributi della critica internazionale.
I suoi primi lavori si collocano nell'epoca del cosiddetto informale, alla fine degli anni '50: tele per lo più di grande formato, che, dopo le mostre alla Galleria l'Attico, lo fecero presto considerare uno dei migliori interpreti della nuova arte italiana. Tuttavia, proprio al successo ottenuto all'esordio della carriera si deve un pregiudizio critico che, in Italia, circoscrive il ricordo del pittore umbro alla sola stagione dell'informale. In realtà, come vuole evidenziare questa mostra, le opere successive, spesso organizzate in cicli, sono progressivamente originali.

Una delle ragioni della scarsa conoscenza che se ne ha in Italia è che esse vennero spesso prodotte all'estero. Tra gli artisti italiani della sua generazione, il marchese Filippo Marignoli fu infatti, per educazione e vocazione, il più cosmopolita. Uomo brillante e di riconosciuto fascino, aveva tra l'altro sposato una celebrata bellezza degli anni '50, la principessa Kapiolani Kawananakoa, erede al trono delle Isole Hawaii, in viaggio in Italia per motivi di studio.
Sorprendentemente, nel momento in cui la sua pittura raccoglie in Italia ampi consensi, l'irrequieto artista decide di trasferirsi negli Stati Uniti, dove vive, tra New York e le Isole Hawaii, sino al 1963.
La partenza segna una svolta nell'ambito della pittura di Marignoli, condotto da nuove ricerche lontano dagli esiti informali del primo periodo. Nella New York dei primi anni '60 trova Action Painting e Abstract Expressionism nel momento del loro massimo fulgore e si inserisce in quella fervida temperie producendo - come ben evidenziano le assai poco conosciute opere del periodo americano esposte al Bilotti - dipinti aggiornatissimi e, insieme, vivamente personali.

Rientra in Italia nel 1963 per stabilirsi a Roma. Segue un decennio di totale isolamento dal milieu dell'arte. Il nuovo clima artistico ferocemente oggettuale, prima affermatosi in Usa e ora, sull'esempio della Pop Art dilagato in Europa, lo trova sostanzialmente estraneo. Tuttavia la sua ricerca procede, indifferente alle tendenze dominanti ma originalissima negli esiti che preparano la sorprendente fase conclusiva della sua carriera. Marignoli appartiene infatti a quella minoranza di artisti la cui ispirazione prende linfa dal trascorrere del tempo.
Trasferitosi a Parigi nel 1974, inizia subito una fervida collaborazione con una delle più importanti galleriste europee del dopoguerra, la leggendaria Denise Renè.
Le opere francesi sono la rappresentazione di strapiombi mozzafiato, orizzonti talmente verticalizzati da richiedere il ricorso ad inconsueti formati molto lunghi e stretti. La critica più aggiornata ne parla come dei primi paesaggi radicalmente verticali della pittura contemporanea, un unicum di originalità assoluta, la rappresentazione in pittura di un'idea poco frequentata dall'arte occidentale: la sensazione della vertigine.

Le opere in mostra al Museio Carlo Bilotti ricostruiscono, passo dopo passo, la singolare ricerca e la strana carriera di un talento fuori norma, quello di Filippo Marignoli, l'artista che alternò con noncuranza momenti di grande successo ad altri di assoluto isolamento ed oblio, l'aristocratico bello e affascinante che fece innamorare dei suoi strani dipinti la gallerista più difficile di Parigi, quella Denise Renè che di lui amava raccontare anche l'ineffabile eleganza del vivere: "Questo nobile marchese di Spoleto non sdegnava nessuno dei piaceri dell'esistenza: la musica, le grandi riunioni amicali attorno a piatti raffinati che spesso preparava lui stesso".

Catalogo Silvana Editoriale

Ufficio Stampa
Scarlett Matassi 347 0418110 info@scarlettmatassi.com
-
Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura
Fabiana Magrì 06 82077386 - 340 4206813 f.magri@zetema.it

Anteprima stampa e visita guidata Mercoledì 15 settembre alle ore 12
Inaugurazione ore 18- 21,30

Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese
Viale Fiorello La Guardia, Roma
mar-dom 9-19
Ingresso intero 4.50, ridotto 3.50

IN ARCHIVIO [56]
Delta ti - In tempo reale
dal 15/12/2015 al 16/1/2016

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede