Galleria Continua
San Gimignano (SI)
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WEB
Pascale Marthine Tayou - Michelangelo Pistoletto
dal 24/9/2010 al 28/1/2011
mart-sab 14-19

Segnalato da

Silvia Pichini




 
calendario eventi  :: 




24/9/2010

Pascale Marthine Tayou - Michelangelo Pistoletto

Galleria Continua, San Gimignano (SI)

In Transgressions l'estetica di Pascale Marthine Tayou compie senza sosta il viaggio di andata e ritorno tra il continente africano e la sua percezione da parte degli altri. Le opere presentate, per la maggior parte inedite o realizzate in situ, creano un percorso lungo il quale l'artista invita lo spettatore all'incontro con personaggi diversi, racconta le loro storie, mette in scena momenti di vita, luoghi, atmosfere, realta' e fantasie. Michelangelo Pistoletto si presenta a San Gimignano con una serie di opere inedite che danno vita ad un nuovo progetto dal titolo Buco nero. Le opere concepite per questa personale rappresentano l'evoluzione piu' efficace di alcuni dei concetti su cui l'attivita' artistica di Michelangelo Pistoletto si e' fondata sin dai suoi esordi, nei primi anni Sessanta.


comunicato stampa

Pascale Marthine Tayou. Transgressions

Galleria Continua è lieta di ospitare nei suoi spazi espositivi di San Gimignano Transgressions, una nuova mostra personale di Pascale Marthine Tayou.

Jean Apollinaire Tayou nasce in Camerun. A metà degli anni Novanta, cambia nome, lo declina al femminile diventando Pascal(e) Marthin(e) Tayou. Da questo momento ha inizio un incessante nomadismo artistico, geografico e culturale, che porta Tayou ad affermarsi come uno dei principali protagonisti del panorama artistico contemporaneo.

Il lavoro di Tayou, così come il suo nome, è volutamente mobile e si sottrae a schemi prestabiliti. Si presenta molteplice, indomabile, trascinante, profondo, inatteso, proliferante e variopinto, sempre strettamente legato all’idea di viaggio e d’incontro con l’altro da sé. Quella del viaggiatore per Pascale Marthine Tayou non è solo una condizione di vita, ma una condizione psicologica in grado di sovvertire i rapporti sociali, gli assetti politici, economici e simbolici del nostro vivere.

L’opera per Tayou nasce in situ ovvero in stretta connessione col qui e ora. Ogni nuovo progetto espositivo è concepito dall’artista come celebrazione della vita ed esperienza relazionale con il tutto, ovvero con il luogo, le persone, la cultura, la storia, la materia e gli oggetti che popolano quel mondo. “Un mix tra sale e zucchero”, così l’artista definisce le sue mostre, “questa è la vita, siamo felici, poi tristi e viceversa e così ancora. Questa è l’armonia: un po’ di luce, un po’ di buio. Quando realizzo una mostra cerco sempre di giocare con questa condizione dell’essere umano”. Questa affermazione prende forma nei più importanti progetti espositivi degli ultimi anni. Da Human Being @ Work, la grande installazione che presenta nel 2009 alla Biennale di Venezia -un microcosmo pullulante di vita che funziona per accumulo e profusione, per stratificazione di materia e sovrapposizione di piani e volumi e che racconta la realtà fatta di riti, di quotidianità, di necessità e di contraddizioni- passando per Matiti Elobi, che realizza al castello di Blandy Les Tours in Francia nel 2008, fino ad arrivare alle più recenti personali: Always All Ways. Omnes viae Malmö ducunt (Malmö Konsthall in Svezia e, dal 18 febbraio 2011, al MAC di Lione) e Traffic Jam (Lille, Francia, 2010). Due progetti straordinariamente ricchi e articolati dove nuove e vecchie forme mettono in scena la metamorfosi del mondo, ridefinendo le problematiche postcoloniali attraverso l’esperienza europea e analizzando le condizioni identitarie e culturali create dalla mondializzazione.

In Transgressions l’estetica di Pascale Marthine Tayou compie nuovamente senza sosta il viaggio di andata e ritorno tra il continente africano e la sua percezione da parte degli altri. Le opere presentate, per la maggior parte inedite o realizzate in situ, creano un percorso lungo il quale l’artista ci invita all’incontro con personaggi diversi, racconta le loro storie, mette in scena momenti di vita, luoghi, atmosfere, realtà e fantasie.

Rappresentano il leggendario personaggio di un villaggio egiziano le due sculture in bronzo a dimensioni naturali che incontriamo nella sala d’entrata. Le sculture sono tratte da due piccoli talismani della fertilità accompagnati da questa antica storia: un uomo, fisicamente impossibilitato a prendere parte ad una lunga battaglia, si trattenne al villaggio insieme a donne e bambini. Al ritorno dalla guerra, gli uomini constatarono che il numero dei giovani componenti della tribù era, loro malgrado, di molto cresciuto. La galleria di personaggi prosegue nelle stanze adiacenti l’ingresso. Qui paesaggi fotografici fanno da sfondo ad altre figure umane realizzate in cristallo, una serie di maschere punteggia le pareti mentre un luogo rituale, al quale è possibile accedere solo con lo sguardo, ci permette, per un attimo, di condividere con quel mondo intimità e segreti. Tra le opere in mostra, troviamo quelle realizzate per la personale recentemente ospitata dal Goethe Institut di Johannesburg, in Sud Africa: le scritte al neon che riproducono frasi e annunci di cui l’artista si appropria in uno dei più frequentati meeting point della città e la serie di cancelli disegnata da Tayou e arricchita di pittoreschi dettagli: immagini, oggetti della tradizione africana e poi tanti colons, volto scuro e abiti occidentali. Una rappresentazione della modernità postcoloniale, una realtà in continua trasformazione, intrisa di energia, vitalità ma al contempo complessa e contraddittoria.

La vittoria di Mandela alle elezioni presidenziali del 1994 e la conseguente politica di inserimento dei neri nei settori amministrativi e nei servizi pubblici porta alla nascita di una nuova categoria sociale, i Black Diamonds. Questo è anche il titolo di un nuovo ciclo di opere che l’artista realizza per Transgressions. Si tratta di figure disegnate su una superficie di legno ricoperta di polvere e tempestata di fori e di colorate e luccicanti lustrini. In questi lavori Tayou riflette sulle molte problematiche legate all’estrazione e al commercio dei diamanti in molte parti del mondo (in questo caso Angola, Congo, Cina) e lo fa, come sua consuetudine, partendo dall’uomo e dalla storia del singolo. Lo stesso tema è affrontato nell’installazione che colloca dietro il palcoscenico della galleria.

Completano la mostra Me as my Mother (2004) ed una grande installazione in platea. Qui Pascale Marthine Tayou, utilizzando tavoli, sedie e televisori trovati in loco, ricostruisce la quotidianità di un interno domestico dove il tempo è scandito dai programmi televisivi che arrivano via cavo.

Pascale Marthine Tayou nasce a Yaoundé, in Camerun, nel 1967. Vive e lavora a Gent.
Attivo dalla metà degli anni Novanta, l’artista ha preso parte a importanti esposizioni e rassegne internazionali a partire da Documenta 11 (Kassel, 2002) e Münsterland Skulptur Biennale (Münster, 2003), per arrivare alle Biennali di Istanbul (2003), Lione (2005), Venezia (2005 e 2009), L’Avana (2006).
Numerose le mostre realizzate in importanti musei e prestigiosi spazi espositivi di tutto il mondo (Kunsthalle di Vienna, Museum of Contemporary Art di Chicago, Grand Palais di Parigi, SFAI di San Francisco, Talpiot Beit Benit Congress Centre di Gerusalemme, Tate Britain di Londra, Musée d'Art Moderne et Contemporain di Toulouse, Hayward Gallery di Londra). Tra le mostre personali ricordiamo: MACRO (Roma, 2004), S.M.A.K. (Gent, Belgio, 2004), MART (Herford, Germania, 2005), Milton Keynes Gallery (Milton Keynes, UK, 2007), Château de Blandy Les Tours, (Blandy Les Tours, Francia 2008), Benedengalerie Culturcentrum (Kortrijk, Belgio, 2009), International Film Festival (Rotterdam, Olanda, 2010), Malmö Konsthall (Malmö, Svezia), Gare Saint-Sauveur, lille3000 (Lille, Francia), Goethe Institut Johannesburg (Johannesburg, Sud Africa) nel 2010 e MAC (Lione, Francia) nel 2011.

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Michelangelo Pistoletto. Buco nero

Galleria Continua ha il piacere di accogliere nuovamente nei suoi spazi espositivi uno dei maggiori protagonisti del panorama artistico internazionale: Michelangelo Pistoletto.

L’artista si presenta a San Gimignano con una serie di opere inedite che danno vita ad un nuovo progetto dal titolo Buco nero. Le opere concepite per questa personale rappresentano l’evoluzione più efficace di alcuni dei concetti su cui l’attività artistica di Michelangelo Pistoletto si è fondata sino dai suoi esordi, nei primi anni Sessanta.

Uno dei materiali cifra dell’opera dell’artista, lo specchio, si declina in due nuove installazioni a parete. Parlando dello specchio l’artista afferma: “Lo specchio esiste solo se riflette, altrimenti è nullo, perde funzione. Identificandomi nello specchio mi son chiesto: Se sono specchio come mi riconosco... senza uno specchio? Ho quindi dovuto dargli un doppio perché potesse riflettere ed essere/dirsi specchio. Un assurdo, no? Poi tagliando lo specchio ho visto un terzo specchio, suo primogenito, anche lui riflettente. E si potrebbe proseguire all'infinito. (…) Il fatto di agire e rompere uno specchio è una via per rendere fisica l'azione del dividere-per-moltiplicare. Senza un'azione fisica non c'è metafisica. E poi per dire qualcosa sul Tempo. Il tempo come ‘passato’. Sullo specchio rotto restano forme nere, il documento di un atto, una fotografia istantanea memoria di un passato. Lo specchio ci rimanda a un atto creativo che è già ‘passato’. Quel nero è stato un ‘presente’. Il paradosso è che lo specchio diventa testimone sia di ciò che è passato che di ciò che diviene. Lo specchio è il nulla che contiene il tutto, anche ciò che deve ancora divenire. Nello specchio il presente è possibilità. C'è anche ciò che non è stato ancora rivelato”.
Specchi argentati e neri in successione, forme circolari ed ellittiche a richiamare il segno dell’infinito e la ciclicità del tempo, questo è il tema dominante delle opere presentate nello spazio dell’Arco dei Becci.

Tra il 1965 e il 1966 Michelangelo Pistoletto produce ed espone, all'interno del suo studio, un insieme di lavori intitolati Oggetti in meno, realizzati nella dimensione contingente del tempo e basati sul principio delle differenze, infrangendo il dogma dell'uniformità dello stile artistico individuale. Questi lavori sono considerati basilari per la nascita dell'Arte Povera, movimento artistico teorizzato da Germano Celant nel 1967, di cui Pistoletto è animatore e protagonista. “(...) I lavori che faccio non vogliono essere delle costruzioni o fabbricazioni di nuove idee, come non vogliono essere oggetti che mi rappresentino, da imporre o per impormi agli altri, ma sono oggetti attraverso i quali io mi libero di qualcosa - non sono costruzioni ma liberazioni - io non li considero oggetti in più ma oggetti in meno, nel senso che portano con sé un’esperienza percettiva definitivamente esternata.” (M. Pistoletto, Gli oggetti in meno). Il pozzo che Michelangelo Pistoletto colloca nella sala espositiva di Galleria Continua si allinea e prosegue questo pensiero.

Esattamente come sulla soglia di un quadro specchiante, questo susseguirsi di opere che si fanno eco l’un l’altra colloca l’operare artistico di Michelangelo Pistoletto in una dimensione temporale che include passato, presente e futuro.

Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. All’età di 14 anni inizia il suo apprendistato nello studio del padre, pittore e restauratore; in seguito frequenta la scuola grafica pubblicitaria diretta da Armando Testa. Nel 1960 tiene la sua prima personale a Torino. Tra il 1961 e il 1962 realizza i primi Quadri Specchianti, opere che danno inizio ad una nuova prospettiva “retrovisiva” che include direttamente la presenza degli spettatori e introduce nel quadro la dimensione attiva del tempo. Nel 1963 partecipa alla mostra “Dessins Pop”, alla Galleria Sonnabend di Parigi e da quel momento espone nelle più importanti rassegne internazionali dedicate alla Pop Art e al Nouveau Realisme. Nel 1964, con I Plexiglas, esposti alla Galleria Sperone di Torino, l’artista definisce anche sul piano teorico le premesse dell’Arte Concettuale.

Tra il 1965 e il ’66 produce un insieme di lavori intitolati Oggetti in meno basati sul principio di differenza. Questi lavori danno origine all’Arte Povera, movimento teorizzato dal critico Germano Celant e riconosciuto internazionalmente come una delle correnti artistiche più importanti del XX secolo. Nel 1967 dà vita allo Zoo, un gruppo intersoggettivo la cui attività unisce l’arte visiva al teatro, alla musica, alla danza ecc. portandone le performance in ogni parte d’Europa. Nel 1968 in occasione della Biennale di Venezia divulga il Manifesto della “Collaborazione Creativa”. Nello stesso anno è premiato alla Biennale di San Paolo.
Negli anni 70 riprende il tema dello specchio che approfondisce e sviluppa in lavori e azioni come la Divisione-Moltiplicazione dello Specchio e L’Arte assume la Religione. Inoltre tra il settembre del 1975 e l’ottobre del 1976 realizza un lavoro esteso nel tempo, intitolato Le Stanze che consiste in una mostra di un anno, divisa in dodici esposizioni della durata di un mese. Questa è la prima di una serie di esposizioni contenute ognuna nella dimensione temporale di un anno, denominate nel loro insieme “Continenti di Tempo”. Ne sono parte: Anno Bianco, gennaio-dicembre 1989 e Tartaruga Felice, per la Documenta di Kassel del 1992. Al Teatro Marstall di Monaco e contemporaneamente al Palazzo Comunale di Pistoia, nel 1994 l’artista rende pubblico il Manifesto “Progetto Arte” che, attraverso un impegno eticoestetico, pone l’arte al centro della ricerca per una “trasformazione sociale responsabile”. Dal 1991 al 2000 è professore all’Accademia di Belle Arti di Vienna e nel contempo avvia a Biella il centro multiculturale e plurisettoriale “Cittadellarte-Fondazione Pistoletto”.

Nel 2002 riceve dalla Presidenza della Repubblica il Diploma di Benemerito della Cultura e dell’Arte. Nel 2003 è insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla 50° Biennale di Venezia. Nel marzo 2004 l’Università di Torino gli conferisce la Laurea Honoris Causa in Scienze Politiche. Nel maggio del 2007 riceve a Gerusalemme il Wolf Foundation Prize in Arts, “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d'arte premonitrici che contribuiscono ad una nuova comprensione del mondo”. Nel 2008 viene conferito a Pistoletto - Cittadellarte, il Premio Speciale Città di Sasso Marconi, per l'innovazione dei linguaggi. In preparazione per Ottobre 2010 la retrospettiva al Contemporary Art Museum, Philadelphia. E’ stato recentemente nominato Direttore Artistico di Evento 2011 a Bordeaux.

Principali mostre personali nei musei: 1966 Walker Art Center, Minneapolis; 1967 Palais des Beaux Arts, Brussels; 1969 Boymans van Beuningen Museum, Rotterdam; 1973 Kestner Gesellschaft, Hannover; 1974 Matildenhohe, Darmstadt; 1976 Palazzo Grassi, Venezia; 1978 Nationalgalerie, Berlin; 1979 Rice Demenil Museum, Houston; 1983 Palacio de Cristal, Madrid; 1984 Forte di Belvedere, Firenze; 1988 P.S.1 Museum, New York e Staatliche Kunsthalle, Baden; 1989 Kunsthalle, Bern e Secession, Vienna; 1990 Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; 1991 Museet for Samditkunst, Oslo; 1993 Deichtorhallen, Hamburg; 1994 National Museum of Contemporary Art, Seoul; 1995 Museum 20er Haus, Vienna; 1996 Lenbachhaus, Munich; 1997 Museo L. Pecci, Prato; 1999 MMAO, Oxford; Henry Moore Foundation, Halifax e Galerie Taxispalais, Innsbruch; 2000 GAM, Torino, MACBA, Barcelona e Città di Castello-Fondazione Burri; 2001 Contemporary Museum of Bosnia, Sarajevo e Ludwig Museum, Budapest; 2003 MuHKA, Antwerpen (“Pistoletto & Cittadellarte”); 2005 Galleria Civica, Modena; 2007 MAMAC, Nizza; Contemporary Art Museum, Philadelphia 2010.

Michelangelo Pistoletto ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1966, 1968, 1976, 1978, 1984, 1986, 1993, 1995, 2003, 2005, 2009. Ha preso inoltre parte a Documenta di Kassel nel 1968, 1982, 1992, 1997.
Le sue opere sono nelle collezioni dei maggiori musei d’arte moderna e contemporanea tra cui: MOMA, New York; Beaubourg, Parigi; Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma; Museo d'Arte Contemporanea, Seoul; Contemporary Art Museum, Toyota; Museo Reina Sophia, Madrid; MACBA, Barcellona; Smithsonian Institute Hirschhorn Museum, Washington; Tate Modern, Londra.

Per ulteriori informazioni sulla mostra e materiale fotografico:
Silvia Pichini responsabile comunicazione press@galleriacontinua.com
cell. 347 45 36 136

Immagine: Pascale Marthine Tayou, Poupées Pascale, 2010
Photo Ela Bialkowska

Domenica 26 settembre 2010 dalle 11.30 alle 15
presentazione dell’opera permanente di Pascale Marthine Tayou "L’Autel Sacré"
presso Tenimenti d’Alessandro, Manzano (Cortona - AR)
Collezione Calabresi
info: Galleria Continua / San Gimignano Tel. +39 0577 943134

Inaugurazione sabato 25 settembre 2010
Anteprima della mostra e colazione con Michelangelo Pistoletto, via del Castello 11 ore 9.00-10.00
Inaugurazione, via Arco dei Becci 1 ore 18.00-24.00

Galleria Continua
via del Castello, 11 San Gimignano (SI)
orario: da martedì a sabato, 14-19
ingresso libero

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Marcelo Cidade
dal 30/10/2015 al 8/1/2016

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