Marcorossi Artecontemporanea
Verona
via Garibaldi, 18/a
045 597753
WEB
Paolo Serra
dal 24/9/2010 al 29/10/2010
mar-sab 10-12.30 e 15-19
FAX 045 597212

Segnalato da

Marcorossi artecontemporanea



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Paolo Serra
Alberto Fiz



 
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24/9/2010

Paolo Serra

Marcorossi Artecontemporanea, Verona

Guardare non e' semplice come sembra. Personale dell'artista romagnolo che utilizza colori ricavati tramite tecniche desunte da antichi manuali: tempera all'uovo e foglia d'oro, ossidi di ferro e varie lacche.


comunicato stampa

“Guardare non è semplice come sembra, l’arte insegna come guardare”, accolti da questo assunto di Ad Reinhardt si varca la soglia dello studio di Serra a Castelleale in Romagna. Un monito ad aprire gli occhi, perché se vedere è fisico, guardare è mentale. Tutti sanno vedere, ma guardare? Le opere di Serra sembrano porre proprio questa domanda. Dietro un seducente, quanto apparente minimalismo cromatico, si nasconde una fitta rete di stratificazioni di colore che lascia solo intravedere una più intima e misteriosa raffigurazione. E la monocromia è doppiamente fittizia perché gli strati di pittura sono molteplici e tra loro diversi. Come un alchimista, infatti, l’artista realizza i propri colori utilizzando tecniche desunte da antichi manuali, ma soprattutto sperimentazioni personali.

Tra i materiali utilizzati spiccano la tempera all’uovo e la foglia d’oro degli artisti rinascimentali italiani, gli ossidi di ferro dei moderni del 900, ma anche le lacche. Antico è invece il criterio con cui dispone le forme geometriche sulla superficie che si rapportano tra loro come i numeri della serie di Fibonacci 3,5,8,13,18,21... successione il cui rapporto fra termini adiacenti tende al rapporto aureo . Questa formula antica che è stata usata in modi diversi ed originali da tanti artisti del passato e fino ai giorni nostri, per Paolo Serra non è una regola estetica cui affidare la composizione nei propri lavori, ma la porta di accesso ad una legge universale che interagisce con il continuo trasformarsi del tutto. “Ciò che per l’arte antica era la regola aurea – spiega il critico Alberto Fiz, parlando dell’artista romagnolo – diventa per Serra elemento di assoluta precarietà intorno al quale si sviluppano il mistero e l’incertezza della pittura e dei suoi limiti”.

Concentrando l’attenzione del suo lavoro sull’alfabeto della pittura, Serra costringe lo spettatore a ripensare i fondamentali dell’arte, risalendo addirittura alle origini. Ma il risultato non è una riproduzione pedissequa di un manuale mandato a memoria, piuttosto l’introiezione del concetto dell’arte come “tecne” e quindi dell’unicità dell’opera perché “fatta a mano”. In un’epoca in cui si discute sulla “morte della pittura” - gli anni ’60 dopo Manzoni e Klein - Serra decide di continuare a dipingere e riscopre il valore del colore, del pigmento, come fosse un rito. “Ma non volevo dipingere come nel Tredicesimo secolo – racconta l’artista – volevo dipingere cose del presente.

L’aspetto rituale dell’arte mi ha sempre affascinato. Ad esempio Pollock aveva una relazione quasi fisica con l’opera, i suoi dipinti rappresentano il prodotto di questo rituale anche se noi spettatori non lo vediamo.” La contemporaneità dell’arte di Serra sta proprio nello scarto che si ottiene tra il vedere e il guardare, in una società come la nostra in cui siamo bombardati dalle immagini immediate e superficiali dei mass media, Serra costringe lo spettatore all’elaborazione mentale del quadro, ad un tempo di analisi che apre una riflessione sulla velocità – e fugacità – dell’immagine contemporanea.

Cenni biografici
Paolo Serra nasce nel 1946 a Morciano di Romagna. Nel 1955 si trasferisce in Inghilterra, dove vive per ventisette anni. Appena sedicenne, tiene la prima mostra personale nel 1962 presso la Century Gallery di Northampton, dove viene notato dal Guardian che gli dedica un’ampia recensione. Dai primi anni Settanta espone in Olanda e partecipa al Salon Des Réalités Nouvelles di Parigi. Nel 1973 presenta l’opera Light and Space alla XII Biennale di San Paolo del Brasile nel padiglione inglese. Nel 1976 realizza un affresco di ventiquattro metri quadrati alla Chapel All Saints di Northampton. Nel 1982 torna in Italia, nella sua Romagna. In questi anni viene invitato a numerose fiere d’arte europee tra cui Fiac a Parigi, Art Cologne e Art Basel. Nel 1994 espone a Bologna nella mostra Anni ‘90 a cura di Renato Barilli e, nello stesso anno, presso la Galerie Triebold di Basilea in una personale a cura di Francis Naumann. Nel 1995 Achille Bonito Oliva scrive di lui in occasione della mostra presso la Galleria Ronchini Artecontemporanea di Terni. Nel 2007 si tiene una sua antologica alla Rocca Albornoz di Narni. Del 2008 è la personale presso Marcorossi Spiralearte di Milano, seguita nel 2010 da quella a Torino per Eventinove arte contemporanea. Recentemente ha esposto in numerose gallerie svedesi e tedesche. Le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni pubbliche e private, all’estero e in Italia: Stedelijk Museum, Amsterdam; Arts Council of Great Britain; Rembrandt Society, Olanda; National Bank of the Netherlands; Amro Bank, Olanda; Westland Utrecht Bank, Olanda; Galleria d’Arte Moderna, Bologna; National Versicherungen, Basilea; Bâloise, BaslerVersicherungen, Basilea; UBS AG, Basilea; Banquiers Dreyfus & Cie, Parigi – Basilea.

Inaugurazione sabato 25 Settembre ore 18.30-22

Marcorossi artecontemporanea
via Garibaldi 18/a - Verona
da martedì a sabato 10-12.30 e 15-19

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