Museo d'arte moderna Ugo Cara'
Muggia (TS)
via Roma, 9
040 3360340 FAX 040 9278632
WEB
Interelazioni
dal 20/10/2010 al 13/11/2010
mart-sab 17-19, giov 10-12 e 17-19, dom 17-19

Segnalato da

Maria Campitelli




 
calendario eventi  :: 




20/10/2010

Interelazioni

Museo d'arte moderna Ugo Cara', Muggia (TS)

Questa mostra si fonda su quattro installazioni di altrettante artiste legate al territorio del museo: Giuliana Balbi, Lucia Flego, Anna Pontel, Cristina Treppo. Il titolo fa riferimento allo spazio del Museo, interpretato, vissuto, trasformato da quattro dilatate presenze.


comunicato stampa

A cura di Maria Campitelli

4 artiste dialogano con lo spazio del Museo Carà di Muggia installazioni di Giuliana Balbi, Lucia Flego, Anna Pontel, Cristina Treppo

Mostra promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia in collaborazione con l’Associazione culturale Gruppo78 nell’ambito del progetto PRACC (progetto arte contemporanea Museo Carà con le associazioni Gruppo78 Juliet e Photoimago)

Questa mostra si fonda su quattro installazioni di altrettante artiste del nostro territorio: Giuliana Balbi di Trieste, Lucia Flego, Anna Pontel, Cristina Treppo tutte e tre di Udine. Hanno in comune una femminilità degli interessi, dei materiali impiegati, una matrice, in particolare per Lucia Flego e per Giuliana Balbi, che si riallaccia alla fiber-art, l’arte del tessuto, soprattutto dell’intreccio. Oggi però questa prassi antica quanto il mondo, sconfina abbondantemente dall’alveo tecnico/pratico in cui è nata, per entrare nel campo aperto dell’arte tout court., raccontando personali esperienze, vissuti, propensioni psicologiche, perlustrazioni dell’inconscio.

Il titolo fa riferimento allo spazio del Museo, interpretato, vissuto, trasformato da quattro dilatate presenze, per cui la prima interelazione che si instaura è proprio quella con lo spazio fisico, di per sé asettico del Museo. Ambientazioni dunque che risentono in qualche modo dell’atmosfera domestica, e che divengono emblematiche di modi di essere, di trame esistenziali, non più solo materiali, specie la “Blackroom” di Cristina Treppo che ricostruisce una stanza con alcuni accessori tipici di un interno, dai tendaggi, alla struttura di un letto, a vari oggetti, tra cui quadri metamorfici trattenuti da cornici digitali. Un ambiente luttuoso, tutto nero, che diventa forse la visualizzazione di un interno più profondo, nascosto dentro di noi, l’inconscio, oscuro controcanto della consapevolezza. Ecco che allora le interazioni si espandono dallo spazio esterno a quello dell’anima, della psiche, toccano l’uomo nella sua complessità, nel rapporto dentro/fuori. Suscitano riflessioni nell’osservatore che riconosce oggetti del quotidiano, spaesati dai loro abituali contesti e pertanto diversamente significativi, stabilendo ulteriori interelazioni, questa volta personali, come di consueto dovrebbe accadere incontrando un’opera d’arte.

Anche gli “oggetti di compagnia” di Anna Pontel, creano una particolare ambientazione. Sono curiose forme di natura organica, protesi del nostro corpo, lavorate in superficie all’uncinetto, contenitore/pelle di un corpo anomalo, pensato per scaldarci, tenerci compagnia appunto. Sostitutivi, in qualche modo, dei cuscini, ma che si animano, nelle forme, di vita propria; nati per compensarci di una solitudine da cui sempre più spesso siamo afflitti. E’ più facile relazionarsi con un oggetto inerte, che può scaldarci, che con i propri simili, distanziati sempre più dalle interelazioni tecnologiche, oltre che da intrinseche. psicologiche difficoltà d’intesa. E assieme agli oggetti di compagnia Anna Pontel propone anche un altro spunto, questo di natura arredamentale, un “trionfo da tavolino”, trasportandoci con l’allusione del titolo a enfasi e splendori barocchi. E’ una struttura che si erge con i suoi rami come un albero in crescita o un corallo e, spiega l’artista - s’interroga sulla relazione, la comunicazione, che si attua solo lentamente nel tempo.

Giuliana Balbi si presenta con un’insolita installazione dal titolo “L’ultima festa”. Protagonista è il bicchiere che si moltiplica, cade a terra, mentre su un vassoio troneggia una bottiglia mezza piena. E’ l’evocazione di una festa al suo termine, quando rimangono i bicchieri vuoti, sparpagliati dovunque. Ma si tratta di bicchieri particolari, avvolti da nastri di raso bianco o da fili colorati di lana, riallacciandosi a pratiche e a materiali, come si diceva, tipicamente femminili. E’ in ogni caso la testimonianza di un vissuto che tutti conosciamo, intriso anche, al suo momento terminale, di malinconia per l’esaurimento di un determinato trascorso, passato troppo in fretta, per la caducità di tutto, per il senso di fine. Relazionata allo spazio vuoto del Museo, l’installazione acquista un senso quasi di monito, una sorta di “memento mori” che la distoglie da ogni apparente leggerezza giocosa, inducendo invece alla riflessione. Balbi, parte da esperienze che l’hanno inquadrata appunto nel filone della fiber.art, avendo adottato l’intreccio, veramente come trama e ordito, nei suoi lavori. Però di un intreccio del tutto particolare si trattava, quello con striscioline di fotografie, inventando la foto-tessitura.

Il lavoro di Lucia Flego, che già due anni fa ha allestito una sua personale al Museo Carà, si relazione con le altre installazioni, sul terreno della femminilità e del domestico, e sul corpo che a differenza di Pontel non prevede protesi anomale, ma vi allude clamorosamente con un abito fuori scala che ci lascia stupefatti dal titolo “Red Bonds” Cioè “rossi legami” ribadendo così il tema di fondo di questa mostra e collegandosi, quanto a stupefazione, a quello candido, da sposa, mostrato due anni fa, costruito con migliaia di pungenti fascette di plastica usate per gli allacciamenti elettrici. Abito/involucro che protegge e nasconde il corpo che, per le dimensioni qui diviene monumento emblematico, esaltazione di quell’universo fashion che gira attorno al corpo femminile, e alla bellezza. Questo nuovo monumento di Flego è color rosso fuoco , riverberante, perchè anche questo composto di migliaia di striscioline di plastica luccicanti che fanno sfavillare lo spazio circostante dei suoi purpurei riflessi. Abito/ambientazione atto a trasformare, direi, a riscaldare l’habitat entro cui si colloca, intessendo “corrispondenze d’amorosi sensi” con le altre presenze.

Inaugurazione : giovedì 21 ottobre, alle ore 18,30

Museo d'Arte Moderna Ugo Cara'
via Roma, 9 - Muggia
Orario : da martedì a sabato17.00/19.00; giovedì 10.00-12.00 e 17.00-19.00
domenica 17.00-19.00
Ingresso libero

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