Galleria Zamenhof
Milano
via Zamenhof, 11
02 83660823 FAX
WEB
Due mostre
dal 2/11/2010 al 27/11/2010
mer-dom 15-19, lun e mar chiuso

Segnalato da

Galleria Zamenhof




 
calendario eventi  :: 




2/11/2010

Due mostre

Galleria Zamenhof, Milano

Post - Pop / cattivi soggetti presenta quadri, installazioni e sculture di artisti di oggi che recuperando tecniche tradizionali. La pittura di Riccardo Dametti, ovvero appunti da un sottosuolo metropolitano: opere in cui si sovrappongono segni, linguaggi e tecniche. A cura di Virgilio Patarini.


comunicato stampa

Nelle sale Burri e Fontana:
Post – Pop / cattivi soggetti

A cura di Virgilio Patarini

Quadri, installazioni e sculture di: Crisss Amadeusss, Lorenzo Anzini, Ako Atikossie, Anna Castoro, Massimo Costantini, Alberto De Bettin, Angela Ippolito, Luisa Jacobacci, Paolo Lo Giudice, Mario Passaniti, Ezio Ranaldi, Willy Scarfò, Maria Suppa.

La strategia del gambero
Quando la Pop Art ha fatto la sua irruzione nella scena dell’arte contemporanea a molti parve che si fosse raggiunto con quella esperienza un punto di non ritorno, conquistando finalmente la mitica Thule, il confine estremo delle potenzialità espressive dell’arte contemporanea. Un’arte finalmente “popolare” nel senso pieno della parola: di facile accesso per tutti, sia per la semplicità di fruizione intellettuale dei contenuti che per la economica reperibilità dei prodotti, specie nella declinazione di Andy Warhol. Infatti all’opera unica si sostituì in molti casi il multiplo, la riproduzione meccanica dell’opera numerata e autorizzata, agevolandone così la diffusione materiale. Era un’illusione. Le esperienze successive come la Pittura Analitica o l’avventura dei cosiddetti Anacronisti riproposero con forza l’urgenza e la necessità del contributo manuale dell’artista alla realizzazione dell’opera. L’artista che oggi volesse recuperare gli elementi vitali dell’arte pop non potrebbe non affrontare e tentare di superare questa apparente aporia: rifondare un’arte di facile, diretta e agile fruizione senza prescindere del tutto dal “fatto a mano”. Ed è quello che fanno gli artisti di questa mostra, ovvero per fare un passo avanti oltre il Pop, ne fanno due indietro, recuperando tecniche pittoriche di esecuzione più tradizionali: la strategia del gambero.
Virgilio Patarini

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Nelle sala Vedova:

Riccardo Dametti
Senza Titolo 2010

A cura di Virgilio Patarini

La pittura di Riccardo Dametti, ovvero appunti da un sottosuolo metropolitano
C’è una sorta di forza oscura, selvaggia, a tratti scomposta, che promana dalle tele di Riccardo Dametti: una forza primigenia e sotterranea, torbida, irrequieta, turbinosa, che probabilmente a lungo cova o serpeggia nell’animo dell’autore e quando affiora sulla superficie delle opere, si manifesta attraverso una stesura gestuale violenta, a tratti caotica, di segni sovrapposti e di sovrapposti linguaggi (pittura figurativa, espressionista- astratta, graffitismo, scrittura) e tecniche (l’acrilico, l’olio, i gessetti).
Sono appunti di un sottosuolo psichico e metropolitano al tempo stesso. Della metropoli si respira la pioggia sporca, il caos, la nevrosi, lo stridore della convivenza coatta dell’anima inquieta balena la ricerca di specchi in cui perdersi e ritrovarsi altro da sé, in una rivelazione a tratti spiazzante, scabrosa, sarcastica, graffiante, spesso dissacrante… sempre comunque corsiva, rapida, inquieta. Qualche volta confusa, centrifuga, affastellata.
Ma d'altronde non è così anche la nostra anima? Confusa, inquieta, affastellata…
Ed è l’anima ad essere specchio della città o , viceversa, la città rispecchia la nostra anima? E su questa ambiguità che si gioca la pittura di Riccardo Dametti: un gioco di specchi ustori e deformanti in cui le rappresentazioni dell’individuo e della metropoli si rincorrono e rimbalzano all’infinito. Un gioco di specchi, questo sono le opere di Dametti. Oppure, meglio, sono fiumi, torrenti, laghi, pozzanghere d’acqua che scaturiscono da una sorgente sotterranea e assumono di volta in volta forme, flussi e diverse capacità di rispecchiamento.
Talvolta l’acqua e limpida e cheta e l’immagine che ci restituisce e solo un poco allungata, stilizzata. Altre volte, è un torrente in piena, un vortice che tutto distorce, scheggia, scompone. Altre volte infine è l’acqua nera del fiume Lete che si mangia ogni cosa e dell’immagine che vi si affaccia rimando solo l’ombra. (che poi forse è l’essenza).
E la città si rivela ombra. E l’anima pure. Un’ombra confusa, inquieta, affastellata.
Virgilio Patarini

Immagine: Riccardo Dametti

Inaugurazione mercoledì 3 novembre 2010, alle ore 18.00

Galleria Zamenhof
via Zamenhof, 11 Milano
Orari: dal mercoledì alla domenica ore 15-19.
Lunedì e martedì chiuso.

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