Tradurre (in) Europa. Il Festival si articola in dieci percorsi tematici (42 lingue, 24 spazi, 100 ospiti) che declinano il tema della traduzione e lo connettono ad altre pratiche artistiche.
A Napoli non solo "munnezza"! Otto giorni di appuntamenti dedicati alla letteratura e all'arte nelle sue diverse declinazioni faranno della città una Babele di suoni e parole. Ancora una volta Napoli si conferma città aperta, luogo di inaspettate contaminazioni culturali che possono contribuire alla sua rinascita.
Dal 22 al 29 novembre Napoli ospita Tradurre in Europa - Festival della Traduzione, manifestazione che celebra l'arte del condurre al di là, intesa come tecnica e strumento di mediazione tra mondi, lingue, culture, codici, arti ed esperienze. Otto giorni di eventi letterari, di slam poetry, di danza, canti, musica, incontri, letture che trasformeranno la città partenopea in un grande laboratorio culturale, in una Babele di idiomi. Il programma propone 61 appuntamenti distribuiti in 24 suggestivi luoghi con più di 100 ospiti e relatori, 57 partner locali, nazionali e internazionali, e con più di 42 lingue, parlate ed esaminate al microscopio.
Il Festival si articola in dieci percorsi tematici che declinano il tema della traduzione e lo connettono ad altre pratiche artistiche, con risultati a volte inaspettati: Il teatro della traduzione - Traduzione, musica, cinema - La traduzione verso il XXI secolo: arti performative, fotografia, fumetto, Internet - Filosofie della traduzione - Pratiche e politiche della traduzione - L’antico che oggi si riscrive - Tradurre i classici della modernità - L’Italia esportata dai traduttori - L’Europa delle lingue e dei dialetti - Il mondo in Italia con le voci dei traduttori.
ALCUNI DEGLI APPUNTAMENTI - Tra gli appuntamenti segnaliamo quello di apertura (22 nov.) con l'attrice Maddalena Crippa: una performance con testi di Anna Maria Ortese, Ingeborg Bachmann, Hans-Werner Henze. Erri De Luca, scrittore e traduttore della Bibbia, incontrerà i suoi traduttori in tedesco, israeliano, catalano, castigliano (25 nov.). Antonella Anedda si cimenterà in riscritture dal poeta persiano Hafez con un gruppo di poeti italiani contemporanei (24 nov.). Ana Blandiana, importante poetessa rumena, incontrerà la sua traduttrice-poetessa Bianca Maria Frabotta in una osmotico scambio di versi. Al Festival della Traduzione tra lingue e dialetti sarà possibile ascoltare il poeta Michele Sovente leggere se stesso in latino, bacolese e italiano, assistere al poetry slam dedicato a Marziale messo in scena dagli studenti delle scuole superiori (29 nov.), partecipare a maratone multimediali tra aperitivi cubani, letture caraibiche (27 nov.), ritmi e versi balcanici.
A 35 anni dalla sua morte, due appuntamenti del Festival renderanno omaggio a Pier Paolo Pasolini: la mostra Trasumanar e comparar ( 24 nov.) e l'incontro dedicato alla sua attività "segreta" di traduttore dei Carmina Burana (25 nov.). Ad un altro protagonista della letteratura italiana del XX secolo, Edoardo Sanguineti, è dedicato l'incontro L'antico parla oggi che mostrerà lo straordinario contributo dell'autore per la conoscenza del mondo classico (25 nov.). Sarà possibile riflettere sulla letteratura italiana di "esportazione": la fortuna di classici come Pinocchio e Gian Burrasca in luoghi come la Turchia (26 nov.); incontrare inaspettate versioni in persiano e polacco delle opere del Sommo Poeta all'appuntamento dal titolo "Read on Dante, Redone Dante, Ridondante" (28 nov.), scoprire un testo inedito del Don Giovanni (27 nov.) che oggi torna a far parlare di sé. Nel giorno in cui il poeta Paul Celan avrebbe compiuto 90 anni (23 nov.), in contemporanea con altre Capitali, Napoli gli rende omaggio con letture "babeliche" dei sui versi in turco, inglese, rumeno, tedesco, francese e italiano. Il frammento, il dettaglio pittorico, come traccia nella memoria, sarà al centro dell'incontro con Michele Cometa presso l'Accademia di Belle Arti (24 nov.) mentre, sempre nell'ambito delle arti figurative, la traduzione del fumetto, giapponese e brasiliano, sarà argomento di riflessione sabato 27 novembre.
Il corpo di un perfomer può essere considerato traduzione di sentimenti? Al Pan di Napoli (28 nov.) proveranno a rispondere alcuni artisti di questo linguaggio artistico con le loro "scritture intramuscolari". Lingue antiche e moderne risuoneranno nei luoghi più diversi della città: portate dai traduttori passeurs, contrabbandieri della cultura; nell'eco delle così lontane eppur così vicine periferie francesi rappresentate nei film in programmazione a Le Grenoble di Napoli. Un percorso tra note e canti metterà in luce le sotterranee contaminazioni musicali tra Italia, Spagna e Francia a partire dall'opera di George Brassens (26 nov.) mentre si confronteranno specialisti della letteratura e della filosofia, per riflettere sui presunti limiti della traduzione con il gruppo di lavoro internazionale del Dizionario degli intraducibili curato da Barbara Cassin del CNRS di Parigi (23 e 26 nov.).
Ai futuri traduttori, a chi vorrebbe cimentarsi in questo lavoro, sono dedicati alcuni incontri sul mestiere e le politiche della traduzione e dell’editoria internazionale (24 e 25 nov.) Questo e moltissimo altro al Festival della Traduzione con appuntamenti gratuiti, pensati per un pubblico ampio, che restituiranno a Napoli il volto di Babele.
Il Festival della Traduzione di Napoli si inserisce nel ricco carnet di appuntamenti di EST (Europe as a Space of Translation) progetto finanziato con fondi del programma Cultura dell’Unione Europea a cui partecipano Italia, Francia, Austria, Turchia, Germania, Romania, e nel quale l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale riveste significativamente il ruolo di ente promotore e di project manager. Un'iniziativa di eccellenza sul fronte della ricerca universitaria che però, per sua stessa vocazione, varca la soglia accademica per entrare nei luoghi più rappresentativi della Città come castelli, piazze, librerie, vicoli, palazzi, cortili e caffè, "traducendo"gli spazi urbani in occasioni d’incontro e scambio d’idee, ripensando la traduzione come un aspetto fondamentale dello sviluppo delle culture. Il Festival coinvolge istituzioni, associazioni, gruppi che, tra moltissime difficoltà, continuano a produrre cultura, riflessioni e a porre interrogativi, contribuendo in questo modo al riscatto di una città in perenne emergenza. Napoli che nei secoli si è eretta in uno spazio di commistione, oggi, ancora una volta, torna ad essere il luogo di incontro tra Oriente, Europa e Mediterraneo.
Il progetto EST nasce a Napoli nel 2009, all'Università L'Orientale, ed al suo attivo ha già tre importanti appuntamenti che si sono svolti a Parigi (giugno 2009), Vienna (novembre 2009) e, in formula seminariale e laboratoriale, nella summer school Homelands in Translation, nella suggestiva sede de L'Orientale sull’isola di Procida (settembre 2010). EST è stato inoltre presentato all'ultima edizione della Fiera Internazionale del Libro di Francoforte (ottobre 2010), dando luogo a un intenso dibattito sul ruolo fondamentale e crescente della traduzione nell’Europa plurilingue, oggi e ancor più domani.
L'UNICA LINGUA IN EUROPA E' LA TRADUZIONE
Il concetto di traduzione è qui inteso in un senso molto ampio, cercando di dare corpo a molte idee e teorie che dal Romanticismo in poi, ma in maniera più intensa negli ultimi 30 anni, hanno pensato questa pratica come aspetto fondamentale dello sviluppo delle culture. Traduzione come passaggio e metamorfosi di codici: non solo le lingue diverse, ma i linguaggi dei media, dell’espressione artistica, che accolgono e riscrivono temi, miti, figure. Non solo le lingue maggioritarie, a livello nazionale e internazionale, ma i dialetti e le lingue minoritarie con le loro ricchissime letterature, culture, visioni etiche.
L’Europa storicamente si pone, nel bene e nel male, come luogo collettore e ricreatore di lingue, linguaggi, culture altre. La forza dell’Europa è il suo lavorare spesso “di seconda mano”. Alla luce di ciò, il punto di riferimento del Festival diventa l'interpretazione del territorio di una comunità, come quella europea, come luogo di passaggi e mediazioni di una comunità multiforme e multilingue e non come centro irradiante, chiuso nel suo nucleo e spaventato dalle possibili contaminazioni.
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