Sospensione! L'artista presenta un corpus di opere che raccontano di luoghi primigeni, incontaminati, attraverso un percorso pittorico fatto di sabbia, gomma liquida ed ecopelle.
a cura di Francesca Pietracci
Christian OFF stacca la spina da un boato sordo, da un
rumore di esistenze che si incastrano ad oggetti, da un
fiume in piena di folla. Chiude l’audio. Quel che resta è una
città di plastiche e catrame, di sabbie sporche e di pistole. E
poi scritte e macchie di fronte a campi artificiali di
geometrie monocrome.
Silent! Dosato e ricomposto sopra
vuoti di coscienza, scorre il pensiero di un presente
continuo, di un respiro rallentato, di uno sguardo che taglia
in prospettiva e che attraversa la storia di un popolo ribelle
e barbaro, brutale antinomia della cultura. Barricate
urbane, scritte sui muri, tumulti e manifestazioni, lotte e
fedi: un percorso circolare per narrare quella che più d’uno
avvertirà come il timbro della propria vita. Odore di
petrolio, ruvidezza della carta vetrata, vertigine.
E poi pausa
in finta pelle e resine, morbidezza e sobrietà, bolle perfette
e allineate, iniettate sulla tela con siringhe di precisione;
colature che dilagano come un errore che diventa
paradigma. Questo è il suo mondo durissimo e glamour, la
sua disperata felicità del gesto. Ora et labora! OFF ha 36
anni e racconta la sua generazione, realizzando opere che
corrispondono a memorie materiali. La sua pratica è quella
di dilatare i confini di un io corporeo capace di spiritualità,
di permeabilità. Da qui la scelta e la fascinazione che su di
lui esercitano i materiali che concorrono a creare la loro
forma oltre il gesto stesso dell’artista: sabbia, gomma
liquida, ecopelle con le sue pieghe sottili, sensibili e vibranti
come una membrana organica.
Poi dal caos l’ordine, poi
ancora oltre: Liquefazione! Un rigurgito astratto dopo la
sazietà, che ripropone all’esterno le tracce di ciò che viene
considerato reale e le unisce a ciò che si pensa
imponderabile. I segnali che l’artista lascia sulla tela
galleggiano tra il pieno e il vuoto evocando l’idea di
limitazione e infinito. La sua è una meditazione laica che si
traduce in colori acidi e poggia formalmente sulla
complementarietà evocando la dialettica di una simbologia
maschile e femminile, arcaica e contemporanea,
tecnologica e materica. Attraverso queste apparenti
contraddizioni, le sue opere raccontano dell’unità, di quel
luogo primigenio e archetipico, incontaminato. Un luogo
verso cui tornare ... del quale si ricorda vagamente
qualcosa.
Francesca Pietracci
Inaugurazione: mercoledi 12 gennaio 2011 ore 19/21 con interventi di Christian Off e Gloria Maggi
Bibliothè Contemporary Art
via Celsa, 4/5 (piazza del Gesù) - Roma