Quintocortile
Milano
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Silvia Manazza e Loriana Castano
dal 24/1/2011 al 7/2/2011
mart-ven 17-19

Segnalato da

Galleria Quintocortile




 
calendario eventi  :: 




24/1/2011

Silvia Manazza e Loriana Castano

Quintocortile, Milano

'Vado al mare in bassa stagione' e' una sorta di Wunderkammer ironica e suggestiva realizzata utilizzando fodere imbottite di materassi a righe con la forma di oggetti di mare realizzati da Silvia Manazza. Loriana Castano presenta invece una superficie verticale con migliaia di piccoli segni per 'Universo minimo'.


comunicato stampa

Loriana Castano - Universo minimo

presentazione di Francesca Pensa

Migliaia di piccoli segni si articolano su una superficie verticale di quattro metri per quattro. Un universo emblematico che stravolge tutte le dimensioni conosciute per condurci in inusitati altrove. inaugurazione: martedì 25 gennaio ore 18 finissage: martedì 8 febbraio alle ore 18 con la presentazione del catalogo orario: da martedì a venerdì dalle 17,00 alle 19,00 Francesca Pensa Loriana Castano: Carte per un archivio interiore La prima fase del percorso espressivo di Loriana Castano è segnata, dopo un’iniziale serie di ritratti e paesaggi di eco espressionista, dall’approfondimento del tema della figura: la rappresentazione dell’uomo, da secoli il soggetto più importante dell’arte occidentale, viene svolta con caratteri del tutto originali e secondo modalità formali e poetiche che contengono già la radice della successiva e diversa produzione dell’artista.

La figura è ottenuta attraverso la sovrapposizione di carte, in una misurata tridimensionalità che prevede aggetti che assorbono la luce e rientranze nelle quali si insinua il buio: l’immagine diviene rarefatta e celata, quasi avvolta dentro una materia dalla cromia assolutamente bianca o totalmente nera, nella quale la memoria del reale appare indistinta e trasfigurata. La poetica sulla quale la Castano si concentra in questi anni viene ulteriormente indagata attraverso una inesausta attività grafica: i moltissimi disegni dell’artista mostrano un segno nero che solca, con intensità diverse, il chiarore del foglio, sul quale appaiono anatomie generate da studiate sintesi e da intense abbreviazioni. Il passaggio successivo vede un mutamento deciso delle modalità formali dell’autrice, che comincia la sua analisi del tema prediletto del segno-scrittura, sviluppato nelle sue molteplici potenzialità visive. La ricerca dei materiali diviene conseguentemente una costante del lavoro della Castano: carte dalle cromie e dalla fattura particolare, tele antiche, ricercati pigmenti, ma anche oggetti come corde dagli svariati colori, vengono scelti con una attenta selezione che intravede in essi insospettabili capacità espressive. Nascono così opere come I Trittici, realizzati su carte provenienti da remote località, opposte alla liscia e leggera consistenza dei prodotti industriali e invece contraddistinte da una sostanza pesante, dalle rugosità irregolari e dalle improvvise concrezioni materiche, sulle quali si dispone la scrittura che, seguendo le asperità del foglio, assume un andamento irregolare e spontaneo; il risultato finale, a cui concorrono i colori diversi del supporto cartaceo e della materia scrittoria, prevede un effetto visivo capace di evocare le sembianze di antiche pergamene, contenenti misteriose testimonianze paleografiche fissate con linguaggi ormai perduti e incomprensibili.

Con Universo Minimo vediamo aggiungersi ulteriori riflessioni poetiche, concentrate sull’idea e sul significato del frammento: nella cromia dominante del nero, che si stende su una superficie di ampie e impegnative dimensioni, vengono fermati numerosi brandelli di carta, la cui oscurità è interrotta da linee, segni e macchie rese con colori diversi tra i quali prevale un illuminante e baluginante pulviscolo dorato. La traccia dell’oro conduce quindi alla Bluopera, per la quale l’autrice sceglie fogli di un intenso colore blu, la cromia dell’infinito, sui quali si pongono altri frammenti cartacei accesi dalla luce calda di impronte dorate. E’ questa la strada che porta alla creazione dei più recenti Alfabeti: sulla superficie che costituisce la base di queste immagini si pongono lacerti di carta dalla forma assimilabile al rettangolo, disposti in uno schema ordinato ma non rigido, contraddistinti da grafismi, che appaiono come brandelli di parole strappati da testi interrotti e incomprensibili. Singolare è il procedimento che porta alla realizzazione di queste opere. L’artista inizia il suo lavoro scrivendo su grandi fogli: le parole scorgano liberamente dalla mente e possono fare riferimento a situazioni, stati d’animo, emozioni che la Castano avverte la necessità di fermare nella grafia che la impegna in questa prima parte della creazione artistica. Successivamente, i fogli vengono strappati, ridotti in frammenti e, nelle ultime prove, subiscono studiate cancellature: passaggio finale è la collocazione di questi brandelli di discorso sulle carte di varie dimensioni o su tele, in una disposizione del tutto diversa e slegata rispetto all’ordine originario.

L’iniziale traccia della scrittura, scomposta e annullata, perde il suo valore semantico per assumerne un altro, riferito esclusivamente alla forma e alla valenza visiva. L’artista parla dunque di se stessa, ma il suo discorso diviene volutamente incomprensibile perchè accuratamente celato; è come se volesse esporsi ma un velo distorce le sue parole, lasciandole alla libera interpretazione di chi osserva. Davanti a queste immagini si provano le stesse sensazioni suscitate da una antica pergamena, che bisogna comprendere squarciando la cortina costituita dai linguaggi arcaici e dalle grafie desuete. Stupisce poi il carattere quasi monumentale che la Castano conferisce a lavori come gli Alfabeti, per la dimensione e per la composizione in alcuni casi ottenute con vari fogli accostati, trasformati in complessi dalla ampia articolazione, capaci di muovere il ricordo di arcaiche epigrafi provenienti da solitari siti archeologici. Nell’opera di Loriana Castano vediamo dunque proporsi una originale visione dell’arte, generata da una ricerca approfondita e sviluppata con coerenza attraverso tappe diverse: da un inizio che considerava la memoria del reale, l’autrice è passata a un linguaggio di astrazione, ma le sue figure già in partenza mostravano quella decantazione del vero che quasi naturalmente ha condotto ai territori visivi della produzione attuale. Il costante e attento studio dei materiali e in particolare l’attenzione verso la sostanza prediletta delle carte già erano presenti nelle immagini di figura, mentre nella prima attività grafica indicativo era il carattere del segno, condotto con una forza quasi gestuale, ripreso poi in opere successive e, sebbene trattenuto dai tagli e dalle rifilature, anche nei lavori concentrati sul tema della scrittura.

La suggestione della materia e la possibilità comunicativa del segno, elementi compositivi di ascendenza informale, emergono dunque come idee portanti nell’arte della Castano, nella quale può avvertirsi anche l’eco di temi cari alla Poesia Visiva. La genesi delle opere di questa artista permette tuttavia di scartare riferimenti storici troppo facili e superficialmente meccanici: è questa infatti un’arte di sottile e rarefatta riflessione poetica, nella quale la spontaneità dell’idea iniziale deve trovare una stabilizzazione nel procedere della creazione artistica, condizionata dalle particolari modalità espressive e dalla curata scelta dei materiali. Rivelatore, in questo senso, è l’impiego della scrittura, che, in prima battuta, potrebbe richiamare il ricordo di automatismi grafici del Surrealismo, ma che tutto è meno che surrealista, perchè le operazioni successive che la Castano compie tendono non a liberare, ma semmai a celare il messaggio originario, senza tuttavia, e questo è fondamentale in tutta la produzione dell’autrice, limitare la freschezza e l’immediatezza delle suggestioni che emanano da queste opere. Complementari agli Alfabeti e ai lavori ispirati alla scrittura sono i Libri, ispirati a opere letterarie diverse: la narrazione scritta viene ampliata e tradotta da un intervento che rivive la comunicazione poetica nella dimensione espressiva del linguaggio visivo, realizzando opere che hanno l’apparenza di antichi codici, dei quali riaffermano l’unicità assoluta e preziosa.

L’artista si è comunque dedicata anche ad altre e diverse declinazioni della sua ricerca creativa: così è per i Vestiti, ottenuti sempre con le carte e ispirati alla forma di antichi abiti che però il filtro del tempo ha ridotto a larve di un lusso sontuoso che la storia ha distrutto. Paesaggi combusti di una geografia della mente appaiono invece nelle Terre bruciate, mentre non sono mancati, nel percorso dell’autrice, anche installazioni, come la Arianna, composta da una ragnatela di fili di colore diverso tesi nello spazio di una strada. La produzione di questa artista mostra dunque risultati differenti che però provengono da un unico pensiero poetico ed espressivo. Vocaboli diversi, ripresi dai linguaggi della scrittura e delle immagini, compongono queste opere e fanno pensare alla verità custodita nell’antico linguaggio dei Greci, per i quali il verbo grafo indicava l’atto di dipingere e di scrivere: nessuna parola sembra più adatta per definire l’arte di Loriana Castano. Loriana Castano Loriana Castano nasce a Milano e studia all’Accademia di Brera. Su carte di fattura antica ed esotica si snodano segni di una scrittura misteriosa a tratti cancellata da eventi trascorsi come tracce della memoria. La sua riflessione artistica si sviluppa nel rapporto tra scrittura, segno e materia, che sara' il centro del suo lavoro. Durante un lungo periodo di permanenza in Messico, nel 79, produce una serie di opere che saranno esposte interamente a Citta' del Messico. Nell'80 inizia una lunga collaborazione con il musicista Walter Marchetti. Lunghi periodi di lavoro in Francia, Spagna e Germania. Nel 2000 espone a Bologna l'opera "Velo di Maia", opera-installazione mai piu' ricostruita. Nel 2009, Villa Cernigliaro, Sordevolo - Biella, "Universi", esposizione totale, inedita in Italia, proveniente dalla personale di Valencia Spagna.

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Silvia Manazza - Vado al mare in bassa stagione

presentazione di Donatella Airoldi

Una sorta di Wunderkammer ironica e suggestiva realizzata utilizzando fodere imbottite di materassi a righe con la forma di oggetti di mare. Ma sono solo apparenze, ciò che ne risulta è un mondo paradossale al limite dell'indecifrabile

Donatella Airoldi
Vado al mare in bassa stagione

‘Sono convinta che l'infelicità per un verso e la gioia per l'altro verso, la gioia come adesione totale e pura alla bellezza perfetta, implicano entrambe la perdita dell'esistenza personale e sono quindi le due sole chiavi con cui si possa entrare nel paese puro, nel paese respirabile, nel paese del reale’. (Simone Weil) In questa singolare mostra/installazione le opere di Silvia Manazza prendono a pretesto il mare per interconnettersi con i livelli subliminali di un linguaggio azzardato e surreale. Ondulazioni spinose all’interno di lievi sollievi cedevoli, una sferza vitale assoluta come l’ironia sarcastica per la vita.

Oggetti simil-veri si fanno intelligentemente, forse spietatamente, beffa d’ogni interlocutore, sono straordinarie sculture di tessuto a strisce formato naturale che colpiscono prepotentemente l’immaginario di chi le osserva innescandovi una catena di rimandi personali e intimi.
Silvia Manazza ascolta i tessuti antichi e ne divora le forme. Con ago spago e filo di ferro intesse puzzle di vite vissute imprimendo nella stoffa a righe color panna e marroncino forme acrobaticamente spassose e al contempo tragiche.

Tessere e colmare di significato gli oggetti più disparati dove ogni cosa può prendere forma, dal violino al secchio, con tanto di pala e raschietto per i castelli di sabbia. Architetture strane e inverosimili perché la realtà ci stupisca sempre nella sua semplice fattezza esemplare.
L’artista sovrasta sfacciatamente la materialità degli elementi e, contrastando le leggi della natura, converte oggetti solidi e spigolosi in morbidi e armoniosi tessuti ripieni dove puoi ammorbidire lo sguardo bloccato delle cose. Le sue opere sono allarmi di vita, sono squame d’intelligenza che formano rivoli di senso compiuto.

E’ così che Silvia Manazza ci conduce nel suo mondo antico, famigliare, arcaico. Ogni oggetto della quotidianità può assumere morbidamente i propri lineamenti, riconosci l’oggetto madre e speri che ne possano esistere per ogni sottile piacere, non oscurando il dolore. Ci porta d’impeto nei mondi fantastici e mitici dei tempi passati dove nei cortili affollati avi in calzamaglia raccoglievano la lana per poi affondarvi le mani esperte nella sofficità di un materasso a due piazze. Dice di sé: “… E' questa la ricerca che muove i miei lavori, l'intenzione di restituire dignità agli ultimi, di raccontare storie ai margini, di condividere pensieri e malinconie tracciando un ritratto dell'umanità nella morbidezza di un materiale fortemente evocativo…”.

Un canotto con i lati arrotondati bordati di cotone, il muso all’insù e i remi infiocchettati di cotone bianco, una griglia di lavandino perfettamente inserita nella morbidezza del tessuto, un materasso con uno scarico idraulico: c’è una continua dissoluzione/ricostruzione della materia, un processo lavico che tutto avvolge e tutto inghiotte, occorre essere visibili se si vuole esistere. Le opere sogghignano, si pongono sbeffeggianti dinnanzi ai saggi e a chi pensa di sapere tutto dell’arte e dei suoi pirateschi intrighi. Realtà, fantasia, sarcasmo, dramma. Affondando la mano, per sopravvivere, non puoi che essere crudelmente creativa. E quei visi parziali di bambini impagliati negli ovali con il tessuto trapuntato bianco, spessorato dal volume e marchiati con la cera colata sul viso?

Forse un sacerdote ha questi poteri magici, Aladino aveva la sua lanterna magica, Silvia Manazza ha la capacità straordinaria di scrutare, decifrare e creare un universo a sé stante dove tutti possono stazionare e vedere, riesce a smantellare l’intera realtà per crearne subitamente un’altra con cui sostituirla: onirica, accattivante, ironica, trasgressiva. Con sapienza cinquecentesca e senza sforzo alcuno potrebbe impagliare qualsiasi cosa, da un’automobile di lusso ad un caseggiato di otto piani con annesse famiglie povere di Quartoggiaro. Le sue opere paiono anche errare in una perenne ricerca tra la realtà e l’irrealtà e le cose, gli oggetti, le persone sono sempre incanalate in comunicazioni seduttivamente assurde intrise di un’ ostinata e feroce legge morale. Il gesto/senso della vacanza, il suo significato politico-esistenziale sono rimessi in discussione e il mare in bassa stagione a Milano diventa emblema di questa sorta di realtà irreale. E’ come tirare fuori le incongruenze e le contraddizioni della nostra relazione con le cose ed i fatti. Paradosso e assurdo, lezioni di esistenza. E il carrello della spesa del supermercato che diventa culla per neonati vergini? Il vero è appena al di sotto della superficie.

Silvia Manazza
Dopo aver seguito i corsi di grafica e pittura presso la Civica Scuola di Arti Visive di Pavia, si è perfezionata al Centro dell’ Immagine con Mario Raciti, che l’ha avvicinata alla pittura informale. Successivamente nasce il suo interesse per la sperimentazione e per nuovi linguaggi artistici fino a spingerla a creare sculture, con l’utilizzo di materiali di scarto, installazioni, video e performances.
Tra le ultime mostre:
2010 Villa Tittoni, Desio (MI), “Omaggio a Giuseppe Scalvini” (a cura di Luca Cavallini)
2009 Palazzo Guidobono di Tortona “Estetica di un dolore” a cura di Francesco Bonami
2008 Società per le belle arti ed esposizione Permanente, Milano, “Permanente… impermanenza” (a cura di Angela Madesani)
2007 Galleria Mares, Pavia, “ Tra-punte” (a cura di Francesca Alfano Miglietti)
2007 Spazio per le arti contemporanee del Broletto, Pavia, Ass. alla Cultura (a cura di Francesca Porreca)
2006 Università Bocconi (a cura di A. Palmieri della galleria Calmieri di Busto Arsizio)

inaugurazione: martedì 25 gennaio ore 18

finissage: martedì 8 febbraio alle ore 18 con la presentazione del catalogo

Quintocortile (nuova sede)
viale Bligny, 42 - Milano
Orario: da martedì a venerdì dalle 17,00 alle 19,00
Ingresso libero

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Giorgio Celon
dal 3/11/2015 al 17/11/2015

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