VIR Viafarini-in-residence
Milano
via Carlo Farini, 35
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Giorgio Guidi, Jasa, Matthew Stone
dal 1/2/2011 al 1/2/2011
ore 18.30

Segnalato da

VIR Viafarini-in-residence




 
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1/2/2011

Giorgio Guidi, Jasa, Matthew Stone

VIR Viafarini-in-residence, Milano

Presentazione degli artisti in residenza presso VIR fino a marzo 2011. Giorgio Guidi e' stato scelto tra gli artisti che hanno preso parte alla collettiva dell'Archivio Docva. Lo sloveno Jasa e' stato selezionato tramite open call, mentre il britannico Matthew Stone e' stato nominato da Marina Abramovic.


comunicato stampa

Memories and Encounters

Giorgio Guidi (Italia)
borsa di studio Gemmo

Jaša (Slovenia)
selezionato tramite Open Call

Matthew Stone (Regno Unito)
nominato da Marina Abramovic

Nell’ambito di Memories and Encounters presso VIR Viafarini-in-residence gruppi di artisti si susseguono, grazie al prezioso contributo della Fondazione Cariplo che ha deciso di promuovere l’intero progetto, del PaBAAC del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che collabora nella progettualità di scambi internazionali, e di singole realtà che hanno garantito il sostegno del progetto e degli artisti invitati: Gemmo spa, partner istituzionale di Viafarini, ACACIA – Associazione Amici Arte Contemporanea e Fiorucci Art Trust. Continua il programma didattico per i licei artistici milanesi in partnership con la sezione provinciale milanese di ANISA Associazione nazionale insegnanti di storia dell'arte.

L’artista Giorgio Guidi è stato insignito della borsa di studio Gemmo, scelto tra gli artisti che hanno preso parte alla mostra collettiva dell’Archivio DOCVA.
L’artista sloveno Jaša è stato invece selezionato tramite Open Call.
Il britannico Matthew Stone è stato nominato da Marina Abramovic.

Giorgio Guidi (1982) "Il mio intervento è basato sullo studio di relazioni e contaminazioni che possono instaurarsi tra persone, luoghi ed oggetti. Si tratta dell’analisi di connessioni all’interno di piccoli “ecosistemi” nei quali mi insinuo dopo esservi entrato in contatto. Durante la fase di ricerca, cerco di assumere un atteggiamento scientifico che mira a rendere comprensibile l’esperienza diretta; mi interessa analizzare l’adattamento dell’ambiente umano e come esso possa vivere. Nel lavoro tendo a superare ciò che sembra essere un semplice dato reale e funzionale per esaltare il processo, la proiezione emotiva che spesso sorregge la realtà in un’impalcatura di riferimenti psicologici. Cerco dunque, complessivamente di capire e interpretare i rapporti complessi di un individuo con altri individui, come tutto ciò dia luogo a scambi, abbinamenti, rotture, incidenti. Il disegno più ampio che viene a crearsi propone un frammento di rapporti sociali, di piccola “città” nella quale i fatti si intrecciano proprio come le relazioni interpersonali. In alcuni casi emergono paradossi, estremizzazioni, risultati difficilmente ipotizzabili a priori, eppure reali. Mi interessa dunque osservare come nascano alcune regole, modi di pensare, di agire, e si costituiscano i sensi d’appartenenza. Allo stesso modo mi colpisce come nascano gli sbagli, come si insinui l’imprevisto, e come a volte questo venga vissuto in maniera drammatica da chi lo subisce. Ultimamente ho allargato la mia ricerca alle contaminazioni in un sistema culturale, dovute a scambi con altre entità; queste possono provocare la nascita di imprevisti nella percezione dell’identità di un gruppo. Eseguo una riduzione ai minimi termini dei punti di maggior interesse per estrarli e renderli fruibili paragonandoli ad un processo storico o culturale di più ampia diffusione o di più immediata lettura. Tutto parte dalla realtà, infatti cerco di muovermi e passare dei periodi all’interno di situazioni diverse e studiare il modo in cui introdurmi in esse."

Jaša (1978) “L'Euforia sublime e la sua carica sexy. La reazione a un'opera d'arte rappresenta una realtà a sé stante che non è in nessun modo determinata solo dall'opera in sé; il contesto nel quale l'opera è esposta gioca infatti un ruolo decisivo in questo processo. Questo è il motivo per cui a volte non espongo nemmeno il risultato finale del mio lavoro, che rappresenta l'elemento di giunzione di un ambiente generato attraverso l'intensa azione di contrasto tra forma e significato. La formalizzazione scultorea finale è quella che genero attraverso l'esperienza dello spettatore. Ho utilizzato metodi differenti negli ultimi anni, ma la principale carica di un progetto rimane comunque quella raggiunta attraverso la modificazione che lo spazio può provocare. Il processo di ridefinizione del significato è stimolato dal conflitto derivante dall'introduzione di un'idea in un dato spazio, a prescindere dal fatto che si tratti di uno spazio per l'arte o di uno spazio pubblico. Dal momento che sono interessato agli ambienti di realtà creati attraverso immagini e oggetti, e in special modo al nostro relazionarsi ad essi, il momento performativo diviene in questo processo l'elemento di collegamento. Quando strutturo un progetto, il mio approccio si concentra sulla dissezione e sulla comprensione degli ambienti ready-made, sull'integrità di una data situazione e l'interrelazione inevitabile fra le sue componenti. Io non colgo l'ambiente (elementi installativi e performativi concepiti come un unicum) come un documento, una ri-generazione, una frazione o un riflesso della realtà, ma come uno spazio che provoca il reale. In ultima analisi ciò che mi interessa è la realtà che un'opera può creare."

Matthew Stone (1982) “Per Memories and Encounters intendo condurre un periodo di ricerca e sviluppo, lavorando a installazioni e sculture mutli dimensionali di fotografie e disegni. Ho sviluppato installazioni scultoree di fotografia che permettono alle immagini bi dimensionali di essere allestiti in spazi liberi e tridimensionali o “costellazioni aprospettiche”. Questo metodo installativo scultoreo permette la creazione di complesse interazioni nello spazio e relazioni intime tra sistemi di immagini. Io sento che queste reti possono essere messe in relazione con la mia ricerca a formare collaborazioni creative e reti di relazioni artistiche. Le relazioni intricate che si sviluppano dal posizionamento delle fotografie o dalle reti umane da me curate, creano possibilità per letture e prospettive molteplici, simultanee e coesistenti. Questo pensiero e questo approccio emergono dal mio impegno a esplorare la complessità della coesistenza ideologica, l’intimità dell’interazione umana e la collaborazione creativa. Le mie sculture sociali funzionano come diagrammi poetici di una pratica di lavoro, tenendo conto di una storia del fare arte come sforzo collaborativi, una conversazione aperta e un credo spirituale. Gli oggetti cristallizzano, senza semplificarlo, l’ordinato caos del moto umano.”

Per prenotare una studio visit: viafarini@viafarini.org - +39 02 66804473

Incontro con gli artisti: mercoledì 2 febbraio 2011, ore 18.30

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