Galleria Riccardo Crespi
Milano
via Mellerio, 1
02 89072491 FAX 02 92878247
WEB
Soren Lose
dal 9/2/2011 al 25/3/2011
lun - sab 11-13 e 15-19.30

Segnalato da

Galleria Riccardo Crespi



approfondimenti

Soren Lose
Mara Ambrozic



 
calendario eventi  :: 




9/2/2011

Soren Lose

Galleria Riccardo Crespi, Milano

Tales from Paradise. La mostra, articolata in una serie fotografica, un video-racconto e una collezione di note scritte dall'artista, presenta la ricerca maturata durante due viaggi compiuti nelle Isole Vergini Americane, territori appartenuti alla Corona Danese ai tempi del colonialismo commerciale. Una collezione di racconti e di frammenti in cui l'artista esplora la percezione delle cose, rimodellando i confini tra realta' e finzione, alla ricerca di uno spazio intermedio situato tra il 'non-ancora' e il 'non-piu''.


comunicato stampa

Contributo curatoriale di Mara Ambrožič

La Galleria Riccardo Crespi presenta Tales from Paradise, la seconda personale dell’artista danese Søren Lose. La mostra Tales from Paradise, articolata in una serie fotografica, un video-racconto e una collezione di note scritte dall’artista, presenta la ricerca maturata da Søren Lose durante due viaggi compiuti nelle Isole Vergini Americane, territori appartenuti alla Corona Danese ai tempi del colonialismo commerciale.

Come suggerisce il titolo, si tratta di una collezione di racconti e di frammenti, che si sviluppano assieme in una cornice narrativa unitaria, in cui l’artista esplora la percezione delle cose, rimodellando i confini tra realtà e finzione, alla ricerca di uno spazio intermedio situato tra il “non-ancora” e il “non-più”. Nei lavori esposti ogni elemento si rivela diverso rispetto alle attese: nel video-racconto girato sull’isola Saint Croix la bellezza tropicale del posto nasconde, infatti, una complessa identità storica, sociale e culturale; altrettanto, nelle tredici fotografie, che ritraggono in bianco e nero le rovine coloniali, si legge l’espressione di una precisa volontà dell’artista, quella di non limitare le possibili interpretazioni al trionfo della Storia o all’idillio della Natura, ma l’opportunità di osservarle come momenti unici, sospesi tra immutabilità e decadimento.

Tales from Paradise indica così allo spettatore una possibilità di considerare l’importanza della percezione parziale e soggettiva della storia, che inevitabilmente è dettata dalla prospettiva dalla quale la si racconta, e apre la riflessione alle infinite visioni di un luogo che si configurano nella mente di chi lo vive o di chi, semplicemente, lo visita. Søren Lose è nato nel 1972 a Nykøbing (Danimarca). Vive e lavora a Berlino.

Tra le mostre più recenti: 2010 Øregaard Museum, Hellerup, Copenhagen (DK), Nordic Light festival, Kristiansund (N),Tumult. Pubblic artproject, Region Syd, Vordingborg (DK), Dinner screening, (Home Video), L’atelier/Dazibao, Montreal (CAN), Realisme; for og nu, SNKY, Skive Ny Kunstmuseum, Skive (DK), In the Presence of Beauty, Øregaard Museum, Copenhagen (DK) 2009 Nosadella 2 Artist in residence: Bologna. La Selva Turrita, Northern Europo Exhibition, Houhot, Inner Mongolia (CHN), 2008 Return to Tomorrowland, Galleria Riccardo Crespi, Milano.

Søren Lose
Racconti dal Paradiso / Tales from Paradise
Testo di / text by Mara Ambrožič

SL: The Notes from Two Journeys to Saint Croix are like meta reflections about the whole project and connect with both the video and the photos in an interesting and non predictable way. MA: I would love to see those meta reflections in the same way we can consider the romantic concept of the 'fragment', where each fragment is complete in itself (like the photos, so the ruins, and the tales) but functions only in reference to a unity of multiplicity.
Søren Lose, Mara Ambrožič (email correspondence)
The fragment is the work of art.
This is the origin of the modern conception of the non-organic work.
Peter Osborne

La mostra Tales from Paradise, articolata in una serie fotografica, un video-racconto e una collezione di note scritte dall’artista, è il risultato di un’indagine svolta da Søren Lose nell’arco di due viaggi compiuti in quelle isole dell’arcipelago caraibico che, nell’epoca del colonialismo commerciale, erano chiamate Indie Occidentali della Corona Danese. Per tutto il XVIII e i primi anni del XIX secolo, l’economia di queste isole verteva attorno alla coltivazione della canna da zucchero, realizzata grazie al duro lavoro degli schiavi importati dall’Africa, e al commercio di beni e persone. Vendute agli Stati Uniti d’America nel 1917, le attuali Isole Vergini Americane sono diventate nel corso degli anni dei lussuosi e rinomati porti turistici, oltre che ambiti paradisi fiscali, dove il peso della storia è stato rimosso e sembra talmente remoto da non avere più alcuna funzione né di valore, né di interesse.

Senza volere dimostrare qualcosa, ma semplicemente aprendo la ricerca agli eventi, la mostra Tales from Paradise fa riflettere su alcune tematiche di grande interessei: dal ruolo che una qualsivoglia nazione occidentale occupava nell’epoca coloniale, alla percezione sempre parziale della Storia, dettata dalla prospettiva dalla quale essa viene narrata, allo sguardo e alla visione della realtà che differiscono tra chi vive in un luogo e chi lo visita.

Muovendosi tra questi temi, Søren Lose porta a termine un itinerario interrogativo che trova il suo sviluppo in un opus progettuale composto da più visioni dello stesso luogo: l’isola di Saint Croixii la cui accecante bellezza tropicale sottace una complessa e turbolenta identità storica, sociale e culturale. Attraverso un video-racconto e una serie fotografica incentrata sulle rovine coloniali ed industriali, intervallata da una collezione di commenti annotati durante il viaggio (vere e proprie “meta riflessioni” col potere di collegare le parti in modo imprevedibile), l’artista tesse una trama che porta ad un cortocircuito tra il modello della realtà e la realtà stessa. Come se l’intenzione concettuale fosse la creazione di uno spazio liminale, situato tra il “non-ancora” e il “non-più”, che conserva il potere di unire e separare realtà e finzione, ma dove è proprio la realtà ad essere messa a dura prova perché, mostrandosi come “altro”, ci sorprende e ci spiazza, anche quando allude ad un repertorio estetico conosciuto e consueto.

Ci troviamo, quindi, immersi in un sofisticato gioco degli opposti che continua a modellare e rimodellare la percezione che si ha delle cose, come se paradossalmente si potesse coglierne lo “spirito” solo nel loro dispiegarsi frammentario, nell’accostamento apparentemente casuale e nella ripetizione quasi seriale. Si potrebbe, perciò, dire che il motivo che ritma tutte le opere di Tales from Paradise sia il frammento. Frammentoiii che si compone però sempre in serie, in una costellazione di singoli racconti, in cui ogni elemento (video, frase e fotografia), per quanto in sé stesso concluso, va letto in collegamento con gli altri elementi appartenenti alla stessa unità molteplice. Già dal titolo, Tales from Paradise, ci viene suggerito che la mostra si presenta come una collezione di frammenti che si sviluppano assieme in una cornice unitaria. Così come l’idea di rovine o di maceria è sempre un genere plurale, lo sono anche i frammenti, che possono esistere solo e sempre in costellazione. Allo stesso modo anche le note, i racconti del video e la serie fotografica sottolineano la loro autonomia figurale e formale in relazione ad una struttura unitaria più ampia.

Non a caso, nella serie fotografica Søren Lose decide di fotografare le rovine dei massicci forti militari in pietra e edifici danesi dell’epoca industriale, in modo tale da non farle cedere né al trionfo della storia, né a quello della natura, ma sceglie volutamente di rappresentarle in un momento intermedio, nel fragile equilibrio tra persistenza e decadimento. Omaggiando l’artista danese C.W. Eckersberg che, agli inizi del Ottocento, dipinse le rovine romane alla stessa maniera, nelle dodici fotografie di grande formato, Søren Lose ritrae in bianco e nero le rovine dell’isola di Saint Croix avvolte nella bellezza di un panorama crepuscolare tristemente dolce. Perché, di fatto, è nella tristezza e nel brivido del decadimento che risiede il piacere della rovina; rovina che risulta unico relitto individuale (come un frammento), ma anche elemento infinitamente ripetibile (come una cartolina) che così spesso rappresenta un memento tangibile del piacere.

Per questo motivo, pur non dimenticando che le rovine oggi fanno parte di un’estetica generalizzata, bisogna guardare alla serie di scatti realizzati da Søren Lose, come ad un tentativo di messa in opera di quella potenza dell’immagine che può restituire un frammento al visibile e alla Storia. Potrebbe qui venirci in mente il Das Passagenwerk di Walter Benjamin, importante autore che si è occupato del concetto di frammento, nel quale il filosofo non mira mai a dimostrare qualcosa, ma semplicemente lascia parlare i fenomeni della vita storica propria della Parigi dell’epoca moderna, al solo scopo di “salvarli” nella memoria. È ciò che forse si ritrova anche nel video Tales from Paradise, composto da sette brevi racconti sferici, dove le tracce del passato e le storie individuali emergono quasi “per errore”, mostrandosi nella loro straordinarietà accidentale. Con l’ingenuo proposito di seguire e capire qualcosa in più sulla bellezza paradisiaca delle Isole Vergini, lo spettatore osserva con interrogazione un succedersi di azioni, guardando semplicemente le cose accadere, come se il video non fosse altro che un mezzo di ripresa, uno strumento di cattura dei frammenti che stanno intorno.

Così accade per esempio nel secondo racconto, in cui la pittoresca figura di Liliana spiega come un sogno di una vita possa essere spezzato più e più volte nel corso degli anni dall’improvviso arrivo dell’uragano, che cancella maestosamente tutto ciò che si possiede: passato e futuro, ricordi e speranze. Nel quarto capitolo, dedicato al vecchio ospedale dell’isola di Saint Croix, ormai in totale abbandono, l’atmosfera è finalmente invasa da limpide sonorità, di breve persistenza, suonate da un giovane musicista che nella solitudine si esercita forse a sentire il tempo che occorre per riprendere coscienza della storia e delle cose. Mentre, nell’ultimo capitolo, la ripresa notturna della raffineria petrolifera sembra richiamarsi alla visione insostenibile dell'Angelus Novus di Paul Klee, che in una spinta irresistibile verso un futuro diverso sa ancora guardare al passato in rovina che si lascia alle spalle.

Nel susseguirsi dei sette racconti cose e persone sono riprese nella loro quotidiana atmosfera in cui l’accettazione di ciò che li circonda pare allo spettatore rovesciarsi in una zona dove tutto cessa di essere come si credeva. Dalla periferia delle cittadine Christiansted e Frederiksted alla natura tropicale, dalle rovine agli ampi paesaggi disabitati, tutto si mostra diversamente, quasi ad indicare che ciò che si era convinti di conoscere non è altro che una fittizia illusione del fruitore ingenuo. Il celestiale, il fantastico e il paradisiaco di Saint Croix, infatti, non solo non si manifestano nei corpi prestanti, nelle acqua cristalline e nelle profondità del cielo, ma non vengono neppure costruiti, ripresi o orchestrati dall’artista; essi emergono semplicemente come dei fantasmi e delle immagini pure al passaggio tra un capitolo e l’altro, tra un paesaggio tropicale muto e una performance a percussioni, come fossero virgole nello spazio tra le parole.

i La ricerca di Søren Lose è stata supportata dall’Øregaard Museum di Copenhagen (donato allo Stato da C. J. Søbøtker, massimo commerciante delle Indie Occidentali della Danimarca) nel tentativo di aprire una discussione per stabilire un contatto tra il passato e il presente.
ii Saint Croix è la più grande delle cinquantatre isole che costituiscono l’arcipelago delle Isole Vergini Americane. Nel Settecento, infatti, l’isola ha significativamente contribuito alla crescita economica della Danimarca, soprattutto per i commerci e le piantagioni gestite dalla famiglia Søbøtker, della quale la popolazione odierna reca ancora memoria.
iii Per un approfondimento del concetto di frammento nell’accezione romantica, come procede da Friedrich Schlegel a Walter Benjamin, si veda Peter Osborne, An Image of Romanticism: Fragment and Project in Friedrich Schlegel’s “Athenaeum Fragments” and Sol LeWitt’s “Sentences on Conceptual Art”, in Verksted n.11, OCA Norway, Oslo, 2009, pp. 7-27.

Ufficio stampa
Cecilia Collini press@riccardocrespi.com tel. + 39 349 6444004

Preview 10 febbraio 2011 ore 18.30

Riccardo Crespi
via Mellerio n° 1, - Milano
Orari Lunedì - Sabato h. 11-13; 15 - 19.30
ingresso libero

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