Galleria d'Arte Consorti
Roma
via Margutta, 52/a
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Giosue' Marongiu
dal 18/2/2011 al 4/3/2011
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Giosue' Marongiu




 
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18/2/2011

Giosue' Marongiu

Galleria d'Arte Consorti, Roma

Mostra personale. Al centro delle elaborazioni espressive di Marongiu, tra design e poesia, tra musica e arti visive, si dispiega il pensiero dello spazio e del tempo, del loro comporsi e scomporsi.


comunicato stampa

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LUIGI PAOLO FINIZIO
“L’ARTE COME RICERCA DI GIOSUE’ MARONGIU”

L’arte come ricerca s’addice all’opera di Giosuè Marongiu i cui confini sono piuttosto versatili e mobili. Al centro delle sue elaborazioni espressive, tra design e poesia, tra musica e arti visive, si dispiega il pensiero dello spazio e del tempo, del loro comporsi e scomporsi. Dopo la svolta negli anni Ottanta dalle tradizionali pratiche dell’arte plastica, le scelte d’immagine si sono indirizzate e concretizzate sulle vie della stereometria e della computer art. Da allora nell’opera di Marongiu la realtà virtuale, con le sue finzioni metarazionali di spazio e tempo, sovrasta nell’astrazione più spinta la comune percezione delle cose oppure, come nei lavori più recenti, vi s’immerge per un racconto quotidiano o d’indagine sociale.

Nel suo immaginario si fondono differenze di solito inconciliabili. E tuttavia capaci di passaggi, d’interazioni spazio-temporali. Quelli delle accudite visioni quadrimensionali (con appositi occhialini) o che solo la virtualità digitale, l’interfaccia elettronica rendono transitabili in luoghi di incontri e scoperte, di arte e scienza nel tempo di ieri, di oggi e domani. Tra spazio e tempo, l’ordine e il caos sono fra loro complementari oltre che contrapposti. Certo, la visibilità stereometrica e cineplastica cui ricorre la ricerca espressiva di Marongiu non sono invenzioni di oggi, così come il suo immaginario spazio-temporale mostra attingere e rinverdire l’intrigo spazialista di luce e spazio, di suono e colore, di massa e movimento, di etereo e materiale dell’arte di Lucio Fontana. Ma sta qui il sedimento della sua arte come ricerca, lo spessore di memoria e indagine con cui conduce il proprio pensiero immaginativo. Come tiene a dire l’artista nel Manifesto della nuova realtà del 2007: L’arte è il pensiero..è teoria…all’interno della quale risiede anche il fatto.

E si sa, da sempre la capacità produttiva del pensiero si è specialmente realizzata nelle concretezze immaginative dei vari linguaggi dell’arte. Da quando però a far agire e interagire i linguaggi dell’arte è intervenuto il sistema multimediale telematico il potere produttivo del pensiero appare enormemente aumentato sia perché gli strumenti di riproduzione digitale hanno superato le tradizionali e distinte vincolazioni di linguaggio, scrittura e pensiero, sia perché ne hanno dilatato e accresciuto i poteri produttivi di illusione rappresentativa. Gran parte della storia moderna dell’arte staccandosi dalle referenze di forme oggettive e idealizzate del mondo naturale si è viepiù congiunta e immedesimata con l’astrazione delle forme autoreferenti di pensiero. Un traguardo di libertà espressive e incertezze, a dirla con un pensiero di Robert Musil in L’uomo senza qualità, dopo che l’uomo non ha cercato più la propria contemplante immagine nello specchio dei ruscelli ma nelle poliedriche sfaccettature della propria intelligenza. Ma Musil non poteva prevedere che il ruscello si sarebbe riproposto e imposto all’immagine dell’uomo nei riflessi ipnotici di un video domestico.

Non diversamente da molti artisti del nostro tempo, la ricerca di Marongiu partecipa ai travalicamenti oltre l’evidenza delle cose ma anche alle calamitazioni mediatiche su di esse. Certo, il registro e il documento per vie multimediali mirano a costituire anche nell’arte un nuovo senso di realtà, di simultanea e coinvolgente ‘multirealtà’, come è stato detto. Così con le astrazioni stereometriche di ‘universi tridimensionali’ in video, come L’ordine implicito (2010), e le concezioni in chiave di osservazione sociale e di documento narrativo, Gli uomini di vetro e Man is God, e quindi di senso simbolico, Utopia (2008), la ricerca di Marongiu mostra oscillare nei rapporti tra linguaggio e pensiero, tra immagine e vedere su due sponde, su due versanti del produrre e comunicare.

Viviamo la mutazione ambientale in senso percettivo e cognitivo in cui l’enorme produzione e riproduzione di segni visivi dell’universo digitale ha reso inservibile la vecchia distinzione tra immaginario e realtà, dove tra spazio e tempo scorre una intestina miscelatura che rende esteticamente euforico la novità come il già visto. La ricerca di Marongiu sembra dirci che è sempre possibile oggi innestare a una quantità di realtà una quantità di immaginario e che solo a torto, specialmente in arte, si possa giungere a negare l’una con l’altra. Purché non si riduca la ricerca a un semplice trovare, a un ready-made da raccontare. E in effetti, a fronte di tanta estemporanea pratica dell’arte nei nostri tempi viene a riscuotere un suo attuale mordente l’osservazione di G.C.Argan che nel detto di Picasso ‘io non cerco, io trovo’ vi è un che di immorale.
Luigi Paolo Finizio
Sorrento 2011

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LUIGI PAOLO FINIZIO
ART AS A RESEARCH BY GIOSUE' MARONGIU

Defining Giosuè Marongiu’s work-art as “art as a research” is the best way considering its versatile and unsteady limits. The idea of space and time, of their associations and disgregations, unfolds and expresses itself in the middle of his expressive elaborations between poetry and design, music and visual arts. After the turning point in the 80s from traditional techniques of the plastic art, the choices of image have tended to and have been concretized to the way of stereometria and of computer art. Since then, in Marongiu’s works, virtual reality, with its meta-rational fictions of space and time, stands above the extreme abstraction, the ordinary perception of things or, as in his recent works, the virtual reality plunges itself into a daily story or a social enquiry.

In his imaginary, usually incompatible differences merge. However, they are able to passages, to special temporal interactions. Those are the ones of followed quadrimensional visions (through special lenses) or those which only the digital virtuality, the electronic interface make them practible in places of discoveries and combinations of art and science in the past, present and future time between time and space, order and chaos are complementary as well as opposite.

The stereometric and cineplastic visibility of Marongiu’s expressive research are not certainly inventions of today, the same as his space-temporal imaginary takes inspiration and reawakens the sound and colour, of mass and movement, of etherous and material of the spatialist confused situation of Lucio Fontana’s art. But, this is the basis of Marongiu’s art as a research, the thickness of memory and enquiry through which he leads his imaginative thought.
As stated by the artist himself in Manifesto of 2007 New Reality:” Artis thoughtheory and inside of which the fact is also based. As it is known, the productive capacity of thought has taken shape in the imaginative concretenesses of various languages of art.But, since then, the multimedial telematic system has intervened to act and interact the language of art, the productive power of thought has enourmously increased both because of the tools of digital reproduction have overcome traditional and distinct bounds of languages, writing and thought and because they have widened and increased its productive powers of a representative illusion.

More and more, most of modern history of art, detatching from references of objective and idealized forms of the natural world, has linked and identified itself with the abstraction of the autoreferent forms of thought .An achievement of expressive freedoms and uncertainesses as Robert Musil asserted in his novel “a man without qualities”, after the man hasn’t looked for his own contemplative image in the mirror of streams anymore but in the poliedric sides of his sides of his mind. But Musil could not foresee that the stream would propose and impose to the image of reflections of a home video.
Marongiu’s research not only takes part in crossing over the evidence of things but also in a mediatic magnetization over them. It is true that the register and the document via multimedial, aim at forming a new sense of reality, of simultaneous and involving”multireality, even in art, as it has previously affirmed. In such a way, with stereometric abstractions of tridimensional universa in video, as "The implicit order" (2010) and the concepts from a social observation and a narrative document. Men of glass and Man is God and finally having a symbolic sense, Utopia (2008). Coming to conclusions Marongiu’s research is not different from that one of contemporary artists: it shows a swinging in the relations between language and thought, image seeing on two sides.

Men live the environmental mutation in a perceptive and cognitive sense where the huge production and reproduction of visual signes of digital universe, have put aside and make useless the old distinction between imaginary and reality where an inner fusion (which makes apparently euphoricous the new change as “dejà vu”) flows between space and time.
Marongiu’s research seems to communicate that it is always possible , in our time, to graft a quantity of imagination to a quantity of realityAnd, especially in art, it is possible to come to deny one with the other, but avoiding the research to a mere finding,to a ready-made to be told.
In fact, according to the extemporaneous practice of art of our times. G.Argan’s observation regardingPicasso’s saying, “I don’t seek, I find”,earnsa present and relevant verve and has something immoral.
Luigi Paolo Finizio
Sorrento, 2011

Translated by Alessandra Pitzianti

Catalogo in Galleria

Inaugurazione sabato 19 Febbraio alle ore 18,00

Augusto Consorti's Gallery.
Via Margutta 52/a Rome

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