Laura Bulian Gallery (ex Impronte Contemporary Art)
Milano
via Montevideo, 11
02 48008983 FAX 02 86984017
WEB
Taus Makhacheva
dal 30/3/2011 al 6/5/2011
mart-sab 15-19, matt su app.

Segnalato da

Impronte contemporary art




 
calendario eventi  :: 




30/3/2011

Taus Makhacheva

Laura Bulian Gallery (ex Impronte Contemporary Art), Milano

Autrice di azioni urbane e video performance, Makhacheva declina urgenti tematiche politiche in problemi di rappresentazione, in elementari ma radicali sistemi simbolici. Minoranze razziali e di genere, relazioni interetniche, differenziali di dominanza e conflitti sociali sono ridotti a processi semiotici attraverso la messa in scena di una performativita' che vede l'artista calarsi temporaneamente in costumi e contesti di volta in volta differenti.


comunicato stampa

a cura di Marco Scotini

La Galleria Impronte Contemporary Art è lieta di annunciare la mostra Affirmative Action (mimesis), prima personale italiana
dell’artista daghestana Taus Makhacheva (classe 1983). La mostra, che aprirà giovedì 31 marzo, è un ulteriore appuntamento della galleria con la scena artistica emergente dell’Asia Centrale. Attraverso un’ampia selezione, la personale raccoglie lavori a partire dal 2006.

Autrice di azioni urbane e video performance, Taus Makhacheva declina urgenti tematiche politiche in problemi di rappresentazione, in elementari ma radicali sistemi simbolici. Minoranze razziali e di genere, relazioni interetniche, differenziali di dominanza e conflitti sociali sono ridotti a processi semiotici attraverso la messa in scena di una performatività che vede l’artista calarsi temporaneamente in costumi e contesti di volta in volta differenti. Una sorta di teatro antropologico del camouflage in cui il soggetto si visualizza in alcuni casi e in altri si vela e si nasconde. E ciò secondo modalità di integrazione culturale o processi di affermazione identitaria.

In un video del 2009, Rehlen, vediamo un gregge al pascolo nelle montagne caucasiche e uno strano essere anonimo che, carponi e ricoperto del tradizionale cappotto di pelle di pecora della regione, cerca di avvicinarsi al gregge mimetizzandosi con esso. Ancora uno strano essere - antropomorfico e zoomorfico allo stesso tempo - fa la sua comparsa nel progetto video Karakul (2007). Eppure scopriamo che sotto la pelliccia grigia di astrakhan, che in genere è usata per copricapo maschili, c’è un corpo femminile di cui però rimane celato volto e identità. Il teatro di relazioni che questa strana figura riesce a stabilire con un cavallo riporta le azioni di Taus Makhacheva alla cultura rurale e rituale del Dagestan i cui caratteri primordiali sono naturali e sociali allo stesso tempo. O, ancora, in un’azione urbana fatta a Mosca nel 2010, l’artista va in giro con abito e gioielli tradizionali della minoranza etnica daghestana Avar dalla quale discende. Ma piuttosto che essere del rosso tradizionale, il costume che l’artista indossa è color carne, come se si trattasse di una sorta di “seconda” pelle inscritta sul proprio corpo.

Appartenente ad una repubblica islamica della Russia con la più alta percentuale di minoranze etniche da anni in conflitto e dove scontri e violenza sono all’ordine del giorno, Taus Makhecheva cerca di porsi e di porre domande sui processi di integrazione e di discriminazione che non riescono a trovare risposte adeguate nello strumento politico dell’Affirmative Action con cui i governi di tutto il mondo cercano di intervenire in materia di giustizia sociale. I segni che la pratica performativa dell’artista mette in scena rivelano il carattere fittizio delle forme con cui ci rappresentiamo e con cui ci facciamo rappresentare. In questo senso, nel camouflage non è importante che i segni impiegati siano veri o falsi, appartengano alle tattiche di difesa o alle strategie di agguato.

Un video fondamentale del 2010 diventa esemplare di questa operazione artistica. Una mano, quella dell’artista, spara nella sabbia lungo il litorale del Mar Caspio nella città di Makhachkala. Il colpo lascia dietro di sé un grande foro attraverso il quale la stessa mano scava per ritrovare il proiettile. Si tratta di un’azione fittizia ma che appartiene al linguaggio comune di cui i media si servono per parlare della violenza nel Dagestan. Nel camouflage è fondamentale che i segni siano efficaci: non importa se veri o falsi. A contare è la credibilità del simulacro offerto all’altro.
Non è un caso allora che la mostra Affirmative Action (mimesis) si presenti come una sorta di museo etnografico dal carattere totalmente fictionale.

Inaugurazione 31 marzo 2011, ore 18.30

Galleria Impronte Contemporary Art
via Montevideo, 11 - Milano
orario: mart-sab 15-19, mattine su appuntamento
ingresso libero

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