Spazio Tadini
Milano
via Jommelli, 24
02 26829749 FAX 02 26829749
WEB
Due mostre
dal 18/4/2011 al 13/5/2011
mar-sab 15.30-19
02 2619684, 347 7134066

Segnalato da

Melina Scalise




 
calendario eventi  :: 




18/4/2011

Due mostre

Spazio Tadini, Milano

Nelle sue tele di lino grezzo Giovanna Pesenti mette in dialogo linee curve, rette spezzate, intersecanti, infinite, intrecciate, spesse, sottili. Andrea Brera propone un reportage fotografico che porta dritti al cuore di Scampia, nelle viscere delle 'vele'.


comunicato stampa

Giovanna Pesenti
Geografia del Pensiero

Spazio Tadini inaugura la mostra personale di Giovanna Pesenti Geografia del Pensiero.

Abbandonata l’evocazione di figure che rassicurano lo spettatore nella sua ricerca di senso, niente più giochi con il colore in primo piano e in secondo piano per svelare allo sguardo l’intersecarsi di volti e di personaggi nascosti, linee, curve, rette, rette, spezzate, intersecanti, infinite, intrecciate, spesse, sottili.

Tra loro dialogano, si contendono spazi e colori, sembrano muoversi. Nel primo ciclo di lavori erano nere e trattenevano aree cromatiche che contribuivano a dare senso e forma a visi ed espressioni di personaggi a volte appena decifrabili, altre volte sovrapponibili. Negli ultimi lavori sono le linee ad avere colore e ad assumere senso. Bianche o rosse o tridimensionali, grazie all’uso di fili di spago, solcano tele di lino grezzo a dividere o evidenziare aree di colore prevalentemente bianche, nere, grigie, rosse.

Non c’è più un caos apparente, il disordine è annullato dall’individuazione del soggetto. Allo spettatore si toglie la rassicurante scoperta del volto umano, della sua familiarità, della possibile relazione tra i personaggi, della possibilità di un costruirsi un racconto. Pesenti, in quest’ultime tele, riesce a condurre gli occhi di chi guarda lungo le sue linee e li invita ad intraprendere un percorso, una ricerca, che conduce ad aree uniformi di colore non riconoscibili e non riconducibili a nulla se non a spazi, a distanze, ad aree appartenenti a quella che potrebbe definirsi una geografia del pensiero.

La tela di lino grezza, si lascia solcare da questi tratti prevalentemente bianchi come un prato dai sentieri. Si arriva in spazi chiusi o aperti, dove non ci sono sbavature, né riflessi, né incertezze. Tutto è o bianco o nero, al massimo bianco e nero mischiato insieme o rosso denso, intenso, scuro, non sanguigno, non vivo, ma come rappreso, trattenuto, contenuto nella sua emozionalità.
Dove può portare quella linea bianca? Dove può finire quella linea rossa? L’interrogativo per Pesenti è forse insito nell’atto stesso di muoversi, nel viaggio, a prescindere dalla meta. E’ così che prendono senso i suoi spaghi, che si sostituiscono ai tratti di pennello e trasformano in corpo il “sentiero”.

Allora i nodi tradiscono incertezze e dubbi, alludono ad appunti di viaggio, come nodi al fazzoletto per non dimenticare cari ricordi. Queste corde tese si inseriscono a volte lineari, a volte piene di nodi e di “passi indietro”, ma non con l’abilità di una tessitrice che insegue un suo ricamo, ma con la forza di un marinaio che tende o piega la sua vela, che àncora la sua barca e aspetta la fine della nebbia per ricominciare il viaggio.

In un’epoca storica dove il caos sembra prendere il sopravvento forse Giovanna Pesenti, vuole lanciare un invito a soffermarci sul viaggio e il suo senso. Sembra suggerire che per raggiungere lo scopo non c’è bisogno di una ricca tavolozza di colori, né necessità di coprire e svelare, ma di recuperare il grezzo del lino e ricominciare a di-segnare.

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SCAMPIA ieri, oggi … e domani?
Fotoreportage di Andrea Brera

Spazio Tadini partecipa alle iniziative di Scampia Italia, l’altra faccia di Gomorra curate da Gaetano Ievolella, Associazione Culturale Balrog e ospita la mostra fotografica di Andrea Brera.

Un reportage fotografico che porta dritti al cuore di Scampia, nelle viscere delle “vele”. Un luogo surreale, regno di un’entità vorace che pare avere sorbito tutto da ogni cosa, lasciando solo ossa e brandelli. Eppure in questo luogo si vive: si nasce in case abitate abusivamente, si cresce in luoghi fatiscenti, a braccetto con la delinquenza di strada e quella organizzata, e si muore. Di droga o ammazzati, raramente di vecchiaia.

“Quando sono arrivato alle Vele di Scampia, la prima cosa che mi è venuta in mente, è la frase con cui inizia l’Inferno di Dante <… lasciate ogni speranza voi che entrate …>” Andrea Brera

Le fotografie di Andrea Brera, con la loro attenzione al dettaglio così come alla visione periferica dell’occhio, amplificano i luoghi, l’oblio, i movimenti dei bambini, la “speranza?”, la camorra, la droga, un paesaggio umano inaccettabile, per chi lo vive tanto quanto per chi ne consente l’esistenza.

Guardando le fotografie, a colpo d’occhio, si elaborano subito diverse informazioni, in contemporanea, della realtà di Scampia, poi, istintivamente, viene da muovere rapidamente gli occhi alla ricerca di ogni singolo particolare che possa meglio spiegare, spiegarci. È allora che si colgono anche frammenti di cicche, aghi, vetri, macerie, munnezza, disumanità, desolazione, minuscoli, ai limiti del campo visivo. È in quel momento che si vedono chiaramente gli oggetti in movimento, come se anche chi guarda potesse improvvisamente muoversi in questa parte di mondo così vicina e così lontana dalle quotidiane attenzioni e preoccupazioni. Come se anche chi guarda le fotografie potesse essere e vedere con i propri occhi, lì, sul posto.

Camminare per sottopassaggi bui imprigionati da reti metalliche, non avere campetti di calcio, anche improvvisati, ma solo tubi arrugginiti con cui giocare, trascorrere giornate in mezzo ad una strada, unica possibilità e passatempo, muoversi tra panni appesi da un lato e un morto ammazzato del bar di fronte, nutrirsi di rabbia, assenza, indossare un jeans taroccato e pensare che la droga, forse, è l’unica cosa che resta.

“La cosa che più mi ha colpito, sono le scritte sui muri dei piani interrati che riportano passi della Bibbia. Parola cui sono appese le speranze di chi, attraverso messaggi a Dio, cerca di esorcizzare la propria disperazione. Come non mai mi sono reso conto di quanto vedere aiuti a comprendere” Andrea Brera

Il reportage fotografico di Andrea Brera ha avuto una piccola anteprima nel 2009, in concomitanza con l’inchiesta di Cesare Giuzzi e Andrea Galli per il Corriere della Sera sul cosidetto “ghetto di Milano”, oggi, nella forma di mostra abbinata a due settimane di arte, cultura, spettacolo e dibattiti interamente dedicati al quartiere-ghetto di Napoli rafforza la sua intrinseca speranza e richiesta di non far finta che tutto ciò non ci riguardi.

Le foto
“Le vele” di Scampia sono abitazioni costruite tra il 1962 e il 1975. Facevano parte di un progetto abitativo di larghe vedute. L’idea prevedeva grandi unità abitative dove centinaia di famiglie avrebbero dovuto integrarsi e creare una comunità modello. Varie cause hanno portato a quello che oggi viene definito un ghetto. In primis il terremoto del 1980, che portò molte famiglie rimaste senza tetto, ad occupare più o meno abusivamente gli alloggi delle vele: questo fece sì che varie culture si intrecciarono e come talvolta succede, a prevalere furono abusivismo e illegalità. La situazione ha allontanato sempre di più una parte della popolazione, lasciando campo libero alla delinquenza. Il risultato di questo “grande progetto” è oggi sotto gli occhi di tutti. Aver avuto la possibilità di entrarci, anche se per poco tempo, è stato molto istruttivo. Era il 2008. Mi sono accorto quanto vedere ed ascoltare le voci di chi vive in quei luoghi, aiuti a comprendere. Attraverso le immagini ho provato a far sì che di questa porzione di Italia ne rimanga traccia.
Andrea Brera

Spazio Tadini ha anche ospitato, mercoledì 13 aprile, l’incontro dibattito con Sergio Nazzaro sul giornalismo d’inchiesta in terre di mafia, sempre del ciclo Scampia Italia, l’altra faccia di Gomorra.
A giugno, invece, ospiterà un altro reportage fotografico dedicato a Napoli, del giornalista Antonio Piedimonte.

Info per la stampa
Melina Scalise
tel +39 02 26 19 684
+39 366 45 84 532
ms@spaziotadini.it

Inaugurazione: martedi 19 aprile 2011 ore 18

Spazio Tadini
via Jommelli, 24 - Milano
Orari: dal martedì al sabato 15:30-19
In occasione di eventi serali fino alle 22:30

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Luciano Bambusi
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