Diverse sedi
Venezia

Arsenale della danza
dal 10/5/2011 al 25/6/2011
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Ufficio Stampa Settori Danza Musica Teatro




 
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10/5/2011

Arsenale della danza

Diverse sedi, Venezia

L'Arsenale della Danza amplia e completa il suo programma ospitando al Teatro Piccolo Arsenale e al Teatro Malibran nuove creazioni che nascono da 3 singolari progetti di formazione e ricerca: Lia Rodrigues Companhia de Dancas, Michele Di Stefano con la sua compagnia MK, Performing Arts Research and Training Studios / Xavier Le Roy e Marten Spangberg.


comunicato stampa

Fare di Venezia il laboratorio internazionale di tutte le arti è il progetto della Biennale di Venezia: non soltanto il luogo privilegiato delle nuove tendenze, ma anche lo spazio aperto alla conoscenza e al confronto di professionisti e di un pubblico consapevole e un’officina del fare per quei giovani che si affacciano al mondo dell’arte e dello spettacolo. E’ un progetto in cui i settori dello spettacolo dal vivo – danza, musica, teatro – hanno un ruolo decisivo e trovano un indirizzo comune.

In questa prospettiva sono nati l’Arsenale della Danza, il centro di perfezionamento nella danza contemporanea diretto da Ismael Ivo, e il Laboratorio Internazionale di Arti Sceniche che, sotto la direzione di Àlex Rigola, trova sviluppo e ampliamento nel 41. Festival Internazionale del Teatro. “Ci siamo incamminati lungo un percorso di maggior articolazione dei Festival – sottolinea il Presidente della Biennale Paolo Baratta - perché convinti che Venezia e la Biennale debbano essere un palcoscenico del presente e contemporaneo, ma debbano porsi anche con responsabilità il problema del domani. Per questo la manifestazione festivaliera declina in maniera diversa a seconda dei settori il rapporto con iniziative pedagogiche e sperimentali di ampio respiro, rivolte a giovani danzatori, musicisti, attori e registi impegnati a trovare il loro personale percorso artistico”.

Prendono avvio l’11 maggio, al Teatro Malibran, le manifestazioni dell’Arsenale della Danza con la nuova coreografia di Ismael Ivo, Babilonia – Il terzo paradiso, ispirata all’idea biblica della mescolanza di lingue, culture, arti, che caratterizza il mondo di oggi. Ne è interprete la compagnia internazionale di 25 danzatori - giovani tra i 19 e i 24 anni, provenienti da tutto il mondo (Usa, Canada, Russia, Grecia, Svezia, Brasile, Italia) - che costituisce l’Arsenale della Danza. Dopo il debutto a Venezia l’11 maggio (replica il 13), la nuova creazione di Ismael Ivo, che conclude la sessione annuale di master class impegnando i giovani danzatori nelle produzioni internazionali della Biennale, proseguirà in tournée in Italia e all’estero: a Padova (17 maggio), Vicenza (19 maggio), Belluno (20 maggio), Treviso (21 maggio), Verona (24 maggio), Rovigo (26 maggio), San Paolo del Brasile (1 e 2 giugno) e Santos (4 giugno).

L’Arsenale della Danza amplia e completa il suo programma ospitando fino al 15 maggio, al Teatro Piccolo Arsenale e al Teatro Malibran, creazioni che nascono da singolari progetti di formazione e ricerca. Come quello della Lia Rodrigues Companhia de Danças (12 maggio), una delle compagnie brasiliane più note in Europa, che da anni ha trasferito la sua attività in una delle realtà più difficili del continente sudamericano, le favelas di Rio de Janeiro, coinvolgendo i suoi abitanti nello studio della danza e nella realizzazione degli spettacoli. A Venezia la compagnia di Lia Rodrigues, che arriva grazie ad una collaborazione con il Serviço Social do Comércio di San Paolo del Brasile, presenterà Pororoca, l’ultimo spettacolo nato da questa esperienza. Le allieve del corso di Teatrodanza della Milano Teatro Scuola Paolo Grassi - progettato e diretto da uno dei maggiori critici italiani del settore, Marinella Guatterini, sul modello delle maggiori scuole europee – si confrontano con il lavoro di uno dei coreografi di punta della scena italiana di ricerca, Michele Di Stefano e la sua compagnia MK, in Reform Club (14 maggio); mentre alcuni allievi del Performing Arts Research and Training Studios di Bruxelles, una delle realtà europee più innovative, fondata da Anne Teresa de Keersmaeker che ne ha progettato il profilo artistico e pedagogico, e premiata lo scorso anno con il Leone d’argento dalla Biennale di Venezia, affrontano Project, don’t look now (15 maggio) sotto la guida di Xavier Le Roy e Mårten Spångberg, esponenti, come lo stesso Michele Di Stefano, di un’area di ricerca importante della danza europea, definita dai critici “non-danza” o “anti-coreografia”. Completa il panorama la Rotterdam Dance Academy (15 maggio), fra le accademie dedicate alla danza moderna e contemporanea più antiche e a tutt’oggi una delle più importanti d’Europa, con un programma eclettico che affianca frammenti di celebri coreografie - di Jiří Kylián, Nacho Duato, Mauro Bignonzetti - a lavori di più giovani artisti - Regina van Berkel, Neel Verdoorn, Bruno Listopad, Jérôme Meyer e Isabelle Chaffaud.

Le attività del settore Danza per il 2011 si concludono con l’appuntamento con una star della danza internazionale, il coreografo e danzatore israeliano Emanuel Gat, che presenterà in prima mondiale a Venezia e per la Biennale Brilliant Corners il 24 e 25 giugno al Teatro Piccolo Arsenale. Lo spettacolo nasce nell’ambito del programma European Network of Performing Arts che la Biennale condivide con il festival londinese Dance Umbrella e il centro di Stoccolma Dansen Hus. Brilliant Corners sarà anche a Londra il 10 e 11 ottobre e a Stoccolma il 14 e 15 ottobre.

Dal 10 al 16 ottobre si svolgerà a Venezia il 41. Festival Internazionale del Teatro, pensato come un festival-laboratorio che sviluppa e porta a compimento il precedente Laboratorio di Arti Sceniche. Il neo direttore catalano Àlex Rigola ha pensato a un festival come “agorà del teatro”, chiamando i migliori nomi della scena internazionale – registi, coreografi, artisti, architetti e scenografi, esperti di video-scrittura e creatori di luci - perché Venezia e la Biennale non siano soltanto il palcoscenico per la presentazione di spettacoli, ma anche e soprattutto il luogo dell’incontro, dell’apprendimento, della formazione pratica e della discussione delle arti teatrali a livello internazionale, coinvolgendo pubblico e professionisti da tutto il mondo per un’approfondita riflessione sul fare teatro oggi. Laboratori, alcuni dei quali destinati ad avere un esito pubblico, conferenze, incontri e tavole rotonde – con in media 5 avvenimenti al giorno per un totale di oltre 40 appuntamenti - si integrano al programma di spettacoli e diventano parte essenziale del Festival.

Tra l’autunno 2010 e la primavera di quest’anno si sono succeduti i laboratori di Ricardo Bartís, Calixto Bieito, Romeo Castellucci, Jan Fabre, Rodrigo García, Jan Lauwers, Thomas Ostermeier, registi dal segno inconfondibile che hanno riscritto la scena in termini radicali, oggi nomi di richiamo per tutti i festival che contano. Rigola è riuscito a coinvolgerli tutti attorno ad un unico progetto – una versione personale e contemporanea dei sette peccati capitali - per la seconda tranche di laboratori che si svolgerà nel corso del Festival. Il risultato finale, intitolato I sette peccati e programmato nell’ultimo giorno del Festival, sarà un percorso di sette brevi spettacoli, come uno sguardo prismatico sul nostro presente, che si snoderanno in altrettanti luoghi della città: dal Teatro La Fenice all’Ateneo Veneto, fino al Conservatorio Benedetto Marcello e all’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti.

Di ognuno dei sette registi coinvolti nei Sette peccati, Rigola ha scelto poi di portare uno spettacolo che fosse rappresentativo della loro poetica.
Acclamato dalla critica internazionale, arriverà in Italia per la Biennale la versione graffiante del classico dei classici, l’Amleto di Shakespeare secondo Thomas Ostermeier, che inaugurerà il Festival il 10 ottobre al Teatro Goldoni. L’11 ottobre la scena sarà condivisa da due artisti di punta della fertilissima scena fiamminga: Jan Fabre, che a Venezia porta il suo ultimo spettacolo, Prometheus Landscape II, anch’esso in prima per l’Italia al Teatro Piccolo Arsenale, e Jan Lauwers e la sua Needcompany, interprete al Teatro alle Tese di Isabella’s Room, considerato uno spettacolo cult della compagnia. Lo sport antico e un tempo popolare del pugilato si fa metafora di un Paese e di una società nello spettacolo El Box di Ricardo Bartís, regista capostipite del teatro di ricerca in Argentina. Noto alle scene europee, ma raramente invitato in Italia, Bartís sarà per la prima volta alla Biennale sul palcoscenico del Teatro alle Tese il 12 ottobre. Protagonisti della giornata del 13 ottobre, due personalità quasi antitetiche come Romeo Castellucci e Rodrigo García: il primo con la Socìetas Raffaello Sanzio affronta la complessità dello sguardo nel suo secondo studio Sul concetto del volto nel Figlio di Dio al Teatro Piccolo Arsenale, mentre il regista ispano-argentino, al Teatro alle Tese con Muerte y reencarnación en un cowboy, prende a pretesto il mito western per uno dei suoi esplosivi attacchi ai riti quotidiani della nostra società. Di Calixto Bieito, che tanto ha fatto parlare per le sue iconoclaste regie liriche, ma raramente presente in Italia con il suo lavoro teatrale, si vedrà il 14 ottobre al Teatro Goldoni, in prima per l’Italia, Desaparecer, un “poema-concerto per due voci perse nella nebbia”, che parte da una duplice ispirazione letteraria, Edgar Allan Poe e Robert Walser, e fonde le due passioni di Bieito – teatro e musica.

Accanto a questo primo nucleo originario di registi, Rigola ha poi invitato i campioni del cosiddetto teatro post-drammatico, Stefan Kaegi con il suo collettivo Rimini Protokoll e due artisti della coreografia come Josef Nadj e Virgilio Sieni. Anche in questo caso laboratori e spettacoli sono un progetto integrato. Stefan Kaegi condurrà un laboratorio, Video Walking Venice, che ha il sapore di uno dei tipici interventi urbani del gruppo, con i partecipanti sguinzagliati per campi e calli di Venezia armati di iPod touch. Il laboratorio troverà compimento con l’interazione del pubblico negli ultimi tre giorni del Festival, il 14, 15 e 16 ottobre, in un percorso che partirà da Ca’ Giustinian. Del collettivo berlinese si vedrà anche l’ultimo spettacolo, Bodenprobe Kaschstan, il 15 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale, uno spettacolo che intreccia il percorso del petrolio ai flussi migratori tra le ex repubbliche sovietiche e la Germania.

Anche Josef Nadj e Virgilio Sieni, figure atipiche del mondo coreografico, all’incrocio tra danza, teatro, arti figurative, terranno ognuno un laboratorio sul movimento dedicato ad attori. Di loro si vedranno, inoltre, due spettacoli: Woyzeck ou l’ébauche du vertige di Nadj, un esempio dei più intensi della poetica fatta di gesti, oggetti, apparizioni dell’autore franco-ungherese, sarà in scena il 15 ottobre al Teatro alle Tese; e Osso, il toccante e intimo dialogo tra un padre e un figlio, costruito sulla sapienza di gesti quotidiani che diventano rito, di Virgilio Sieni, sarà in scena il 16 ottobre.

Alle giovani compagnie italiane più innovative il 41. Festival Internazionale del Teatro riserverà uno spazio quotidiano (dall’11 al 15 ottobre). E’ Young Italian Brunch, che scherzosamente allude all’orario – le 13.00 – in cui si presenta un assaggio del panorama nazionale, con il desiderio di rendere visibile soprattutto a operatori e curatori stranieri quanto offre una scena esuberante ma ancora poco nota ai circuiti internazionali.

Dei 15 laboratori in programma, volti ad abbracciare lo spettacolo nella sua complessità e nei suoi diversi aspetti, ne è previsto uno di scenotecnica, che si concluderà direttamente sulle scene del Festival: allievi del corso in Scienze e Tecniche del Teatro dell’Università Iuav lavoreranno infatti alla costruzione delle scene originali per l’allestimento di El Box di Ricardo Bartís. L’artista delle luci Carlos Marquerie guiderà invece i partecipanti al suo laboratorio alla scoperta dei segreti dell’illuminotecnica nell’era della tecnologia digitale; mentre Àlex Serrano, autore di tanti progetti multimediali d’avanguardia, terrà una settimana di workshop per registi teatrali su modalità, tecnica e creatività nell’impiego del video in tempo reale.

Ai fondamenti della nostra cultura teatrale, a Shakespeare, al suo impareggiabile verso e alla sua scuola di recitazione, al modello con cui per ogni attore è indispensabile confrontarsi, è dedicato un altro laboratorio. E all’esercizio della critica, infine, strumento indispensabile di una civiltà teatrale, è dedicato un laboratorio condotto da Andrea Porcheddu che percorrerà l’intera settimana del Festival. Prolungamento del “Progetto OctoberTest”, che aveva accompagnato il Laboratorio Internazionale di Arti Sceniche, ai sette giovani critici che hanno seguito la prima parte, si aggiungeranno altri cinque selezionati: insieme seguiranno tutte le attività del Festival e formeranno una redazione che lavorerà sia su web che su carta, fornendo un “foglio” quotidiano di informazione e approfondimento sul Festival.

Jan Pappelbaum (11 ottobre), Jim Clayburgh (12 ottobre), Margherita Palli (13 ottobre), Nick Ormerod accompagnato da Declan Donnellan (14 ottobre), Anna Viebrock (15 ottobre), artisti di fama internazionale che con la loro poetica personale non hanno soltanto dato corpo a sogni e visioni dei registi con cui hanno lavorato, rendendo praticabili le loro narrazioni “impossibili”, ma hanno impresso un segno indelebile sul lavoro stesso di questi registi contribuendo all’evoluzione del linguaggio scenico, saranno presenti a Venezia per una serie di conferenze sulla scenografia nella sala delle Colonne di Ca’ Giustinian (ore 11.00).
Sempre nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, ma negli orari pomeridiani (alle 17.00 e alle 18.30), pubblico e critica potranno incontrare Thomas Ostermeier (11 ottobre), Jan Lauwers e Calixto Bieito (12 ottobre), Romeo Castellucci e Rodrigo García (14 ottobre), Ricardo Bartís e Jan Fabre (15 ottobre).
Previsti successivamente al debutto degli spettacoli in programma, gli incontri con i registi saranno per questo un’occasione in più di conoscenza e confronto per il pubblico di appassionati come per i professionisti.

Per una settimana il 41. Festival Internazionale del Teatro “invaderà” la città, dagli spazi deputati a quelli più inconsueti fino ai suoi campi e campielli: la sede storica della Biennale – con la Sala delle Colonne e il Laboratorio delle Arti di Ca’ Giustinian – e i tradizionali spazi all’Arsenale – con il Teatro alle Tese e il Piccolo Arsenale; le sale del Teatro La Fenice - Apollinee e Rossi; il Teatro Goldoni, il Teatro Fondamenta Nuove e il Teatro di Ca’ Foscari a Santa Marta “Giovanni Poli”; il Conservatorio Benedetto Marcello - con la sala dei concerti e la sala prove; l’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti e la sua sala del Portego; il Laboratorio Alias.

Da tempo la Biennale di Venezia si impegna a valorizza le risorse del territorio del Veneto avviando e consolidando la collaborazione con enti e istituzioni come Arteven, con cui quest’anno ha realizzato la tournée dello spettacolo di Ivo nel Veneto, il Teatro La Fenice, il Conservatorio Benedetto Marcello, l’Università Iuav, il Teatro Fondamenta Nuove. In questa prospettiva si colloca l’intervento della Regione del Veneto a sostegno dei programmi dei settori dello spettacolo dal vivo della Biennale di Venezia.

I programmi dell’Arsenale della Danza e del 41. Festival Internazionale del Teatro sono da oggi sul sito della Biennale di Venezia: www.labiennale.org
Le informazioni sui bandi per i laboratori ancora aperti (di Josef Nadj, Virgilio Sieni, Carlos Marquerie, Àlex Serrano e su Shakespeare) saranno pubblicati sul sito della Biennale a partire dal 16 maggio.
Le prossime audizioni per l’Arsenale della Danza si terranno a Vienna il 6 agosto nell’ambito di ImPulsTanz e a Venezia il 22 ottobre. Il bando di partecipazione sarà sul sito della Biennale a partire dal 16 maggio.

Per informazioni:
Ufficio stampa La Biennale di Venezia
Tel. +39 041 5218 886 / 5218 776
Fax +39 041 5218 843
E-mail: dmtpress@labiennale.org

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L’Arsenale della Danza amplia e completa il suo programma ospitando dall'11 maggio al 25 giugno al Teatro Piccolo Arsenale e al Teatro Malibran (in collaborazione con il Teatro La Fenice), nuove creazioni che nascono da singolari progetti di formazione e ricerca. Il programma di ospitalità coinvolge dunque istituzioni, accademie nazionali e internazionali e compagnie che si occupano della formazione nella danza contemporanea, con particolare attenzione a quei progetti che intervengono in aree disagiate.

È il caso della Lia Rodrigues Companhia de Danças, che da anni ha trasferito stabilmente la sua attività in una delle realtà più difficili del continente sudamericano, le favelas di Rio de Janeiro, coinvolgendo i suoi abitanti nello studio della danza e nella realizzazione degli spettacoli. La compagnia di Lia Rodrigues, che alla Biennale presenterà uno degli spettacoli nati da questa esperienza, verrà affiancata da una seconda compagnia, ugualmente impegnata in progetti sociali e in via di definizione, nell’ambito della collaborazione con il SESC di San Paolo del Brasile.

Michele Di Stefano con la sua compagnia MK – che il pubblico della Biennale ha conosciuto nel 2006 con Tourism - firma Reform Club insieme ad alcuni allievi del corso di Teatrodanza della Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, progettato e diretto da uno dei maggiori critici italiani del settore, Marinella Guatterini, sul modello delle maggiori scuole europee; mentre Xavier Le Roy e Mårten Spångberg sono i coreografi cui si deve Project, don’t look now, svolto con alcuni alllievi del P.A.R.T.S. (Performing Arts Research and Training Studios) di Bruxelles, una delle realtà europee più innovative, fondata da Anne Teresa de Keersmaeker che ne ha progettato il profilo artistico e pedagogico, e premiata lo scorso anno con il Leone d’argento dalla Biennale di Venezia.

Sia Michele Di Stefano che Xavier Le Roy fanno parte di una schiera di coreografi, come Jérôme Bel, Kinkaleri, Anna Huber, che si muove e opera in un’area di ricerca importante della danza europea, definita dai critici “non-danza” o “anti-coreografia”. Frutto di un pensiero radicale che rifiuta il teatro di rappresentazione, la non-danza trova espressione in operazioni concettuali o si risolve in gesti ironici dove tutto è danza, “mettendo in scena” lo spaesamento. È il caso di Zero Moses di Michele Di Stefano, per esempio, che prevede la presenza di un intruso che organizza il proprio percorso autonomo all'interno dello spettacolo in tempo reale; ed è il caso di Le Sacre du Printemps che Xavier Le Roy trasforma in una sorta di “karaoke meccanico” dove il coreografo si fa direttore d’orchestra “danzante” e dirige il pubblico invitando singoli spettatori a “suonare” sul palco ognuno lo “strumento” richiesto dalla partitura.

Lia Rodrigues Companhia de Danças
Formata al classico nella città di San Paolo, Lia Rodrigues ha lavorato tra il 1980 e il 1982 con la compagnia Maguy Marin in Francia, prima di tornare in Brasile e stabilirsi a Rio de Janeiro, dove fonda, nel 1990, la compagnia a lei intitolata e due anni dopo anche un festival annuale di danza contemporanea, Panorama Rioarte de Dança, che dirige fino al 2005.

È dal 2003 che Lia Rodrigues intraprende un’espereinza inedita, affiancando una compagnia di professionisti, la Lia Rodrigues Companhia de Danças, a un’istituzione attiva nel sociale, il Centro de Estudos e Ações Solidárias da Maré (CEASM). È con la comunità di quest’area immensa, un quartiere a Nord di Rio composto da 16 favelas in cui vivono 132.000 persone, che la Rodrigues avvia un lavoro socio pedagogico che fa della danza uno strumento di affrancamento da una situazione di disagio sociale.

“A Rio de Janeiro le favelas si trovano nel cuore della città e non in zone periferiche, come spesso accade, implicando la coesistenza di universi sociali completamente differenti. Come la maggior parte delle bidonvilles, il quartiere Maré compare assai raramente sulle cartine della città, e, anche se si trova in una zona ampiamente frequentata dove abitano migliaia di persone, è pressoché sconosciuto alla maggior paarte dei carioca che non lo considerano una parte integrante della ‘città meravigliosa’. Le strategie della città per mantenere a distanza lo sconosciuto e il diverso sono sottili al punto da arrivare a rappresentare determinati spazi urbani come se fossero vuoti. Il complesso del Maré è una zona sconosciuta e considerata violenta e pericolosa tanto da essere cancellata dai percorsi abituali”. (Silvia Soter, ricercatrice sulla danza e la drammaturgia della compagnia).

La compagnia propone corsi e atelier ai giovani del Maré, utilizzando come sede la Casa de Cultura, un grande hangar recuperato dal CEASM e trasformato in centro culturale. Tre di questi giovani sono poi entrati a far parte della compagnia in modo permanente.

Nel 2004 Lia Rodrigues si stabilisce definitivamente nel Maré con la sua compagnia, avviando un residenza artistica pionieristica nel suo genere. All’interno della Casa de Cultura istituisce uno spazio dedicato alla danza professionale aperta a tutta la comunità, facendone un luogo di diffusione della danza contemporanea attraverso la presentazione del suo repertorio e di altre compagnie, la creazione di nuovi lavori, corsi e atelier per i giovani abitanti delle favelas condotti da artisti ospiti oltre che dai membri della compagnia. Un’attività totalmente gratuita, che attira un pubblico ampio e diversificato.

Nel 2007 è con l’Associazione REDES (nata da una costola del CEASM) e con l’Osservatorio delle favelas di Rio de Janeiro che Lia Rodrigues e la sua compagnia istituiscono un nuovo spazio dedicato alla danze in una delle favelas del Marè: la Nova Holanda, così denominata perché si trova sotto il livello del mare. È qui che creazione artistica, produzione, formazione e azione pedagogica si fondono in un unico progetto. È qui che nascono gli spettacoli della Rodrigues: Chantier poétique (2008) e Pororoca (2009), fra gli altri.

Lia Rodrigues crede nella sinergia tra arte e progresso sociale, alla possibilità della danza di favorire l’emancipazione delle persone e anche di trasformare la realtà; con il suo progetto intende costruire uno spazio quotidiano dove l’arte sia condivisa e favorisca l’incontro di individui con esperienze educative e culturali diverse.

Fra i riconoscimenti ricevuti ricordiamo: Herald Angel, premiato nel 2002 come miglior spettacolo al Festival di Edimburgo (Fringe) e FIND, premio del pubblico all’11° Festival International de Nouvelle danse di Montréal nel 2005. I suoi spettacoli sono stati invitati al Suzanne Dellal International Dance Competition (1994), alla Biennale de la Danse de Lyon (1996), al Centre National de la Danse di Parigi (2001), ai Festival di Avignone e di Edimburgo (2002), al Festival des Amériques di Montréal (2007).

Corso di Teatrodanza della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi Milano / Michele Di Stefano
Il gruppo MK, una delle realtà della ricerca coreografica italiana, incontra alcuni allievi della Scuola “Paolo Grassi” sul piano di una rilettura inedita del proprio recente repertorio. Quel che ne risulta è uno spazio di attraversamento, in cui testare la scrittura di linguaggi non riconducibili a uno stile predefinito, ma attratti da una progettualità precisa: la danza si offre come condizione esplorativa, che non si placa nell'attraversamento delle forme ma tende al cambiamento costante e alla mobilità assoluta.

Lo spazio è diviso in due da un fondale a mezz'asta: in lontananza si attua un impreciso trasloco fatto di incerte attività costruttive e perplessi smantellamenti, in primo piano – in uno spazio astratto ed extraquotidiano - si compiono danze di forte impatto dinamico, sostenute da alfabeti gestuali complessi che producono continui tentativi di incontro e altrettante rinunce.

Il rapporto tra l'anatomia individuale e la costruzione di un universo sconosciuto è dichiarato: molte decisioni vengono prese in tempo reale per facilitare l'adattamento e la negoziazione della propria presenza in uno spazio in cui agiscono altri corpi. Il lavorio dei performer è costante.

Così lo spettacolo Reform Club indaga il senso di appartenenza che il corpo cerca fuori da sé, nel suo movimento verso l'esterno, o comunque al confine tra ciò che è casa e ciò che è campo aperto. In ogni caso la spedizione avviene nell'immanenza del crollo.

Il Reform Club è il luogo immaginario dove il protagonista de Il giro del mondo in ottanta giorni di Verne accetta la scommessa di circumnavigare il globo in tempi strettissimi. Il viaggio pieno di imprevisti è affrontato con imperturbabile distacco e fiducia illimitata in un ordine che sembra iscritto nella Terra stessa, ma a ben guardare è anche un'allegra accettazione del carattere labirintico del mondo.

Come dice il geografo, “l'antropologia tende sempre più a considerare il tradizionale villaggio rurale come la sala d'aspetto di un aeroporto: a ritenere cioè lo spostamento, il viaggio, la migrazione non come un semplice accidente dell'esistenza umana, come un evento fortuito e accessorio, ma al contrario come la pratica costitutiva dell'identità del soggetto, anzi di ogni espressione culturale” (MK).

MK è una formazione indipendente che si occupa di performance, coreografia e ricerca sonora. Il progetto del gruppo si è sviluppato a partire dal 1999 attraversando i più importanti festival della nuova scena con un lavoro di indagine corporea autodidatta, proiettato in ambito internazionale. Tra le produzioni più recenti: Comfort, ospitato dall'Indonesian Dance Festival e dallo Sparks Festival di Minneapolis e speak spanish in tour nel 2010-11. Nel novembre 2010 cominciano le Instruction series, coreografie e ambienti performativi creati a distanza via mail, su argomenti vagamente post-coloniali, in coproduzione con Xing/Raum. Nel 2011 debutta il progetto Il giro del mondo in ottanta giorni.

Nel 2010 Michele Di Stefano ha partecipato come coreografo al progetto Dance n.3 di Cristina Rizzo, con Eszter Salomon e Matteo Levaggi. Ha collaborato al programma Swiss Cube dell'Istiuto svizzero di Roma insieme a Gilles Jobin e Simon Vincenzi. Nello stesso anno il gruppo è impegnato con due produzioni (Kamikaze e Giuda) nella stagione sui Fondamentalismi voluta da Antonio Latella al NuovoTeatro Nuovo di Napoli.

Performing Arts Research and Training Studios / Xavier Le Roy e Mårten Spångberg
Project, don’t look now nasce da 3 settimane di workshop di 12 allievi del ciclo di ricerca del P.A.R.T.S. con i coreografi Xavier Le Roy e Mårten Spångberg, basato sui principi coreografici di un precedente pezzo, Project, che sempre Xavier Le Roy aveva elaborato nel 2003 in collaborazione con altri coreografi.

Project affronta la coreografia attraverso il gioco e le sue regole, indagando le relazioni che si instaurano, i processi, ciò che ne risulta e come viene accolto. In che maniera il nostro modo di collaborare influenza quello che facciamo, realizziamo e interpretiamo? Quanti e quali movimenti si possono generare attraverso la tattica e la strategia che derivano dal gioco e dalle sue regole? Qual è la loro specificità? In che modo, quando e quali giochi/regole producono o diventano coreografia e viceversa? Come, quando e quali giochi/regole sono percepiti come coreografia e viceversa? Come, quando e cosa unisce determinati movimenti, coreografia e performance? Che genere di relazione producono sugli spettatori questi processi? (P.A.R.T.S.)

Nato nel 1963 a Juvisy sur Orge (Francia), Xavier Le Roy si è laureato in biologia molecolare all’Università di Montpellier, ha iniziato a praticare la danza nel 1988 e a lavorare come danzatore e coreografo per diverse compagnie dal 1991. Dal 1996 al 2003 è stato artista in residenza al Podewil di Berlino. Nel biennio 2007/08 è stato artista associato al Centre Chorégraphique National de Montpellier, invitato da Mathilde Monnier. Nel 2010 è artista in residenza al MIT di Cambridge (Massachusetts) per il Program in Art Culture and Technology. Alcuni suoi lavori solisti, come Self Unfinished (1998) e Product of Circumstances (1999) hanno aperto nuove prospettive alla danza e il suo approccio originale ha radicalizzato il discorso accademico attorno al corpo e all’arte coreografica. Le Roy sviluppa il suo lavoro come un ricercatore, concentrandosi simultaneamente sul rapporto tra processo e risultato e sul suo personale coinvolgimento nel processo. Tutti i suoi progetti indagano il modello produttivo, i modi di collaborazione e la condizione di lavoro in gruppo, come E.X.T.E.N.S.I.O.N.S. (1999/2000), Project (2003), 6 Months 1 Location (2008). I suoi ultimi assoli - Le Sacre du Printemps (2007) e Product of Other Circumstances (2009) - e il lavoro d’ensemble Floor Pieces (2009) esplorano tutti i diversi tipi di relazione che si creano tra spettatore e performer. Da ricordare anche Mouvements für Lachenmann, che Le Roy realizza su invito del Wien Modern (2005), cui segue nel 2008 More Mouvements für Lachenmann (Montpellier Danse 2008), e Ionisation, una coreografia sulla celebre musica di Varèse con 40 bambini commissionatagli dalla Berliner Philharmonie.

Mårten Spångberg, coreografo e teorico della danza, vive e lavora a Stoccolma. Il suo lavoro si informa a una idea di coreografia intesa come territorio espanso, che affronta in termini sperimentali pratici che creativi. È attivo sulle scene dal 1994 ed è dal 1999 che firma in proprio i suoi lavori, tra i quali: Break, Intermission, Before and After per il Ballet Frankfurt di William Forsythe (2002), The solo Powered by Emotion (2003), Heja Sverige (2005), After Sade (2006), Slowfall (2008), Dark (2009). Ha collaborato, fra gli altri, con Xavier Le Roy, Les Ballets C de la B, Thomas Plischke. Insieme all’acrchitetto Tor Lindstrand ha fondato l’International Festival, spazio interdisciplinare dove architettura, coreografia, performance, sono ugualmente intesi come mezzi per organizzare tempo e spazio. Ha pubblicato anche numerosi articoli su riviste e testi dedicati alla danza e ha esercitato l’attività di critico.

Informazioni
Ufficio Promozione Pubblico
Tel. 041 5218828
Fax 041 5218825
e-mail: promozione@labiennale.org

Ufficio Stampa Settori Danza Musica Teatro
dmtpress@labiennale.org

Teatro Piccolo Arsenale e al Teatro Malibran
Venezia
Prezzi dei biglietti
Teatro Piccolo Arsenale, Teatro Malibran
€ 15 intero, € 12 ridotto, € 12 gruppi, € 8 studenti
€ 5 gruppi studenti scuole secondarie di primo e secondo grado
Emanuel Gat (Enparts) – 24 e 25 giugno
€ 20 intero, € 16 ridotto, € 13 gruppi, € 8 studenti
€ 5 gruppi studenti scuole secondarie di primo e secondo grado
Spettacolo a ingresso gratuito*
P.A.R.T.S. (Performing Arts Research and Training Studios) Bruxelles
Domenica 15 maggio ore 20.00, Teatro Piccolo Arsenale
*ingresso gratuito su invito da ritirarsi presso il desk accoglienza di Ca’ Giustinian (San Marco 1364/a - Venezia), venerdì 13 maggio dalle 14.00 alle 19.00 e sabato 14 maggio dalle 10.00 alle 13.00.
Oppure presso la biglietteria del Teatro Piccolo Arsenale a partire da un’ora prima l’inizio dello spettacolo, fino a esaurimento posti disponibili
Abbonamenti
3 spettacoli (escluso Emanuel Gat) € 40 intero, € 30 ridotto, € 20 studenti
Scelta da effettuarsi al momento dell’acquisto. Date non sostituibili. Non rimborsabile.

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