LINKE
Milano
via Avancini, 8

Movimento
dal 11/5/2011 al 11/5/2011
ore 18.30
349 6905264
WEB
Segnalato da

fronteartecontemporanea




 
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11/5/2011

Movimento

LINKE, Milano

Seconda puntata della rassegna 'Ultimo Quarto', a cura di Matteo Bergamini. In esposizione le opere di Yiftach Belsky, Costantino Ciervo, Pierandrea Galtrucco, Paola Mattioli, Loris Savino & Marco Di Noia.


comunicato stampa

a cura di Matteo Bergamini

Yiftach Belsky
Costantino Ciervo
Pierandrea Galtrucco
Paola Mattioli
Loris Savino
Marco Di Noia

Attraversare il labirinto

Probabilmente, l’unica possibilità che ci è data per sopravvivere al labirinto, è cercare di attraversarlo a passo di danza. Movimento è un termine che in questo caso viene usato in senso lato: la barbarie, in questo preciso momento storico, è piuttosto lo stare immobili, aspettare che il momento passi, allargare le braccia, tirare i remi in barca. Il movimento è una scheggia elettrica, isterica, probabilmente è una sorta di urlo per evitare di soccombere, di chiudere gli occhi, di lasciarsi trasportare dalle maree; non è una condizione d’esistenza privilegiata ma rappresenta l’unica condizione possibile del vivere in maniera vagamente meno anestetizzata: il movimento è una declinazione del presente, la condizione di un pensiero libero, la necessità di mettersi alla prova e di raccontarne il bisogno attraverso una modalità universale. Il movimento è una delle possibili metafore per cambiare disegno attraverso gli strumenti dell’informazione, in un meccanismo che fa capo alla volontà di sottrarsi alle forme dell’impero di latta, all’impotenza, alla depressione. “Un bel giorno qualcuno ha detto: “Sono stufo di pestare merda. Levatemela dal marciapiede”.

E la città ha cominciato a reagire. Ci hanno detto: “Se fate cacare il cane sul marciapiede vi beccate 100 dollari di multa” e nel giro di pochissimo tempo divenne un tabù far cacare il cane per strada. Senti, io non so cos’è che produce queste mutazioni nel comportamento della gente, tel’assicuro. Fino al giorno prima nessuno ci faceva caso, e poi all’improvviso tutti i newyorkesi si sono stufati e hanno detto: “La città è nostra e adesso ce la riprendiamo, certe cose non devono più succedere”.2 È il mutare della percezione attraverso la cultura, l’esistere nel mondo, l’essere qui e ora e incontrarsi o scontrarsi, prendere posizione, ricercare, stupirsi e affascinarsi, riflettere sullo stato politico di un pianeta in cui libertà e società dello spettacolo sembrano divenire solamente il rovescio della medaglia di tutte quelle polveriere che a turno esplodono, vagando nell’aria e disturbando un poco il tranquillo sonno delle coscienze. L’arte, quando è arte, identifica una serie di riflessioni che coinvolgono un’ampia serie di piani: non solo l’estetica, non solo l’etica ma la possibilità rizomatica di guardare a un altrove connettendosi a una miriade di sinapsi in grado di aprire uno scenario che appare come un lampo.

Il movimento è dentro lo specchio e iscrive nel suo ampio raggio d’azione i passi della vita determinati dalla propria condizione di uomini, mai liberi, ma almeno in continua lotta per “lanciare contro questo mondo degli scandali più violenti e completi, a partire dalla libertà clandestina che si afferma un po’ ovunque sotto il pomposo edificio sociale del tempo morto”.3 Tensioni, conflitti, culture che si scontrano, idee e ideologie, credo e necessità di appartenenza, disordine o metafisica della volontà nella ricerca del proprio angolo di mondo: si intende questo per Movimento: una condizione ampliata dell’esserci che prende corpo attraverso una serie di opere che fisicizzano un andamento che mostra, nella propria costituzione oggettiva, formale, una presa di coscienza e di posizione. Video, fotografie, installazioni; tutto viene scandito da un tempo non cristallizzato, attraverso una scansione cronologica cangiante e movimentata di una tensione anche fisica.

Movimento è la mimica della crisi, intesa nel suo etimo di “Krisis”, cambiamento, dell’impatto o dell’empasse che abbonda in ogni tipo umano. Una serie dunque di ritratti di vita, di biografie universali che mettono lo spettatore nella condizione di trovare conferme o di sentirsi completamente spiazzati di fronte al rischio, al pericolo di vivere e nel confronto con l’altro. Movimento come scelta di tensione, come schieramento, come possibilità di raccontare questioni e metaforizzare il proprio passaggio attraverso l e branche del mondo non mantenendo una distanza di sicurezza ma immergendosi fin quasi a sparirne conservando, simultaneamente, uno spirito critico e incantato. Quando si guardano danzare le proprie mani dentro una luce speciale, quando si scava la propria fossa nella terra del conflitto o quando il concetto di morte e libertà, del desiderio di libertà, negata o accompagnata dal martirio vengono messi in scena è possibile riflettere sulle condizioni del proprio sé e del rapporto con l’altro nella società, nel mondo: è possibile riflettere sul concetto di “Noi”.
Noi non rappresenta un’entità astratta ma un manipolo di condizioni comuni ai poli opposti. Noi chiusi dentro un viaggio che, in lingua spagnola, termina con il lemma “destino”.

Inaugurazione 12 Maggio a partire dalle ore 18.30

c/o LINKE
via Avancini 8, Milano (MM2 Abbiategrasso) - Milano
ingresso libero

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