Museo del Corso
Roma
via del Corso, 320
06 6786209 FAX 06 63895746
WEB
Keramos
dal 15/12/2002 al 23/2/2003
06 6786209

Segnalato da

STUDIO ESSECI




 
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15/12/2002

Keramos

Museo del Corso, Roma

L'esposizione affronta il tema della ceramica come linguaggio utilizzato dagli artisti che hanno segnato dei momenti particolari dell'arte italiana dal 1900 a oggi; per questo motivo non punta solo sui quelli che hanno privilegiato questo mezzo o si sono espressi esclusivamente attraverso di esso, ma anche su quelli che hanno esplorato o impiegato le sue potenzialita' in modo sporadico.


comunicato stampa

La ceramica nell'arte italiana contemporanea 1910-2002

All'interno della sua articolata programmazione volta a indagare l'arte del Novecento italiana e internazionale, la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma annuncia la prossima apertura della mostra 'Keramos. La ceramica nell'arte italiana contemporanea. 1910-2002, nata da un'idea di Ludovico Pratesi e progettata e curata da Francesca Romana Morelli con l'organizzazione dell'Associazione Futuro.

L'esposizione affronta il tema della ceramica come linguaggio utilizzato dagli artisti che hanno segnato dei momenti particolari dell'arte italiana dal 1900 a oggi; per questo motivo non punta solo sui quelli che hanno privilegiato questo mezzo o si sono espressi esclusivamente attraverso di esso, come ad esempio Leoncillo Leonardi, ma anche su quelli che hanno esplorato o impiegato le sue potenzialità in modo sporadico, ma tuttavia significativo, come Giuseppe Penone con la serie dei Soffi ( in mostra uno dei rari esemplari in collezione privata) o Studio Azzurro che per questa occasione rielabora delle immagini tratte da una delle sue videoinstallazioni più famose Il giardino delle cose. Pertanto e' possibile ripercorrere l'intero arco dell'arte italiana dal secolo scorso al tempo presente, seguendo il filo rosso dell'argilla, materia antica e primaria, duttile e capace di continua rigenerazione rispetto alle ricerche contemporanee: 'Mi piaceva quella materia docile e avevo il gusto di tentare esperimenti difficili.' Spiega Lucio Fontana nel 1964- 'E mi attraeva quel colore smaltato, incorruttibile, che nessun'altra materia colorata avrebbe potuto darmi' (M. Valsecchi, L'uomo ora e' nello spazio e l'arte viaggia con lui, in 'Tempo', 9 maggio 1964)

La mostra e' concepita come una scelta accurata di venticinque artisti, ciascuno rappresentato da una o due opere, tranne Leoncillo e Lucio Fontana, documentati da opere riferite ai vari periodi della loro ricerca.

Gli artisti rappresentati sono Duilio Cambellotti, Felice Casorati, Giovanni Prini, Giacomo Balla, Tullio D'Albisola, Arturo Martini, Antonietta Raphael, Lucio Fontana, Leoncillo, Alberto Savinio, Marino Marini, Fausto Melotti, Enrico Baj, Nanni Valentini, Giuseppe Castagna, Giuseppe Penone, Luigi Mainolfi, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Enzo Cucchi, Giosetta Fioroni, Pablo Echaurren, Felice Levini, Giacinto Cerone, Studio Azzurro.

Si inizia con gli autori che al principio del '900 hanno utilizzato la ceramica come linguaggio portatore dei germi rinnovatori dell'avanguardia combinati con elementi della tradizione. Innanzitutto, Duilio Cambellotti, nel quale l'eleganza liberty si fonde con le ricerche del primo Futurismo. Il giovane Felice Casorati, acceso dai furori secessionisti, trova un antinaturalismo plastico nella scultura egiziana, mediata dalla cultura mitteleuropea. Negli anni '20, Giovanni Prini si allinea con il clima europeo di rappel à l'ordre con una sorta di maschera che evoca il misterioso sorriso della statuaria etrusca; a questi rispondono due militanti del secondo Futurismo, Tullio D'Albisola e Giacomo Balla, che avanzano nella loro grande rivoluzione: l'estensione del concetto di arte a ogni contesto dell'esistenza. Dal clima internazionale di 'Valori Plastici' prende avvio una nuova avventura di Arturo Martini, alla ricerca di nuove strade per la scultura: con un appassionato sguardo sulla realtà , penetra i suoi recessi più profondi fino a trovarne 'l'intimo scheletro', coincidente con l''aspetto suo eterno'.
Iniziano negli anni '30 le sfrenate odissee nel tempo e nello spazio di Lucio Fontana, in bilico tra astrazione e figura, e dilagano negli anni '50 alla conquista di una dimensione assoluta, pura, rigenerante, compiuta attraverso il gesto del 'taglio', impresso anche nell'argilla, come soglia verso le infinite porte dell'universo.
Alla Scuola Romana appartiene Antonietta Raphael, che negli anni '40 realizza un Autoritratto in terracotta, in cui una vena realista densa di umori primitivi lo blocca in una 'frontalità ' che l'apparenta a un'icona bizantina.
Dallo stesso ambiente culturale prende avvio Leoncillo, che, lavorando esclusivamente con i linguaggi propri della ceramica, costituisce una sorta di ponte tra le ricerche degli anni '30, nel segno inquieto e tormentato di Scipione, e quelle della fase neocubista e della conseguente stagione informale europea. Una esperienza in una delle centrali della ceramica romana, lo Studio di Giuseppe Galassi, la compie l'eterodosso Alberto Savinio, del quale si presenta l'inedita maiolica dipinta con i due simulacri della 'poltrobabbo' e la 'poltromamma'.
Nella volontà di dichiarare guerra all'Informale, e nel solco di Fontana, prosegue l'esperienza di Enrico Baj, che propria ad Albisola, uno dei maggiori centri della ceramica italiana, dà vita con Jorn e il gruppo Nucleare alla Bauhaus Immaginista. Le sue Teste-montagna mostrano una volontà di recupero dell'immagine in senso nuovo, antistilistico, in un rinnovato spirito 'dadaista'.
Una vocazione antiretorica e, per molti versi, ludica, anima Fausto Melotti e i suoi 'teatrini', a dimostrazione che 'l'arte e' stato d'animo, angelico, geometrico.' L'esemplare esposto Il lamento sugli eroi morti , connotato da uno stile intimo e misurato, fa da contrappunto alle ricerche 'neodadaiste' tra gli anni 50 e '60. Negli anni '70 Giuseppe Castagna, con i Sassi d'oro testimonia di un'arte che si apre agli spazi naturali, ma sempre all'interno di un tessuto urbano. A questo punto si inserisce la ricerca poverista di Giuseppe Penone, volta a ricondurre all'essenza il processo linguistico, a 'impoverire i segni per ridurli ai loro archetipi'.
Mimmo Paladino, esponente della Transavanguardia, utilizza la ceramica come materia privilegiata della nostra cultura arcaica, ma anche come materia atta a ripercorrere e immaginare la Storia. Dotato di un grande potere inventivo, Enzo Cucchi di recente pensa alla ceramica quale mezzo per lavorare sull'idea di 'contaminazione' tra linguaggi diversi, quale il design d'autore. Agli anni '80 appartiene Nanni Valentini, che cerca di assecondare, portare alla luce la forma naturale della terra. Nello stesso decennio, Luigi Mainolfi piega le sue prime esperienze di segno concettuale al recupero di una manualità esuberante e inventiva.

Luigi Ontani fa della ceramica il 'contenitore' o la 'cornice' dei diversi generi espressivi della sua lunga avventura artistica: dagli ibridoli al tablau vivant, dal video alla fotografia. Accanto all'opera GertRude Stein, viene presentata un'opera inedita, che unisce il medium fotografico alla ceramica. Su questa linea prosegue Felice Levini, attraverso il suo inconfondibile linguaggio fondato su un vigile legame tra arte e vita, connotato da una apparente 'leggerezza' e da una naturale eleganza. La militanza sul fronte sociale e politico fin dagli anni '70, portano Pablo Echaurren a esprimersi con un codice trasgressivo e caustico, nella volontà di rivitalizzare il contatto tra i linguaggi alti e bassi della cultura artistica, tra attualità e tradizione. Giosetta Fioroni, che ha iniziato tra le fila dell'avanguardia romana degli anni '60, trova la ceramica il materiale ideale per la sua pittura sospesa sul filo autobiografico, tra memoria e immaginazione. Sempre in un solco romantico-espressionista, ma segnato da un sapore arcaico, e' Giacinto Cerone del quale si presenta una ceramica inedita, *Sant'Antà³n de nostar fog cle' un lavà³r che par un zog.
Del tutto coerente con il tema della mostra, anzi ne rivela il significato più attuale, e' il video di Studio Azzurro Il giardino delle cose (1992): 'Una telecamera agli infrarossi, infatti, evidenzia i soggetti del nostro video riscaldato dal calore delle mani, manipolati con la cura , la pazienza e la sensualità di un vasaio verso l'argilla(â¦).' E' questo l'invito a stabilire un rapporto diverso tra noi e il mondo in cui viviamo: 'Il grande flusso di immagini prodotte dai mass-media che quotidianamente si riversano nella nostra testa e che invadono nostri pensieri assomiglia molto all'enorme quantitativo di cose che normalmente attraversano i nostri percorsi (â¦). Una miriade di oggetti e di figure virtuali fluiscono senza lasciare il tempo di costruire la minima esperienza ne la possibilità di caricarle del più semplice valore affettivo'.

Il catalogo, edito dalla casa editrice Artemide, accoglie un saggio, oltre che della curatrice, anche di Ludovico Pratesi, Maria Paola Maino, Lucrezia Ungaro, nonche degli apparati scientifici curati da Tatiana Giovannetti.

Orario di apertura: dal martedì alla domenica ore 10-20

Biglietto d'ingresso: euro 5 intero - euro 4 ridotto

Info: 06. 6786209

Ufficio Stampa , Studio Esseci - Sergio Campagnolo, tel. 049 663499; fax. 049 655098

Roma, Museo Del Corso, Via del Corso 320

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