Static drifting. Cinque lavori realizzati tra il 1999 e il 2002 che evidenziano l'utilizzo documentaristico della fotografia e del video. ''Mi interessa il messaggio che c'e' dietro a un'immagine, dove il movimento e il fermoimmagine vengono fruiti come due poli estremi che convivono per necessita'. All'interno di ogni singolo frame ci sono delle domande che vanno poste per forza.''IM
Sabato 4 Gennaio 2003 alle ore 18 si inaugura la mostra personale di INGRID MWANGI
Ho scelto di presentare cinque lavori realizzati tra il 1999 e il 2002 che
evidenziano l'utilizzo documentaristico della fotografia e del video.
Successivamente mi concentro sul materiale che ho e attraverso l'editing, i
tagli e una scelta precisa delle immagini giungo ad una forma finale,
sviluppando dei lavori imparentati con tematiche quali l'identità culturale,
il razzismo e la violenza. Mi interessa il messaggio che c'e' dietro a
un'immagine, dove il movimento e il fermoimmagine vengono fruiti come due
poli estremi che convivono tuttavia per necessità . All'interno di ogni
singolo frame ci sono delle domande che vanno poste per forza.
In due video del 1999,''Wild life'' e ''Neger (Negro)'' mi presento davanti a
una videocamera fissa.
Nel primo compaio come un animale dietro le sbarre. Il continuo
avanti-indietro del girato all'interno di uno spazio virtuale come può
essere un monitor da l'impressione che quest'ultimo sia come una gabbia.
Il secondo è invece una presentazione di me stessa vista frontalmente, di
spalle e di lato mentre indosso delle maschere ricavate dai miei
dreadlocks...
Sono immagini che servono a sottolineare il problema della categorizzazione
di una persona in un modello stereotipato. Il movimento parzialmente
acelerato o rallentato del video implica d'altro canto il tentativo di
infrangere queste categorie. Il soggetto è ancora una volta catturato
all'interno di un proprio universo rappresentativo, dispiegando lo spazio e
il tempo per una riflessione associativa su un argomento come l'identitÃ
esotica.
Nel terzo video, ''See in the light'', del 2002, ci si trova di fronte ai
volti di numerose persone, filmate mentre guardano dei reportage sulla
violenza. Il video è videoproiettato su un'ampia parete. Delle luci puntate
sulle faccie sottolineano le reazioni e le sensazioni davanti a quello che
vedono. Passando da un viso all'altro, il video compie un'opera di
spiazzamento emotivo, mostrando lacrime ma anche solennità , incredulità e
rassegnazione.
Veniamo quotidianamente informati sulla violenza, ma come trasformiamo
questa conoscenza? E' una motivazione a cercare di cambiare le cose o al
contrario finisce con l'insensibilizzarci? C'è scelta? C'è una soluzione? Di
chi è la colpa? Siamo tutti responsabili?
Si tratta quindi di un lavoro non solo sulla violenza, ma anche su come la
violenza viene recepita attraverso i media.
Le due fotografie si chiamano ''Shades of Skin'' e ''Static drift'' (2001). from
2001 e mostrano parti del mio corpo manipolate dal computer in modo da
cambiare il colore della mia pelle.
Grazie all'astrazione conferita dall'immagine fotografica, questi lavori
contemplano la storia della cultura africana fino ala situazione odierna.
Ingrid Mwangi
La mostra prosegue fino al 4 Febbraio 2003
Galleria Placentia Arte
Via Scalabrini 116 Piacenza Tel.0523/332414
Orario galleria 16/19 escluso festivi e lunedi