Galleria Spazioikonos
Bari
via E. Carafa, 49
080 5562510 FAX 080 5562510
WEB
Daniela Perego
dal 30/1/2003 al 6/3/2003
080 5562510 FAX 080 5562510

Segnalato da

Spazioikonos



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Daniela Perego
Lia De Venere



 
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30/1/2003

Daniela Perego

Galleria Spazioikonos, Bari

L'artista presenta una serie di istallazioni fotografiche digitali catturate con l'obiettivo della sua sensibilita': volti, particolari anatomici, segni frammentari dell'universo umano, che lo sguardo dell'osservatore puo' ricomporre mentalmente o leggere come icone a se' stanti.


comunicato stampa

Testo critico: Lia De Venere

Daniela Perego, fiorentina che vive e lavora a Roma, è presente per la prima volta a Bari in questa doppia personale ospitata contemporaneamente nella nuova galleria Spazioikonos e nel Museo Nuova Era, operazione di gemellaggio artistico già realizzato con la precedente personale di Giovanni Lamorgese.

L'artista presenta una serie di istallazioni fotografiche digitali catturate con l'obiettivo della sua sensibilità: volti, particolari anatomici, segni frammentari dell'universo umano, che lo sguardo dell'osservatore può ricomporre mentalmente o leggere come icone a sé stanti.
Nell'acuta presentazione critica Lia De Venere scrive:
'Così le "sezioni" di Daniela Perego, volti ridotti in frammenti in cui il particolare si offre come mondo a sé prima ancora che come porzione di un tutto, vanno viste non come veri e propri ritratti, ma come carte sparse di un testo accidentalmente smembrato. (x{2026}) Dunque, non ritratti veri e propri, ma quasi foto di sguardi, tracce concrete del trascorrere dell'occhio sulla superficie di un volto, o più propriamente sull'epidermide dell'Io, quell'Io che mentre sembra offrirsi senza riserve all'obbiettivo, difende con pervicace determinazione la propria identità dietro lo schermo di un luccicante simulacro.'

'Dopo mille e mille anni in effetti che il volto umano parla e respira, si ha ancora l'impressione che non abbia ancora cominciato a dire ciò che è e ciò che sa'.
Antonin Artaud

Tramontate definitivamente col Postmoderno le 'grandi narrazioni' ideologiche proprie del progetto moderno, la cultura occidentale ha individuato nella complessità il più adeguato modello di interpretazione della realtà, concentrando la sua attenzione nei confronti del possibile e del contingente, legittimando di conseguenza limitate e circostanziate affermazioni in forma di racconti frammentari, gratuiti, stilisticamente eclettici, insofferenti a qualsiasi tentativo di sistematizzazione (Lyotard). E se Baudrillard ha visto nel 'simulacro', copia di un reale che non esiste e che si è sostituita al reale stesso, l'emblema più significativo della condizione postmoderna, Jameson ha definito 'sublime isterico' l'esigenza della molteplicità, la tendenza alla serialità, la ricerca di sempre nuovi punti di vista, che hanno via via sostituito all'unità il frammento, al generale il particolare, all'inequivocabile l'ambiguo.
Lungi dal proporsi in termini asseverativi e dunque indiscutibili, l'immagine si è andata sempre più accreditando come affollato crocevia di citazioni, miscela intrigante di cultura 'alta' e mass culture, esercizio di nomadismo stilistico, assemblaggio disinvolto di tecniche e linguaggi, trasformandosi in una sorta di ipertesto, la cui lettura, sempre gravata dall'ipoteca della provvisorietà, non procede mai con percorsi obbligati e lineari, ma si snoda per strade diverse e continuamente interrotte, tutte plausibili e al tempo stesso tutte arbitrarie.
E la fotografia è divenuta per gli artisti strumento privilegiato non più per condurre un approccio analogico al reale quanto per dar corpo ad uno scarto incolmabile tra realtà e finzione, per sancire (e sempre più accrescere) la divaricazione tra naturale e artificiale, per smascherare attraverso un procedimento decostruttivo l'inconsistenza di verità assolute.
Così le 'sezioni' di Daniela Perego, volti ridotti in frammenti in cui il particolare si offre come mondo a sé prima ancora che come porzione di un tutto, vanno viste non come veri e propri ritratti, ma come carte sparse di un testo accidentalmente smembrato. Solo apparentemente Perego raffigura dei volti, più verosimilmente sottrae le immagini all'ovvietà della mimesi per redigere attraverso un procedimento di decostruzione/costruzione un nuovo testo visivo tutt'altro che scontato e niente affatto banale. La disseminazione dei segni porta alla reinvenzione dell'immagine, che si fa doppio del reale, non analogo ma antitetico al reale stesso; l'immagine si fa vero e proprio doppio del ritrattato, attivando in chi guarda un laborioso processo di ri-conoscimento destinato però a fallire. I frantumi non possono mai ricostituire un'unità, rimetterli insieme non consente infatti di restituire integrità fisica all'immagine e definizione identitaria a chi ha prestato il suo volto. Tra un fotogramma e l'altro, il tempo e lo spazio hanno scavato un abisso, e dunque, il nostro occhio vaga a lungo su e tra i frammenti dei volti alla ricerca di un filo rosso per uscire dal labirinto. Dunque, non ritratti veri e propri, ma quasi foto di sguardi, tracce concrete del trascorrere dell'occhio sulla superficie di un volto, o più propriamente sull'epidermide dell'Io, quell'Io che mentre sembra offrirsi senza riserve all'obbiettivo, difende con pervicace determinazione la propria identità dietro lo schermo di un luccicante simulacro.
Lia De Venere

Inaugurazioni:
- 31 Gennaio 2003 ore 19,00 - Galleria Spazioikonos
- 1 Febbraio 2003 ore 19,00 - Museo Nuova Era

Orario Gallerie: - Museo Nuova Era: da lunedi al sabato dalle 17,00 alle 20,00
- Spazioikonos: da lunedi al venerdi dalle 16,30 alle 19,30. Festivi per appuntamento

MUSEO NUOVA ERA
Str. dei Gesuiti,13 - Bari - Tel. 080/521.77.76 Fax 080/506.11.58
e-mail:museonuovaera@tiscali.it - http://www.museonuovaera.it

GALLERIA SPAZIOIKONOS
Via E.Carafa,49 - Bari - Tel/Fax: 080/55.62.510

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